DI ALBERTO GROMETTO
GROTTESCO. Ma che cos’è questa parola? Se ne riempiono tutti la bocca, ma mai nessuno che provi a spiegarci veramente che cosa sia questo “grottesco”!!! Beh, la definizione precisa e corretta da vocabolario è: «deforme e innaturale, paradossale e inspiegabile, tale da suscitare reazioni contrastanti».
Deforme e innaturale. Sembrano entrambe brutte parole. Stanno ambedue a indicare qualcosa che non è come dovrebbe essere. Ma che poi, mi chiedo io, chi stabilisce se qualcosa è o non è come dovrebbe essere? Quando una cosa è veramente grottesca? Proseguendo nella lettura della voce del dizionario, troviamo altri due termini: paradossale e inspiegabile. Cioè? Qualcosa che non trova una spiegazione razionale, che è contro ogni logica possibile, che non può e non deve esistere. Ma ancora io mi domando: chi decide cosa possa e cosa non possa esistere? Mettiamole però insieme queste quattro paroline qua. Che cosa ne esce fuori? Qualcosa che dovrebbe essere aberrante, altra brutta parola che sta a significare un che di assurdo e anomalo e pericoloso e quasi orrido.
Ma che cosa può essere così tanto grottesco? Esistono davvero delle cose talmente ripugnanti da meritare questo aggettivo? Beh, forse alcune cose sì. Ad esempio vivere in un mondo in cui viene stabilito a priori, dall’alto, che tu devi amare qualcuno ed essere amato da qualcuno, a qualsiasi costo, forzandoti, altrimenti vieni trasformato in animale. Oppure quando vieni messo di fronte ad un bivio del tipo: Scegli chi ammazzare della tua famiglia o moriranno tutti. O ancora: avere dei genitori che da sempre ti raccontano che se esci fuori di casa verrai ammazzato e che devi accontentarti di vivere tutta la vita dentro le tue quattro mura, mentre ti insegnano il significato distorto di parole mai sentite (come “Mare” che diventa un tipo di “Poltrona”), o giochi con le tue sorelle e fratelli a chi rinviene prima dopo essersi provocati uno svenimento o ancora consumi con loro rapporti sessuali perché così desiderano Mamma e Papà.
Okay, d’accordo. Queste cose forse, dopotutto, sono davvero grottesche. Aberranti. Ripugnanti. Tutto quello che volete. Tutte le parole molto brutte dette prima. Ma la vera verità è che:
Non esistono parole brutte. Esistono le parole ed esistiamo Noi che le usiamo. E al massimo siamo Noi ad essere brutti, ma brutti dentro, brutti davvero. Eppure sentiamo così forte e innata in Noi l’esigenza e la necessità di raccontarci. Di narrare quanto di brutto ci sia dentro di Noi. Al punto da sentire il bisogno di inventarci da capo delle parole che automaticamente diventano brutte perché vogliono racchiudere in poche sillabe la nostra bruttezza. E la nostra bruttezza è talmente interessante, talmente nostra, perfino talmente bella… che proprio non possiamo farne a meno, non vogliamo girarci dall’altra parte e far finta di niente, ma desideriamo guardarla. Addirittura ci facciamo i film.
Il MAESTRO DEL GROTTESCO per eccellenza è e rimane per me YORGOS LANTHIMOS.
Accanto a qualche altro grande nome della Settima Arte che ha saputo osservare l’Oscuro e raccontarlo, il Genio Lanthimos resta senza ombra di dubbio Colui che ha saputo realizzare Storie nel quale l’elemento del GROTTESCO la facesse assolutamente da padrone senza mezzi termini!
Potrà anche non piacere quel Celestiale Cineasta Greco, ma è fuori discussione che dinanzi alle sue pellicole non si può rimanere indifferenti. Sono viaggi alla scoperta dei più profondi e reconditi recessi oscuri dell’animo umano quelli che lui ci fa fare. Non sono viaggi per tutti, pur essendo viaggi che ci riguardano tutti.
Altamente disturbante, profondamente inquietante e assolutamente annichilente in termini stilistici, nelle storie che racconta, nei personaggi di cui ci parla, sa straniare e disgustare e pure divertire e ammaliare e preoccupare e spaventare ed emozionare e agitare e indignare tutto insieme! Non dimentichiamoci che il Grottesco è anche questo: suscitare reazioni contrastanti.
È pur sempre l’Animo Umano quello di cui racconta, non scordiamocelo! E nel raccontare dell’Animo Umano si racconta lo schifo. C’è chi è disposto a guardarlo in faccia quello schifo che abbiamo dentro e chi no. Yorgos lo prende a piene mani e ci fa opere che sono di un fascino conturbante e impressionante, spietato e freddo quanto tagliente e ironicamente beffardo. Opere crude e crudeli, che per me sono meravigliose, per altri magari disgustose, ma di cui alla fine ci ritroviamo tutti a parlare.
Ora, lo ammetto: Questo articolo è stato scritto per parlare del Mio Idolo Lanthimos più che del suo primo vero film. Ma ora qualche parola diciamola anche sul suo primo lavoro. Io ho visto ognuna delle sue pellicole, nessuna esclusa, non me ne sono persa manco una. Il suo esordio risale all’anno 2001 ed è stato con l’interessante e intrigante «MY BEST FRIEND», (titolo originale= «O KALYTEROS MOU FILOS») che Egli realizzò affiancando il suo Maestro e Mentore LAKIS LAZOPOULOS.
Questo film è in effetti più di Lakis che di Yorgos. Trattasi infatti, in fin dei conti, di un film decisamente meno ambiguo e orripilante e sconcertante di tutti quelli che verranno in seguito nella carriera del Maestro. Ma i semi e germi di quella che sarà la straordinaria opera di Lanthimos il Grandioso ci sono già, le basi del Grottesco vengono gettate in questa bizzarra commedia stravagante e per nulla convenzionale, per quanto sulla carta gli spunti narrativi parrebbero essere qualcosa di già visto e rivisto, anche se comunque sviluppati in maniera originale e anomala.
Konstadinos, interpretato proprio dallo stesso Lazopoulos, deve partire per un viaggio di lavoro alla volta di Parigi. Sfortunatamente per lui e fortunatamente per Noi che vogliamo vedere una storia, perde il volo. Così torna a casa dove trova la moglie a letto col suo migliore amico. Non visto, se ne va facendo finta di nulla.
Cosa ne consegue? Una gustosissima discesa negli inferi fatta di menzogne, bugie, assurdità, beffardaggini, ridicolaggini, umorismo veramente grottesco, una ferocità poi non così tanto da commedia e… e tanto altro che ora non stiamo a svelarvi! Intrighi e tradimenti si sommano a tradimenti e intrighi, e alla fine ci si interroga sugli Umani e sulla loro Essenza inspiegabile, oscura, cupa. E grottesca. Trattasi di quel tema sul quale Yorgos Lanthimos si interrogherà per il resto della sua carriera e della sua vita, ancora oggi. Che poi Vita e Carriera, per chi fa Arte, sono alla fin fine la stessa cosa. E alla fine pure in questo film parla di un qualcosa che è fondamentalmente umano: l’Amicizia.
“Chi trova un amico, trova un tesoro” recita il vecchio detto. Ebbene, io dico: la vogliamo piantare di dire questa immane cazzata? La verità è che l’amico non è una persona con cui condividi un legame di sangue come un famigliare, né qualcuno a cui sei unito dal sacro vincolo del matrimonio o con cui ci hai fatto figli. L’amico è qualcuno che ti scegli tu. Per questo quando te la mette nel culo, non puoi incolpare la Sorte che te l’ha dato né l’Amore che, si sa, è cieco. Ma puoi incolpare solo te stesso. Eppure Noi continuiamo ad avere amici nella nostra vita. Talvolta si tratta di quegli amici con cui litighi sempre e che ti tieni accanto tutta la Vita. Perché?
All’inizio del film, il protagonista racconta che sua madre gli diceva sempre che per essere felici a questo mondo, ma felici davvero, è necessario avere la memoria di un pesce rosso, che dura solo tre secondi. Si rendono conto di vivere in un piccolo acquario e poi subito dopo già se lo scordano. Succede qualsiasi cosa e… bam!… te lo dimentichi. Ma noi non siamo pesci rossi. Siamo Esseri Umani che si ricordano, e si ricordano molto bene. Ma allora perché facciamo da secoli e secoli gli stessi orribili errori e sbagli tremendi? Perché desideriamo ancora stare con gli altri nostri simili se sappiamo benissimo quanto facciano schifo? Noi non abbiamo la memoria dei pesci rossi, e infatti Noi non siamo destinati alla Felicità. Perché esistono ancora gli amici?
Una risposta non c’è, non esiste. Ognuno la cerchi in sé stesso. Chissà se la troverà. Buona fortuna! Nel caso, però, mentre cerchi di capire quel che non capirai mai su di Te e sugli altri… guardati un film di Yorgos. Vedersi dentro diverrà così un’esperienza dannatamente più straordinaria e meravigliosa.