Il dolce dei falegnami: la zeppola

DI ORIANA FERRAGINA

Come le ricette tradizionali degli altri mesi (le lenticchie e le bugie, per intenderci), anche la tradizione della zeppola affonda le sue radici nell’Antica Roma; cosa che mi ha stupito, visto che, rispetto alle altre tradizioni, personalmente non sapevo nemmeno che fosse usuale festeggiare con questo dolce la Festa del Papà (o me lo dimentico ogni volta dopo averlo sentito dire, cosa molto più probabile); forse è dato dal fatto che a mio padre non importa minimamente festeggiare un giorno dedicato ai padri, trovandolo inutile. Sta di fatto che mi sono sorpresa quando ho cercato l’origine di questa tradizione nello scoprire quanto fossero lontane nel tempi le sue radici e quanto disparate fossero le leggende sulla sua nascita!

Quindi, senza maggiori indugi, tuffiamoci nella storia della zeppola.

Come dicevo prima anche il dolce di San Giuseppe può vantare origini latine, dato che le prime testimonianze della pietanza risalgono all’Antica Roma, dove frittelle di frumento venivano fritte in onore di Bacco, Sileno e Apollo nella festa del Liberalia, per cercare di ingraziarsi, così, le divinità del vino e del grano. Le frittelle in questione potevano essere sia dolci che salate e venivano vendute in strada, come street food ante litteram.

Anche la parola stessa, zeppola, si fa derivare dal latino “cippus”, ovvero “ceppo, pezzetto di legno”, data la somiglianza con la forma che assumeva la pasta quando veniva fritta e il fatto che fosse il sostentamento di molte famiglie povere, visto il costo irrisorio degli ingredienti che servono per preparare la pietanza in questione, rendendola, così, una risorsa primaria come lo era il legno all’epoca. Da notare, inoltre, che la variante dolce avesse un altro nome: veniva infatti chiamata “serpula”, ovvero “serpe”, per via della forma del dolce che ricordava quella di un serpente acciambellato che si mangia la sua stessa coda.

C’è da dire che la festa in questione era il 17 di marzo, ovvero due giorni prima rispetto all’odierna festa di San Giuseppe; oltre al fatto che il mito legato al santo è leggermente diverso: infatti, si mangiano questi dolci per la Festa del Papà in onore del fatto che, nella Bibbia, durante la fuga in Egitto, Giuseppe dovette vendere frittelle per poter vivere e cibare la proprio famiglia.

Cosa curiosa è il fatto che, nonostante la festa latina fosse il 17, si festeggiasse anche il 19 marzo, per la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, quando avvenivano i riti per la purificazione agraria; ma comunque, si sa, il cristianesimo ha molto spesso preso feste pagane trasformandole in propri giorni di festa per facilitare il passaggio del popolo da una religione politeista ad una monoteista.

Un altro fatto curioso, se ci si pensa, è che il nome latino della zeppola vuol dire ceppo di legno e il mestiere di San Giuseppe era quello del falegname.

Ma, alla fine, da dove parte esattamente la tradizione di mangiare la zeppola il 19 marzo?

La festa è stata canonizzata così come la festeggiamo oggi solo negli anni ’60, quando l’Italia istituzionalizzò la Festa del Papà, invertendo i ruoli, però: infatti, nell’immediato dopoguerra, erano i padri che regalavano ai figli giocattoli intagliati nel legno e non i figli che regalavano dolci ai padri. Inoltre, la ricetta con la crema all’interno risale solo agli anni ’50 e, ancora, non si è certi della paternità della zeppola moderna: sta di fatto che la prima testimonianza scritta della ricetta risale al 1837, nel libro “Cucina Teorico-Pratica” di Ippolito Cavalcanti, ma questo è per quanto riguarda il formato cartaceo.

Per quanto riguarda l’inventore, qualcuno dice che sia un’invenzione delle suore di San Gregorio Armeno, o delle suore della Croce di Lucca, o delle suore dello Splendore; insomma, sono state suore napoletane ad avere l’idea per la ricetta.

Altro personaggio a cui si attribuisce la pietanza è Pintauro, inventore anche della sfoglia riccia.

Come sempre, chiunque abbia inventato la zeppola o per quale occasione sia stata creata, il dolce è una pietanza tipica italiana che va gustata rigorosamente fritta (nonostante quella al forno sia molto più leggera e salutare) e insieme ai tuoi amici: perché il cibo si gusta sempre meglio se mangiato in compagnia.

Desideri leggere un articolo che racconti le lenticchie e la loro fortunata storia? Allora pigia qua!!!

Cosa si mangia per Carnevale? Premi qui!!!

E invece alla Vigilia della Befana? Pigia qua e lo scoprirai!!!

Mercuzio and Friends è un collettivo indipendente con sede a Torino.

Un gruppo di studiosi e appassionati di cinema, teatro, discipline artistiche e letterarie, intenzionati a creare uno spazio libero e stimolante per tutti i curiosi.

Scopri di più →

GO TO TOP