DI ALBERTO GROMETTO
Quelle persone che dicono di odiare “le cose romantiche” sono sceme, bugiarde o molto molto confuse. Oppure anche tutte queste cose insieme! Mi spiace per voi, ma non esiste l’aromanticismo, non può essere, tutti quanti Noi siamo per nostra stessa natura romantici. Altrimenti non esisterebbero i film, i libri, le Storie! Ognuna di queste cose esiste perché qualcuno ha voluto rendere immortale un certo sentimento eternandolo e in qualche modo e misura “facendolo più grande” di quanto sia in realtà. Nella Vita Vera un uomo litiga con la famiglia della sua ragazza nel momento in cui le chiede la mano, e allora decide di scrivere l’epica storia di un cavaliere che combatte contro una tribù di orchi cattivi per liberare una bellissima donzella che ha bisogno del suo aiuto. Voilà: è così che nascono le Storie!
È nella natura stessa dell’Umano essere romantico. L’Umano non può essere privo di romanticismo. Nel momento stesso in cui fantastichi di incontrare qualcuno che un giorno sposerai ma anche quando, smarcandoci dall’Amore nel senso stretto del termine, ti immagini vivere grandi avventure insieme ai tuoi amici, stai sognando. E nel momento in cui si sogna, si è romantici. Il romanticismo è questo: guardare a qualcosa e dargli un significato che forse (sottolineo: forse) è più grande, bello, alto, profondo, vero che nella Vita reale di tutti i giorni.
Nell’anno 2024 la PALMA D’ORO al FESTIVAL DI CANNES è andata ad una romanticissima commedia romantica di quelle tipicamente romantiche (o forse no???): ANORA.

Sfido io a non definire un film del genere “ROMANTICO”: la vicenda che imbastisce trasuda romantico romanticismo da ogni poro! Si sa, il Cinema è terreno fertile per questo tipo di commedie, soprattutto quando parliamo di America. Lo schema ricorrente è più o meno sempre quello: ci sono una lei e un lui, e Noi del pubblico viviamo la Storia dalla parte di uno dei due, e quell’uno dei due è sfortunato e triste, ma poi incontra quell’altra persona che gli cambia la vita in meglio, così si mettono insieme e… “e vissero tutti felici e contenti”. E «ANORA» non fa certo eccezione! Eh sì, perché c’è un che di molto romantico nell’incontro tra una sventurata ragazza sola e povera che tira avanti come può e un ricco bel giovanotto che dice di voler passare con lei il resto della sua vita… no? E sapete perché? Perché è quel tipo di storia che ci raccontiamo da secoli e secoli prima di andare a dormire, per conciliarci il sonno forse, o più probabilmente per addormentarci felici e con la consapevolezza che quei Sogni sì, siano “alla portata di tutti”, e possano davvero tramutarsi in realtà.
Ma forse, più che chiederci se quei Sogni possano essere reali, bisognerebbe invece domandarci se valga davvero la pena sognarli, quei Sogni.
Sì, perché la storia della ragazza povera e del tipo ricco che la vuole accanto a sé è sostanzialmente quella di Cenerentola, tutti la conoscono, chi non la conosce?, e piace a tutti perché finisce bene, perché ci fa sognare, perché una donna che era l’ultima degli ultimi, obbligata a stare per terra mentre chi era più in alto di lei se ne fregava della sua sorte, si ritrova alla fine col suo bel Lieto Fine! E in cosa consiste questo Lieto Fine? Ad avere in mano le chiavi di un mastodontico castello, passando il resto dei suoi giorni nel lusso e negli agi, seduta su un comodo trono, con una bella corona in testa e circondata da servitori pronti a riverirla!
Okay, d’accordo, ma… ma se invece del Principe Azzurro a provarle quella scarpetta di cristallo e a sposarsela fosse stato, che ne so!, lo Sguattero Lillà? Sarebbe andato bene lo stesso, no? No, certo che no! Non gliene frega niente a nessuno dello Sguattero Lillà, che è l’ultimo degli ultimi obbligato a stare per terra mentre chi è più in alto di lui se ne frega della sua sorte: quello non la può salvare Cenerentola! Cenerentola ha bisogno di quell’altro tizio azzurro e principesco, non di uno che è proprio come lei, di uno “schifo” abituato a stare nella polvere ventre a terra. Ma… ma se questo qui la desidera? Se anche lui la vuole accanto a sé tutta la vita? Se la ama? Rispondiamo con un gigantesco: MA CHISSENEFREGA!!!

Però ora non iniziamo solo a recriminare, a sproloquiare su come questa sciacquetta di Cenerentola sia una donna da poco, a dire cose del tipo “Che persona di merda!”. Cerchiamo un attimo di usare quella cosa chiamata “empatia” e provare a capire le sue ragioni: stiamo parlando di una ragazza che per tutta la vita ha fatto la sguattera, che non ha una madre o un padre o qualcuno che le voglia bene davvero, che ha passato ogni giorno della sua esistenza a rammendare, pulire, farsi il sangue cattivo mentre veniva pure derisa, presa in giro, umiliata! Sottolineo: senza nessuno al mondo. Poi un giorno un principe con tanti bei soldoni, il suo bel palazzone e maggiordomi e cameriere a gogò le si presenta dicendole che vuole sposarla… e lei che fa? Rifiuta? Buoni sì, ma coglioni no! Certo che accetta, è ovvio, se lo sarebbe preso anche a occhi chiusi! Metteteci pure che non era tutta ’sta schifezza da guardare questo Azzurro, e il gioco è fatto: eh, chiamatela scema ’sta Cenerentola! Non fate gli ipocriti superiori giudicanti: chiunque di Noi, al suo posto, avrebbe accettato.
Per i primi tre quarti d’ora circa, questo gioiello di «ANORA» che non ho paura di chiamare con quella parola da dieci lettere (“C-A-P-O-L-A-V-O-R-O”), è proprio una favola romantica bella e piacevole a guardarsi. Perché sì, ci intenerisce come ogni fiaba “alla Cenerentola”. Questa giovane fanciulla abbandonata a sé stessa che si chiama Anora incontra un affascinante e giovane ragazzotto ricco ricchissimo che la vuole tutta per sé. E che le chiede… udite udite!… di sposarlo: wow, ma che bello! Una dolce favoletta, no? Sì, insomma, qualche piccolo campanello d’allarme che ci fa capire che forse dovremmo rifletterci meglio prima di scrivere parole come “romantico”… forse c’è. Tanto per cominciare lei non fa la sguattera, ma balla attorno ai pali di uno strip club newyorchese. E a quanto pare, se serve, arrotonda spingendosi ben oltre il palo e finendo nei letti dei suoi clienti. Lui di contro non è proprio un principe, ma per essere precisi il figlio di un oligarca russo che, lontano dagli occhi dei genitori, spende e spande a piacimento scialacquando montagne di denaro, facendo tutto ciò che gli gira senza pensarci due volte e con tanta impulsività. Come si sono conosciuti? Un incontro casuale al chiaro di luna? No, davanti a quel palo, in quello strip club. Lui l’ha poi invitata (e, come d’accordo, pagata) per averla nel suo letto. Dopo un po’ di trombate – sempre pagate – lui le fa la proposta. E sapete qual è la prima cosa che lei gli chiede? Di quanti carati è il brillante.

Ditemi, allora: dov’è l’Amore, quello vero con la “A” maiuscola, in una vicenda in cui lui sta insieme a lei in virtù del suo corpo mozzafiato e lei sta insieme a lui in virtù dei suoi soldi? Sì, perché se lui fosse stato povero in canna con le pezze al culo e lei brutta e racchia e cessa… si sarebbero forse mai guardati in faccia? Io non credo, figuriamoci sposati! Dove sta il romanticismo in tutto questo? Oramai il romanticismo, e forse per questo si sta diffondendo sempre più l’idea che possano davvero esistere delle “persone aromantiche”, è la maschera di un’altra entità ben più pericolosa e letale: la SUPERFICIALITÀ. Dappertutto, nel mondo del lavoro, in politica, nei legami che ci creiamo (o siamo convinti di crearci), nelle relazioni tra persone, vige questa assurda superficialità superficiale così clamorosa e al tempo stesso così inumana. La nostra sembrerebbe oramai essere una società tutta improntata sulla superficialità, e simbolo perfetto in tal senso è la coppia incarnata da Anora e quell’altro (il nome manco lo ricordo e non lo vado nemmeno a cercare, tanto basta chiamarlo “il giovane ragazzo russo ricco”, perché lui non è nient’altro che questo!).

Io amo SEAN BAKER. Davvero, stravedo per quell’uomo, è un Genio, un Maestro del Cinema come ne esistono pochi e al cui Talento dovrebbero tutti quanti inneggiare molto ma molto di più di quanto sia stato fatto! La Palma D’Oro al Festival di Cannes è un inizio, ma ancora non basta. Perché sì, Sean Baker è la mente, il cuore, l’anima, il perno e il fondamento dietro questa perla di «Anora»: regia, sceneggiatura e perfino montaggio sono interamente suoi. Baker, che ha pure coprodotto il film, da tutta la vita ama narrare le storie di quelli che non ama nessuno. Si interessa degli ultimi, dei reietti, di coloro che sono stati abbandonati dal resto della società, lasciati indietro, tenuti ai margini, i cosiddetti dimenticati. A lui importa di quelli a cui non gliene importa niente a nessuno. Ma è incredibile come con ogni sua pellicola riesca a superarsi, mettendo in piedi un’opera eccezionale destinata all’immortalità, e per mezzo della quale racconta storie e personaggi che romantici non lo sono per niente… ma li racconta con un romanticismo tutto suo, esclusivamente suo, e soprattutto profondamente umano!
L’Essere Umano, si sa, fa un po’ schifo. Specie chi è solo e abbandonato. Oh, quelli sono i peggiori! Perché sono egoisti, egocentrici, superficiali, immaturi, avidi. Pure grotteschi e inquietanti. Chi viene dimenticato, per forza di cose, non diventa una brava persona bella e buona! La società se ne sbatte di queste persone e queste persone certo non decideranno di essere moralmente irreprensibili, oneste e virtuose. Ma saranno piuttosto un po’ schifose! Eppure, in quello schifo, ci si ritrova. Ognuno di Noi. Perché quegli umani schifosi, e talvolta proprio perché schifosi, sanno anche essere dolci, simpatici, teneri, folli, sciocchi, stupidi, goffi… e forse pure buoni. Sanno essere come Noi: dei poveri e disperati Esseri Umani!
Anora, quella che balla attorno ai pali, che va a letto per soldi, che sposa un tizio solamente e unicamente perché ricco e convinta così di aver svoltato per sempre, che è più interessata all’anello che non all’uomo che glielo sta dando… non fa forse un po’ schifo? Ma è anche una povera ragazza sola, abbandonata, dimenticata. Senza nessuno che le abbia mai davvero voluto un po’ di bene. E che vede l’occasione di essere felice, anche se quella non è Felicità. Ma lei come può sapere cosa sia la Felicità, se nessuno gliel’ha mai insegnato o spiegato? Cosa può saperne di Felicità, se non l’ha mai avuta? Certe volte la Vita e il Mondo, non si capisce proprio perché, scelgono di accanirsi crudelmente e ferocemente contro una persona che non ne può niente, cercano di farla a pezzi, di renderla infelice. E così il Sogno di Anora crollerà rovinosamente, irrimediabilmente, orribilmente. Ma, dopotutto, se quella non era vera Felicità, forse non è stato meglio così, allora?

C’è chi potrebbe definirlo un film squilibrato. Senza equilibrio nelle sue parti. E io stesso, in effetti, di primo acchito l’ho pensata così. Ma poi ho anche pensato: Fermi un momento, questo è un film che ti racconta della Vita e dell’Umano… che per loro stessa natura sono assolutamente, inequivocabilmente, pazzescamente squilibrati! Non lo conoscono affatto l’equilibrio. Per questo nei primi tre quarti d’ora del film, quelli degni della più classica (benché anomala) delle rom-com, viene narrato di alcuni mesi. Mentre poi la parte del crollo, che viene raccontata pigiando a tutta birra e al massimo il piede sull’acceleratore con un ritmo indiavolato e forsennato, dura più di un’ora e un quarto narrando però di sole ventiquattro ore. Ebbene sì, le cadute possono essere così veloci e i Sogni morire così come sono nati, nel giro di un niente, come se ciò che si è sognato non fosse mai davvero esistito. Ma era poi davvero esistito?
Sempre più spesso ultimamente, dopo secoli passati a decantarne le lodi, ci si sta rendendo conto sempre più di come l’Amore sia una questione di tempismo, fortuna, convenienza. Di come l’Amore non c’entri proprio nulla con l’Amore! L’idea romantica secondo cui si tratta di un incontro tra Anime che si riconoscono l’una nell’altra sta forse tramontando? Per questo forse allora si parla di “aromanticismo”? Le persone si uniscono solo perché conviene, e non perché vogliono davvero l’altra persona? Oppure è semplicemente una questione di disperazione?
La superficialità inumana di cui sopra forse così inumana non è. Forse è anzi fin troppo maledettamente, terribilmente, magnificamente “umana”. E così, dopo una storia romantica piacevole e travolgente, una caduta durante la quale si ride e si ride e ancora si ride (NO, DAVVERO, QUANDO IL SOGNO CROLLA – PER CONTROSENSO – SI RIDE FINO ALLE LACRIME!!!), ecco che arriva un finale dolceamaro che ti fa venire un altro tipo di lacrima, così triste eppure anche così pieno di speranza che… proprio come Anora e proprio come era nelle intenzioni dell’Assoluto Maestro Baker… non ci si capisce più nulla. Sei troppo confuso, su di giri e sbacalito! Soprattutto non capisci più te stesso, cosa vuoi e che diavolo provi.
Forse le persone aromantiche, come la stessa Anora poteva sembrare, sono le più romantiche che esistano. Forse son quelle che dopotutto hanno davvero capito che Sognare fa schifo, che non ne vale la pena, che è meglio fuggire dal romanticismo. Ma l’Amore, con o senza romanticismo, arriva lo stesso. Anche per quelle persone che non l’hanno mai avuto. E che non sapranno che fare quando se lo ritroveranno lì. E che forse risponderanno facendo le stesse cose di sempre, le uniche che sanno fare. Che non hanno mai letto favole, perché le favole non esistono. E che eppure volevano starci, in una favola. E pensavano di esserci. E quindi, che dire? Grazie, Baker, di averci fatto dono di una Storia così bella e pazzesca e soprattutto così romanticamente aromantica come questa, una Storia che nel mostrarci quanto sognare faccia schifo… ti fa sognare. Perché siamo così, Umani folli e disperati, che non possono proprio fare a meno di essere sé stessi, con tutte le loro follie e disperazioni.


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