Otherside, capitolo 42: Frozen – Il regno di ghiaccio

DI ELODIE VUILLERMIN

Se vi dicessi “sirenetta”, quale nome vi verrebbe in mente? Esatto. Proprio lui: Hans Christian Andersen. E che c’entra lui adesso?, penserete. Non è il capitolo dedicato a Frozen, questo? C’entra, c’entra.

Perché la fiaba originale che ha ispirato la storia delle sorelle Elsa e Anna, La regina delle nevi, fu scritta e pubblicata proprio da Andersen nel 1844. Si tratta di una delle sue fiabe più lunghe, composta da ben sette sezioni che descrivono ognuna una vicenda compiuta.

Nell’antefatto, viene raccontato che un troll malvagio (in alcune traduzioni il diavolo) arriva a costruire uno specchio magico, con il potere di far sparire o deformare tutte le cose belle e buone che si specchiano in esso, oltre che di accentuare la bruttezza delle cose brutte. Agli altri troll/diavoli della scuola di magia questo specchio piace a tal punto che decidono di portarlo in cielo per burlarsi degli angeli e di Dio, ma nel tragitto lo specchio gli sfugge di mano, cade a terra e si rompe in miliardi di schegge, che vengono sparse per tutto il mondo e infettano gli animi delle persone con cui entrano in contatto. Alcune schegge finiscono negli occhi della gente, facendo sì che vedano il lato peggiore delle cose; altre si conficcano nei loro cuori, rendendoli di ghiaccio e privando le persone della facoltà di amare e provare sentimenti in generale.

I veri protagonisti sono due bambini, Kay e Gerda, entrambi di famiglia povera, amici e vicini di casa, uniti come se fossero fratello e sorella. Le loro abitazioni sono comunicanti grazie a un giardino pensile ricolmo di rose, nel quale sono soliti trascorrere le estati insieme. D’inverno, invece, siedono davanti alla stufa ad ascoltare le storie della nonna di Kay, tra cui quella sulla Regina delle Nevi, che si dice comandi uno sciame di api bianche e possa congelare tutto ciò che desidera; Kay ne rimane talmente affascinato che una notte riesce a vedere la sagoma di una donna fatta di ghiaccio fuori dalla finestra.

Un giorno d’estate, mentre Kay e Gerda stanno leggendo un libro nel roseto, il bambino viene colpito prima all’occhio e poi al cuore, infettandolo, da due schegge dello specchio malvagio, a sua insaputa. Da quel momento in poi egli diventa scontroso e acido: dice a Gerda che è brutta quando piange, denigra i giochi che faceva con lei perché sono roba per bambini, strappa le rose o rovescia la cassetta che le contiene, prende in giro tutti in città e arriva a odiare persino le storie della nonna. L’unica cosa che lo affascina, ormai, sono i fiocchi di neve.

Arriva l’inverno e Kay si unisce agli altri ragazzi per giocare con loro nella piazza del paese. I più coraggiosi legano i loro slittini ai carri dei contadini, così da farsi trascinare. Kay nota una grande slitta bianca, dove siede una persona avvolta in una pelliccia con il cappuccio fatto tutto di neve, e vi lega il suo slittino, ma poi la slitta inizia a correre troppo veloce e a portarlo fuori dai confini del paese, senza che lui riesca a staccarsi. Dopo qualche ora, la slitta bianca si ferma e il conducente si rivela essere la Regina delle Nevi, che mette Kay sul suo slittino, lo avvolge nella sua pelliccia e lo bacia sulla fronte, impedendogli di sentire il freddo; non solo, Kay rimane affascinato dalla bellezza della Regina al punto non da riuscire più a pensare ad altro e si dimentica all’istante di ogni particolare della sua vita precedente, inclusi la sua casa e i suoi affetti.

Non vedendo tornare Kay a casa, Gerda si dispera perché crede l’amico morto. Va a dirlo a tutti, persino alle rondini e ai raggi del sole, ma loro replicano che non è così come crede. I ragazzi del paese non sanno dov’è Kay, ma al tempo stesso non ne confermano la morte. Con l’arrivo della primavera, Gerda decide di andare a cercare l’amico: si reca al fiume e chiede alle onde di aiutarla a trovare Kay in cambio delle sue scarpette rosse, un paio nuovo che aveva conservato apposta per farlo vedere all’amico, ma a cui è pronta a rinunciare pur di ritrovarlo. Ma le onde riportano le sue scarpette verso la riva, perché il fiume non le ha portato via Kay e quindi non può accettare quel pegno. Gerda interpreta male il gesto, crede di non aver lanciato le scarpette abbastanza lontano, così sale su una barchetta tra le canne e getta di nuovo le scarpe nel fiume. Nel momento del lancio, la barca, che non era legata bene, viene spinta in avanti dalla corrente e Gerda, che non può più scendere, si lascia trasportare.

La barca arriva fino a una casetta circondata da ciliegi, dove vive una vecchia con un bastone. Quest’ultima ferma la barca, scorta Gerda in casa e le offre delle ciliegie, mentre le spazzola i capelli con un pettine incantato che poco a poco cancella la sua memoria: la vecchia è infatti una maga, che vuole tenere la bambina con sé per non restare sola e che fa sparire tutte le rose dal suo giardino per il timore che la piccola possa ricordare Kay e fuggire.

Dopo una stagione intera trascorsa con la vecchia, Gerda riacquista la memoria vedendo una rosa dipinta e quando va nel giardino si dispera notando che non c’è neanche una rosa, ma le sue lacrime fanno uscire allo scoperto il rosaio sepolto. Chiede aiuto ai fiori, che confermano che Kay è vivo perché non l’hanno visto sottoterra, ma non le danno alcuna risposta su dove egli sia, limitandosi a cantare le loro canzoni.

Gerda fugge e riprende la sua missione. Un giorno incontra una cornacchia, che fatica un po’ a parlare il linguaggio umano, la quale le riferisce che di recente un ragazzo è passato nel luogo in cui ora si trovano e ha da poco sposato una principessa, diventando a sua volta principe. Sa tutto della vita di corte grazie alla sua fidanzata cornacchia, che aggiorna il compagno sulle ultime novità. Gerda, convinta che quel principe, descritto come tanto simile a lei, sia Kay, si fa aiutare dalla cornacchia e dalla sua fidanzata per entrare a palazzo, ma una volta giunta nella camera del principe si rende conto che non è il suo Kay e scoppia a piangere. Il principe e la sua consorte, venuti a conoscenza della storia di Gerda, le offrono vestiti eleganti, una carrozza e dei valletti per aiutarla, mentre alle cornacchie concedono, come premio per la loro lealtà, un incarico fisso a corte.

La bambina riprende le ricerche e attraversa una foresta nella quale viene aggredita da dei briganti, che provano a ucciderla dopo averla depredata dei suoi beni ed essersi sbarazzati dei valletti. Ma la figlia del capo brigante, una bambina dagli occhi neri, salva Gerda e chiede che ella diventi la sua compagna di giochi; tuttavia quella bimba ha modi bruschi e ha l’abitudine di maltrattare gli animali. Gerda racconta così la sua storia alla nuova amica. Una renna e due colombe, che hanno sentito tutto, affermano di aver visto Kai in Lapponia, nel palazzo della Regina delle Nevi. La figlia del capo brigante aiuta Gerda a scappare mentre il genitore dorme e libera gli animali perché aiutino la sua amica e le facciano da guida.

Giunta in Lapponia a cavallo della renna, Gerda trova ospitalità presso una vecchia donna, che vive in una casa caldissima e molto piccola. Tale vecchia, dopo aver sfamato la bambina, le affida un pesce sul quale è scritto un messaggio rivolto alla donna di Finlandia, che a sua detta potrà aiutarla. La bambina e la renna si rimettono in viaggio e raggiungono la casa della donna di Finlandia, in realtà una maga, la quale spiega alla bimba dove si trova il palazzo della Regina delle Nevi. Il messaggio a lei rivolto dice di dare a Gerda i poteri necessari per sconfiggere la Regina, ma lei dice alla bimba che per liberare il suo amico non le serve altra forza oltre quella che ha già, ossia quella del suo cuore. Gerda raggiunge un cespuglio di bacche rosse, dove si separa dalla renna, e affronta il reggimento di fiocchi di neve viventi (infatti sono capaci di assumere la forma di vari animali) posti a difesa del palazzo della Regina, grazie a degli angeli in armatura invocati dalle sue preghiere e creati dalla condensa del suo fiato.

Intanto, per tutto questo tempo, la Regina delle Nevi ha reso Kai il suo schiavo e lo ha costretto a comporre all’infinito parole con frammenti di ghiaccio. Solo se riuscirà a comporre la parola “eternità” potrà essere libero. Quando Gerda ritrova Kay, rimasto da solo (perché la Regina è partita verso zone più calde con l’obiettivo di portare il freddo anche laggiù), abbraccia l’amico e piange lacrime di gioia, che sciolgono il ghiaccio nel suo cuore. Kay piange a sua volta nel riconoscere Gerda, tanto che il frammento di specchio esce dal suo occhio. Mentre i due amici festeggiano ballando, i pezzi di ghiaccio si muovono con loro e compongono spontaneamente la parola “eternità”. Ora che Kay è libero, lui e Gerda, ormai adulti, tornano a casa e lungo la strada incontrano gli amici che avevano aiutato Gerda nella sua impresa.

Qui le differenze tra versione Disney e fiaba originale si sentono assai. La trama, come in Frozen, è incentrata sul forte legame tra due personaggi e sul tentativo di ritrovarsi e stare di nuovo insieme: ma qui Kay e Gerda, a differenza di Anna ed Elsa, non hanno legami di parentela e non sono mai stati figli di un qualche sovrano.

C’è una renna, nella fiaba di Andersen, ma è molto più che una spalla comica. Ci sono anche dei troll, ma per la Disney sono esseri di pietra di natura benigna, il cui capo aiuta Anna a togliere la scheggia di ghiaccio nell’occhio ma non può fare nulla per quella nel cuore. Al posto di Olaf troviamo una cornacchia parlante. Se nel film è Anna ad essere colpita, prima all’occhio e poi al cuore, dalla maledizione del ghiaccio, nella fiaba originale questa sorte capita a Kay. Inoltre il lungometraggio disneyano ha dei personaggi esclusivi, come il duca di Weselton, Kristoff e il principe Hans.

La Regina delle Nevi, da antagonista fredda e crudele, è stata resa una principessa con l’abilità di controllare il ghiaccio, con un carattere più umano e un grande conflitto interiore. Se ci fate caso, Elsa è l’unione di due personaggi: Kay e la Regina delle Nevi. Ma nel caso dell’erede del regno di Arendelle, il suo carattere freddo, quasi glaciale, non è dovuto a una maledizione, bensì alla scelta di tenere lontani da sé i propri affetti per paura di ferirli, o peggio perderli.
Secondo quanto detto dal produttore americano Peter Del Vecchio, la trama di Frozen era completamente diversa, almeno in una prima fase. Elsa era una vera e propria antagonista, che lanciava un inverno perenne su Arendelle in maniera volontaria e creava un esercito di pupazzi di neve. Il tutto fu cambiato perché si temeva che il pubblico non si sarebbe legato abbastanza al suo personaggio.

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