Il Maestro Francesco Pannofino legge José Saramago e il suo «Le Intermittenze Della Morte»: Quando La Morte Muore

DI ALBERTO GROMETTO

Quanto sarebbe bello vivere in un mondo in cui non muore più nessuno? 

Beh, non sarebbe affatto tutta questa meraviglia, ve lo dice JOSÉ SARAMAGO, tra i più sagaci Maestri che questa nostra folle e insensata Umanità abbia mai avuto. Ed è proprio di Umanità quello di cui parla lo scrittore Premio Nobel nel suo monumentale romanzo targato anno 2005: «LE INTERMITTENZE DELLA MORTE»

Quest’opera, di una bellezza sconcertante e una profondità impressionante, non descrive infatti, come potrebbe sembrare, il legame tra la Vita e la Morte. Né racconta di cosa significhi dover ad un certo punto della propria esistenza fare i bagagli e andarsene. No. Saramago parla di Noi, del nostro essere umani, di cosa proviamo, delle nostre nevrosi, di come siamo attaccati a Concetti e Principi e Comportamenti che nulla hanno a che fare con l’Abitare questo mondo, di quanto ci sforziamo costantemente ad avere la nostra esistenza sotto controllo. Ma Noi non controlliamo proprio un bel niente. La verità è che è sufficiente un nonnulla, uno spiffero, un soffio di vento, una mosca, qualcosa di assolutamente imprevisto e imprevedibile… e Noi ne siamo come schiacciati. Sovrastati. Resi impotenti. 

Ci siamo evoluti, abbiamo attraversato le epoche, cambiato il Mondo, conquistato lo Spazio, realizzato imprese tra le più audaci possibili… eppure quante cose sfuggono al nostro potere? Basti pensare alla Morte, ineffabile e imprendibile, che nemmeno l’uomo più intelligente del pianeta può evitare. Non siamo neppure in grado di prevedere quando colpirà. E poi quante volte sentiamo questi esseri umani lamentarsi di dover morire e dichiarare che sarebbe bellissimo vivere in eterno e cose di questo tipo? E se un giorno la Morte decidesse però di appendere la falce al chiodo, per così dire, e ritirarsi a vita privata? Beh, in quel caso sarebbe il finimondo! 

Sì, proprio così: la morte della Morte sarebbe la nostra Fine! 

Innanzitutto le agenzie di pompe funebri crollerebbero nel Caos, nella più totale e disperata bancarotta. Poi la fine della Morte non corrisponderebbe a quella della Malattia e delle Sofferenze. Gli ospedali si riempirebbero e rimarrebbero pieni zeppi di persone vicine a lasciare questo mondo ma che non lo potrebbero lasciare neanche lo volessero: come prima non volevi la Morte ma non potevi farci niente, lo stesso vale adesso con la Vita. Il sovraffollamento nelle case di riposo diverrebbe ingestibile, le nuove generazioni dovrebbero tutte optare per professioni di natura assistenziale, gli anziani supererebbero di numero qualsiasi altra fascia di età. E la Chiesa? Senza Morte non esiste nemmeno la Resurrezione! Insomma: il Disastro la farebbe da padrone!

Il fatto è che siamo Esseri Umani. Viviamo di Storie e di Idee e di Ideali che sono eterni, perfetti, immutabili. Ma esiste una cosa a cui non si pensa mai quando si parla di concetti quali l’Immortalità o altre cose del genere. E questa cosa è la PRATICITÀ. Siamo fatti di carne e ossa, viviamo una vita soggetta a regole e leggi che noi stessi ci siamo dati e alle quali ci dobbiamo attenere, la nostra realtà complessa e imprevedibile la viviamo e la rendiamo governabile e comprensibile solo in questo modo. 

Noi siamo abituati a morire, muoriamo da sempre e per sempre, il nostro esistere si fonda sul morire e se non morissimo più… beh, sarebbe un cambiamento talmente epocale e drastico che sarebbe quasi impossibile reggerlo. Perché più che la Morte, è il Cambiamento quello che davvero terrorizza e spaventa e annichilisce l’individuo umano scompigliandone la vita. 

Saramago racconta proprio di un Paese non precisato, ma che potrebbe nei fatti essere una qualsiasi delle nostre Nazioni, in cui dall’oggi al domani nessuno muore più. E dopo festeggiamenti e grida di giubilo che, come sempre, durano poco… scoppia proprio quel Caos di cui dicevamo. 

La FONDAZIONE CIRCOLO DEI LETTORI, eroica istituzione verso la quale nutriremo sempre la massima delle gratitudini perché si propone la missione di diffondere e difendere Arte e Cultura e Bellezza, in occasione dell’anteprima della 19ª edizione del suo magnifico progetto TORINO SPIRITUALITÀ, ci ha fatto dono di un’esperienza a dir poco sublime. Domenica 17 Settembre 2023, nella splendida cornice del TEATRO CARIGNANO DI TORINO, la più inconfondibile delle voci, potente e maestosa e vibrante e vera, ha reso sangue e corpo le parole di Saramago. 

La voce era quella del Maestro FRANCESCO PANNOFINO, tra gli interpreti più straordinari del nostro Paese, per chi vi scrive il più grande doppiatore in tutta la Storia del Doppiaggio, Attore capace ad ogni sua performance di insegnarti qualcosa in più sulla vera Recitazione. Sia essa al Cinema o a Teatro o in Televisione.

La lettura di un intero romanzo potrebbe risultare un’esperienza ostica e difficoltosa. Soprattutto perché non si tratta di uno spettacolo teatrale. Il dinamismo e l’azione scenica sono del tutto azzerate. Eppure in questo caso ciò non avviene. Pannofino è l’uomo in grado di allestire un intero spettacolo, essere spettacolo, con la sua sola voce. La sua voce che legge e che ti trasporta in questo angolo di mondo in cui la Morte ha cessato di esistere. Tu sei lì e li vedi, vedi quei buffi uomini discutere e disperarsi, osservi il Primo Ministro litigare col Cardinale, gli uomini delle pompe funebri supplicare che si ritorni a morire, i mafiosi che in combutta con lo Stato promettono di trasportare i moribondi che non muoiono oltre il confine. Il Maestro ti fa vivere tutta la vicenda, pur rimanendo in piedi davanti ad un leggio. E ancora una volta ci insegna cosa davvero significhi RECITARE.

Magistrali sono le musiche, creazioni originali del direttore artistico e compositore SIMONE CAMPA, il quale ha partecipato in prima persona alla performance (i suoi strumenti: clarinetto basso, glockenspiel, macchina da scrivere, burma gong, campane tubolari, carillon, elettronica), dirigendo inoltre Valentina Meinero all’arpa e Luigi Colasanto al violoncello. Accompagnato da questo innovativo mix di classica, elettronica, improvvisazioni strumentali ed effetti sonori, il Maestro Pannofino ci ha reso partecipi di scene delle più divertenti, così come delle più malinconiche. Vediamo una famiglia trasportare al confine i suoi due moribondi che però non muoiono: un nonno vecchio e stanco insieme al piccolo nipotino ancora in fasce. Li seppelliscono insieme, abbracciati, ma gettando su loro la terra con garbo, a poco a poco, per poterli ancora osservare un’ultima volta. E vediamo anche lei, pensate un po’, la Morte, che forse alla fin fine è come noi umani, ci dice Saramago: impotente e infelice e soprattutto capace di innamorarsi

L’inizio e la fine di questa storia sono la stessa cosa, perché la Storia dell’Essere Umano, eterno o mortale che sia, non potrà mai avere un finale. All’inizio di questo articolo ci siamo chiesti quanto sarebbe bello fossimo immortali. Beh, forse dopotutto immortali lo siamo davvero, ed ecco dove si nasconde la nostra eternità: è nelle Storie che raccontiamo e che ci sopravvivono, che vanno oltre Noi eppure sono parte di Noi, ma che soprattutto vivranno per sempre. 

Quanto sarebbe bello vivere in un mondo in cui non muore più nessuno? 


Si ringrazia il MAESTRO SIMONE CAMPA e invitiamo i nostri lettori a scoprire le sue sonorità e la sua Arte, cliccando QUA!!!

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