Gandhi Vs Chaplin: Una Lezione Su Quello Che Dovrebbe Sempre Fare Ed Essere Un Vero Biopic

DI ALBERTO GROMETTO

BIOPIC. Quanto sono belli i biopic? Quanto ci piacciono? Beh, dipende dal biopic! 

Il film biografico che racconta di una persona esistita per davvero e della sua vita, oppure di una parte della sua vita, è un genere che va fortissimo, molto amato, e che attira di norma un sacco di gente in sala. Ma la vera verità è che spesso fanno schifo, per quanto ci sia chi si ostini ad amare i film biografici a prescindere, indipendentemente da tutto, solo perché “raccontano una storia vera”

Io sono qui per dirvi che quella storia vera la devono però saper raccontare

Ti potrai ritrovare tra le mani il racconto più bello del mondo, oppure il personaggio più straordinario mai esistito, ma saranno la tua Voce, la tua Visione e soprattutto il tuo Sguardo a rendere quella Storia degna di essere ascoltata. 

Non basta essersi imbattuti in un’appassionante vicenda realmente accaduta che t’affascina e t’intriga. Non è sufficiente. Quello che fa la differenza è cosa scegli di raccontare di quella vicenda, e il modo in cui la racconti

Quando si sente la parola “biopic”, esiste oramai questa erronea tendenza a pensare: È una storia vera, non devi inventarti nulla, è facile da fare! 

Quando invece sono io a sentire il termine “biopic”, penso che esso sia uno dei generi cinematografici tra i più scivolosi possibili, e questo perché si pensa di avere “la pappa già pronta” e che nessuno si debba aspettare qualcosa di nuovo o originale oppure innovativo.

Tanto le persone vengono a vedere il film al cinema perché parla di questo o di quell’altro personaggio famoso, è il nome di quella celebrità ad attirare la gente, e quindi non c’è necessità di fare altro che raccontare la sua biografia. 

SBAGLIATO!!!

È questo modo di pensare che ha portato alla realizzazione di numerose schifezze, immonde porcate o comunque pellicole vuote che alla fine non ti lasciano nulla. Esemplificativa all’ennesima potenza e al massimo grado di questo mio ragionamento è LA GRANDE SFIDA che affronteremo in questo pezzo e che vede fronteggiarsi due pellicole dello stesso, immortale, autore: il compianto ed eterno RICHARD ATTENBOROUGH

Lui, che è stato il folle sognatore e insieme simpatico e adorabile nonnino JOHN HAMMOND in «JURASSIC PARK» diretto dal Sommo Maestro STEVEN SPIELBERG, fu, oltre che inimitabile attore, anche regista dei più eminenti. Le sue due pellicole più celebri in qualità di FILM DIRECTOR sono, guarda il caso, due dei più famosi BIOPIC di tutta la Storia della Settima Arte. Entrambi si propongono l’audace missione di raccontarti due dei personaggi storici più importanti mai esistiti, tra i più amati e idolatrati e conosciuti rappresentanti del genere umano: il MAHATMA GANDHI e CHARLIE CHAPLIN!!! 

Da una parte l’uomo che ha guidato l’India verso la sua Indipendenza nel nome della nonviolenza, sostenendo sempre e comunque la lotta pacifica, vivendo per la Libertà e battendosi con tutto sé stesso per difendere gli inalienabili e innegabili diritti propri dell’Essere Umano, un ispiratore e un modello di eccezionale grandezza, un’anima straordinaria che ha dato tanto ricevendo molto poco.

Dall’altra parte un Genio Assoluto, Colui che ha reso il Cinema l’Arte che conosciamo oggi, uno di quei talenti immortali che ha cambiato il nostro mondo per sempre donandoci perle di indubbia bellezza, che si è battuto per raccontare quanto aveva da dire anche quando questo ha significato farsi distruggere, uno spirito eterno che grazie alle Storie che ha raccontato vivrà per sempre. 

Cosa hanno in comune queste due indelebili figure, oltre la fama e un’indubbia grandezza d’animo e di spirito? Il fatto che Attenborough abbia raccontato la loro vita. Eppure, a costo di essere criticato per quanto sto per dirvi, i due risultati non sono solamente molto diversi fra loro, ma addirittura diametralmente opposti!!! 

GANDHI (1982) fu il Grande Trionfatore Incoronato nell’edizione dei Premi Oscar ’83: vinse Miglior Film, Regia, Attore Protagonista, Sceneggiatura Originale, Fotografia, Scenografia, Costumi, Montaggio. E venne candidato pure per Trucco, Sonoro e Colonna Sonora Drammatica. Un epico classico kolossal storico tipicamente anni ’80: cioè grandioso, imponente, enorme… (la scena dei funerali del Mahatma vanta 350.000 comparse, attualmente nel Guinness dei Primati per essere la sequenza col maggior numero di persone mai ripresa)… ma fatto fondamentalmente per pigliare quanti più premi possibili, senza fare nulla di nuovo ma limitandosi semplicemente a narrarti la vita di una celebrità che tutti conoscono. 

Sì, bellissimo e meraviglioso quanto vuoi, ma alla fin fine questo film è conosciuto solamente per essere “il film su Gandhi”, e basta. Stiamo parlando di oltre tre ore (ben 191 minuti) senza una sola sequenza in particolare che ti rimanga impressa o qualcosa di solo lontanamente memorabile. Ti viene raccontata per filo e per segno nei dettagli tutta quanta la vita di Gandhi senza fare alcun tipo di cernita, senza alcuno Sguardo o Visione. Non viene compiuta nessuna scelta, né a livello visivo né tantomeno narrativo. È l’esistenza di Gandhi riportata paro paro in maniera pedissequa. E questo lo rende un libro di storia, ma non un film. Un film racconta, un libro di storia spiega. Questo è un libro di storia ma con le immagini che si muovono e parlano. Certo, le inquadrature sono sensazionali, i panorami eccezionali, la fotografia curatissima… ma poi? Poi niente. È un libro di storia che presenta bellissime illustrazioni. Stop. 

Eppure viene considerato tra i più grandi film del XX secolo, una delle produzioni cinematografiche più significative della Storia che ha incassato ben 127 milioni di dollari in tutto il mondo, a fronte di un budget di soli 22. Ma ripeto: cosa c’è di indimenticabile? La regia sicura è indubbiamente opera di un uomo competente che sa il fatto suo, il montaggio e la fotografia pure, la ricostruzione storica dell’epoca perfetta… è tutto convincente. Ma solo “convincente”. Non bellissimo o meraviglioso. E che tutto sia solo “convincente” a me non convince per niente. 

Certo, c’è l’interpretazione del suo protagonista, quel fenomeno di BEN KINGSLEY, all’epoca conosciuto solo in ambito teatrale, che tutti dicono essere il vero motivo per cui «Gandhi» debba essere visto. Vinse l’Oscar del resto, oltre che montagne di altri premi. Ovvio, nessuno critica quella grandiosa performance attoriale, ma dire che la sola ragione per cui una pellicola sarebbe tra le migliori mai fatte è l’interprete, è quantomai assurdo e paradossale. Gli attori sono ingredienti fondamentali che concorrono alla grandiosità di un film. Ma c’è una cosa prima dell’attore o del regista o della ricostruzione storica che non bisogna mai dimenticarsi quando si parla di un film: E CIOÈ IL FILM!!! Fare Film significa in primo luogo raccontare una Storia e raccontare una Storia significa raccontare a Noi Umani qualcosa che parla di Noi Umani, anche se la vicenda narrata è quella di un uomo molto conosciuto a cui noi non assomigliano per niente. La verità è che a quell’edizione degli Oscar avrebbe dovuto trionfare «E. T.» del divino Spielberg: e cioè un film che prima di ogni altra cosa è un film, e che ha insegnato a tutti cosa veramente significhi fare Cinema. Del resto chi non conosce l’indimenticabile sequenza che vede un bimbo e un alieno in bicicletta sfrecciare davanti alla Luna? C’è una sequenza di questo tipo in «Gandhi»? Non pensateci, perché non c’è! 

È incredibile che il regista che ha confezionato quello che per me è il massimo esempio di cosa un BIOPIC non dovrebbe mai fare o essere, abbia realizzato dieci anni dopo il suo esatto contraltare. CHAPLIN (1992) è LA MIGLIOR LEZIONE che possa essere impartita a chiunque voglia realizzare un film biografico. Anche in questo caso viene raccontata tutta la vita del suo protagonista, quel Charlie Chaplin al quale la Settima Arte, lo Storytelling e mi sentirei di dire l’intero Genere Umano devono così tanto. Ma è il modo col quale ti viene raccontata la sua Storia, la maniera di guardare a Chaplin e alla sua esistenza, lo Sguardo attraverso cui l’Autore osserva le sue gesta, a fare la differenza regalandoci uno dei più straordinari BIOPIC mai fatti.  

Questo film non si accontenta di essere il mero e pedissequo racconto della sua esistenza. Attenborough sceglie piuttosto di raccontarci Chaplin come avrebbe fatto lo stesso Chaplin!!! E cioè, come se fosse stato Chaplin stesso in persona a dirigere la pellicola che parla di lui. Numerose sono infatti le sequenze che ricalcano quelle dei film di uno dei più grandi poeti della storia umana: il Charlie bambino che fugge dagli assistenti sociali dopo che la madre è stata internata in un manicomio altri non è che il piccolo monello che scappa da chi continuamente lo rincorre; quando Chaplin dopo uno dei suoi ennesimi divorzi costosi deve darsela a gambe, altrimenti gli sequestreranno le pellicole, la sua fuga rocambolesca con tanto di travestimenti è tale e quale alle mille e più scene di corse e rincorse rappresentate nei suoi film; e che dire del commoventissimo momento in cui egli si imbatte per la prima volta nella sua leggendaria bombetta e nel suo storico bastone?  

«Se vuoi capire me, guarda i miei film!»

Questa frase, talmente bella perché vera, la dice lo stesso Charlie all’uomo che sta scrivendo la sua biografia, il quale è interpretato da un sempre impeccabile e meraviglioso Anthony Hopkins. Il cast del resto presenta una sfilza di nomi grandiosi: da Kevin Kline fino ad arrivare a Dan Aykroyd passando per Marisa Tomei, James Woods, Kevin Dunn e soprattutto GERALDINE CHAPLIN che interpreta qui la madre di suo padre, e cioè la nonna Hannah. Ma vi è un unico, solo attore che ci viene subito in mente quando si pensa a questa pellicola. 

ROBERT DOWNEY JUNIOR è conosciuto oggi in tutto il mondo per essere stato lo straordinario supereroe Marvel TONY STARK/IRON-MAN, Colui che più di ogni altro ha contribuito a rendere il genere del CINECOMIC quello che è adesso, il motivo per cui la saga marveliana è diventata leggenda. Ma lui in realtà è infinitamente più di questo. LUI È TRA GLI ATTORI PIÙ STRAORDINARI CHE ABBIANO MAI SOLCATO LO SCHERMO CINEMATOGRAFICO. E con questo film dimostra di possedere un talento che ha pochissimi altri eguali in tutta la Storia della Settima Arte, perché Egli non ci ha fatto solamente dono della sua più grande prestazione attoriale, ma di una delle performance interpretative più memorabili mai portate in scena, dando a tutti Noi una lezione di recitazione. Egli non imita Chaplin, ma diventa Chaplin! La sua teatralità, le sue movenze, il suo modo di fare… è come se Charlie fosse tornato in vita, grazie a lui. Questo film non solo ci insegna cosa dovrebbe essere un Biopic, ma anche come dovrebbe essere interpretato un personaggio realmente esistito. Semplicemente leggendario, l’impareggiabile Robert dimostra chiaramente di essere tra gli attori più sublimi mai esistiti. L’Oscar quell’anno avrebbe dovuto vincerlo lui, non c’erano rivali, chiunque a confronto sarebbe risultato perdente (pure chi quell’anno il Premio lo vinse, e stiamo parlando di quel monumento che è Al Pacino). La vita e la carriera di Robert non sono andate nella giusta direzione dopo quella performance sovrumana, e il ruolo del supereroe è stata per lui una seconda chance, e a quel personaggio lui ha saputo dare più cuore e anima e spessore rispetto a qualsiasi altro protagonista dei fumetti. Ma noi non dimenticheremo mai il suo Charlie Chaplin. Ripensare all’epico finale di quel film, mi fa venire le lacrime agli occhi.

Chiaramente la Grande Sfida la vince CHAPLIN, ovvio

In sostanza dunque, ricordate:

Ogni Storia, reale o di finzione che sia, merita di essere raccontata, ma tu che la racconti dovrai considerarla la cosa più importante del mondo. E dovrai trovarci te stesso, anche se non parla di Te. Perché solo in questo modo quella Storia diverrà anche la tua. Di noi tutti. Ed è solo allora che qualsiasi Storia, reale o di finzione che sia, sarà vera. 

Se ti è piaciuto questo articolo, leggi gli altri pezzi della nostra rubrica «La Grande Sfida»!!!

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