A che servono i libri?

DI ELISA MORETTO

Ma tu perché leggi? Me lo hanno chiesto un sacco di volte con il tono scettico di chi pensa che i libri contengano solo una marea di inutili parole polverose. Il problema è che spiegare un’emozione a qualcuno che non l’ha mai sperimentata non è affatto facile. 

Allora mi son detta: per spiegare i libri a chi non li annusa quasi mai bisogna partire dai (falsi) miti che circolano su questo misterioso oggetto. Spoiler: ho intenzione di sfatarli tutti. 

1.  I libri non servono a niente

Non c’è niente di più falso e anche la scienza lo dimostra! A partire dal Novecento e ancor più approfonditamente dagli anni Duemila, i neuroscienziati, i cognitivisti e gli psicologi si sono interessati all’effetto che hanno i libri sulle persone. A tal proposito, partirei raccontando un aneddoto. 

Nel 1922 un gruppo di ricerca dell’Università di Parma scoprì – in modo bizzarro e casuale – l’esistenza dei neuroni specchio. Brevemente, uno dei ricercatori mangiò una banana e la scimmia sotto osservazione, di riflesso, fece lo stesso. Da qui la scoperta di quei neuroni che si attivano non solo quando viviamo un’esperienza personalmente ma anche quando vediamo qualcun altro farla. 

Quando leggiamo accade qualcosa di analogo. Mentre i nostri occhi scorrono sulle pagine non solo visualizziamo ciò che accade, diamo un corpo ai personaggi, creiamo gli ambienti a loro circostanti, ma attiviamo anche le nostre emozioni, ridiamo quando loro ridono e ci sentiamo toccati quando accade qualcosa di drammatico. 

La lettura, dunque, non è forse un’esperienza?

Si è parlato – per meglio definirla – di esperienza immersiva: seduti, sdraiati, sul tram o su un prato la nostra mente si immerge e il nostro corpo, seppur immobile, si specchia in quello di un io parallelo e viaggia

2. I libri sono oggetti statici 

Falso! I libri mutano forma di continuo. Provate a leggere un libro quando avete quindici anni; poi riprendetelo in mano a trenta e poi magari a cinquanta. Posso assicurarvi che quel libro non avrà mai lo stesso sapore

Le storie che scegliamo di leggere sono quelle che in qualche modo ci parlano della nostra vita, di ciò che ci tormenta e di ciò che ci rende felici. Per quanto le parole stampate siano sempre le stesse, le percezioni cambiano, il mondo cambia e soprattutto noi, persone uniche, cambiamo. E i libri? Be’ loro si adattano a quello che vogliamo sentirci dire. 

3. Chi legge ha la testa fra le nuvole

La verità è che chi legge ha la testa nel mondo. Uno degli obiettivi della letteratura contemporanea è parlare delle cose che ci riguardano, piccole o grandi che siano. Andate in libreria e provate a scorrere i titoli, a leggere le trame o solo qualche parola fra le pagine. Tra tutte una parlerà di voi, della vostra testa e delle vostre nuvole. 

4. Leggere = leggere i classici 
La maggior parte dei giovani o degli adulti non legge perché è stato traumatizzato dalla scuola e dall’imposizione della lettura. I classici poi… quegli insormontabili libri che non si riescono a capire, che hanno descrizioni troppo lunghe, che parlano di epoche che non riusciamo a immaginare! Ho sempre pensato che per capire i libri di ieri bisogna capire i libri di oggi e non viceversa come tutti sostengono. Apprezzare un classico significa conoscere la scrittura, significa alle volte avere una certa maturità come lettori. Allora, a chi crede che la letteratura sia fatta solo di romanzi incomprensibili e mastodontici e per rispondere alla domanda perché leggi? io dico: comprate un libro di oggi, il più piccolo che c’è, e leggetelo: capirete

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