Canto in onore del Cinema e dell’Umanità: Epica Storia Trionfale di come ho conosciuto e amato SEAN BAKER

DI ALBERTO GROMETTO

«Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi».

(Dal Vangelo secondo Matteo, capitolo 5, versetto 30)

Negli scorsi giorni, mesi, anni perfino son andato a raccontare a chiunque e ovunque quanto sto per ripetervi qui di seguito. E che ora più che mai mi sembra necessario dover ripetere ancora una volta, qui, per iscritto, proprio in questo articolo. È la chiusura di un cerchio, a ben rifletterci. 

Il cerchio in questione è stato tracciato a partire da più di tre anni fa, quando approdò nelle sale italiane una pellicola… di cui non gliene fregava niente a nessuno! Perché dire che questo film è “approdato nelle sale italiane” è a dir poco arbitrario, grottesco e azzardato. Questo film nelle sale italiane non c’era! Nella mia città, TORINO, che ricordo essere la seconda meglio fornita in fatto di cinema su suolo italiano subito dopo Roma, e sopra quindi la stessa Milano!, lo davano in due… ripeto: DUE cinema… e non per una settimana intera, bensì per DUE… ripeto di nuovo: DUE… soli giorni, e a SCOMODISSIMI ORARI POMERIDIANI del cavolo!!!

Quel film era «RED ROCKET», una perla che meriterebbe di essere studiata nelle scuole di Cinema da chi vuole capire meglio cosa sia questa Settima Arte. Perché, che cos’è esattamente la Settima Arte? La Settima Arte è l’Arte della Nostra Epoca. E lo è ancora, a dispetto di quello che vogliono farci credere tutti quanti con le loro diavolerie digitali e social e tecnologiche! Anche la Letteratura, la Pittura, il Teatro perfino… si sono “cinematograficizzati”, se mi passate il neologismo. Pure le altre Arti diverse dalla Settima si ispirano al Cinema, sono influenzate dai Grandi Maestri Cineasti e tentano di ricreare l’emozione, il sentimento, la potenza di alcune indelebili sequenze memorabili di pellicole che han fatto la Storia e, nel Bene e nel Male, forgiato il nostro immaginario collettivo storico-globale.

(Da sinistra a destra, sul set del film «Red Rocket»: l’attore protagonista Simon Rex e il cosceneggiatore, regista, montatore e coproduttore Sean Baker)

Pensateci bene: non solo la Storia con la S maiuscola, ma pure la nostra storia privata, personale, biografica. Passano gli anni, e ci si dimentica delle cose, di quanto hai guadagnato il tuo prime mese di lavoro, del voto che hai preso di geografia all’interrogazione in quarta elementare. Ma ti ricorderai dello sparo a sorpresa col quale quel gangster improvvisamente si è messo a sforacchiare l’avversario. Della torta in faccia lanciata da un buffo ometto ad un altro signore per poi darsela a gambe levate. Del bacio che Lei e Lui, col sole al tramonto sullo sfondo, dopo averci fatto penare parecchio, finalmente si son scambiati con una passione tale che non è solo “loro” ma è divenuta anche “nostra”. 

Qui sta l’espressione chiave: la loro passione, il loro sentire e la loro storia diventano NOSTRE. Nostre, di TUTTI NOI. E così persone diverse, con vissuti completamente diversi e desideri diversi, nel buio di quella sala, assumendo le sembianze di soli occhi che guardano, possono sentirsi veramente “simili”, più che in qualsiasi altra situazione. Il ricordo che tu hai di quella scena è anche il ricordo che ha quell’altro, quel dato personaggio ha cambiato te come lui, e… ed è qui che davvero ci si rende conto di far tutti parte di quella cosa chiamata “Umanità”. È il Potere della Narrazione. E quindi del Cinema, naturalmente.

Quel film uscito da quasi nessuna parte io, eterno fan fanatico della sala, me lo sono andato a vedere al cinema, a quell’orario scomodissimo, in quel giorno impossibile, perché non potevo fare altrimenti. Perché doveva essere visto al cinema, all’interno di un cinema, assolutamente in un cinema. E lì, dentro quella sala e in quel film, vidi ciò di cui parlavamo prima: Umanità. Vera, profonda, autentica, sofferta e soprattutto umana. Un film che ti raccontava di un personaggio assolutamente umano, con tutte le brutture e le bellezze che questo comporta, e che te lo raccontava attraverso ognuna delle Tre Scritture che compongono un film: Sceneggiatura, Regia, Montaggio. Tutte e tre al servizio della storia, e soprattutto dell’umanità del personaggio di cui si proponevano di raccontarti. Tutte e tre, insieme. Come è giusto che sia. Era tutto così assolutamente giusto da risultare non semplicemente perfetto, la perfezione è noiosa!, bensì piuttosto risultava GRANDIOSO. Che è meglio che perfetto, più che perfetto. E così è stato un colpo di fulmine, come succede solo nei film. Perché è da quel momento che ho iniziato ad amarlo. AD AMARE IL MAESTRO SEAN BAKER!!! 

(Sul set del film «Tangerine» targato 2015, nel mentre che Sean Baker armeggia con in mano un IPhone 5s)

L’ho amato quando ancora nessuno parlava di Lui, Lui che attraverso pellicole indipendenti a basso budget e arrivando persino nel corso della sua carriera per mancanza di fondi a girare una PERLA DI FILM che si chiama «TANGERINE» con tre IPhone 5s (un’altra GENIALATA PAZZESCA assolutamente BAKERIANA!), ha continuato a raccontare sempre e comunque quello che gli stava a cuore. Per anni è stato un nome tenuto ai margini della scena cinematografica mondiale. Per quanto, a poco a poco, tra festival vari di respiro internazionale, iniziò a guadagnarsi il suo spazio. Ma ancora troppo poco. Mi fa sorridere pensare che Sean racconta sempre degli ultimi, che i suoi film siano come delle odi cantate in onore degli ultimi: gli emarginati, i reietti, i dimenticati. Coloro che la società lascia indietro e abbandona a sé stessi. A lui importa di quelli che non importano a nessuno. Le sue storie, la sua narrativa, i suoi film raccontano di questi personaggi. E Baker, per quanto concerne il Cinema, era come “relegato in un angolo”. Ma da quell’angolo, rimanendo fedele a sé stesso e al suo modo di essere cineasta, il Maestro mio idolo vi è uscito… 

E IN CHE MODO? Nel modo più grandioso, straordinario, leggendario possibile: TRIONFANDO, TRIONFANDO E TRIONFANDO ANCORA!!!

(Quando Sean Baker vinse la Palma D’Oro al Festival di Cannes)

Nel 2024 vince la PALMA D’ORO alla 77esima Edizione del FESTIVAL DI CANNES col suo ultimo, eccezionale, ineguagliabile capolavoro: «ANORA». Io, che amo Sean Baker da prima che il Mondo si accorgesse di lui, mi ritrovo a condividerlo proprio col Mondo stesso. Perché, dopo quel premio, il Mondo iniziò ad accorgersi di lui. Ma ancora non era abbastanza! Forse, chissà, solamente un premio, QUEL premio, avrebbe potuto farlo arrivare là dove non si pensava potesse arrivare, nel Monte Olimpo di chi è Eterno e Immortale! Esatto, mi sto riferendo al PREMIO OSCAR

Sicuramente la Palma D’Oro è un gran bel biglietto da visita per gli Oscar, ma non basta, non è sufficiente. E infatti son curiosamente molto rare quelle pellicole trionfatrici a Cannes capaci poi di guadagnarsi l’Oscar come Miglior Film dell’anno. E infatti le chances di Sean erano basse, quasi nulle. Altri titoli, altri film, altri cineasti erano più avvantaggiati di lui, più quotati di lui, più considerati di lui. All’Oscar è stato candidato, quello sì! E a più che ad un Oscar. E pensate: era la sua primissima volta, agli Oscar. Sean Baker è un Maestro talmente grande che lui solo si occupa della Sceneggiatura, della Regia e del Montaggio delle sue perle eccezionali. Ebbene sì, anche nel caso di «Anora» il mitico Baker è sia sceneggiatore, sia regista, sia montatore. Autore del film, interamente suo, scritto e diretto e montato da lui solo. Pellicola di cui è pure coproduttore insieme alla moglie SAMANTHA QUAN e all’amico ALEX COCO. Candidato in tutte le categorie per le quali si presentava (Sceneggiatura Originale, Regia, Montaggio e naturalmente Miglior Film), sembrava non essere destinato a vincere sulla carta. Il suo splendido capolavoro perlaceo sembrava in effetti condannato a non portarsi a casa nemmeno una mezza statuetta. Così dicevano i bookmakers, i pronostici, gli esperti. E pure io, con profonda amarezza e una tristezza assoluta nel cuore, la pensavo così. Perché sarebbe stato troppo bello anche solo sperarci. Crederci davvero!

(Durante le riprese di «Anora»)

Sapete qual è il bello dei personaggi targati “SEAN BAKER”? E sto pensando a tutti i suoi titoli citati finora. Fino ad arrivare ad «Anora». Ebbene, che tutti loro sono degli ultimi, ma che non per questo sono delle “brave persone”. Chi viene dimenticato, per forza di cose non imparerà ad essere buono. Se nessuno si prende cura di loro e tutti quanti se ne fregano, come potranno essere delle brave persone? Sì, son giustificati, d’accordo!, ma comunque faranno pur sempre “un po’ schifo”. Perché saranno egoisti, egocentrici, immaturi, irresponsabili, superficiali, materialisti, gretti, ambigui, grotteschi. Sean non li racconta con pietismo o compassione, non riserva a loro alcun romanticismo idealizzato, non vede in loro dei modelli a cui ispirarsi o degli esempi da perseguire, non scade nella retorica insensata del “Poverini, non è colpa loro!”. No, assolutamente niente di tutto questo. Fanno un po’ schifo, e basta. Certo, ci son mille e più ragioni del perché facciano schifo. E Lui ce le mostra. Ma continuano comunque a far schifo. Però, sapete che c’è? C’è che Lui li ama. Li ama davvero, li ama tutti, dal primo all’ultimo, ognuno di loro. Pregi e difetti compresi, all in. Li ama d’un amore profondo che traspare in ogni suo fotogramma, carrellata, mezza sillaba di dialogo. Li ama a tal punto che anche Noi finiamo per amarli. Ma com’è possibile? Non lo so. So solo che esclusivamente i Magistrali Geni come Sean possono riuscirci. Però una spiegazione infine io me la sono data, di come ci riesca. E cioè che Lui ci crede. Lui crede in loro, crede nell’amore che ha per loro e crede che davvero quegli scalmanati reietti possano “farcela”. Perché un’altra cosa che accomuna ognuno dei personaggi bakeriani sta proprio in questo, nel fatto che ognuno di loro ci crede, crede di poterci riuscire, crede di farcela, crede nel proprio credere, e la Forza SOVRUMANA del loro credere è quanto di più bello, profondo e soprattutto UMANO possa esserci. Ci credono contro ogni pronostico, con tutte le possibilità a sfavore, anche se tutto parrebbe dire il contrario, che loro non sono destinati, che non ce la possono fare. E sapete che altro c’è? Che ho capito ora perché amo SEAN BAKER. Perché anche io credo in quello in cui crede Lui. Che è quello che dico sempre. Che il provarci conta più del riuscirci.

Ecco, pure Sean Baker aveva tutte le possibilità a sfavore, pure Lui doveva perdere, anche Lui sembrava non destinato. Come quegli sconfitti perdenti dei suoi personaggi che si ostinano a lottare pur perdendo sempre. Pur avendo già perso in partenza. Eppure Baker ci ha provato. Proprio perché il provarci conta più del riuscirci. Ma nel suo caso direi però che ci è anche riuscito.

(I tre produttori del film «Anora», Oscar Miglior Film 2025; da sinistra a destra: Alex Coco, il Glorioso Sean con le quattro statuette vinte quella Straordinaria e Indimenticabile Notte, e sua moglie Samantha Quan)

QUELLA Notte, la Magica Notte dei Magici PREMI OSCAR 2025, l’Idolo SEAN BAKER ha riscritto una pagina della STORIA DEL CINEMA portandosi a casa QUATTRO STATUETTE DORATE: Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Regia, Miglior Montaggio… e naturalmente Miglior Film. «Anora» ha anche vinto una quinta statuetta, quella alla Miglior Attrice Protagonista per la scintillante MIKEY MADISON.

(Sean Baker insieme ai produttori e al resto del cast del film «Anora», sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles, nel momento del ritiro del Premio Oscar in qualità di Miglior Film 2025: qui quando il Maestro concluse la Cerimonia esclamando “Long Live Indipendent Film!”, “Lunga Vita Ai Film Indipendenti!”)

È stato un successo grandioso, storico e senza precedenti. Solamente due persone in tutta la Storia della Settima Arte erano riuscite ad accaparrarsi QUATTRO PREMI OSCAR IN UNA SOLA, UNICA, MAGICA NOTTE MEMORABILE: WALT DISNEY nel 1954 e BONG JOON HO nel 2020. E adesso ce n’è una terza. E quella persona è Sean. 

QUESTA È L’EPICA, TRIONFALE RIVINCITA DEGLI ULTIMI, CHE DIVENTANO PRIMI.

Beati gli Ultimi poiché saranno i Primi, disse qualcuno un tempo. Perché su quel palco, quella sera, a ritirare un Oscar – uno dopo l’altro! – non c’era solo Sean. Con Lui e insieme a Lui, c’erano anche loro. Tutti i suoi amati personaggi che da anni e anni han popolato la sua testa, la sua vita e ovviamente il suo schermo. E oltre a loro c’era pure un bimbo che a 5 anni venne portato al cinema da sua madre. In sala, naturalmente. E che da allora ha desiderato far Cinema, per tutta la Vita. Ma quello era solo un sogno di bambino, impossibile da realizzare, no? E invece… a volte si può scrivere “E invece”. Perché quel bimbo si chiamava Sean, Sean Baker. Continuate a fare film da proiettare in sala e continuate a portare i vostri figli al cinema!, ha pregato il Maestro da quel palcoscenico. Il palcoscenico del Mondo, attento ad ascoltare Lui!, proprio Lui. Perché ora il Mondo lo sa molto bene chi è Sean Baker. Ma io continuo a volermelo ricordare nel giorno in cui lo conobbi. Fu in sala, davanti ad un film, tre anni fa ormai. Fu al Cinema.

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