Beetlejuice Beetlejuice Beetlejuice – Torniamo nella fossa e diamo a tutto una bella scossa!

DI ALBERTO GROMETTO

Esplosione di Creatività, Follia, Ingegno, Talento, Visionarietà e, soprattutto, direi… Autorialità

Perché sì, questa è la prima volta in vita sua che il Regista e Genio Assoluto TIMOTHY WALTER BURTON, alias TIM, ebbe la possibilità di realizzarsi completamente dando sfogo a tutta la sua folle vena artistica portando a compimento la sua visione autoriale in totale libertà.

Quello che capitò nelle mani del californiano molto dark fu un copione talmente strambo che numerosi membri del cast dovettero essere convinti a suon di suppliche per prendere parte al film. In primis il talentuoso attore JEFFREY JONES, che proprio non voleva saperne e che in seguito si sarebbe ricreduto completamente sulla sua scelta iniziale, tant’è che ha preso parte ad altre pellicole burtonianie nel corso della sua carriera. 

(Jeffrey Jones nei panni di Charles Deetz)

Da questo film traspare tutta la visionaria follia di Tim che coniuga la sua passione per il macabro grottesco ad una vivacissima ironia entusiasmante e mai troppo inquietante. Una sua cifra stilistica che sarà ricorrente nel corso della sua filmografia.

L’inizio del film parte dalla fine. La fine della vita dei due coniugi protagonisti. Incidente stradale. Trattasi di una tranquilla coppia di persone del tutto normali e comuni che hanno una cosa sola che non è propriamente normale e comune: sono morti. Non se ne accorgono subito, ma poi quando ricevono «Il manuale del novello deceduto» e vengono invitati negli uffici… cioè nell’oltretomba… a parlare con la loro assistente tombale, capiscono come stanno le cose. Piccola parentesi: la burocrazia da morti è anche peggio che da vivi!

Va bene, fin qui tutto normale. Cioè: non proprio. Però le cose peggioreranno. Infatti la casa dei due protagonisti smette di essere loro. Per forza: sono deceduti! Come possono essere morti e contemporaneamente proprietari del loro domicilio? Semplice, non possono. E infatti la loro bella casa è stata venduta alla peggior famiglia a cui potesse essere venduta: eccentrici, insopportabili, rompipalle! 

(La divina Catherine O’Hara nel ruolo dell’odiosissima Delia Deetz, la madre dell’insopportabile famiglia)

Ma che possono farci? Andarsene? No, manco quello. Devono rimanere lì per almeno 125 anni. Sono fantasmi del resto, e quello che fanno i fantasmi è rimanere nelle loro case. Sì, okay: ma come diavolo possono passare anche solo un secondo con quella odiosissima gente? Figuriamoci un secolo! 

Ed è allora che Lui fa la sua apparizione: un Tornado di Pazzia, un Terremoto su Due Gambe, Matto Mattacchione Mattatore interpretato da un Gigantesco MICHAEL KEATON che giganteggia e ci regala a suon di eccentricità e follie varie uno di quei personaggi memorabili capace di imprimersi a fuoco nell’immaginario collettivo storico globale.

Scatenatissimo, stravagante, libidinoso, rumoroso, ingannevole, cialtrone, capace di infilare più di cinquecentocinquantacinque battute in meno di cinque secondi, il personaggio dello scorrettissimo e inaccettabile “bio-esorcista” da strapazzo che può essere facilmente evocato semplicemente pronunciando tre volte il suo bizzarro nome (Beetlejuice Beetlejuice Beetle… okay, sto zitto!). Ma cos’è un bio-esorcista? Avete presente l’esorcista? Cioè quello che di professione manda via gli spettri per conto degli umani? Ecco, questo è l’esatto contrario: si propone di mandare via gli umani per conto degli spettri.

(Beetlejuice… Beetlejuice… Beetle…)

Tutto quanto in questa pellicola funziona alla rovescia: siamo in presenza di un film pieno di Vita che però parla di Morte e inizia con un incidente mortale; il personaggio che dà il titolo al film sarebbe deceduto tanto tempo prima, eppure non esiste individuo più frenetico e chiassoso e vitale ed energico di lui; la casa dei due coniugi morti è infestata da… da dei vivi, dei vivi insopportabili di cui devono sbarazzarsi, la loro dimora ha bisogno di essere esorcizzata!

Tim Burton ribalta le Regole e le Leggi che governano la Vita e la Morte e la relazione tra loro, contravvenendo in questo modo ai canonici codici tradizionali propri delle normali Storie di Fantasmi, inscenando piuttosto una Storia di Vivi nella quale sono gli spettri ad essere gli sventurati protagonisti, disperati per non essere in grado di cacciare via quelli che infestano la loro dimora, nonostante le abbiano tentate tutte per terrorizzarli a morte e farli fuggire, riuscendo invece solamente a divertirli e farli sganasciare dalle risate! 

Il risultato è una pellicola mortuaria piena di vitalità, terrificante nel suo essere tremendamente e maledettamente divertente, un grande e gigantesco BOOM di trovate narrative, visive, estetiche tutte Burtoniane, tutte spaventosamente folli!

Ma che cos’è, poi, la Follia? In un mondo feroce, spietato e fuori di testa come il nostro sono proprio i folli, gli strambi, i tipi strani quelli che riescono a vedere là dove gli altri non vedono, a spingersi oltre col loro Sguardo. Questo tipo di persone, spesso incomprese ed emarginate, è invece quanto di più prezioso si possa incontrare: il valore della Stranezza va difeso strenuamente, perché la vera follia è impedire ai folli di essere folli.

Questo è il caso di Lydia, impersonata da una giovanissima WINONA RYDER, la figlia dell’insopportabile famiglia, la sola che riesce a vedere i due vivissimi coniugi defunti, Barbara e Adam, interpretati da dei perfetti GEENA DAVIS e ALEC BALDWIN.

Successone epocale targato 1988, più di 70 milioni di dollari guadagnati a fronte di un esiguo budget di 15, ricordate che non è mai troppo tardi per ballare e cantare e festeggiare, anche quando è troppo tardi per essere vivi!

Se desideri andare alla scoperta di quello che è stato l’esordio di Tim Burton, clicca qua!!!

Se le Storie di Fantasmi ti piacciono, non potrei che voler leggere questo pezzo!!!

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