DI ALBERTO GROMETTO
Nel momento in cui lasci decidere a Netflix per te quale film tu debba vedere la sera, allora è la fine del Mondo.
Queste parole le ha pronunciate il più Grande Filosofo dei Nostri Tempi.
Non so se avete presente quella funzione di Netflix chiamata “SORPRENDIMI”. In sostanza quando non sai proprio decidere cosa guardare, puoi cliccarci sopra e l’applicazione, in base ai tuoi gusti, riprodurrà casualmente uno dei titoli presenti nel catalogo. In questo modo non dovrai passare ore di indecisione alla ricerca di cosa poter vedere. Fa tutto la macchina per te: FANTASTICO!, no? No che non lo è! È anzi la Fine del Mondo! Il nostro mondo.
La tecnologia nasce con lo scopo di aiutarci. Ma nel momento in cui l’aiuto che pretendiamo dalle nostre amiche macchine diventa sempre più esteso, nell’istante in cui cominciamo a delegare tutto a loro, compresa la responsabilità delle nostre scelte, queste nostre amiche diventano molto meno amiche. Diventano delle balie, delle istitutrici, e nelle mani giuste anche delle armi da guerra o di ricatto.
Il digitale può essere veramente fantastico, se lo si sa gestire. Soprattutto se rimane uno strumento nelle nostre mani, anziché finire noi ad essere strumenti nelle sue. Ricorrere a soluzioni virtuali per risolvere problemi specificamente umani può portare a scenari incalcolabilmente nefasti. Quando l’umano comincia a delegare la responsabilità di una decisione che gli spetterebbe a una macchina, e tutto questo per poter uscire da una situazione problematica come scegliere cosa guardare in tv, allora è davvero la fine di tutto quello che conoscevamo. Quantomeno, implicitamente s’acconsente alla macchina costruita dall’umano di sostituire l’umano stesso. Basti pensare alla dimensione “web”, uno spazio in cui amplificare la realtà al punto tale da confondere virtuale e reale. Al punto tale da arrivare ad estromettere concetti quali l’autodeterminazione e l’individualità propria dell’uomo.
So cosa state pensando: tutto questo pippone filosofico è partito da una cosa così stupida come la funzione “SORPRENDIMI” di Netflix?
Beh, è il caso di dirlo subito. Il più Grande Filosofo dei Nostri Tempi di cui sopra sarebbe il sottoscritto. E sì, potrei aver svarionato. Ma riflettendoci con somma attenzione, non è così fuori di testa quello che ho scritto. È dalle piccole cose quotidiane a cui non facciamo neanche caso che vengono innescate le grandi e sconvolgenti rivoluzioni. Ad oggi quella funzione non esiste più: l’hanno rimossa nel più totale silenzio nel Gennaio del 2023. Perché? Mai fornita una spiegazione a riguardo. Non so se qualche super-dirigente Netflix abbia fatto il mio stesso ragionamento. Ma se lo ha fatto, allora è possibile che proprio come il sottoscritto sia un fan sfegatato di quel CAPOLAVORO BRILLANTE che è stato BLACK MIRROR!!!
4 Dicembre 2011.
Viene lanciata in prima visione assoluta una serie televisiva che, pur essendo ambientata nel futuro, parla di noi oggi, di come la nostra realtà possa cambiare a seguito dell’introduzione di nuove tecnologie e di quanto il digitale condizioni il nostro esistere. Trattasi di un tipo di serialità, quella incarnata da «Black Mirror», molto meno diffusa rispetto ad altri generi.
Esistono nei fatti tipi diversi di SERIALITÀ.
Vi è la SITCOM, nella quale ogni episodio è fine a sé stesso, ma le ambientazioni sono sempre tali e quali ad ogni puntata, così come i personaggi che sono e rimangono gli stessi, ognuno con le proprie caratteristiche e specificità. I fatti che hanno luogo in ogni episodio e che innescano un cambiamento dello status quo volgono alla loro risoluzione nel giro dell’episodio stesso. Questo non esclude comunque un’evoluzione delle situazioni e degli stessi personaggi su archi di tempo più lunghi che coprono più puntate e stagioni.
Vi è poi la SERIE SERIALIZZATA/SERIALE detta anche “A INCASTRO”, la quale presenta una trama e dei personaggi che hanno un proprio specifico arco narrativo che si sviluppa ed evolve su più episodi e stagioni. Quella che viene raccontata è una storia unitaria e complessa, di cui si può godere appieno solamente prendendo visione del prodotto nella sua interezza dall’inizio alla fine.
E poi vi è la cosiddetta SERIE ANTOLOGICA ed è ferma opinione di chi vi scrive che l’esempio assoluto più alto che ci sia di questo tipo di narrazione seriale sia e rimanga BLACK MIRROR. Le serie antologiche raccontano ad ogni episodio (o stagione… ma nel caso di BM ad ogni episodio) storie diverse, ambientazioni diverse e personaggi diversi. Le vicende si esauriscono in ogni singola puntata. Il tema di fondo è quello che unisce ogni episodio.
Nel caso di questo capolavoro… perché di questo si tratta… abbiamo a che fare con una serie di storie ambientate alternativamente nel nostro presente o comunque in un futuro veramente molto prossimo e una capacità di storytelling ai limiti del divino. Al centro vi è sempre il rapporto umano-tecnologia e cioè una relazione quasi sempre complicata e complessa, per non dire tragica o addirittura distopica. È una serie caratterizzata il più delle volte da un senso di profonda e ansiogena inquietudine e disagio pauroso che sforano il più delle volte nel Regno del Panico. Sì, non è una serie per tutti, vi sono episodi davvero agghiaccianti. Agghiaccianti non come potrebbe essere un Horror di Serie B, ma agghiaccianti perché fanno riflettere. Talvolta vediamo invenzioni tecnologiche che ancora non esistono ma che sono terribilmente plausibili. Talvolta invece abbiamo a che fare con realtà che esistono già oggi.
Ma alla fine il discorso è sempre lo stesso: la Macchina, creata dall’Uomo, supera l’Uomo.
Il Digitale, non legato ad una dimensione fisica, ha uno strapotere illimitato. Il Virtuale oramai è talmente simile al reale da poterlo soppiantare. La Tecnologia è Onnipotente, Onnipresente, Onnisciente: dappertutto intorno a noi, essa è invisibile, invincibile ed imbattibile. Oramai la tendenza è quella di abbandonarsi completamente alla realtà che ci circonda, e che noi stessi abbiamo creato, senza porsi troppe domande… e questo è il Caos. Basti pensare a quando ci ritroviamo davanti quella sfilza infinita chiamata «Termini e Condizioni» e che nessuno di noi legge mai, ma clicca su «Accetta» senza nemmeno pensarci. Ma che cosa accettiamo esattamente?
Quel GENIO MERAVIGLIOSO, perché di GENIO MERAVIGLIOSO stiamo parlando, del Creatore e Ideatore CHARLIE BROOKER scava profondo e a piene mani in meandri oscuri. Ma non è tanto il Buio insito nella Tecnologia quello di cui parla. È il Buio dentro l’Umano, che ha creato quella Tecnologia. Gira e rigira, è un problema tutto umano, quello delle Macchine. Gli Esseri Umani che sanno essere meravigliosi ma anche così inspiegabilmente orribili. Loro, che sanno essere più inumani di quelle stesse macchine, che fondamentalmente se sono così fredde e implacabili è perché altro non sono se non il riflesso di cosa si nasconde nelle recondite profondità di ognuno di Noi.
Capolavoro è solo una parola. Se qualcuno tra voi vuole capire di cosa stiamo parlando, se qualcuno tra voi anela all’idea di lasciarsi trasportare in un mondo altro, se qualcuno tra voi desidera comprendere la Vera Grandezza della Vera Scrittura e della Vera Autoriale Originalità, guardi questa serie. Ogni episodio sa essere maestoso, ogni storia riesce ad essere unica e irripetibile e non si sa come. Sarebbero da raccontare uno ad uno. Ma non possiamo sottrarvi troppo tempo. E quindi tanto valeva fare un discorso su quanto pericoloso possa essere lasciar decidere alla tv cosa guardare, quella stessa tv che teoricamente è nata per farvi guardare cosa volete e che ora sceglie per voi. Non è per essere complottisti, catastrofisti o qualsiasi -isti vi venga in mente. Anzi, il fatto più grave è che non c’è alcun disegno dietro: semplicemente è l’uomo che, più va avanti e progredisce, e più torna indietro. Per poi sprofondare nel baratro. Ma chissà, magari guardate un episodio di BLACK MIRROR e allora inizieremo tutti a ragionare più seriamente sulla faccenda.
Dicono che raccontando Storie non si possa salvare il Mondo. Ma quantomeno ci si prova. Gli si dà un Senso e un Significato. E forse è questo che si intende davvero con l’espressione “salvare il mondo”. E se ci pensate bene, per quanto possano evolversi, io credo fermamente che nessuna macchina potrà mai arrivare a raccontare Storie al posto nostro. E questo perché, da che mondo è mondo, raccontare Storie ha sempre significato raccontare qualcosa di umano a noi umani.