Here – Qui: Ieri, Oggi, Domani

DI ALBERTO GROMETTO

Avete presente le grandi saghe epiche cinematografiche d’avventura oppure quelle fantascientifiche spaziali? Accendono la fantasia, divampano come una luminosissima fiamma, e soprattutto ti fanno viaggiare nei luoghi più disparati, esotici, curiosi, insoliti, assurdi, leggendari. Nel giro di una mezz’ora di film puoi ritrovarti addirittura su pianeti diversi, in galassie lontane lontane, in remoti angoli d’Universo a miliardi di chilometri d’anni luce di distanza gli uni dagli altri. 

Esiste forse un modo altrettanto facile e veloce e rocambolesco di poter viaggiare come al Cinema? 

No, non esiste. E questo perché le nostre Storie, siano esse Settima Arte o Narrativa in termini assoluti, sono e rimangono superiori alla Vita Vera. Anzi: non sono paragonabili! Mi si chiedesse di scegliere tra le due, deciderei sempre per le Storie in luogo della Vita Vera. Però, ecco lo sconcertante fatto pazzesco e insieme contraddittorio: per quanto le Storie siano meglio della Vita Vera, senza Vita Vera non esistono. Perché quello che ci raccontiamo, è sempre e comunque qualcosa che conosciamo. I narratori e gli artigiani di Narrazioni possono travestire il loro racconto come e quanto vogliono, a loro piacimento, donandogli qualsiasi tipo di “pelle” desiderino: ma dietro quei pianeti, quelle giungle, quei deserti vi è la vita mia, tua, nostra, di tutti Noi. La Vita d’ogni giorno, quella noiosa e spesso faticosa, che d’improvviso a volte decide di atterrirci, di buttarci al tappeto, senza motivo alcuno. Ma che sa pure meravigliare, farci felici, renderci grati di essere Qui, Ora e Adesso.

Cosa ne si deduce? Che quell’epicità, quel senso di stupore, quella magnificità leggendaria che trasudano, da ogni loro poro, le Storie che ci raccontiamo vengono dalla Vita Vera. Devono, in qualche modo e misura, derivare dalla Vita Vera. 

La nostra esistenza è veramente come un film al Cinema?  

In qualche bizzarro e strano modo dico sì, davvero, io che nel buio della sala cinematografica ci passo la Vita, proprio per fuggire la Vita, mi ritrovo invece ad abbracciare la Vita, in quel buio. 

Il monumentale, immenso, magnifico capolavoro a cui ho avuto lo sconfinato onore, assoluto privilegio e soprattutto straordinaria fortuna d’assistere mette in pratica proprio questo tipo d’operazione squisitamente cinefila: usando il mezzo Cinema azzera qualsiasi tipo d’ambientazione riducendo i luoghi del film, le sue scenografie, ad un unico posto, un solo ambiente, un “Qui” preciso e specifico. Dichiarato fin dal suo stesso titolo: HERE.

(Da sinistra a destra, durante le riprese del film: Robin Wright, il regista Robert Zemeckis e Tom Hanks)

La cinepresa è ferma, immobile, inchiodata in un angolo. Nessun movimento di camera, nessun zoom o carrellata, nessun piano sequenza né gioco di campo-controcampo: niente di niente! Una sola inquadratura fissa domina la quasi totalità delle quasi due ore di pellicola. Eppure, a dispetto della sua apparente invariabile staticità, questo eccezionale gioiello di Settima Arte paradossalmente ci fa dono dell’inestimabile e preziosissima opportunità di compiere un viaggio incredibile attraverso le generazioni, nel corso dei Secoli, delle Ere e delle Epoche, facendoci assistere all’alternarsi di antenati e discendenti saltellando in lungo e in largo tra le stagioni e i decenni. Un viaggio come nessun altro film ci ha mai fatto fare da quando esiste il Cinema. 

Un viaggio che però non ci porta da un Punto A ad un Punto B seguendo una traiettoria dritta, retta, lineare. Ma ci si muove su e giù lungo la Linea del Tempo, nel mentre che si vive una storia sensazionale che in sé racchiude sia la Storia con la S maiuscola, quella dei Grandi Eventi, sia una sconfinata sfilza di altre storie, con la S minuscola, quelle piccole delle piccole persone, tutte diverse e al contempo uguali tra loro, che hanno tutte in comune il fatto… di aver respirato/di respirare/che respireranno… nello stesso luogo. Storie fatte di cene di famiglia e pranzi di Natale, d’incomprensioni tra padri e figli, d’amori durati mezzo secolo ma che da un giorno all’altro possono spegnersi senza però forse spegnersi mai veramente. E, qui sta davvero la prodigiosa magia strabiliante che mette in scena tale opera unica e irripetibile, tutto questo viaggio te lo fa vivere da un solo punto di vista, immobili tutto il tempo nello stesso angolo, rimanendo fermi nello stesso luogo. 

E sì, certamente è stupefacente il fenomenale cast messo in piedi dall’assoluto Maestro ROBERT ZEMECKIS, tra i più geniali e brillanti e ineguagliabili talenti della Cinepresa mai esistiti, capace di sfornare capolavori immortali, e che di questo film qua è regista e produttore e pure, insieme al grande ERIC ROTH, co-sceneggiatore. Il soggetto originale è un’omonimo fumetto scritto dieci anni prima, nel 2014, da RICHARD MCGUIRE. Un cast che tra le sue file vanta interpreti di fronte ai quali ci si scioglie in lacrime, tanta è la loro bravura: il formidabile TOM HANKS, la dolcissima ROBIN WRIGHT, l’ottima KELLY REILLY e infine lo strepitoso e clamoroso PAUL BETTANY, il quale ci regala quello che, a mio modo di vedere, è il personaggio più memorabile dell’intera pellicola. Quello di un vecchiobacucco” che è sempre “vecchio”, pure quando nel film è in realtà un giovane fresco fresco di matrimonio, e che rimane un brontolone scontroso anche quando diventa padre e poi nonno. Eppure, nel suo essere ostinatamente burbero ed eternamente scontento, nell’arco delle quasi due ore di pellicola (che ricordiamo racchiudono… tra le altre cose… anche la sua intera esistenza) si rivela in tutta la sua fragile, debole, appassionata, fredda ma al tempo stesso anche calorosa, umanità. In grado di strapparci risate a non finire, e pure lacrime inaspettate.

(Gli attori Kelly Reilly e Paul Bettany in primo piano)

Ma nessuno di loro, sapete, interpreta il protagonista del film. E in scena ne vediamo di personaggi: dico sul serio, ne vediamo a bizzeffe! Ognuno col suo carattere, le sue peculiarità, la sua piccola storia. Ma nessuno di loro è il protagonista della Grande Storia imbastita dal film. Il protagonista è il “Qui” del titolo. Quell’angolo dal quale assistiamo allo scorrere del Tempo e al passaggio tra le generazioni, i personaggi, le vicende. È il posto ad essere il solo protagonista assoluto. E Noi stiamo in quel posto, lo accompagniamo nell’arco delle sue traversie, da ancor prima che lì vi nascesse una casa. Ancor prima che quel “Qui” diventasse un salotto con tanto di mobili e divano. 

Noi siamo in quel “Qui” quando vi sono solo radure abitate dai Nativi d’America. Siamo in quel “Qui” quando iniziano, tutto intorno, a costruirvi lussuose magioni, come quella – pensate un po’ – del figlio dell’indimenticabile Benjamin Franklin, tra i Padri Fondatori degli Stati Uniti. E continuiamo a rimanere in quel “Qui” quando ci costruiscono sopra una dimora, e vediamo così famiglie diverse, coppie diverse, persone diverse “passarsi il testimone” nel mentre che vivono le proprie tragedie personali, i propri dolori e i propri amori, passando attraverso sofferenze, gioie e soprattutto Vita… Vita Vera! Questo va in scena, raccontato attraverso un’unica inquadratura, seduti immobili in quel Cinema, fissando lo schermo fisso che però nell’arco del film si suddivide a più riprese in riquadri differenti che mostrano fatti diversi, in momenti diversi, capitare però nello stesso luogo, come se le nostre esistenze fossero tutte legate da Forze superiori a Noi che vanno al di là dei Confini dello Spazio e del Tempo rendendo Passato, Presente e Futuro lo stesso “Qui”. Va in scena, diretta magistralmente dalla sapiente mano del mirabile e mirabolante Zemeckis, la Vita!

Le nostre esistenze, sapete, sono fatte di posti. Posti in cui si sta. Ed è veramente sbalorditivo pensare a quanto tempo possiamo trascorrere in uno stesso luogo. Si succedono gli anni, i decenni, i secoli ma Noi siamo sempre lì, in quello stesso salotto, a vivere e fare e vedere le stesse cose di sempre. Ma ogni volta è diverso, ogni volta è speciale, ogni volta è unico. Perchè in quel “Qui” nel quale abbiamo scelto di stare accade la Vita. E che buffa creatura è, la Vita! Può sembrare sempre uguale a sé stessa, incredibilmente pesante e orribilmente fastidiosa. Ma ricordiamoci sempre che in quella stessa Vita nella quale rintracciamo i motivi del nostro soffrire e patire, si celano però anche le ragioni per cui abbiamo sorriso, gioito e amato

Non ci servono battaglie spaziali in lande stellari desertiche al di là della galassia, né abbiamo bisogno di guerre cavalleresche a cui prendono parte stregoni e incantatori e folletti, per sentirci come in un film. Per vivere quell’epicità. No. La magia del Cinema, delle Storie e infine pure della Vita la si può trovare in una stanza, le stesse quattro polverose mura note e arcinote nelle quali respiriamo, dormiamo e amiamo per cento e passa anni. Lì, entro quelle stesse quattro mura nelle quali abbiamo visto il nostro primo dentino cadere, dentro cui abbiamo litigato più e più volte col nostro burbero vecchio, dove abbiamo dovuto presentare a mamma e a papà il nostro primo amore, ove i nostri figli ci hanno presentati il loro primo amore, il posto nel quale abbiamo assistito inermi alla Fine e alla Morte, ma pure alla Nascita e alla Vita. Tutto rimanendo nello stesso “Angolo di Mondo”.

È impressionante quanto un film possa dirci su di Noi e su chi siamo, quanto ci possa far viaggiare pur non facendoci “mai muovere”, quanto strepitoso possa essere nel narrare piccole storie che non hanno nulla di grandioso o fondamentale, ma che invece sono Grandiose e Fondamentali, perché quelle piccole storie sono tutte la nostra piccola ed immensa Storia. Perché, per quanto diversi, Tutti sappiamo cosa significhino certe cose. 

Mi sento di concludere citando le parole di uno dei più incredibili esseri umani la cui piccola storia ha intaccato la Grande Storia, riscrivendo il Destino di ognuna delle Storie che sono venute dopo. Parole che, ai miei occhi, racchiudono il senso e il significato di una pellicola che racconta la macroscopica Storia dell’Uomo per raccontare a ognuno di Noi la sua microscopica vicenda. Trattasi del 35º Presidente degli Stati Uniti D’America John Fitzgerald Kennedy:

«Perché, in ultima analisi, il legame fondamentale che unisce tutti noi è che abitiamo tutti su questo piccolo pianeta. Respiriamo tutti la stessa aria. Abbiamo tutti a cuore il futuro dei nostri figli. E siamo tutti solo di passaggio».

Sapete in quale luogo abbiamo potuto assistere a questa meraviglia? Ma è chiaro, nel nostro cinema del cuore ❤️, IL REPOSI DI TORINO IN VIA XX SETTEMBRE 15: ANDATECI ANCHE VOI!!!

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