La Grande Sfida dei “Musical Da Oscar”: Emilia Pérez Vs Wicked

DI ALBERTO GROMETTO

Si sa, è fatto risaputissimo, lo dicono tutti quanti, in lungo e in largo: il MUSICAL o lo si ama oppure lo si odia! 

È un genere che genera scontri, scivolosissimo e assolutamente divisivo per sua stessa natura: sebbene il perché non mi sia del tutto chiaro. Che sia forse dovuto al fatto che ci sono persone che amano il Cinema e altre ancora la Musica e altre ancora che amano entrambi…fino però a quando rimangono ben separati, netti, distinti? Che non credono che mescolare le due cose sia un bene? Che ne provano fastidio, dolore, una qualche forma di ritrosia sofferente? 

Ah, boh, non saprei dire! 

E questo perché io, nell’arco della mia onorata e variegata carriera da “amante cinefilo”, ho spasimato infinitamente per numerosissimi musical, pur non definendomi propriamente un “fan del Musical”: semplicemente son piuttosto un fan del bello, che ricerca il bello dappertutto, anche in quei posti nei quali non andrebbe mai un accanito avversario o acerrimo nemico del genere cinematografico a cui è dedicato questo mio pezzo. 

Soprattutto, credo nella mescolanza delle Arti, nell’incontro tra Passioni diverse e Maestranze differenti che possono però originare e dar vita a qualcosa di nuovo, di unico, di bello davvero!

Che quel qualcosa sia un Musical, oppure un’Opera lirica, o qualsiasi altra cosa… ben venga! Del resto la stessa Settima Arte, quella del Cinema tanto per intenderci!, è una forma d’arte che ne unisce e ne ingloba moltissime: dalla musica passando per le scenografie fino ad arrivare alla fotografia…

Ma non perdiamoci in ciance, giacché questo mio articolo non è un articolo e basta, ma una “Grande Sfida”: e, come in ogni pezzo che si rispetti facente parte di questa mia specialissima rubrica, vi sono due contendenti che si fronteggiano e s’affrontano l’uno contro l’altro.

A questo giro chi sarà mai a scontrarsi? Sicuramente non due peperoni, ma piuttosto… indovina indovinello?… proprio DUE MUSICAL!!!

E NON due musical qualsiasi, ma due musical che stanno facendo parlare moltissimo di sé in questo periodo, “i due musical del momento”, i grandissimi protagonisti di quest’ultima stagione cinematografica e che, oltre che sul palco offerto loro da MERCUZIO AND FRIENDS, s’affronteranno pure su un altro tipo di palcoscenico, forse un peletto più conosciuto rispetto a quello di M&F: stiamo parlando del DOLBY THEATRE di LOS ANGELES nell’assolata CALIFORNIA, negli USA… esatto, avete capito benissimo! 

(È qui che vanno in scena… loro… I PREMI OSCAR!)

Stiamo parlando dei… MAGICI, UNICI, SENSAZIONALI… PREMI OSCAR 2025!

Durante la più magica di tutte le notti, tra quei dieci candidati all’Oscar come Miglior Film, si troveranno a contendersi quante più statuette possibili non uno, bensì DUE musical che hanno più di un punto in comune! 

Ambedue candidati all’Oscar, entrambi con un cast prevalentemente femminile e tutti e due reduci da… da un successo quantomeno controverso.

Sì, perché entrambi questi musical risultano essere chiacchieratissimi, seguitissimi, e sostanzialmente due dei maggiori film di rilievo del passato 2024: ma nessuno dei due, per ragioni diverse, può dirsi “pienamente soddisfatto” dei risultati conseguiti.

Da una parte abbiamo una super-coloratissima e vivacissima magica vicenda fantasy, adattamento cinematografico di un vero e proprio musical di Broadway che è tratto a sua volta da un romanzo il quale si rifà a sua volta ad uno dei massimi capolavori della letteratura mondiale, quale è «Il meraviglioso mago di Oz» targato L. Frank Baum, di cui quest’opera si propone come spin-off/rivisitazione: stiamo parlando di… «WICKED».

Dall’altra abbiamo invece a che fare con un musical completamente diverso, perché non è l’adattamento di niente, creato ex novo, vagamente ispirato alla lontana nemmeno ad un libro, bensì al capitolo di un libro («Écoute» di Boris Razon), e che ti travolge come solo un travolgente e tempestoso fiume in piena potrebbe fare: «EMILIA PÉREZ».

Il primo è stato un successone economico globale straordinario che, a fronte di un budget di soli 150 milioni di dollari, ne ha portati a casa (e solo per il momento) oltre 700, balzando agli onori della cronaca per essere l’adattamento cinematografico di una produzione di Broadway ad aver incassato di più in tutta la Storia dei Musical a livello statunitense e pure mondiale, battendo persino «Mamma Mia!» targato 2008.

Il secondo invece, pur disponendo di un budget piuttosto modesto, oltre 100 milioni in meno rispetto a «Wicked», stiamo infatti parlando solo di 26 milioni di dollari!, non è riuscito a recuperare nemmeno quanto aveva speso, racimolando (sempre per il momento) la cifra piuttosto bassina di 15 milioni.

Ciò non di meno, «Wicked» non si è portato a casa alcun premio significativo attualmente e, benché nessuna critica lo abbia particolarmente stroncato oppure fatto a pezzi, nell’immaginario comune è ritenuto (erroneamente o giustamente, spetta alla coscienza di ognuno di Noi stabilirlo!) “un facile successone assicurato”, siccome stiamo pur sempre parlando dell’adattamento di quell’omonimo “Wicked” che da oltre 21 anni in cartellone nei teatri newyorchesi fa ancora il tutto esaurito, risulta essere il 5º musical più lungamente rappresentato a Broadway ed il 28º in tutta la Storia del Teatro! Della serie: ti piace vincere facile, eh?

(Il musical originale di Broadway: in foto Idina Menzel e Kristin Chenoweth, rispettivamente nei panni di Elphaba e Glinda)

«Emilia Pérez» invece era un surreale e “scomodo” salto nel buio che non si sapeva dove avrebbe portato: e a cosa effettivamente ha portato? Ad una doppia sensazionale vittoria trionfale ad uno degli storici festival cinematografici più celebri in tutto il Mondo, quello di Cannes, dove ha ottenuto sia il Premio della Giuria sia il Premio della Miglior Interpretazione Femminile che la Giuria ha scelto (prendendo una decisione di portata storica) d’assegnare all’intero cast (appunto femminile) del film! E questo per non parlare dei Golden Globes, degli European Film Awards, dei Critic’s Choice Awards… e via dicendo!

Storica davvero la vittoria alla 77esima edizione del Festival di Cannes del Prix d’interprétation féminine; da sinistra a destra: Karla Sofía Gascón, Selena Gomez, la fantastica Presidente di Giura Greta Gerwig, Zoe Saldana e Adriana Paz)

C’è inoltre da dire che se «Wicked» ha sicuramente vinto la sfida in termini meramente economici, «Emilia Pérez» con ogni probabilità trionferà all’oramai sempre più vicina 97ª edizione dei Premi Oscar. Il musical-acchiappa-soldi si sarà infatti aggiudicato 10 candidature, mentre quello acchiappa-premi 13 (un record storico per «Emilia Pérez», che risulta così essere non solo il film con più nomination dell’anno ma addirittura la pellicola non in lingua inglese ad aver ottenuto il maggior numero di candidature di sempre agli Oscar), quindi non una grandissima differenza… ma il fantasy si porterà a casa ben poco (prevedo Miglior Colonna Sonora e forse anche Costumi) mentre il “è talmente strano e particolare che non so nemmeno a quale genere appartenga” verrà quasi sicuramente incoronato Miglior Film Internazionale 2025, oltre che aggiudicarsi certamente pure la statuetta per la Miglior Canzone e quella per la Miglior Attrice Non Protagonista. 

Ma concentrandoci sulla polpa, la ciccia, il succo… tutte le metafore culinarie che volete…  di cos’è che parlano, sostanzialmente, questi due “Musical Da Oscar” qua? 

Ben 125 anni fa, nel remoto 1900, nacque il romanzo di Baum la cui storia, bene o male, tutti quanti conoscono, anche chi non ne ha mai letta mezza parola: la bambina del Kansas Dorothy viene investita da un tornado che le solleva la casa, con lei dentro! Unico suo compagno di viaggio: Totò, il suo tenero e dolce cagnolino tutto nero oltre ogni modo vivacissimo. Una volta atterrata… dove diavolo è finita? Nella magica terra di Oz, dove vivono streghe incantate, maghi fatati e tutta una serie di personaggi uno più folle e assurdo e incredibile dell’altro! 

Bene. Trascorre quasi un secolo, parliamo di 95 anni. E non a caso. Nel 1995 lo scrittore Gregory Maguire scrive il romanzo «Strega – Cronache dal Regno di Oz in rivolta»: uno spin-off in chiave revisionista della così nota e celebre vicenda raccontata da quasi cento anni, in ogni angolo del Mondo, perché attraverso decenni in cui è accaduto di tutto, da devastanti guerre mortifere fino ad arrivare alla creazione di invenzioni rivoluzionarie che oggi fanno parte della nostra quotidianità, quel buffissimo spaventapasseri, quel malinconico boscaiolo di latta e quell’adorabile leone codardo non ci hanno mai abbandonati ma anzi, oltre che Dorothy, hanno accompagnato pure Noi, lungo la strada della Vita. La legge americana sul copyright stabilisce che l’autore (o chi per lui) perde ogni diritto sulla sua opera dopo 95 anni dalla prima pubblicazione. Ecco perché nel ’95 Maguire potè prendere un personaggio che nella storia originale era “il cattivo”, contro cui la bimba Dorothy finiva per scontrarsi a più riprese: la Perfida Strega dell’Ovest!

(Eccola qua!, la cosiddetta “Perfida Strega dell’Ovest”: a sinistra nel celeberrimo adattamento cinematografico del romanzo di Baum risalente al 1939 e diretto da Victor Fleming, impersonata da Margaret Hamilton; a destra nel “Wicked” di Jon M. Chu di cui stiamo trattando in questo pezzo, interpretata da Cynthia Erivo)

Col suo libro, Maguire ci dice: attenzione!, io vi dico che in realtà la Perfida Strega perfida non è affatto, ma son solo bugie che ci sono state raccontate “dai potenti”. Ecco, è da quel libro che è nato il musical da cui poi a sua volta è nato il film. Eh, ma qual è questa storia? Quella di Elphaba, colei che sarebbe divenuta la Strega per eccellenza con la “S” maiuscola, ma che nei fatti viene raccontata qui ai tempi di quando frequentava… l’università! Ebbene sì, a quanto pare ad Oz chi è magico e vuole occuparsi di stregoneria nella sua vita deve prima iscriversi all’università onde potersi laureare. Ed è lì che farà la conoscenza di Glinda, colei che di contro sarebbe diventata la Strega Buona del Nord, amichevole e amorevole presenza nella vicenda originale di Dorothy e compagni. Vi lascio immaginare il resto: le due si sono trovate ad essere compagne di stanza, all’inizio non si trovavano affatto simpatiche, ma poi ne è uscita fuori una tenera amicizia non da poco!

Elphaba incarna il prototipo della donna seriosa, triste e solitaria che da tutta la vita si è ritrovata emarginata, reclusa, tenuta ai margini. Perché? Per la più semplice, e insieme dolorosa, delle motivazioni possibili: il colore della pelle. Se guardiamo alla nostra Storia passata, ci renderemo conto di quante cose son accadute e sono state fatte per quel motivo, il colore della pelle. Nel caso della strega quel colore era… il verde! Per quel verde che aveva dappertutto, nessuno ha mai voluto stare insieme a lei. E lo stesso tipo di discriminazione l’attende anche nei suoi anni universitari, a dispetto dell’enorme talento magico e assoluta predisposizione che ha nei riguardi della Stregoneria. Glinda, di contro, è l’incarnazione perfetta della luminosa e coloratissima ragazzina bionda, bella, tutta fru fru e molto molto rosa, abituata ad essere amata e idolatrata e tenuta sotto i riflettori al centro del palco, che non ha mai vissuto quel che ha sperimentato Elphaba sulla propria pelle, proprio per via della propria pelle: l’emarginazione e la solitudine son quanto di più lontano ci sia da Glinda, la quale sembra proprio la classica ragazzina oca, popolare e superficiale e forse un po’ egoista, talmente tanto “stereotipata” però da… da risultarci simpaticissima!, davvero, ci fa ridere un sacco, è impossibile odiarla veramente. E del resto, alla fin fine, una persona è molto più di quel che sembra e noi siamo più di quello che gli altri pensano ci definisca (che sia il verde della pelle oppure il fascino che emaniamo verso gli altri): come nel caso di Elphaba, questo può valere anche per Glinda. Un applauso più che giusto, fragoroso!, spetta alle due eccezionali interprete protagoniste: la sempre-più-talentuosa CYNTHIA ERIVO e l’irresistibile e strepitosa ARIANA GRANDE, rispettivamente le nemiche e poi migliori amiche Elphaba e Glinda.

(Meravigliose davvero Cynthia Erivo e Ariana Grande, alias “Elphaba & Glinda”!)

Ora passiamo al contendente: sapete che in origine doveva essere addirittura un’opera lirica monumentale in quattro atti? Il pazzo, il folle, il genio straordinario dietro uno dei titoli più originali, sorprendenti e pazzeschissimi della stagione è il regista e sceneggiatore JACQUES AUDIARD, un ragazzino di 72 anni che si sente ancora addosso la voglia tutta giovane di sperimentare, travolgere, stravolgere. Lo fa in ogni suo film, con ogni sua pellicola: coglie l’occasione per fare quello che nessuno si aspetterebbe facesse! La sua visione, ogni volta unica e diversa perfino da sé stessa, rende ogni suo titolo più che una scommessa, bensì un vero e proprio salto nel buio come dicevamo poco fa.

«Emilia Pérez» è innanzitutto un’opera sua, di Audiard, che ne ha scritto la sceneggiatura, con la collaborazione di THOMAS BIDEGAIN, e che è nei fatti il suo storico collaboratore. Ma che storia narra? Sedetevi, allacciate le cinture e tenetevi pronti! Questo film, realizzato da un francese, in lingua spagnola, ti racconta di un narcotrafficante messicano che decide di fare il cambio di sesso, passando da uomo a donna, obbligato però ad organizzare prima la sua “scomparsa” agli occhi del Mondo, onde evitare ritorsioni da parte dei nemici. E, come se questo non bastasse: È PURE UN MUSICAL!

(Quel giovanotto geniale e insieme geniaccio giovane del regista e sceneggiatore Jacques Audiard!)

Wow, assurdo, pazzesco: vero??? Ma come si fa anche solo a pensarla un’assurdità del genere? La protagonista non è in realtà l’Emilia del titolo, bensì una giovane avvocatessa nel Messico dei nostri giorni, stressata e sfruttata e sottopagata, che fa la lacché di uomini incapaci che si prendono il merito di tutto il suo lavoro, di cui lei comunque non va molto fiera, essendo solo criminali incalliti coloro che difende. Dopo l’ennesima causa vinta, viene contattata dal narcotrafficante di cui sopra: un pericoloso (lo è davvero? Talvolta sembra di no, talvolta sì) e potentissimo e temutissimo boss di un cartello il quale sente l’esigenza, tenuta segretissima da tutta la vita, di essere una donna. L’Emilia del titolo. L’avvocatessa dovrà aiutarlo a cambiare sesso senza che nessuno al Mondo, moglie e figlioletti compresi, sappia della cosa. E in cambio avrebbe fatto di lei una ricca sfondata. Le cose andranno come sperato? Ma soprattutto, cosa succederà quando Emilia finirà per desiderare di usare le sue conoscenze criminose con l’obiettivo di fare quanto mai aveva fatto prima di quel momento, e cioè fare del Bene, decidendo così di chiudere non solo con quello che era stato il suo corpo da sempre ma anche con quella che era stata la sua professione, altra cosa che davvero non aveva mai voluto fare e che piuttosto “le era capitato”? 

Una plaudente ovazione adorante spetta alle monumentali interpreti protagoniste: da quel talento sia recitativo sia musicale che è sempre stata la texana SELENA GOMEZ, senza scordarci della breve ma dolorosa performance della messicana ADRIANA PAZ, fino ad arrivare all’eccezionale (ed eccezionale lo è stata veramente, a dispetto delle critiche che stanno piovendo a dirotto recentemente sulla persona più che sull’attrice) KARLA SOFÍA GASCÓN, interprete spagnola che nel ritrarre Emilia, il suo travagliato percorso fatto di sofferenze e patimenti, la sua fame e voglia di cambiamento contro tutto e tutti, ha messo l’anima ed è stata capace di farci sognare. Candidata alla statuetta come Protagonista, ha fatto la Storia diventando la prima interprete transgender nominata all’Oscar in questa categoria. Ma l’applauso maggiore, a mio modo di vedere, spetta a colei che verrà quasi sicuramente premiata MERITATISSIMAMENTE come Non Protagonista: se il film è la meraviglia che è, una delle ragioni principali è proprio la sua performance nei panni di Rita, l’avvocatessa dai cui occhi viviamo l’intera – assurda perché meravigliosa e meravigliosa perché assurda – e soprattutto umanissima vicenda. La newyorchese di origini dominicane e portoricane ZOE SALDANA, 46enne, illumina gli schermi cinematografici di tutto il Mondo da quasi trent’anni, ma mai come ora: il suo modo di cantare e ballare degne della miglior professionista (lei, che non aveva mai cantato e ballato da professionista!), il suo viso così espressivo che ci guida lungo tutta la sua storia, e la sua capacità unica nel forgiare un personaggio nel quale immedesimarsi così profondamente la rendono un’Attrice con la “A” maiuscola della quale innamorarsi e innanzi al cui talento sublime inginocchiarsi.

(Zoe Saldana: sei strepitosa, quella statuetta è tutta tua, te la meriti tutta!)

In conclusione, ci ritroviamo alla presenza di due “Musical Da Oscar” davvero tanto simili e così molto diversi l’uno dall’altro. CHE COSA???

Eh, sì! Simili perché entrambi raccontano una storia di sorellanza, un legame vero e inaspettato che può unire donne diverse e portarle ad ergersi, insieme, a baluardo contro le autoritarie e discriminatorie Forze del Male che popolano questo nostro Mondo e che vorrebbero dirti come devi essere.

Elphaba è verde, ma non per questo è la straordinaria, magica!, persona che è. Lei, che insieme alla peggiore compagna di stanza che le poteva capitare, e che però diverrà l’amica migliore che ha mai avuto, si ritrova a lottare per difendere i diritti degli animali, vere e proprie persone parlanti ad Oz che però da qualche tempo sono fatti oggetto di una feroce e inspiegabile politica ghettizzante. E no, Elphaba non ci sta! 

Emilia, che prima era un’altra persona, che prima era un uomo, e per di più un uomo malvagio e temuto, vive una storia che non può esistere, che non può essere. Un narcotrafficante, un boss mafioso, che decide di diventare donna, così dall’oggi al domani? E che anzi, lo ha sempre voluto? È davvero possibile? Per Emilia parrebbe di sì, e se ha potuto tentare di decidere di essere come aveva sempre voluto essere, è anche perché ha trovato l’affetto, il sostegno e mi verrebbe da dire l’amore di cui aveva bisogno in quella che – sorprendentemente – diverrà la sola amica che ha mai avuto: Rita. Sì, un’avvocatessa che vorrebbe combattere i cattivi e un criminale cattivo che vorrebbe essere una donna possono diventare le migliori amiche possibili, l’una per l’altra. Sorelle.

Solo Tu hai potere su di Te. Solamente Tu puoi decidere per Te chi essere. Se non ti piace la persona che sei, sii quello che vuoi. Se agli altri non piaci per quello che sei, fregatene se piace a Te. Se senti di voler essere un altro Te, e non quello che sei sempre stato fino adesso, fa il possibile per essere chi sei davvero. Siamo Noi ad avere il potere, a dispetto di quello che ci dicono. Solo Noi possiamo decidere chi potere e volere essere.

Questo però vale anche per i film: ogni pellicola ha il diritto e il dovere di essere quello che vuole essere. E così ci ritroviamo pure in presenza di due Musical che più diversi non si può. 

Perché nel caso di «Wicked» abbiamo il rappresentante (forse massimo rappresentante?) del genere nella sua forma più classica, conosciuta, assodata nell’immaginario collettivo. La sua è una storia sullo stile delle migliori commedie musicali americane in fondo: c’è la scuola, la ragazza emarginata ma talentuosa, l’ochetta bella e popolare, pure il belloccio figo desiderato dall’ochetta ma che rimane folgorato dall’emarginata talentuosa, e tantissimi momenti musicali molto lunghi ma non per questo poco piacevoli, e anzi questo film presenta alcune delle canzoni più belle mai ascoltate al Cinema da un bel pezzo di tempo a questa parte. Il tutto condito dal fantasy, dalla magia, da un pizzico di avventura e da una bella storia d’amicizia a far da collante. Classicissimo, no?

Nel caso di «Emilia Pérez» siamo in presenza dell’assurdità nella sua forma più assurda e meno canonica possibile, una storia talmente forte e nuova e sconvolgente che, davvero, il fatto che sia pure un Musical aggiunge solo assurdità ad assurdità! E pure i momenti musicali, per quanto numerosi, si sposano e si integrano perfettamente con la narrazione come poche altre volte capita nel caso di un musical, brevi momenti importanti e tutti quanti, davvero: tutti quanti!, indimenticabili. Niente di classico in questo caso, ma un salto nel buio (riutilizziamo di nuovo questa espressione, perché la migliore possibile!) sia per chi l’ha realizzato sia per chi l’ha visionato (e lo visionerà) oltre il quale con… cosa ti ritrovi? Con una delle storie più belle, umane e profonde mai raccontate da un bel pezzo di tempo a questa parte. Possiamo parlare di un qualcosa di originale? Innovativo? Addirittura rivoluzionario? Sicuramente di qualcosa che è indefinibile, ma come ci mostra lo stesso film, nulla può essere veramente definito o etichettato o categorizzato, se Tu vuoi che così sia.

E quindi? Quindi a chi va la corona d’alloro del vincitore di questa Grande Sfida? Ognuno deve decidere per proprio conto. Io, chi mi conosce lo sa, ho sempre amato le sorprese, soprattutto al Cinema, specie quelle dinanzi alle quali sei senza parole o definizioni. E quindi sì, «EMILIA PÉREZ» è il mio vincitore. Ma del resto, di fronte ad un film che d’improvviso, di punto in bianco, ti racconta di vaginoplastica e falloplastica attraverso una vivace canzonetta allegra ed elettrizzante durante la quale medici chirurgi, infermieri e pazienti ballettano felici, alla stregua di un classico musical gioioso, anche se questo è tutt’altro che classico o gioioso… come non si può gridare al “capolavoro”?

Ami i Musical? Pigia qua sopra!!!

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