Big Fish – La ragione per cui le Storie sono la nostra salvezza 

DI ALBERTO GROMETTO

Mi manchi.

Penso a Te tutto il tempo. 

Vorrei fossi qui, con me. 

Dette così, sono parole vuote. Magari è vero il sentimento che c’è dietro, certo, non discuto, ma quante volte ci capita di pensarle delle cose del genere però non saperle comunicare per davvero? Come fare a dire davvero ciò che hai dentro e quel che hai vissuto?

Esistono delle cose per cui Qui, su questa Terra, non ci sono parole.

Come poter anche solo immaginare di saper spiegare quello che ti ha scosso il cuore il giorno in cui hai incrociato lo sguardo di quella persona che t’avrebbe cambiato la vita per sempre? Semplice: non si può. O forse un modo, dopotutto, c’è. 

TIM BURTON è l’Autore del Dark, il Regista del Gotico, il Cantore di Fiabe cupe ma che al tempo stesso ti fanno sognare. Però in questo caso realizza qualcosa che va oltre tutti i suoi canoni, per quanto i tratti distintivi e caratteristici “burtoniani” ci siano tutti. Tuttavia questo film non è senz’altro una fiaba. Questo film è realtà allo stato puro

(Helena Bonham Carter, un tempo attrice feticcio di Tim, sua storica collaboratrice e compagna nella vita)

La storia è quella di un uomo che racconta storie. Le sue storie sono fantasiose e fantastiche, splendide e incantevoli, bizzarre e affascinanti. È la sua vita ad essere del tutto normale, simile a molte altre esistenze. Certo, lui è pieno di racconti meravigliosi di cose che gli sono successe… ma che in realtà non gli sono mai accadute! Non hai mai incontrato malefiche streghe che gli predissero il futuro né fatto amicizia con timidi giganti o visitato città popolate da fantasmi. Come facciamo a esserne sicuri? Perché questo è il mondo reale, non quello delle fiabe a cui il Maestro Burton ci ha abituati con la sua filmografia! E nel mondo reale streghe, giganti e fantasmi, spiace dirlo, non esistono.  

Il figlio di quest’uomo che racconta storie ci andava pazzo per queste narrazioni… quand’era bambino. Ma una volta cresciuto, tutto quello che ha ricevuto da parte di suo padre sono nei fatti invenzioni e nulla più. Gli sarebbe piaciuto conoscere la sua vita, quella vera e autentica e reale, e non quella immaginaria fatta di panzanate e assurdità e ridicolaggini! Ma nulla, il papà non gli ha mai voluto raccontare la vera verità su di lui. Solamente fiabe, storielle e via dicendo. 

È su questo doppio binario parallelo di tipo narrativo e filmico che si muove la pellicola burtoniana targata 2003 che risponde al nome di «BIG FISH»: da una parte vediamo prendere vita i fantastici ricordi fiabeschi (tutti finti!) del padre quand’era giovane, dall’altra assistiamo nel presente all’amaro riavvicinarsi di un figlio che vuole conoscere la storia (ma quella vera!) del suo genitore, ora che sembra non stare affatto bene. 

(Il figlio e suo padre, interpretati rispettivamente da un Billy Crudup e un Albert Finney in stato di grazia!!!)

Lo stile visivo ed estetico e narrativo di Burton, quello sospeso tra sogni immaginifici e fantasiosi, c’è tutto: lo riscontriamo nelle avventure straordinarie (mai) vissute dal padre quand’era giovane… però nel film ci viene costantemente ricordato come quei sogni siano solamente sogni. Finzioni mai successe. 

È interessante, però, questa parola: Finzioni. Mi tornano in mente le parole di un noto Mercuziano (anche se lui non sapeva di esserlo). Trattasi del mai dimenticato GIGI PROIETTI:   

«Benvenuti a Teatro, dove tutto è finto ma niente è falso». 

(Gigi Proietti)

Fateci caso: quello di cui noi parliamo in continuazione… film, libri, serie tv… sono tutte finzioni, cose mai accadute, nulla di quelle cose è successo. E noi lo sappiamo (o dovremmo saperlo). Eppure ne parliamo in continuazione, e costantemente siamo affamati di Storie, sempre alla ricerca di una nuova narrazione. Altrimenti non esisterebbero i cinema o le case editrici o anche tutte le serie tv che divoriamo in un weekend. Perché avviene questa cosa? Perché Noi Umani stiamo a perdere tempo dietro tutta una sequela di finzioni che manco esistono? 

Ve lo dico io perché. Il perché sta tutto nelle parole con cui ho aperto l’articolo: perché vi sono cose che non possono essere dette. Che non riusciremo mai a dire. Se non nel solo modo possibile. E quel modo è: raccontare Storie

(Alison Lohamn ed Ewan McGregor nella parte della madre e del padre quand’erano giovani, in una di quelle bizzarre, fantastiche storie di cui vi abbiamo raccontato)

Perché in quelle finzioni mai successe si può celare più verità che in qualsiasi altra cosa al mondo. Perché io magari non sarò mai capace di dire “Ti Amo” alla persona che vorrei mi permettesse di amarla, ma potrò pur sempre raccontare di un cavaliere errante che se ne andava in giro per i boschi nel tentativo di capire da dove provenisse quella voce che un giorno lo chiamo a sé e… beh, avete capito, no? 

Noi raccontiamo Storie per cercare di spiegare quello che altrimenti sarebbe inspiegabile. Là dove i fatti veri non arriveranno mai, ci arrivano le Storie, che sono finte ma in qualche modo e misura più vere della Verità stessa.

E così il figlio capirà che quelle storie che il padre gli raccontava in continuazione erano la sua Vita. E che quella strega, quel gigante, quei fantasmi lui li ha incontrati per davvero. E questo anche se streghe, giganti e fantasmi non esistono.

Mio nonno Piergiorgio mi ha raccontato, per gran parte del tempo che siamo stati insieme, della sua vita. E raccontandola, quella sua vita incredibile, è diventata anche la mia. E noi due abbiamo avuto una delle esistenze più straordinarie possibili! Quand’era bambino rubò ai nazisti, da ragazzo fu un campione di arti marziali, una volta adulto faceva a botte a più non posso in ogni locale in cui andasse con i suoi amici, è stato il navigatore della pilota automobilistica Ada Pace con la quale sembra fosse nato un tenero sentimento d’amore… quello che mi raccontava era successo esattamente come lo raccontava? Probabilmente no. Ma quelle Storie rimangono vere. E restano tra i più importanti e preziosi ricordi che io abbia a questo mondo. E così anche oggi, a me non serve altro che raccontare una di quelle storie pazzesche e ricordare qualcuno di quei racconti, per poter stare di nuovo insieme a mio nonno. 

«A furia di raccontare le sue storie, un uomo diventa quelle storie. Esse continuano a vivere dopo di lui, e così egli diventa immortale».

In ultima analisi, le Storie sono il modo migliore di dire quelle frasi che a parole non possono essere pronunciate. Frasi del tipo…

Mi manchi.

Penso a Te tutto il tempo. 

Vorrei fossi qui, con me. 

Non hai la più vaga idea di quanto ti vorrei qui, stringerti forte a me e non lasciarti andare mai. 

Però poi succede che te ne sei andato. Perché succede sempre che le persone se ne vadano.

Eppure, dico io, c’è un modo per tenerle qui con noi. 

Ed è raccontando le loro Storie.

Se vuoi leggere altro sul Maestro Burton, non hai che da cliccare qua!!!

Se ami le narrazioni e credi nel loro potere, pigia subito qui!!!

Le Storie servono a dare un senso e un significato a quello che nella vita forse un significato e un senso non ha!!!

Mercuzio and Friends è un collettivo indipendente con sede a Torino.

Un gruppo di studiosi e appassionati di cinema, teatro, discipline artistiche e letterarie, intenzionati a creare uno spazio libero e stimolante per tutti i curiosi.

Scopri di più →

GO TO TOP