DI ALBERTO GROMETTO
E così un altro anno se ne va, un’altra stagione ci saluta, un’altra edizione dei Premi Oscar ci fa bye-bye per far largo a nuovi film, nuove storie e nuovo cinema!!!
E cosa possiamo dire su questi Premi Oscar 2024?
Innanzitutto che questa serata è stata la più rapida, veloce e sbrigativa degli ultimi decenni: non che sia necessariamente un male, volevano snellire la serata a tutti i costi per cercare di tenere alta l’audience televisiva, e qualche anno fa presero quell’orribile decisione di premiare alcune categorie a telecamere spente per poi mandare in onda dei rapidi spezzoni durante la diretta. Come se davvero alcune categorie fossero più o meno importanti di altre! Stiamo parlando di una categoria come quella del Miglior Montaggio… capite di che cosa stiamo parlando?! IL MONTAGGIO!!! È la terza scrittura del Cinema (un film consta di tre scritture, la prima è la sceneggiatura, la regia con tanto di riprese la seconda), ciò che determina la salvezza o il fallimento di una pellicola, l’opera che si porta a casa l’Oscar come Miglior Film ha sempre quantomeno anche la nomination come Miglior Montaggio.
Invece quest’anno, senza escludere nessuno, si è riusciti nell’impresa che pareva impossibile di iniziare presto, finire presto e fare tutto in tre ore e poco più. E per la quarta volta alla conduzione abbiamo sempre lui, quel JIMMY KIMMEL tanto odiato da Matt Damon (tra i due vi è una faida che oramai sta sconfinando nella leggenda) e che abbiamo già visto nel 2017, nel 2018 e pure l’anno scorso! E che ha aperto la serata dichiarando come «BARBIE» fosse la miglior pellicola dell’anno: sembrava ironico? Sì, ma c’è da dire che il rosa rosissimo glamour super-fashion film diretto dalla divina GRETA GERWIG, e scritto sempre dalla stessa insieme al compagno NOAH BAUMBACH, ha effettivamente vinto la sfida “dei soldi” portandosi a casa quasi un miliardo e mezzo di dollari e diventando uno dei più grandi incassi nella Storia della Settima Arte!
Però, come ci si aspettava, non ha vinto la sfida “dei premi”: né contro il suo rivale «Oppenheimer» (non potevamo non citare l’oramai celeberrimo meme dei meme e cioè il «BARBENHEIMER») né contro quasi nessun’altra pellicola. Esatto, Barbie ha infine vinto solamente un Premio, quello come Miglior Canzone. Lo hanno vinto Billie Eilish e il fratello Finneas O’Connell per «What Was I Made For?». Noi personalmente avremmo tanto voluto veder vincere «I’M JUST KEN», che quel mito di RYAN GOSLING ha cantato divinamente durante la cerimonia, sfoggiando un talento senza pari in una sconcertante scenografia, regalandoci uno di quei momenti che fanno la Storia!!!
Ecco, prima ho scritto quattro parole che definiscono appieno questa edizione: COME CI SI ASPETTAVA. Quest’anno, come poche altre volte prima d’ora, tutto quanto era prevedibile, pronosticabile, intuibile. Diciamo anche: scontato. I giochi erano già fatti e tutti sapevano da subito chi avrebbe vinto cosa. Il sottoscritto ha beccato così tante categorie che se avesse scommesso, non saprebbe dove mettere i soldi! E forse, chissà, questo “sapere già come sarebbero andate le cose” unito alla rapidità con cui han gestito la serata ha contribuito a rendere il tutto, in qualche modo, così sbrigativo e parecchio “anti-climatico”.
Tutti sapevano da subito che il Grande Trionfatore di questa serata sarebbe stato «OPPENHEIMER», quanto avrebbe vinto e cosa avrebbe vinto. Sette Oscar si è portato a casa ed erano tutti premi che portavano già la sua firma. Montaggio, Fotografia, Colonna Sonora si sapeva che erano suoi. Così come si sapeva che il Maestro CHRISTOPHER NOLAN, il cui stile è iconico da oltre due decenni, avrebbe vinto il suo primo Premio Oscar in assoluto. Alla fine della serata stringeva due statuette in mano: quella per la Miglior Regia e quella per il Miglior Film.
E si sapeva ovviamente che CILLIAN MURPHY avrebbe vinto l’Oscar come Miglior Attore Protagonista e quella Leggenda di ROBERT DOWNEY JUNIOR come Miglior Attore Non Protagonista. Ed è proprio a proposito di Robert che vorrei spendere due parole commosse. Trattasi di un attore dei più straordinari possibili, un interprete come ne esistono pochi, un talento eccezionale: era il 1992 quando regalò alla Storia del Cinema una delle più sovrumane performance recitative mai viste prima di allora. Sto parlando del film «CHAPLIN» di Richard Attenborough, il biopic su un uomo che il Cinema lo ha fondato, e per cui Robert era candidato come protagonista. Avrebbe dovuto vincere lui, quell’anno. Ma non successe. E le droghe e l’alcool ebbero la meglio su di lui, stroncandogli la carriera. Dopo più di trent’anni e tanta fatica e dolore, rilanciandosi attraverso un ruolo puramente commerciale a cui lui è però riuscito miracolosamente a infondere un carisma e una personalità quasi shakespeariani, e sto parlando del personaggio di TONY STARK alias IRON MAN nella saga Marvel, con questo trionfo egli ha firmato il suo riscatto definitivo. Il suo è stato uno dei discorsi più toccanti possibili: ha ringraziato la moglie SUSAN DOWNEY affermando che è stata lei a ridargli la vita e che è il motivo per cui era su quel palco. E oltre Nolan e il resto del cast e tanti altri, ha voluto ringraziare anche l’Academy e la sua tragica infanzia disastrosa. Sì, la sua orrida e terribile infanzia. E infine ha ricordato a tutti che quello che facciamo ha un significato e che ciò che decidiamo di realizzare è importante.
E per il resto? Beh, anche il resto si sapeva già. L’incoronazione di «LA ZONA D’INTERESSE» di JONATHAN GLAZER a Miglior Film Internazionale era “il Segreto di Pulcinella” (il solo film della cinquina delle pellicole in lingua straniera che è candidato a Miglior Film è sempre quello che vince l’Oscar al Film Internazionale). Meno ovvia la sua vittoria al Miglior Sonoro: anche in quel caso si pronosticava il trionfo di Oppy, e invece se l’è preso il più meritevole. Ricordiamo infatti che la pellicola glazeriana non esisterebbe senza il sonoro: esso costituisce una linea narrativa del film, anzi… la linea narrativa principale. Fatta di solo sonoro. Magia!
Già si sapeva che «THE HOLDOVERS» si sarebbe portato a casa l’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista: la performance sublime di DA’VINE JOY RANDOLPH non poteva non ricevere il giusto riconoscimento. Meritatissimo. Peccato non aver visto quell’interprete gigantesco di PAUL GIAMATTI vincere l’Oscar come Miglior Attore Protagonista: sarebbe stata la sua prima statuetta, la sua performance (non ce ne voglia Cillian Murphy!) era uno spettacolo spettacolare, e lo avremmo voluto vedere osannato e adorato. Ma almeno possiamo consolarci con una tenera immagine commoventissima: un emozionato Paul accompagnare fino al palco una piangente Da’Vine nel momento della sua incoronazione. Incanto!
Era già scritto chi avrebbe vinto Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Sceneggiatura Non Originale: rispettivamente «ANATOMIA DI UNA CADUTA» e «AMERICAN FICTION»! Beh, noi non potremmo essere più d’accordo. Trattasi di due meraviglie, due perle, due capolavori. Il primo, scritto da JUSTINE TRIET e dal compagno ARTHUR HARARI, era per chi vi sta scrivendo la miglior pellicola in gara, la sua preferita. Il secondo è un film che avrebbe meritato una molto più ampia risonanza e che affronta temi attuali e di una complessità assoluta con un’intelligenza, un’ironia e un sarcasmo pungenti e al tempo stesso amari: merito dell’esordiente CORD JEFFERSON!!! Sia Jefferson sia la Triet sono stati anche i registi delle loro opere.
Passiamo ora ai grandi sconfitti. Che si sapeva sarebbero stati gli sconfitti. Oltre al già citato «BARBIE» che è riuscito a spuntarla (come da pronostico) solo per quanto concerne la canzone, risultano perdenti pure «MAESTRO» di Bradley Cooper e «PAST LIVES» di Celine Song. Due fantastici gioiellini! Il primo poteva puntare sulla carta al Miglior Trucco e Acconciatura… ma niente. E per quanto riguarda il secondo, trattasi di pura poesia di una liricità assoluta e che… che già era scritto non avrebbe vinto nulla.
E poi? E poi… ah, beh, poi c’è quell’opera straordinaria chiamata «POVERE CREATURE!». Sì, esatto: la visionaria, innovativa, pazzesca follia prodotta da una delle più originali e affascinanti menti attualmente in circolazione, quella di YORGOS LANTHIMOS!!! Questo film è stato il meraviglioso VINCITORE A SORPRESA di questa serata! Sulla carta poteva rischiare di aggiudicarsi un solo premio, quello come Miglior Scenografia (che si è portato a casa). Ma invece tutto l’impianto estetico-visivo ha ricevuto quello che meritava: si è beccato pure il Miglior Trucco e Acconciatura e i Migliori Costumi! Quest’ultima categoria peraltro era la sola veramente combattuta sulla carta, quella che “non si sapeva”: la sfida era tra «Povere Creature!» e «Barbie». E vedere questo premio presentato da un inedito JOHN CENA tutto nudo non può che aver reso il momento ancor più epico.
Ma poi… poi una sorpresa meravigliosa e al tempo stesso assurda c’è stata alla fin fine! Almeno una c’è stata eccome! Una sorpresa chiamata… “EMMA STONE”!!! I giochi sembravano fatti, la Miglior Attrice Protagonista dicevano tutti sarebbe stata LILY GLADSTONE e invece… e invece ha trionfato la sola che avrebbe potuto trionfare. Una delle migliori interpreti della sua epoca (così come di ogni altra epoca), che ci regala ad ogni performance nuove emozioni che nemmeno sapevamo di poter provare e che per Lanthimos in questo film ha fatto TUTTO QUELLO CHE UN ESSERE UMANO può fare… letteralmente! Doveva essere lei, non poteva che essere lei. E alla fine, sì, è stata lei! L’emozione era talmente forte, che appena salita sul palco la prima cosa che Emma ha detto è stata: Il mio vestito si è rotto. E poi ha aggiunto che probabilmente è successo mentre ballava sulle note di «I’M JUST KEN» durante la performance di Gosling. Ci ha fatto sciogliere in lacrime l’abbraccio tra Emma e Yorgos, nel momento della sua vittoria.
Se dunque «POVERE CREATURE!» ha sbancato a sorpresa, possiamo dedurne che il più grande degli sconfitti è proprio quel «KILLERS OF THE FLOWER MOON» che di candidature ne ha ricevute nove e premi zero, che pensava di portarsi a casa almeno l’Oscar come Miglior Attrice Protagonista, che non ha preso nulla. Ci dispiace per MARTIN SCORSESE ovviamente, una leggenda immortale.
Potremmo citare ancora tanti momenti. Come l’arrivo sul palco dei gemelli più diversi che ci siano: ARNOLD SCHWARZENEGGER e DANNY DEVITO!
Oppure quando AL PACINO ha presentato il Miglior Film come se già si sapesse a chi sarebbe andato il Premio. E in effetti già si sapeva.
Potremmo dire che il Miglior Film D’Animazione è andato (ed era scontato) a Hayao Miyazaki e al sul ultimo lavoro, e cioè «IL RAGAZZO E L’AIRONE».
Oppure aggiungere quanto ci abbia fatto piacere vedere «GODZILLA MINUS ONE» vincere l’Oscar per i Migliori Effetti Speciali.
Ma ci fermeremo qui.
Oramai è l’alba di un nuovo giorno, del resto.
E io devo andare: il Cinema mi chiama, e ci sono nuovi film “da Oscar” di cui devo assolutamente prendere visione!