Un Flash sugli Oscar: Guida cinematografica sulle statuette dorate targate 2025!!!

DI ALBERTO GROMETTO

Quest’anno si vola basso rispetto all’anno scorso

Non un anno da Oscar, se pensiamo ad un anno fa!

A ’sto giro ’sti Oscar non li sento come l’anno passato!

Ma chi volete prendere in giro??? 

Certo che seguirete questi Oscar, certo che siete curiosi di sapere chi vincerà, certo che questo è il momento più atteso nell’anno di un cinefilo… anche di quello duro, puro, nudo, crudo che non crede nei Premi! 

Che ci volete fare? È la Magia “DA OSCAR” degli Oscar: a dispetto degli scandali, delle polemiche, degli errori e degli sbagli (ce ne sono stati parecchi nel corso degli anni, e gli Oscar hanno dato tanto in tal senso!), queste statuette d’oro ancora affascinano e incantano! 

E allora, quindi? Cosa ne penso io di questo 2025 rispetto al passato 2024? 

Se guardo alle dieci pellicole candidate all’Oscar come Miglior Film, sì, d’accordo!, forse l’anno scorso vi erano molti più titoli “indimenticabili”. Se devo essere sincero, 8-9 titoli dei dieci nominati dell’anno scorso sono, a mio modo di vedere, delle meraviglie! 

Se guardo a quest’anno, nessuna pellicola memorabile o indimenticabile o anche solo bellissima, eccezion fatta per 3 film su 10 (che comunque mi sento di definire dei “quasi-capolavori”, o quasi). 

Poi, certo, l’anno scorso c’era stata quella leggenda iconica del BARBENHEIMER (se non avete fatto parte di questo Mondo tra il 2023 e il 2024, cliccate QUA!), mentre quest’anno… nessun fenomeno di questo tipo.

Va bene, okay!, però c’è qualcosa che rende questi benedetti Oscar ’25… decisamente più interessanti, notevoli e intriganti di quelli dell’anno passato: l’assenza di un chiaro vincitore! 

L’anno scorso, volenti o nolenti, soddisfatti o meno, si sapeva tutti che «Oppenheimer» di Christopher Nolan avrebbe fatto l’Asso-Piglia-Tutto, sarebbe stato incoronato come il Grande Trionfatore e si sarebbe portato a casa un mucchio di statuette! Per il resto inoltre, a dire il vero, ben poche furono le sorprese. Si sapeva già tutto, quasi ogni categoria era roba sicura, la stragrande maggioranza delle cose molto molto molto prevedibili.

Ma quest’anno… oh, quest’anno ci sta riservando grandissime sorprese fin da adesso! Quando pensi che una categoria sia certissima, ecco che i bookmakers, i pronostici o i rumors ti danno torto e ti fanno ricredere!!!

Quest’anno la sfida è apertissima: e questo non fa altro che rendere le cose ancor più eccitanti!

Che aspettate, dunque? Tuffatevi in questa guida da Oscar sugli Oscar per amanti cinefili smarriti e ripercorriamo insieme tutte le dieci pellicole nominate al Premio come Miglior Film!!!

THE BRUTALIST: Il (Presunto) Erede Di Oppy

Tutti vanno matti per «The Brutalist», tutti adorano «The Brutalist», tutti spasimano per «The Brutalist»: ma sarà davvero così? Forse non proprio. A livello visivo, estetico e pure sonoro è un’opera oggettivamente impressionante e sbalorditiva, al punto che vi sono certe sequenze, immagini, frammenti che ti rimangono appiccicati addosso. La tematica al centro di tutto, l’accettazione del diverso, e nel caso specifico di quel popolo ebraico devastato e dilaniato da una Seconda Guerra Mondiale che aveva spazzato via vite intere, è un argomento già affrontato a più riprese nel corso della Storia della Settima Arte, ma con cui qui ci si misura in maniera nuova e diversa. E fare con un che di già visto qualcosa di nuovo, è un’operazione che merita applausi. Ricordiamo il coraggio temerario di BRADY CORBET, che ha deciso di realizzare un’opera sulla carta invendibile e lo ha fatto con soli 10 milioni di dollari e 34 giorni di lavorazione. Ricordiamo le performances attoriali, tra un ADRIEN BRODY spettacolare e una FELICITY JONES splendente ma soprattutto un GUY PEARCE che stupisce e spiazza e lascia sbigottiti! Ricordiamo quel finale in cui tutto quanto trova un senso e un significato e che giunge dopo un disorientante e ambiguo e amletico colpo di scena folle e assurdo e grottesco e pazzesco! Però ricordiamo anche quelle 3 ore e 35 minuti di film… sì, ripeto, 3 ORE E 35 MINUTI… e se fai un film di quella durata, mi spiace, ma me lo devi giustificare! Si è gridato al capolavoro indimenticabile che cambia la Vita, ma io l’ho visto e la mia Vita non è cambiata. Sulla carta doveva essere il nuovo «Oppenheimer», quello che avrebbe vinto ogni cosa, il Trionfatore del ’25… ma ora come ora, tra lamentele per la lunghezza anche da professionisti del settore e forti polemiche di vario genere che sempre nascono nelle settimane precedenti alla Cerimonia, non siamo più sicuri di niente.

Vuoi saperne di più su «The Brutalist»? Allora pigia qua sopra!!!

WICKED: Il Classico Classicissimo Musical

Super-coloratissimo, super-vivacissimo, super-fantasy: l’adattamento di un vero e proprio musical di Broadway in cartellone ininterrottamente da oltre 21 anni, che fa ancora il tutto esaurito nei teatri newyorchesi, il quinto musical più lungamente rappresentato a Broadway e il ventottesimo in tutta la Storia del Teatro. L’epitome, l’emblema e la quintessenza dei musical di successo di Broadway, che gioca anche su stereotipi e luoghi comuni narrativi, classico e classicissimo, ma non per questo meno bello. La vicenda che il musical racconta si rifà ad un libro che a sua volta si pone come uno spin-off delle vicende di un classicone della Letteratura a livello storico: l’opera letteraria (immensa!) di L. Frank Baum. Trattasi de: «Il Meraviglioso Mago di Oz». Due protagoniste sublimi quali CYNTHIA ERIVO e ARIANA GRANDE, una storia avvincente che conquista e appassiona, numerosi momenti musicali tipicamente da musical e che non annoiano nemmeno per un secondo lungo le 2 ore e 41 minuti di film… fanno di questo successone economico planetario una pellicola classicissima ma anche veramente bellissima a vedersi!

Vuoi saperne di più su «Wicked»? Allora premi qui e vieni a sentire cosa hanno da dire in merito le due protagoniste in persona, invitate nei nostri studi di registrazione!!!

EMILIA PÉREZ: El Divisivo Musical “Revolucionario”

Si sono spese tantissime parole su quello che è il titolo in assoluto più divisivo in gara a questi Premi Oscar 2025. Se il titolo visto prima rappresenta la classicità più classica in termini di musical, questo film qua, pur essendo un musical, è qualcosa di assurdo, pazzesco, folle, mai visto e sentito prima, che ha spezzato in due critica e pubblico, tra chi lo ritiene una meraviglia che merita di essere celebrata e chi una sonora porcata indecente. Chi vi scrive appartiene alla prima categoria. Un regista francese, quel magistrale JACQUES AUDIARD abituato a realizzare pellicole sconvolgenti e che ribaltano canoni e regole e pregiudizi rivoltandoli per i propri scopi narrativi, realizza un film in lingua spagnola ambientato in Messico per raccontarti la vita di un narcotrafficante messicano che decide in gran segreto di cambiare sesso, da uomo a donna… e che è pure un musical! Wow, pazzesco, micidiale, ma che roba è?, una cosa così è talmente assurda che non può esistere! Eppure esiste. Momenti musicali brevi ma che ti sbalordiscono e si fanno indimenticabili popolano la pellicola, una narrazione che ti stupisce ad ogni momento e interpretazioni leggendarie che fanno la Storia: un quartetto di interpreti sfavillanti quali KARLA SOFÍA GASCÓN, SELENA GOMEZ, ADRIANA PAZ e soprattutto una ZOE SALDANA divina e in stato di grazia e che si porterà sicuramente (sì, mi sento di dire: sicuramente!) l’Oscar come Miglior Attrice NON Protagonista. Un film che parla di diversità e che è al tempo stesso “un film diverso” da ogni altro, che racconta quanto sia essenziale essere sé stessi anche se per tutta la vita si è stati un uomo oppure un criminale e adesso non si vuole essere più né l’uno né l’altro, una pellicola che sulla carta dovrebbe vincere a mani basse l’Oscar come Miglior Film Internazionale e anche quello come Miglior Canzone Originale… ma che comunque, in ogni caso, ha già vinto il mio cuore.

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IO SONO ANCORA QUI: Il Meno Chiacchierato

Di tutti e dieci i candidati al Miglior Film, questo è quello di cui si è parlato in assoluto di meno. Come il precedente titolo, un altro film nominato tra i Migliori Film Internazionali. Cioè quelle pellicole che non sono in lingua inglese. Trattasi infatti di una produzione brasiliana che ti racconta di un fenomeno storico sudamericano: quello dei desaparecidos. Una terribile e nerissima vicenda storica, politica, civile e sociale che dilagò nel Sud America del XX secolo. In questo caso siamo negli anni ’70 in Brasile, c’è la dittatura e chi si oppone al regime o comunque non lo sostiene o anche solo sembra essere di quelli che non sono felici, un giorno senza preavviso di punto e in bianco si ritrova degli uomini in casa che dicono di aver bisogno di lui, lo caricano in macchina e se lo portano via. E quello non torna più. La moglie, i figli, gli amici possono rimanere ad aspettarlo. Aspetteranno invano. Non avranno neanche il diritto di sentirsi confermare la morte. Questo è quanto accade alla famiglia Paiva, storicamente esistita. Quattro ragazze e un maschietto rimasti senza padre, mentre la madre di famiglia deve fingere che tutto vada bene, che sia tutto in regola, che anche se il loro papà ora non è qui” non significa che non tornerà. E invece non tornerà. Tratto dal romanzo scritto dallo stesso maschietto oramai cresciuto, l’autore Marcello Paiva, il quale racconta di quando gli portarono via il padre Rubens e di tutto quello che ne è seguito; un successo cinematografico senza precedenti in Brasile; una pellicola molto personale dato che il regista WALTER SELLAS aveva conosciuto personalmente i Paiva da bambino quand’era loro vicino di casa. Una prima parte dolce e tenera e familiare e lieta e spensierata, lascia d’improvviso spazio ad una seconda tetra, cupa, sofferta e pesante. Forse è questa la ragione per cui non se ne parla: quella seconda parte così lunga e così emotivamente dolorosa e che non arriva ad una fine. Ma trattasi di una pellicola indubbiamente da vedere. Menzione speciale alla sua protagonista, la madre di famiglia, impersonata da una FERNANDA TORRES che tocca le Vette del Divino e del Sublime facendoci dono di un’incredibile performance stratosferica che ti resta sottopelle e che sembra davvero impossibile inscenare, e lei ci riesce come fosse la cosa più naturale del mondo: WOW!

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DUNE – PARTE DUE: Il Kolossal Colossale

Il Kolossal di proporzioni ciclopiche non poteva mancare. Fantascientifico, budget altissimo, cast stellare di stelle: tutti gli ingredienti dei tipici kolossal a cui oramai siamo abituati e abituatissimi. L’anno scorso quel kolossal fu anche un film d’autore, quello stesso Oppy che vinse la qualunque: una combinazione rara e insieme preziosa, il saper unire il commerciale all’autoriale, il blockbuster colossale alla pellicola artistica realizzata “per fare della Vera Arte”. Ma questo valeva per il gioiellino targato Nolan, in questo caso non c’è niente di tutto questo. E anzi, in questo caso mi verrebbe da dire che non c’è proprio niente. Mi spiace, ero partito imponendomi un’analisi imparziale del film. Ma poi mi son reso conto che non c’è alcun film. È un film privo di sostanza o contenuti, e tutte le stelle famose hollywoodiane e arci-famose e tutta la forma estetica del mondo non bastano a salvare qualcosa che non può essere salvato, perché manco c’è: IL FILM. 

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A COMPLETE UNKNOWN: Il Biopic Riempitivo

Se prima era il Kolossal che non poteva mancare, ora è il turno del Biopic che… che non poteva mancare? Siamo sicuri? Pure in questo caso l’anno scorso quella parte la fece Nolan col suo «Oppenheimer», che è anche un biopic. C’era in effetti pure un altro biopic in gara, vergognosamente e tristemente dimenticato purtroppo, il per me tanto bello «Maestro» diretto e interpretato, oltre che coscritto e coprodotto, dal genialissimo Bradley Cooper. Ma a questo giro, se non teniamo conto di «Io Sono Ancora Qui» che forse definirei più storico che biografico, il solo biopic in gara quest’anno è questo qua. Quei classici biopic di tipo musicale che ti vogliono raccontare una storia molto classica… di un uomo che però classico non era per niente, e cioè quel Genio Assoluto di BOB DYLAN. Ha cambiato intere generazioni… ma il suo film non credo cambierà nessuno! Perché, e anche qui mi sbilancio, questo film qua secondo me rappresenta tutto quello che un biopic non dovrebbe mai fare ed essere: non s’adatta al personaggio di cui racconta, prende la materia e te la sbatte su schermo senza volerla “ordinare” secondo uno sguardo narrativo e autoriale preciso, c’è solo un’accozzaglia di scene e soprattutto dinamiche mal abbozzate prive di un qualsiasi pathos. Come fosse stato fatto “col pilota automatico”. Il che è un peccato, perché JAMES MANGOLD è un Artista vero, che merita ovazioni incredibili. Per gli altri suoi film però, sia chiaro!

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NICKEL BOYS: L’Exploit A Sorpresa

Giunto giusto a poche ore dall’uscita di questo articolo il titolo italiano: «I ragazzi della Nickel». Da quando la regola è che siano dieci i titoli candidati al Premio Oscar come Miglior Film, spunta sempre fuori il titolo che nessuno si aspettava o aveva calcolato. Come una sorta di outsider. Questo non lo definirei proprio un outsider, se ne parlava già da qualche tempo, però qui in Italia sicuramente era semisconosciuto prima che il suo nome uscisse tra i nominati. Un “sorprendente exploit” lo definirei, ecco! Due candidature totali: Miglior Film e Miglior Sceneggiatura Non Originale, in quanto tratto da un romanzo Premio Pulitzer. Realizzato con soli 23 milioni e in due mesi. Di lui han detto che è un’opera senza precedenti, tra i migliori film mai realizzati nell’ultimo decennio, una pellicola che non si limita a raccontarti ma ti fa sperimentare sulla tua pelle cosa significhi essere discriminati in base al colore della pelle: sì, questo titolo ti racconta delle orride condizioni dei carcerati afroamericani negli anni ’60. Vorrei potervi dire la mia in merito, ma questo è il solo dei dieci titoli candidati al Premio di Miglior Film che ancora non ho visto: per forza!, manco è uscito in Italia. Ma non temete, arriverà giusto in tempo per la Magica Notte dei Magici Premi Oscar, in extremis… e io lo vedrò immantinente, non appena sarà possibile, così da giungere alle statuette ben conscio d’ogni contendente!

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THE SUBSTANCE: L’Eccezionale Che Si Imprime

Sapete cosa per me fa di un film “un film eccezionalmente meraviglioso”? Se torni a ripensarci nei giorni, nelle settimane, nei mesi successivi. E non avete idea di quante volte io mi sia ritrovato a tornare “”. E “” non è assolutamente un bel posto: è anzi disgustoso, obbrobrioso, grottesco, inquietante, ambiguo e schifoso. Perché quello che ti fa fare questo film è un viaggio nei recessi della psiche umana malata, (LETTERALMENTE!) nelle sue più profonde e cavernose viscere, a contatto con le sue interiora. Lo hanno chiamato “body horror”, ma è molto più di questo. La maestosa CORALIE FARGEAT firma e dirige una storia che ti racconta di come spesso ci si ritrova a demolirsi, distruggersi, rovinarsi per poter disperatamente arrivare ad essere “la miglior versione di sé”. Ma lo fai perché interessa a te o perché vuoi interessare agli altri? E soprattutto: va bene voler essere la miglior versione di sé, ma a patto che quel “” sia “te” e non una cosa impacchettata, rimodellata e modificata perché gli altri possano applaudirla e ammirarla fino a quando… fino a quando qualcosa prima o poi tanto si intrometterà, e non ti farà più essere quello che gli altri desiderano che tu sia. «The Substance» t’imbastisce una storia fatta di solitudine e silenzi piena zeppa ricolma di sangue fluente e carne maciullata e durante la quale gli stomaci forti potrebbero essere messi a dura prova, per parlarti dell’obbrobrioso fetido che alberga dentro ognuno di Noi. Tutto quanto è veramente memorabile, indimenticabile, sovrumano, e ti rimarrà impresso nella retina, nella mente, nel cuore… oltre che forse nello stomaco. Uno di quei film fatti per rimanere, in cui ogni cosa si combina come per una magia che va al di là dell’umana comprensione: da una regia strabiliante ad una scrittura formidabile fino ad arrivare agli interpreti fenomenali e divini, in stato di grazia!, capaci di regalarti performances epiche che sfiorano la Leggenda. Attori quali quel mattacchione spassosissimo di DENNIS QUAID, quella perla che è MARGARET QUALLEY e soprattutto la sua sconfinatamente immensa protagonista, una DEMI MOORE che si guadagna l’Immortalità donando al Mondo intero l’interpretazione della Vita, oltre che una delle più grandiose prove attoriali di tutti i tempi. L’Oscar come Miglior Attrice Protagonista non potrà che andare a lei, non può essere altrimenti e così deve essere. Il tifo dell’intero Comitato di Redazione va a te, Demi. Esistessero più film indimenticabili come questo qua!

Vuoi fare questo salto nel vuoto dentro ognuno di Noi, e sentire che cosa diranno quei folli dei Mercuziani sul sensazionale, sbalorditivo e sublime «The Substance»? Allora premi qua sopra immediatamente!!!

CONCLAVE: Il Bello Che Abbellisce

I primissimi tempi, quando manco ancora si sapeva chi mai sarebbe stato nominato, era questo che doveva essere il Grande Vincitore 2025. Ma ora come ora, se non dimenticato, è passato decisamente in sordina, scomparendo di fronte all’originalità dei rivali, che lo superano. Alcuni lo superano in bellezza, altri in bruttezza. Questo sta nel mezzo. No, mi rendo conto di essere ingiusto. È un film molto bello invece. Ma niente di più. È già tanto al giorno d’oggi, sia chiaro, essere un film molto bello. Ma non è un capolavoro, né un’orrenda schifezza fastidiosa. È solo molto bello. Che appunto andrebbe già bene. Se non fosse per il fatto che poteva essere un capolavoro. Aveva tutte le carte in regola per esserlo. Vi sono certe sequenze spettacolari, una regia magistrale ad opera dell’eccelso EDWARD BERGER che dovendo misurarsi con un film ambientato tutto in interni dà sfogo in certi punti a dei virtuosismi tecnici d’una perizia assoluta e mai fine a sé stessa, performance notevolissime, una sceneggiatura solidissima che secondo i miei pronostici verrà pure premiata con l’Oscar (Miglior Sceneggiatura Non Originale, essendo tratta da un libro). Stiamo parlando del Papa: chi non lo conosce, eh? Ma cosa succede quando muore e bisogna trovarne un altro? Il detto “Morto un Papa se ne fa un altro!” è tra i più usati e abusati… ma come “si fa letteralmente” un Papa? Ecco, il film parla proprio di questo. Di cosa succede quando va indetto un conclave. Ed è un bagno di sangue, un gioco al massacro all’insegna della politica e dello scandalo, che a suon di intrighi e polemiche e colpi bassi porta all’elezione di un uomo. Oltre che la prevedibilissima prevedibilità di chi sarebbe stato l’uomo in questione (non per vantarmi, ma io mi vanto di aver beccato in cinque minuti chi sarebbe stato il nuovo Papa), la pellicola pecca in un aspetto molto molto molto importante. Si frena. Sì, procede col freno a mano tirato. Non osa abbastanza. Poteva tentare di più, buttarsi di più, “provarci” di più. E invece non lo fa. Si contiene, e quello che poteva essere un capolavoro incredibile è solamente un bel titolo che abbellisce la decina di pellicole candidate al Miglior Film. Abbellisce, ma nulla di più. Un plauso lo merita il notevolissimo cast, capitanato da RALPH FIENNES, attore monumentale degno di un Oscar (anche se non l’ha mai vergognosamente vinto!) e che dimostra di possedere un talento inarrivabile anche quando si ritrova tra le mani personaggi miti, privi di eccentricità e che eppure devono essere motore e cuore delle azioni del loro stesso film. Grandissimo, Ralph: grazie di recitare con così tanta passione e dedizione!

Ti interesserebbe saperne di più su questo «Conclave»? Allora pigia qui sopra!!!

ANORA: Il Migliore (Per Me ❤️)

Credo sarà il film di cui parlerò di meno. Proprio perché è quello che mi è piaciuto di più. No, “piaciuto” non è l’espressione giusta. Io l’ho amato. E quando c’è di mezzo il Vero Amore, il terrore di sciuparlo con le parole è fortissimo e soverchiante. Ed è interessante ed ironico, e forse non così casuale, parlare di “Vero Amore” nel momento in cui si parla di questo assoluto capolavoro qua, un film che ti racconta di Vero Amore mostrandoti una storia che d’amore non lo è per niente, anche se sembra davvero la tipica e classica romcom americana. Almeno, per i primi 45 minuti. Una Lei povera in canna che incontra un Lui ricco sfondato che le vuole mettere l’anello al dito: che bello, quanto è romantico!, sì. Ma se lei sta con lui solo in virtù dei suoi soldi e lui sta con lei solamente per il suo corpo mozzafiato, mi spiegate dove sta tutto ’sto Amore? Sapete, parlando d’Amore, io ho sempre amato SEAN BAKER: un Maestro eccezionale, cantore di quegli “ultimi” di cui l’America se ne frega, i cosiddetti reietti della società, gli emarginati esclusi di cui se ne fregano tutti. Ma non Sean, un Talento Indescrivibile che fosse per me dovrebbe portarsi a casa tre statuette quando quella Notte, LA NOTTE, giungerà: Regia, Sceneggiatura Originale, Montaggio. Lui ha fatto tutti e tre! Oh, e ovviamente film: questo è il “mio” Miglior Film, nel caso non si fosse ancora capito. L’ultima di cui ci racconta Baker in questo caso è la protagonista che dà il titolo al film: una Cenerentola che si ritrova a vivere la sua grande storia d’amore che forse dopotutto amore vero non è, e che nei fatti non fa esattamente la sguattera bensì una di quelle che ballano attorno ai pali per poi arrotondare finendo nel letto dei propri clienti. Lui è l’Amore o solo l’occasione di cambiare Vita? La superficialità, ecco cosa Sean Baker decide di analizzare con una lucida profondità sorprendente: la superficialità! E lo fa donandoci delle montagne russe pazzesche: prima ci si intenerisce, poi si ride un casino fino alle lacrime, fino a quando alla fine quelle lacrime non diventano un vero pianto di commozione… tutto quanto, inutile dirlo!, dalle interpretazioni d’un cast incredibile passando per la regia e il montaggio e la scrittura di cui sopra, tutto quanto è più che perfetto, perché la perfezione non esiste, esiste invece la Vera Grandezza. E questo film la detiene tutta. Non ho bisogno che vinca un Oscar per sapere che è il Miglior Film 2025. Per me lo è già.

Ti intrigherebbe uno scontro ferocissimo su questo mastodontico capolavoro che è «Anora» del Sommo Maestro Sean Baker? Allora clicca qua!!!

Si potrebbero dire ancora tante cose. Ad esempio quest’anno, finalmente!, la metà dei film in gara come miglior pellicola vanta una protagonista donna o comunque un cast prevalentemente femminile, cosa che dovrebbe apparire logica dato che all’incirca siamo metà donne e metà uomini su questa Terra, quando invece la rappresentatività rosa è sempre stata relegata nel buio. Si potrebbe parlare della cinquina dei Migliori Film D’Animazione: dai classici sequel revival che ti fanno rivivere storie e personaggi che hai già amato in passato quali il Disney Pixar «INSIDE OUT 2» oppure il gioiellino targato Aardman Animations e Netflix «WALLACE E GROMIT – LE PIUME DELLA VENDETTA», passando per quella meraviglia sorprendente che lascia senza fiato e che è il capolavoro DreamWorks «IL ROBOT SELVAGGIO» e per quello che sarà quasi sicuramente il vincitore e cioè il lettone «FLOW» che senza parole lascia te senza parole, fino ad arrivare infine all’introvabile eppure a quanto pare sorprendente e maestoso «MEMOIR OF SNAIL». Si potrebbe spendere qualche parola pure sui Migliori Film Internazionali, tra i quali rientrano lo stesso «Flow» oltre che i due già citati «Emilia Pérez» e «Io Sono Ancora Qui», ma anche due titoli pazzeschi quali il tedesco «IL SEME DEL FICO SACRO» e il danese «LA RAGAZZA CON L’AGO». Si potrebbe parlare di «A REAL PAIN» di Jesse Eisenberg che si porterà a casa l’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista assegnato a KIERAN CULKIN. Oppure dell’incredibilmente sottovalutato «SEPTEMBER 5», nominato solamente come Miglior Sceneggiatura Originale, quando invece si tratta di una pellicola veramente grandiosa e che merita di essere vista e applaudita!

Insomma, si potrebbero dire ancora tante cose. Si sa, si potrebbe parlare all’infinito di questi amati e insieme odiati, maledetti e insieme benedetti, Premi Oscar. E Noi in parte lo abbiamo fatto attraverso il nostro videopodcast disponibile sul nostro canale YouTube «MERCUZIO AND OSCARZ»!!!

Ma in questo caso, per il momento, ci fermiamo qui.

Ricordiamo solo una cosa, però: 

Non sono i premi vinti e nemmeno gli onori guadagnati che fanno di un film un capolavoro. È l’aver lasciato questo mondo per lo spazio della sua visione, nel momento in cui lo guardavi, a rendere tale un capolavoro. L’essere stato lì dentro, e il volerci stare ancora e ancora e ancora.

Vorresti conoscere i retroscena dietro la lavorazione dell’iconico film del ’39 con Judy Garland «Il Mago di Oz»? Allora premi qua!!!

I cinque candidati all’Oscar come Miglior Film D’Animazione: vogliamo ripassarli tutti una volta? Se sì, clicca qui!!!

«Anora», capolavoro assoluto… ti andrebbe di saperne di più? Pigia qua!!!

Mercuzio and Friends è un collettivo indipendente con sede a Torino.

Un gruppo di studiosi e appassionati di cinema, teatro, discipline artistiche e letterarie, intenzionati a creare uno spazio libero e stimolante per tutti i curiosi.

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