Down the yellow brick road: 5 retroscena sul Mago di Oz, uno dei film più memorabili di sempre.

DI LAURA PICCIONE

Wicked è uscito in Italia il 21 novembre scorso: si tratta di un prequel del Mago di Oz basato sul libro Wicked: The Life and Times of the Wicked Witch of the West del 1995 di Gregory Maguire: viene raccontata la storia di Elphaba, la futura strega cattiva dell’Ovest, e del suo rapporto con Galinda, più tardi la strega buona del Sud. In onore della lunga tradizione di Wicked come spettacolo di Broadway (2003) e del libro originale di Frank Baum Il meraviglioso mago di Oz (1900) che è stato fonte di ispirazione, ecco qualche retroscena sull’iconico film Il mago di Oz del 1939: anche senza averlo visto, di sicuro le scarpette rubino di Judy Garland nei panni di Dorothy avranno fatto breccia nel vostro immaginario comune.

  • 1) Non è stato il primo film a colori

    Il momento in cui Dorothy apre la porta per Oz e l’intera scena passa dai toni seppia ad un’esplosione di colori accesi è senz’altro indimenticabile: da lì l’intero film è un susseguirsi di tonalità sgargianti. Tuttavia, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Il mago di Oz non è stato il primo film a colori a fare il suo debutto: A Visit to the seaside risale al 1908 ed è stato il primo cortometraggio a colori lungo otto minuti, e se siete curiosə potete guardarlo comodamente su YouTube; il primo lungometraggio (di cinquanta minuti) è purtroppo andato perso, ma risale al 1914 con il titolo The World, The Flesh and The devil; il primo cartone animato a colori è invece Biancaneve e i sette nani, del 1937, due anni prima dell’uscita de Il Mago di Oz. Ma non solo, ne Il Mago di Oz, durante la transizione a colori, il set della stanza in cui si trovava Dorothy venne dipinto a mano con i toni seppia, e mentre apriva la porta, la body double di Judy, vestita con abiti delle stesse tonalità e una parrucca nera, si faceva da parte per lasciare il posto a Judy, che entrava in scena con i suoi vestiti colorati (lo stesso procedimento venne seguito anche per il cane Toto!).

    • 2) Le scarpette rubino

    Inizialmente vennero proposti due possibili stili per le famose scarpette di rubini che Dorothy indossa: furono disegnate da Gilbert Adrian e il paio scartato venne soprannominato “The Arabian test pair”, perchè caratterizzato da uno stile più eccentrico, con la punta delle scarpe incurvata all’insù e decorata da perline anziché pailettes. Questo campione è stato per molto tempo in custodia dell’attrice Debbie Reynolds, poi venduto nel 2011 ad un’asta per 510.000 dollari. Il design più semplice che alla fine fu usato sostituì comunque le perline con le pailettes, per rendere le scarpe meno pesanti. Non è ben chiaro quante paia siano state realizzate: le quattro di cui siamo sicurə sono delle scarpe originariamente bianche della compagnia “Innes Shoes” di Los Angeles, successivamente tinte di rosso. Nel romanzo originale del 1900, le scarpe sono bianche, ma nel film venne presa la decisione di renderle rosse per far sì che il colore fosse più vivido e per accentuare il contrasto con la strada di mattoni gialli. Il libro è ormai di pubblico dominio, ma ogni elemento di innovazione del film del ‘39, quindi qualsiasi cambiamento rispetto alla matrice originale, è ancora oggi soggetto a copyright: motivo per cui in Wicked, che si voglia supporre che l’intenzione fosse quella di essere fedeli alla storia classica o meno, le scarpette sono argentee e non rosse.

    • 3) Gli abusi dietro le quinte

    Purtroppo dietro la fama del film si nasconde una lunga lista di abusi e maltrattamenti verso il cast, soprattutto nei confronti di Judy Garland, la quale all’epoca delle riprese aveva 17 anni, ma per mantenere un aspetto più giovanile (Dorothy avrebbe dovuto avere 12 anni), fu costretta a indossare un corsetto troppo stretto per nascondere il suo fisico (un giusto corsetto, ricordiamolo, non dovrebbe fare male, se volete approfondire cliccate QUA) e ad assumere droghe per evitare l’aumento di peso. Inoltre, le famose scarpette di rubini erano scomodissime e nelle scene in cui non erano visibili, Judy indossava spesso delle pantofole al loro posto, per riposarsi. Il terzo marito di Judy ha raccontato nel suo libro “Judy and I: my life with Judy Garland” che Judy ricevette parecchie molestie da parte degli attori che interpretavano i piccoli abitanti del mondo di Oz, i mastichini; in un’intervista del 1967 la stessa Judy accennò al fatto che fossero sempre ubriachi.

    • 4) Incidenti di tutti i tipi, da ustioni a infezioni: chi più ne ha, più ne metta.

    La sfilza di infortuni che il cast del film ha dovuto sopportare è così lunga e variegata che è (fortunatamente) unica nel suo genere.

    L’attore Buddy Ebsen fu inizialmente scelto per interpretare lo spaventapasseri, ma poi Ray Bolger prese il suo posto, perchè il costume dell’Uomo di Latta gli avrebbe impedito i movimenti e lui, da bravo ballerino, insistette per scambiare i ruoli. Così Buddy Ebsen accettò il ruolo dell’omino di latta, ma fu costretto ad abbandonare il set dopo nemmeno dieci giorni: dovette essere ricoverato a causa dell’intossicazione provocata dalla polvere di alluminio presente nel make-up utilizzato per il suo viso. La quantità che aveva inalato gli provocò problemi respiratori, ma di certo non fermò la produzione dall’usare una pasta spalmabile per il suo sostituto Jack Haley: questa crema conteneva lo stesso particelle di alluminio, anche se in parte minore, e gli provocò solo un’infezione agli occhi

    Non finisce qui, sapevate che il costume di Leone Codardo pesava ben 45 kg ed era fatto di vera pelle e criniera di leone? L’attore Bert Lahr, a causa del peso e del calore delle luci, sudava costantemente, emanando un odore poco piacevole; inoltre, le protesi sul viso che simulavano il muso del leone gli impedivano di masticare cibi solidi e gli lasciavano spesso segni semipermanenti sulla faccia. Anche la maschera dello Spaventapasseri lasciò vari segni per diverse settimane sul viso di Ray Bolger.

    Margaret Hamilton, l’attrice della Strega dell’Ovest, fu vittima di gravi ustioni di terzo grado a causa del malfunzionamento di una macchina del fumo durante le riprese di una scena. Non fece causa alla casa cinematografica, ma si rifiutò di girare altre scene che implicavano l’uso del fuoco: purtroppo la sua controfigura Betty Danko non fu più fortunata. In una scena in cui la strega si trova a bordo della sua scopa, il tubo per il fumo inserito nella scopa scoppiò, provocando la caduta di Danko e l’ennesima ustione alla gamba, tanto che alla fine dovette arrivare una terza attrice per finire la sequenza. Anche il costume di scena di Margaret non era da meno rispetto agli altri: il cappello era pesantissimo, le protesi erano scomode come quelle di Leone, il trucco verde era una vernice a base di rame che non si asciugava mai del tutto. Un mese e mezzo dopo la fine delle riprese, un’amica di Hamilton le fece notare che il suo colorito aveva qualcosa di strano, fu Margaret stessa che, guardandosi allo specchio, realizzò che l’amica aveva ragione, raccontando: «(the make-up) sunk into my skin».

    E per finire in grande stile, la neve candida che appare in una scena? Leggerissimi e bianchissimi fiocchi di asbesto, una sostanza altamente pericolosa che aumenta la possibilità di sviluppare rari cancri: Ray Bolger, lo spaventapasseri, morì a 83 anni a causa di un carcinoma alla vescica, molto probabilmente causato dall’alta esposizione all’asbesto.

    • 5) Suicidio catturato sullo schermo?

    Si tratta più di una leggenda metropolitana, ma si racconta che uno degli attori che interpretava i mastichini decise di impiccarsi sul set, e che la sua figura è visibile penzolare nello sfondo nella scena finale in cui Dorothy, lo Spaventapasseri e l’Uomo di Latta si dirigono verso la strada di mattoni gialli. L’attore si sarebbe ucciso dopo essere stato licenziato, stremato dalle condizioni impossibili di lavoro: il cast arrivava il mattino presto, intorno alle 4 o 5, e non lasciava il set prima delle otto di sera. La casa cinematografica smentì la notizia dicendo che la figura che si intravedeva non fosse altro che un uccello che sbatteva le ali, ma non avremo mai una risposta certa.

    Sapete dove siamo andati a vedere WICKED? Ma è chiaro, nel nostro cinema del cuore ❤️, il REPOSI di TORINO in VIA XX SETTEMBRE 15… ANDATECI ANCHE VOI!!!

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