Selma o la ricetta della felicità – IL PIÙ GRANDE LIBRO MAI SCRITTO???

DI ALBERTO GROMETTO

Era un afoso Sabato sera di Luglio. 

Alcune delle più grandi Storie mai raccontate iniziano in questo o in un modo simile, sapete? 

«Era una notte buia e tempestosa», ad esempio, è considerato ad oggi l’archetipo classico di incipit di ogni romanzo, storia, narrazione. Merito della stella dei «Peanuts» ideati dal geniale fumettista Charles Monroe Schulz, e cioè il dolce cagnolino Snoopy, il quale ogni volta che batteva un racconto a macchina iniziava con queste precise identiche parole.

Torniamo a noi.

Sarebbe dovuto essere un Sabato sera come molti altri. Però quel particolare Sabato sera, tutti (o quasi) avevano tirato pacco. Complice l’avvicinarsi delle vacanze estive, i preparativi per la partenza, le partenze vere e proprie già avvenute, le gite fuori porta dell’ultimo secondo e una lunga serie di fortuite coincidenze occorse tutte insieme. In sostanza: eravamo quattro gatti. Letteralmente! Per quanto, comunque, gatti dei più adorabili.

Dopo una pizza prelibata, avremmo passato il dopocena nel nostro solito posto… quando la mia splendida amica Federica, con quella sua tenera vocetta alla quale nessuno al mondo potrebbe mai dire di no, mi fece: «Ci fermiamo in questa libreria prima di andare?»

La suddetta libreria si trovava proprio accanto al posto nel quale ci saremo recati in seguito. «Certo!» feci io. All’epoca ancora non lo sapevo, ma quella risposta m’avrebbe fatto imbattere in quello che a tutti gli effetti parrebbe essere… IL PIÙ GRANDE LIBRO MAI SCRITTO!!!

Eravamo dentro da poco, tra libri e scaffali, quand’ecco che venni chiamato dal mio impareggiabile amico e caro cognato Ethan, fidanzato di Fede. La quale non sarà mia sorella né di sangue né su carta… ma lei è la Mia Sorellina, punto e basta!!!

«Egregio, tu non hai capito niente!» disse Ethan stringendo tra le mani questo piccolo libriccino rosso rettangolare. Qui urge dire che io avrei pretese di essere un autore, o quantomeno aspirante tale. «Hai trascorso tanto di quel tempo a scrivere la tua opera quando… quando potevi semplicemente scrivere una frasetta ogni due pagine, e la finivi lì!»

Io ho una maledizione, dovete sapere. La chiamano: prolissità. Ci metto poco a scrivere qualcosa, qualsiasi cosa sia. Poi trascorro ore, giorni, mesi, forse degli anni a… tagliare. Tagliare, ridurre, limare. Il più possibile. Parola per parola. “Tagliare” è la cosa che ho fatto di più in vita mia, ci ho trascorso anni della mia esistenza a tagliare, l’incubo ricorrente che ho la notte è quello di essere io stesso un “taglio”: mi vedo arrivare una grossa matita gigante che… che mi taglia via dalla mia stessa pagina!

«Avessi fatto così fin dall’inizio, oggi non dovresti più preoccuparti di questi maledetti tagli!» continuò Ethan, da me soprannominato “Il Fiero & Prode”. Mi porse il suddetto libro, e io ne guardai la copertina: SELMA O LA RICETTA DELLA FELICITÀ. Sopra una pecora. O come l’abbiamo ribattezzata noi: una pecorellina. Trattasi, per l’esattezza, di un libro illustrato. Magnifiche illustrazioni peraltro, degne di un cartone animato d’altissimo livello!

Un libro per bambini? Credo chiunque direbbe sì. Ma non io. Per tre ragioni.

  • Primo. Non c’è scritto da nessuna parte che sia un libro per bambini.
  • Secondo. Sopra c’è una di quelle fascette che avvolgono i libri. Il mio insegnante di Marketing Editoriale riteneva la fascetta una delle peggiori invenzioni mai realizzate nel mondo dei librai. Su questa v’era scritto: «Un antidoto affascinante contro il clamore del consumismo». E lo ha detto niente di meno che il PUBLISHERS WEEKLY, pubblicazione statunitense delle più rinomate e legata all’uscita di nuovi romanzi.
  • Terzo. È un libro che si propone di svelarti il segreto della Felicità. Dico davvero. Così v’è scritto. E il fatto è che ci riesce. Almeno, con me ci è riuscito. Ecco spiegato perché arrivare a considerarlo addirittura come il più grande libro mai scritto.

L’autrice è la tedesca JUTTA BAUER, a cui vanno tutti i miei più calorosi complimenti. Per cosa? Beh, per aver scoperto cosa sia la Felicità. E avercene svelato il segreto. Il Fiero & Prode credo si complimenti con lei per aver realizzato un’opera di una quarantina di pagine (forse anche meno) scrivendo una sola frasettina ogni due per poi riuscire a farlo vendere nelle librerie a 10 €. 

Direi che però ora è proprio il caso di raccontare la complessa e intricata vicenda narrata da quest’opera con magistrale maestria. Spoiler: sì, ci saranno degli spoilers. Altro spoiler: trattasi di un libro che si legge in meno di due minuti scarsi. Dunque ci possono stare, in questo caso, degli spoilers. E anzi, la Bellezza di questo gioiellino di capolavoro può essere pienamente apprezzata solo da chi legge il libro, al netto di qualsiasi anticipazione possa essere stata fatta in precedenza. 

La protagonista è Selma. È una pecora. Le sue giornate sono intense: bruca l’erba, insegna ai piccoli a belare, sfugge alle volpi tenendosi in forma, nel pomeriggio bruca ancora erba, alla sera chiacchiera con quella mattacchiona della signora Condor e infine va a dormire.

Un giorno le chiedono cosa farebbe se avesse più tempo. E sapete che risponde? Che brucherebbe l’erba, insegnerebbe ai piccoli a belare, sfuggirebbe alle volpi tenendosi in forma, nel pomeriggio brucherebbe ancora erba, alla sera chiacchiererebbe con quella mattacchiona della signora Condor e infine se ne andrebbe a dormire. 

Allora le chiedono cosa farebbe vincesse al lotto. Piccola parentesi personale: Selma avrebbe potuto dire che è una pecora e che le pecore non giocano al lotto. Ma evidentemente, per amor di ragionamento, rispose senza far presente questo fatto di non poco conto. Ebbene, vincesse al lotto, Selma brucherebbe l’erba, insegnerebbe ai… beh, avete capito. 

«Ma non capite, Egregio? Non solo una frasetta ogni due pagine, ma addirittura frasette ripetute all’infinito! E lo vendono a DIECI EURO!». Ed era pure l’ultima copia disponibile in tutta la libreria, feci notare io, segno che vendeva eccome. Ma l’Illustrissima Fede giustamente sottolineò: «Potrebbe anche essere che la libreria ne ha ordinato una sola copia, no?» facendo quel suo sorrisetto tanto adorabile quanto furbetto. 

Beh, sì, potrebbe effettivamente essere che ne avessero ordinato una sola copia. E che quella sola copia prendesse polvere da anni. Del resto è un libro risalente al 2008. E le due commesse neanche sapevano di averlo quando qualcuno lo portò alla cassa e lo acquistò. Perché sì, l’ho acquistato io. Che acquisto cretino!, direbbe qualcuno.

Però, vedete. Abbiamo trascorso venti minuti, lì, in piedi, in quella libreria a parlare di quel libro. Credo non la finissimo più di ridere. Lo abbiamo letto tutto, lì in piedi. Tre volte. Si legge in poco, del resto. Continuavamo a sfogliarlo e a ridere e a belare come pecore e soprattutto a sparare minchiate una più grossa dell’altra. 

E poi, usciti da quella libreria, sorseggiando un frappé, abbiamo continuato a parlarne ancora e ancora. E a leggerlo. E a sfogliarlo. Il Fiero & Prode sembrava quasi uno studioso alle prese con un poema omerico! Mi scrissero pure una dedica, sottolineando come quello che scrissero fosse più lungo del libro stesso.

Qualcuno quella sera affermò di vedermi turbato. La Mia Sorellina, che mi conosce così bene, disse che era vero, ma aggiunse anche che io in realtà sono sempre turbato. Credo sia così. So che è così. Turbato tutto il tempo. O meglio: QUASI tutto il tempo. Perché io mi chiedo: Come si può rimanere turbati quando per tutta una sera si parla della pecora Selma con alcune delle più meravigliose ed eccezionali persone mai incontrate?

Non esisteva nient’altro in quel momento, dico sul serio. Niente turbamento o ansie o tristezza. Solo Selma, e loro con cui ne parlavo. Nient’altro al mondo era più importante. Ed è per questo che è stata una delle serate più belle di tutta la mia Vita, uno di quei momenti cui aggrapparsi quando le cose andranno male. Una di quelle ragioni per cui vale la pena essere qui su questa Terra e vivere la Vita.

Sapete, io non ho mai vinto al lotto. Però mi sento incredibilmente fortunato. E grato.

Grato che la mia Sorellina quella sera m’abbia proposto di entrare in quella libreria.

Grato che il Fiero & Prode Cognato abbia avvistato quel libro.

Grato che esistano loro due.

Il motivo per cui ho comprato questo libro è che m’ha fatto capire cosa fosse la Felicità. C’era riuscito per davvero, alla fine.

La Felicità non è poi tutta questa gran cosa. È in realtà molto più semplice e facile di quel che si possa pensare. Perché è vero che la Felicità è dentro di Noi e che sei Tu a costruirtela. Il vero segreto è che la Felicità può essere qualsiasi cosa Tu desideri. Che sia brucare nei campi tutto il giorno oppure fare «Bee-Bee». O stare con chi ami. La Felicità sta tutta qua. Per questo è la più grande cosa che ci sia.

La Felicità, per me, è sapere che a questo mondo esistono Fede & Ethan.

È conoscere Fede & Ethan. 

Ma, soprattutto, la Vera Felicità è avere Fede & Ethan nella mia Vita e trascorrere il mio tempo con loro. 

Cosa ci vedano in me quei due, non lo so. Però sono sempre con me. E ci sono sempre, per me. Sono quello che la signora Condor è per Selma la Pecora. Cosa volete che le importi a Selma di vincere al lotto, se ogni sera può comunque chiacchierare con la signora Condor?

Sì, quell’afoso Sabato sera di Luglio io comprai quel libro. E quel libro, che racconta cosa sia la Felicità, seppe farmi felice. Chissà. Forse è davvero il più grande libro mai scritto, dopotutto. 

Dunque vi dico: non fatevi tanti problemi su come poter essere felici, ma siatelo e basta, andando a belare in giro con le pecorelline/persone che amate.

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