DI ALBERTO GROMETTO
Correva l’anno 2002.
55ª Edizione del Festival di Cannes, Francia.
Paul Thomas Anderson. PTA per gli amici.
Tra i più grandi Geni ed Innovatori Rivoluzionari della Storia del Cinema tutta.
Nonché, piccola parentesi, mio IDOLO ED EROE personale… in sostanza Colui che con i suoi film m’ha cambiato la Vita.
L’allora giovane eppure già eccelso PTA, dopo aver invano cercato finanziamenti presso le grandi major statunitensi, grazie ad una piccola casa di produzione americana scrive, dirige e realizza quello che è UNO DEI PIÙ STRATOSFERICI E GENIALI CAPOLAVORI MAI REALIZZATI DA ESSERE UMANO: UBRIACO D’AMORE.
Titolo originale: PUNCH-DRUNK LOVE.
Una pellicola tematicamente devastante per gli USA, oltre ad essere una lucida e profonda riflessione sull’umano.
Ignorato in America, otterrà invece numerosi riconoscimenti in tutto il resto del mondo, tra cui il Premio come Miglior Regista proprio a Cannes.
Il cast vanta: Adam Sandler, che sfoggia qui un sovrumano talento inaspettato; la strepitosa attrice Emily Watson; e un altro mio IDOLO ED EROE personale, il compianto e sublime Philip Seymour Hoffman, a cui dedico questo mio pezzo.
PTA utilizza in questa sua opera un linguaggio cinematografico che trova la sua forza nei suoni, nelle immagini e nei colori ancor più che nella trama. Il che è una caratteristica decisamente POSTMODERNA, dove per “postmoderno” intendiamo quel modo in completa rottura con la tradizione precedente di concepire e fare Arte, in qualsiasi forma, guardando alle cose in maniera nuova e diversa.
La sua tecnica, originale e brillante, prende spunto dalle fondamenta del cinema stesso, dall’epoca del muto e dall’avanguardia russa. Saccheggiare il linguaggio dei predecessori per elaborarlo alla propria maniera è del resto un tratto tipico proprio del postmoderno, così come rivoluzionare i generi. Infatti il film parrebbe essere in apparenza una commediola sentimentale, eppure la scena d’apertura sembra tutto tranne che l’inizio di un film romantico.
Ve la vado ora a esporre. Il nostro protagonista, Barry Egan, si trova nel suo ufficio e chiede al telefono informazioni circa quello che sembrerebbe essere un errore nella promozione di una ditta alimentare che offre la possibilità di accumulare miglia aeree gratuite; ha capito che comperando montagne di budino potrebbe viaggiare in tutto il mondo gratis. Quando Barry si rende conto di questo sbaglio chiede al suo interlocutore telefonico: «Ma vi rendete conto cosa questo significhi?». E l’altro risponde: «Non saprei».
Dunque una parte di come funziona Barry, Paul Thomas Anderson ce l’ha già fatto capire in pochi secondi. E possiamo dire che il cervello del nostro protagonista funziona molto bene, non è certamente uno stupido. Allo stesso modo il fatto che vesta un completo blu, completo che indosserà per tutto il resto del film, e che dietro abbia una parete dello stesso colore ci fa capire un altro fatto. Cosa ci dice? Barry è un uomo eclettico e dinamico? Tutt’altro!!! È anzi ossessivo, appunto monotematico.
Terminata la telefonata, Barry si alza e apre una saracinesca: è l’alba. Il suo ufficio, scopriamo, in realtà si trova in un garage. Che ci fa un uomo vestito in quel modo in un garage all’alba a fare una telefonata di quel tipo? Che ci dice questa scena? Ci dice che secondo quelli che sono i nostri canoni, Barry non è una persona tradizionale. Si trova anzi in un posto strano dove non dovrebbe essere: è completamente fuori luogo.
Questo film racconta una storia spostata, e lo fa attraverso un linguaggio spostato, spesso non realistico, talvolta astratto. Ad esempio vi sono diversi stacchi in cui lo schermo si tinge di macchie, forme e linee dai colori cangianti all’interno di un onirico gioco cromatico, oppure flash blu entrano nell’inquadratura.
Barry ci assomiglia in tutti quegli aspetti che noi non vorremmo vedere in noi stessi: è ossessivo, impacciato, nevrotico, timido, goffo. In questo è grande PTA: lui non racconta la storia di un uomo da amare, del solito amabile eroe protagonista, ma di una persona incasinata! Incasinata come me, incasinata come te, incasinata come tutti noi!!! Un uomo tanto simile a noi. E questa scelta, netta e fortissima, incarna un punto di rottura con qualsiasi altra pellicola romcom venuta prima.
Nel corso del film, attraverso una colonna sonora extradiegetica martellante e straniante, il regista rende talvolta l’ascolto dei dialoghi difficoltoso per lo spettatore. Il commento musicale non solo è rappresentazione del disordine mentale di Barry, ma trasmette in noi il fastidio, la confusione e l’inquietudine della sua vita facendoceli sperimentare. Una figura visiva e sonora che disturba il nostro Sguardo provocandoci.
Infine: quest’opera d’arte assoluta è anche una coltellata al sistema di vita americano. Questa è la ragione per cui numerose major statunitensi dissero che questa storia a loro non interessava: non volevano suicidarsi commercialmente. Vi è una scena in cui il nostro Barry va al supermercato con l’obbiettivo di realizzare la sua missione “budino” e la telecamera mostra un continuo succedersi di frighi, scritte, colori e marche. E vien da chiedersi se davvero ci sia bisogno di tutta quella roba. Ma Barry non è lì per latte o cereali. Lui, che è l’impacciato, quello fuori luogo, dinanzi a quella parete che incarna e rappresenta la punta di diamante del liberismo e della possibilità di accesso così come considerato dalla società capitalista americana, non è lì per capire quale prodotto sia di più alta qualità, ma perché c’è stato un errore, proprio nel mondo della perfezione, dell’opulenza e della cattura del pubblico attraverso promozioni, offerte e raccolte punti indette dai supermercati. Una scena che fa male.
Ma dove puoi andare allora in questo mondo nel quale sembra contare più la marca del budino che mangi che il gusto di quel budino? A cosa si può guardare quando ti fanno sentire strano e fuori luogo? A che ti aggrappi quando ti senti perso e solo e incompreso? C’è l’Amore. Sì, l’Amore esiste. Perché di persone strane e impacciate e fuori luogo là fuori ce ne sono davvero tante e a bizzeffe, anche quando non sembra. E ogni strano ha la sua persona strana. E a volte quella tua persona strana la incontri. «C’è l’Amore nella mia vita e questo mi rende così forte che nemmeno te lo immagini» afferma Sandler faccia a faccia col personaggio del Materassaio, interpretato da un Philip Seymour Hoffman che ogni volta che recitava era in stato di grazia, e che ogni giorno ci manca, se possibile, più del giorno prima, e che ringraziamo per averci regalato il dono della sua vita e della sua carriera per tutti gli anni che è stato qui su questa Terra e anche per tutti gli anni che non ci sarà, ma veglierà su di noi. L’Amore è ciò che ci può salvare. E infatti ha salvato Barry. È quello che ci rende forti, è la nostra forza, la sola cosa a cui possiamo aggrapparci. E del resto anche la Forza che sta nell’arte cinematografica è Amore allo stato puro.
La Forza del Cinema, quando è fatto come dovrebbe essere.