150 – LA GALLINA CANTA!!!

DI ALBERTO GROMETTO

QUESTO ARTICOLO NON È PENSATO PER ESSERE LETTO TUTTO. MA È UNA CLASSIFICA (TRA LE PIÙ LUNGHE E COMPLESSE MAI REALIZZATE) E IN QUANTO TALE CHIUNQUE PUÒ LEGGERE QUALSIASI POSIZIONE DESIDERI. SE NATURALMENTE VI SARÀ QUALCHE PAZZO CHE DESIDERA LEGGERSELA TUTTA, VERRÀ CONSIDERATO UN FOLLE MERCUZIANO AD HONOREM. IN OGNI CASO, CHIUNQUE DESIDERI SAPERE PERCHÈ CI SIAMO CIMENTATI IN UNA STRAORDINARIA IMPRESA DI QUESTO TIPO… SI LEGGA L’INTRODUZIONE PRE-CLASSIFICA E CAPIRÀ MEGLIO LA NOSTRA FOLLIA!!!

“Sembra sempre impossibile farcela… finché non ce la fai”.

Nelson Mandela

Una missione, una sfida, un sogno

Una missione per rendere l’impossibile possibile, l’irrealizzabile realizzato, la fantasia verità.

Una sfida contro sé stessi prima ancora che contro il resto del mondo: una sfida contro il tempo, in barba a tutti i pronostici, oltre che ad una piccola cosa chiamata “triste realtà”, con cui sempre bisogna fare i conti.

Un sogno folle, tra i più pazzi, visionari e allucinanti che un matto cinefilo abbia mai avuto in tutta la sua vita. Specie se si tratta di un cinefilo che di mestiere non fa il critico cinematografico. 

Non ci si può credere a imprese di questo tipo, talmente assurde e inconcepibili che anche il solo descriverle ti fa capire che questo mondo non si ferma per nessuno e che i sogni restano sogni. La penna di Shakespeare, assumendo le sembianze del nostro idolo Mercuzio, chiamava i sogni: “Vana fantasia”. Peccato che Shakespeare ha anche detto: “Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”. Peccato che lo stesso Mercuzio era un sogno che esisteva grazie ai sogni. Peccato che noi umani crediamo ai sogni, respiriamo sogni, viviamo di sogni. Ma a volte sembra veramente assurdo poter credere che certe folli pazzie possano essere realizzate. Non è possibile, pensi. Almeno fino a quando non ci riesci, a farle diventare possibili.

Visionare cento film in sala in un solo anno solare: dal 1 Gennaio al 31 Dicembre. Da che ne ho memoria, io ho sempre ambito a dimostrare a me stesso e al mondo intero l’amore immenso che provo nei confronti della Settima Arte rendendomi autore di tal sovrumana impresa. Andare al cinema cento volte, comprare cento biglietti per cento film diversi, seduto nel buio della sala su cento poltrone, per compiere cento inimitabili viaggi. Perché là sta il potere assurdo del Cinema: ti fa andare dappertutto, pur rimanendo sempre lì. Ferma la vita, ferma i pensieri, ferma noi. E ti porta da un’altra parte, un Altrove dal quale alla fine sei costretto a tornare.

Arrivò così, un giorno, il 2022. Era da qualche anno che stavo tentando e ancora tentando di realizzare l’irrealizzabile. Imprevisti di ogni tipo però me lo han sempre impedito. Ma questo 2022, mi dissi io, sarebbe stato diverso, sarebbe stato l’anno giusto. Se sei un corridore, hai lo spazio di una corsa per realizzare qualsiasi record tu abbia in mente. Ma se sei un cinefilo, allora la sfida che ti si propone richiede decisamente più tempo. Ne ho fatte di cose in quel 2022, tra cui aver creato e fondato questa realtà sulla quale ora vi sto scrivendo. Ma dal primo all’ultimo giorno dell’anno, avevo sempre in mente anche questa missione, la sfida m’ha accompagnato lungo tutto il 2022. Il vostro Augusto Direttore ha cercato di non mollare, di lottare fino all’ultimo. 

Sabato 8 Ottobre 2022 il traguardo dei cento venne tagliato. Incredibile. Le gesta eroiche erano state compiute, la sfida vinta, il trionfo raggiunto. Ma bastava? Mi bastava? A quel punto perché non arrivare a 150 ? , pensò il pazzo che ora vi sta narrando la sua storia. Vedere altri 50 film in due mesi e mezzo dopo averne visti cento fino a quel momento? No, non ce la puoi fare, e non ce la farai. E allora che ho fatto io? Semplice: l’ho fatto. 

Venerdì 30 Dicembre 2022. Il Grande Giorno. Fu memorabile e indimenticabile. La vecchia filastrocca recita: “Centocinquanta, la gallina canta!”. Quella notte la gallina cantò, eccome se cantò, e il suo tonante coccodè ancora risuona nelle mie onorate orecchie. Sapete, non so se verrà un altro anno in cui vedrò centocinquanta film o addirittura di più. Io non credo proprio. Ma non importa. Va bene così. E questo perché il ricordo di quel glorioso 2022 lo serberò sempre con me. E ogni volta che mi racconterò di non riuscire a far qualcosa, ogni volta che rovinosamente cadrò, ogni volta che non ci crederò, io ripenserò a quei 150. 

(Illustrazione realizzata da Sara Noemi Scatola)

Procederò dunque nella mia personale classifica dei 150 film visti in sala nel corso dell’anno 2022 dal sottoscritto. Vi sono pellicole di tutti i tipi, come potete immaginare: blockbuster, cinema di nicchia, cinecomic, film d’autore, biopic, fantasy, commedia, tragedia, fantascienza, animazione… vi sono persino opere cinematografiche che non sono state realizzate nel 2022, come ad esempio dei grandi intramontabili classici che sono stati proiettati al cinema nel corso dell’anno, magari in occasione di qualche importante anniversario. Anche quelli sono in classifica. Molti non saranno d’accordo, tanti addirittura mi odieranno. Da parte mia posso solo dire che non è stato affatto facile e che in certi casi potrei aver compiuto delle scelte decisamente controcorrente. Ma dopo una riflessione profonda lunga un anno (è, nel momento in cui vi scrivo, il 28 Dicembre 2023, ricorre dunque il 128esimo compleanno del Cinema), posso dirvi che credo che pochi altri abbiano sputato così tanto sangue su una classifica come il sottoscritto in questo caso. 

Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto, incoraggiato, consigliato, accompagnato e aiutato nel realizzare questo mio piccolo grande sogno. Spesso ci si dimentica che le grandi imprese non vedono un unico eroe protagonista, ma sono realizzate da più persone. Il corridore che taglia il traguardo sarà uno solo, ma ce l’avrebbe mai fatta senza la sua famiglia, il suo allenatore, il suo manager? I miei 150 film sono anche i vostri 150. Perché ogni volta voi tutti eravate là, nel buio della sala, insieme a me, anche quando non c’eravate. Dunque: grazie di cuore.

Toccare il Cielo, varcare i confini del Valhalla, scalare il Monte Olimpo.

Entrare nella Leggenda, fare la Storia, imparare cosa sia la vera epicità. 

In questo nostro STORICO pezzo abbiamo riportato le celebri parole di diversi Grandi, ma un’ultima citazione la possiamo fare: “Se puoi sognarlo, puoi farlo”

È stato un Sognatore a pronunciarla. Un eroe per noi. Si chiamava Walt. Walt Disney.

CLASSIFICA DI TUTTI I FILM VISTI AL CINEMA DAL SOTTOSCRITTO NEL CORSO DEL 2022:

150

SPENCER (2021), di Pablo Larraín

Orrendo pseudo-biopic inespressivo che, tra sequenze onirico-visionarie allucinanti e incomprensibili, si propone di raccontarti il privato di Lady Diana, Principessa di Galles. Anche se inventa tutto? Sì, perché solo TRATTO dalla sua vita, dicono. Ridicolo!

Se vuoi sapere di più su questo film, leggiti questo!!!

149

NOPE (2022), di Jordan Peele

Film che non sa bene cosa vuole raccontare. Qualcuno dice il rapporto tra animale e uomo. Ma a parte un enorme sacchetto gigante volante che vorrebbe essere un alieno, vedo solo uno scimpanzé killer, che ha una sua storia che non c’entra niente col resto. Niente emozioni, tanta noia, ed è pure lungo! 

148

OCCHIALI NERI (2022), di Dario Argento

Almeno questo è molto corto. E si ride pure, tante sono le ridicolaggini. Quando in un film un bambino e una ragazza che ha perso la vista si abbracciano su un cadavere dicendosi che si vogliono bene anche se si conoscono da tipo dieci minuti, beh, credo di aver detto tutto.

147

AMSTERDAM (2022), di David O. Russell

Amo il cast, amo il regista, amo il direttore della fotografia. Detesto questo inutile filmaccio sfilacciato, insensato, grossolano, ripetitivo, lento, vuoto, noioso e incapace di trasmetterti una qualsiasi emozione. Sarò sincero: non fosse per i grandi nomi, forse sarebbe anche più in basso.

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Se invece vuoi leggere un parere che sta da tutt’altra parte e che anzi è entusiasta, pigia qui!!!

146

LEONORA ADDIO (2022), di Paolo Taviani

Interessante davvero! Interessante la prima parte in cui si parla della rocambolesca avventura, assai pirandelliana, delle ceneri di Pirandello stesso. Interessante pure la seconda parte contenente l’ultima novella dell’autore. Due bellissimi cortometraggi, in sostanza. Ma messi insieme in un film intitolato col nome di un’altra novella ancora, spiegatemi: dov’è il senso?  

Se sei un fan di Pirandello, non potrai non voler leggere questo articolo!!!

145

MORBIUS (2022), di Daniel Espinosa

È stato detestato in tutto il mondo questo cinecomic dark, troppo detestato. Non un granché certo, ma qualche sequenza molto bella a livello di messinscena c’è. E anche certe interpretazioni. Non passerà alla storia e ti rimane poco o niente dopo averlo visto, ma qualcosa merita di essere salvato. 

144

IL RITRATTO DEL DUCA (2020), di Roger Michell

Interpreti eccezionali, un regista dei più esperti, una storia vera e divertente e tenera. Le premesse c’erano tutte, eppure siamo in presenza di un film tra i più lenti, che non decolla mai, incapace di emozionarti veramente. Qualche risatina, e un finale decisamente a sorpresa e commovente non bastano a salvare un filmetto dimenticabile e deludente e che ha sostanzialmente fallito.

143

UNA VITA IN FUGA (2021), di Sean Penn

Sean Penn è un attore assolutamente notevole, chiaro. E non se la cava male alla regia di questo film. Ma il risultato finale è una pellicola macchinosa e perlopiù vacua che ti fa emozionare molto poco. Certe sequenze belle visivamente rimangono. Ma soprattutto la figlia di Sean, Dylan Penn, la protagonista: un’attrice con la A maiuscola!  

142

THOR: LOVE & THUNDER (2022), di Taika Waititi

Colorato, divertente, allegro, spensierato, simpatico. Umorismo a non finire, un antagonista (Christian Bale) da applausi e due capre che ti rimarranno nel cuore. Per non parlare dello Zeus di Russell Crowe! Ma un finale scontato, banalotto e brutto assai rovina tutto. E non c’è niente di peggio che rovinare un bel film nel finale.

Vuoi leggere altri articolo sulla Marvel? Allora premi qui!!!

141

ASSASSINIO SUL NILO (2022), di Kenneth Branagh

Spettacolare di certo, interpreti tutti in parte, un Kenneth Branagh che il suo lavoro lo sa fare… ma poi ti vai a rivedere l’originale del 1978. E non c’è confronto, non c’è storia. Perché realizzare un remake di una pellicola così bella? Soprattutto poi se il remake non dà nulla di nuovo, ma anzi apporta cambiamenti inutili, dannosi e a casaccio.

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140

AVATAR 2 – LA VIA DELL’ACQUA (2022), di James Cameron

Qualcuno qua potrebbe fischiarmi. Ma la delusione per me è stata atroce. Esiste un sequel di gente blu in 3D che meriti di essere ricordato? Sì, «I Puffi 2». Almeno fa ridere. E costa meno. Dopo 13 anni di attesa dal primo rivoluzionario capolavoro, uscirsene con un sequel pasticciato pieno zeppo di cliché e stereotipi, senza una vera storia, ma puntando tutto solo sugli effetti speciali, certamente belli ma che dopo tre ore ti fanno dire “basta!”, è veramente una delusione.

139

DANTE (2022), di Pupi Avati

Adoro il Sommo Poeta, adoro le sue opere, adoro la «Divina Commedia». Peccato che questo non è un film su di lui. È un film sull’anziano Giovanni Boccaccio che fa un viaggio alla scoperta di quello che considera un Maestro. E nel mezzo ci viene mostrata qualche scena della vita di Dante. A parte un paio di sequenze toccanti, esci dalla sala come fossi stato preso in giro, per nulla cambiato e senza sapere niente di più sul signor Alighieri. Ma almeno… era un film su di lui?  

138

BLACK PANTHER: WAKANDA FOREVER (2022), di Ryan Coogler

Certamente spettacolare. Interpreti bravi a fare quel che possono per portare avanti un lungo brodo di una lungaggine incredibile. Abbozzo mal disegnato di tanti cinecomic poco ispirati. È spettacolare, visivamente parlando. E certi personaggi sono bellini. Ma comunque non rimane nulla. 161 minuti che sembrano ottocento e di cui non si può davvero dire altro perché non ha altro da dire. 

Pensi che la Marvel faccia solo film fatti con lo stampino che non sono vero Cinema? Oppure la vedi in tutt’altro modo? In ogni caso, leggiti questo articolo!!!

137

EO (2022), di Jerzy Skolimowski

Vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes (ex aequo con la posizione 104 di questa classifica). Visivamente ha dell’incredibile, una messinscena sensazionale. Ma la regia deve essere sempre al servizio di una storia, e qui la storia non c’è. La vita di un animale che soffre perché l’uomo è una bestia. Quanti film simili esistono? In questo caso l’animale non parla. Tutto qua. Se poi ci metti che ad un certo punto ci dimentichiamo dell’asino protagonista di cui il film si sarebbe proposto di raccontare il punto di vista, per infilare sequenze insensate di cui ci importa niente…

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136

SAINT OMER (2022), di Alice Diop

Leone D’Argento – Gran Premio della Giuria a Venezia. Ispirato a fatti reali, è la storia di un delitto. O meglio, del processo in tribunale in cui si parla di questo delitto. Dunque un’impostazione teatrale in cui si racconta e non si mostra quanto accaduto. Bella come idea, in certi punti emoziona anche, però alla fine devo dire che non è niente di che e non rimane chissà cosa. Di livello le interpretazioni, ma non abbastanza da renderlo un film che meriti di essere ricordato.

135

MOONFALL (2022), di Roland Emmerich

Blockbuster fantascientifico classico senza pretese. Carino, simpatico, divertente. Da elogiare il trio di interpreti protagonisti formato dalla splendida Halle Barry, dal capace Patrick Wilson, ma soprattutto da John Bradley. Lui è il motivo principale per cui il film merita di essere visto, è il grande mattatore nonché cuore pulsante della pellicola, confeziona un personaggio spassosamente comico ma pure caratterizzato da una sua tragica profondità commovente.

134

SONIC 2 – IL FILM (2022), di Jeff Fowler

Il primo film mi era piaciuto di più: risate, divertimento, commozione ed emozione. Questo secondo capitolo è caruccio, ma non è come il primo. Nonostante arrivino altri personaggi tutti da gustare. Nonostante sia l’ultimo film del monumentale Jim Carrey, almeno se uno dovesse credergli. E questa è la vera ragione per cui ci ricorderemo di tal pellicola.

133

SECRET TEAM 355 (2022), di Simon Kinberg

Non tutta questa meraviglia, però è un thriller simpatico e divertente. E vi sono pure un paio di sequenze scioccanti, nel senso buono del termine. Ma soprattutto il cast fa la differenza: tutte strepitose interpreti dal talento eccezionale che costituiscono la vera forza motrice di questa pellicola! Fortuna che ci sono loro.

132

NOCEBO (2022), di Lorcan Finnegan

Di film simili ne abbiamo già visti: inquietudine a palla tutto il tempo, un’ambigua presenza estranea ma apparentemente amica che entra nella tua vita, un qualcosa di non meglio specificato accaduto in passato. Una storia di vendetta, a metà tra l’onirico e l’allegorico. Sarebbe senza infamia e senza lode, se non fosse per le veramente notevoli interpretazioni e per qualche sequenza che rimane impressa. 

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131

ILLYRICVM (2022), di Simon Bogojevič-Narath

Film caruccio che racconta le vicende di un Illiro rinnegato dalla sua gente che finisce in un accampamento romano, ove viene inizialmente guardato dall’alto al basso perché Roma si ritiene superiore a quelli che considerano dei barbari. Ma si ricrederanno. Ottima la ricostruzione storica. Niente di memorabile o indimenticabile, però per chi ama la Storia come me questa pellicola fa al caso suo.  

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130

HALLOWEEN ENDS (2022), di David Gordon Green

Ultimo capitolo della nuova trilogia dedicata al killer (forse sovrannaturale?) Michael Myers. Sarò onesto: non sono scaduti nel banale e nello scontato. E questo, in un mondo in cui le nuove idee scarseggiano, merita sempre di essere premiato. La primissima sequenza è una vera sorpresa, e la sorpresa continua per un bel pezzo, siccome non racconta per nulla quello che ti aspetti. Il finale però rovina tutto. Perché questo film non parla di Myers, eppure alla fine ce lo fanno entrare a caso e lo fanno uscire di scena a caso. 

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129

HALLOWEEN KILLS (2021), di David Gordon Green

Esatto: insieme a un mio intrepido amico, io andai a vedere l’intera nuova trilogia tutta in una sola magica notte. Questo secondo capitolo vuole raccontarti che spesso nel combattere il Male tu stesso diventi il Male: concetto meraviglioso. Però lo fa commettendo qualche grossolanità alla quale nemmeno il più ingenuo degli spettatori può credere. Bello il fatto che in tante sequenze sembri una divertente e divertita parodia di sé stesso.

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128

SETTEMBRE (2022), di Giulia Steigerwalt

Film assolutamente corale ritraente una serie di personaggi che a Roma a Settembre, il mese dell’inizio per così dire, si rendono conto che hanno bisogno proprio di un nuovo inizio. La loro vita è un vero casino, ed è ora che ci facciano qualcosa. Certe storie sono migliori di altre, alcune un po’ lunghe, altre toccanti e profonde. Non originale, ma uno sguardo avvincente. Su tutte, applaudiamo all’interpretazione di quella meraviglia d’attore che è Fabrizio Bentivoglio, come al solito sul confine tra la comicità più divertente e il tragico dramma più profondo.

127

THE LOST CITY (2022), di Aaron e Adam Nee

Un film che sa prendersi in giro omaggiando il genere d’avventura con tanto di ricerca del tesoro perduto, azione, storia d’amore e villain spietato. Divertente e divertito, gode di un cast pazzesco: la coppia Sandra Bullock e Channing Tatum è da applausi, Daniel Radcliffe è il memorabile cattivone e Brad Pitt è un fuoriclasse in fatto di risate!

126

BLA BLA BABY (2022), di Fausto Brizzi

Non la classica commedia all’italiana: esilarante, veramente simpatica e tanto divertente… è pure una pellicola caratterizzata da una grandissima profondità. Il presupposto non è dei più originali, ma riesce comunque a farti ridere di gusto per poi farti scoprire che il bello dell’essere genitori sta proprio anche nello sforzarsi di capire ogni giorno quello di cui i tuoi figli hanno bisogno, pur parlando “lingue” diverse.

125

AMBULANCE (2022), di Michael Bay

Figura estremamente discussa, quella del signor Michael Bay. Capace di realizzare enormi blockbuster eccessivamente esagerati, apprezzati dal pubblico e stroncati dalla critica, il suo cinema merita di essere definito tale? A noi questo non risponderemo, diremo solo che in fatto di esagerazioni ed eccessi qui raggiunge il suo apice. Ed è veramente divertente e bello vederlo superare il limite in modo così assurdo e fuori di testa! Soprattutto perché qui, nel finale, emerge una profondità in qualche modo e misura veramente commovente. Giudicate voi: ai posteri l’ardua sentenza!

124 

L’ARMA DELL’INGANNO – OPERATION MINCEMEAT (2022), di John Madden

La storia vera raccontata è oltre ogni modo interessante e affascinante: come è nato il piano dei servizi segreti britannici per ingannare i nazisti durante la guerra nel 1943. Una storia che non solo ha a che fare con la Storia, ma anche con lo Storytelling: la capacità di confezionare e inscenare una narrazione. Bellissima l’idea di partenza. Peccato che nonostante queste premesse e il cast di primo livello, il film si perda parecchio. Ma vi sono delle piccole chicche qua e là che meritano l’applauso.

123

WHITE NOISE (2022), di Noah Baumbach

Che abbiate o no letto il romanzo da cui è tratto, questo film parte davvero molto bene. Un cast eccezionale capitanato da una fresca Greta Gerwig e da un colossale Adam Driver, un’arguta sceneggiatura intelligente, una regia veramente brillante. Portando avanti un racconto assurdo, vuole raccontarti l’assurdità propria dell’umano. Poi però a metà l’assurdità diventa troppa e annega il film, le scelte insensate narrative stroncano tutto e il finale è assai deludente.

122

TÁR (2022), di Todd Field

Cate Blanchett, Cate Blanchett e ancora Cate Blanchett. Immensa. Questo film è Lei. Da Oscar, colossale, fantastica. La pellicola in sé è comunque interessante, narrando il crollo rovinoso di chi è asceso fino al Monte Olimpo e ha saggiato il Potere desiderandone sempre di più. Tuttavia si perde un po’, forse parecchio. Forse tantissimo! Ma dinanzi alla Blanchett e al suo smisurato talento, tutto è perdonato.

121

IL CORSETTO DELL’IMPERATRICE (2022), di Marie Kreutzer

Un film può essere bello, anche se pesante. E questo film è bello. Ma anche pesante. Terribilmente pesante. Eccessivamente pesante. Pesante in maniera pesante, mi verrebbe da dire. Diciamo pure “pesantissimo”. Vicky Krieps, straordinaria, giustamente premiata a Cannes per la sua interpretazione, è un’Elisabetta di Baviera (Sissi) angustiata, tormentata, sfrontata, ribelle, oppressa da più parti e che non desidera altro che libertà. Ciò che c’è di più bello nel film è il rapporto tra lei e il marito Franz Joseph: non si comprendono, litigano ma in fondo si amano. Resta però una pellicola pesante.

120

STRINGIMI FORTE (2021), di Mathieu Amalric

Sempre lei, Vicky Krieps, magnifica. Amalric, attore grandioso, è perfino un regista superbo e sopraffino. Psicologico, frammentario, tutto da ricostruire: la profondità con cui ci restituisce il funzionamento della psiche umana è incredibile. Il grande limite è che devi rifletterci a tal punto che l’emozione si perde per strada: devi capirlo, e così smetti di sentirlo.

119

VORTEX (2021), di Gaspar Noé

Quanto fa schifo invecchiare e perdersi. Qua sta il significato di questo film. Due anime perse quelle al centro della pellicola: due anziani che si amano e ogni giorno di più si smarriscono. Il figlio ci prova ad essere d’aiuto, ma è tossicodipendente, anche lui perso a modo suo. Un vortice di sofferente dolore e profondo sconforto. Il cast è tutto meritevole di applausi, anche Dario Argento si rivela sorprendente. Un film che merita di essere visto, ma che fa tanto soffrire, probabilmente esagerando: una storia ha bisogno delle sue fasi up e delle sue fasi down per funzionare, e qui c’è solo un down continuo. Destabilizzante e interessante la messinscena di Noè, ma alla lunga stanca e diventa inutile. Visto in un giorno di caldo così doloroso che il sudore ancora oggi non se n’è andato.

118

ALCARRÀS (2022), di Carla Simón

Semplice, ma nella sua semplicità bellissimo. Orso D’Oro al Festival di Berlino 2022. Il racconto di una semplice famiglia d’agricoltori che vive con semplicità della sua terra. Ma il mondo attorno non è più semplice come un tempo, e se una volta bastava una stretta di mano per concludere un affare, oggi serve un contratto che dimostri che quella terra è tua. E loro non ce l’hanno. E dunque devono andarsene. Questo è il mondo, brutto e complicato.

117

DIABOLIK – GINKO ALL’ATTACCO! (2022), dei Manetti Bros

Avevo preferito il primo capitolo che era alquanto caruccio. Non che questo sia brutto, però non un granché. Estremamente prevedibile, fin dall’inizio era chiaro come sarebbero andate le cose. Se è così alto in classifica, è solo per la messinscena che merita, perché Diabolik è un soggetto interessante e per due interpretazioni, quelle di Valerio Mastandrea e Miriam Leone, bravissimi nei panni, rispettivamente, dell’Ispettore Ginko e di Eva Kant.

116

BLACK PHONE (2021), di Scott Derrickson

Tratto dall’omonimo racconto del 2004 scritto da Joe Hill, pseudonimo del figlio del celeberrimo scrittore Stephen King. Gli stilemi sono tutti quelli tipicamente kinghiani: cittadina americana di provincia, ragazzini incompresi protagonisti, fortissima inquietudine. Un thriller, più che un horror, assolutamente di primo livello, non particolarmente originale ma bello, intrigante ed avvincente. Il peggior difetto è il villain, interpretato da un magistrale Ethan Hawke, ma lasciato non-spiegato. Il  miglior pregio: l’inimitabile fratello del villain, personaggio strepitoso.

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115

LIGHTYEAR – LA VERA STORIA DI BUZZ (2022), di Angus MacLane

Iniziamo subito a dire chiaramente che non è «Toy Story». È un film d’animazione fantascientifico d’avventura, emozionante, anche commovente, per quanto assolutamente poco originale. Ricorda da vicino Christopher Nolan. Le animazioni sono da applausi. Ma non è «Toy Story». E non è originale. Dunque non aspettatevi qualcosa di trascendentale, purtroppo. 

114

UN ALTRO MONDO (2021), di Stéphanie Brizé

Pellicola di forte impatto emotivo sul mondo del lavoro. Merito oltre che di una sceneggiatura attraente e coinvolgente, anche del protagonista Vincent Lindon, fantastico attore con la A maiuscola! Vi è qualche parte più debole e fuorviante, soprattutto quelle relative alla vita privata del protagonista. Potrà sembrare un argomento già trattato, visto e rivisto quello dell’etica in campo professionale: è giusto avere dei sentimenti e una morale sul lavoro o bisogna scendere a compromessi schifosi e beceri per semplice convenienza? Ma finché saremo esseri umani, questo argomento non passerà mai di moda. Speriamo solo di continuare ad esserlo. 

113

… ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO! (2022), degli YouNuts!

Da che ne ho memoria, ho sempre mal digerito i remake o i sequel fatti a distanza di anni, soprattutto di film straordinari e che hanno segnato un’epoca come «… altrimenti ci arrabbiamo!» (1974) con il sensazionale duo Bud Spencer & Terence Hill, pellicola eterna e immortale. Basti pensare a tutte quelle sequenze da mandare giù a memoria, alla scena che ha dato il titolo, alla canzone «Dune Buggy» degli Oliver Onions. Il remake/sequel è alla fin fine una sua riproposizione molto simile. E anche se non è all’altezza dell’originale, è stata tuttavia una sorpresa gioiosa e ha fatto bene al cuore rivivere quei momenti. E certi omaggi colpiscono e commuovono. Grazie Bud e Terence di essere esistiti.

112

MATRIX RESURRECTIONS (2021), di Lana Wachowski

Diciamolo subito: io amo il primo «Matrix». E odio i due sequel, che ritengo vergognosi. Secondo me dovevano fermarsi al primo. Questo qua invece non lo detesto, come parrebbe il resto del mondo. Ho anzi apprezzato enormemente la brillante e originale idea meta-cinematografica di base che, oltre che essere divertente e intrigante, costituisce pure una critica al mondo della Settima Arte, dominato da sequel e remake. Nella seconda parte tuttavia si affloscia su sé stesso e diventa parecchio noioso e pesante. Eppure per i veri fan le ultime sequenze sono toccanti. Spazza via il secondo e il terzo, e questa è senz’altro una grande qualità.

111

L’IMMENSITÀ (2022), di Emanuele Crialese

Trattasi di un film autobiografico. Sicuramente è lodevole il tentativo di mettere in scena la propria vita. Diverse sequenze divertono molto, altre commuovono. Vogliono essere affrontati i temi di tutta un’esistenza e questo affonda parecchio il film, che potrebbe risultare poco godibile. Non proprio riuscito, nemmeno indimenticabile, ma comunque dolce e insieme malinconicamente nostalgico.

110

MAIGRET (2022), di Patrice Leconte

Quando si ha a che fare con un giallo, al centro vi è sempre l’indagine. Ma non in questo caso: il delitto non sa essere avvincente, e nemmeno imprevedibile. Tutt’altro. E allora perché vedere questo film? Per lui, il detective. Lui è il cuore pulsante della pellicola, il motivo per cui deve essere vista, la ragione per cui ce la ricorderemo. Per come è interpretato dal monumentale Gérard Depardieu, per come è scritto con particolare cura per il suo intimo e la sua psicologia, anche per come è rappresentato visivamente ed esteticamente ed in termini di messinscena, il Commissario risulta essere un personaggio vero e memorabile.

109

L’OMBRA DI CARAVAGGIO (2022), di Michele Placido

Non un film particolarmente grandioso. Ma è meritevole il fatto di aver deciso di raccontare le vicende e vicissitudini del pittore Michelangelo Merisi detto «Caravaggio» in questo modo. La pellicola riesce ad avvicinare, esperti e no, alla vita di quest’artista e alle sue opere, tant’è che a livello di regia e messinscena sembra di essere dentro un suo quadro. Osserviamo così il suo processo creativo e percorso biografico, e in più la storia è gestita alla stregua di un thriller con tanto di indagine. Qualche piccolo dettaglio inventato, diverse lungaggini di troppo, una sceneggiatura non sempre all’altezza così come la recitazione: ma infine scegliamo comunque di vederlo. 

108

WHITNEY – UNA VOCE DIVENTATA LEGGENDA (2022), di Kasi Lemmons

Chi ha amato e sempre amerà Whitney Houston, non può non prenderne visione. Ma anche chi la conosce poco, uscirà dalla visione del film sapendo chi lei sia stata e cosa ha realizzato. Un biopic classico nel senso più classico che ci sia, nulla di originale o innovativo. Però almeno siamo in presenza di un modo giusto di fare i biopic. E di questo siamo soddisfatti. Pieno delle sue canzoni, celebriamo la performance di un tenerissimo, comicissimo, divertentissimo e commoventissimo Stanley Tucci, come sempre strappapplausi, nei panni del manager di Whitney.

Ami i biopic? Allora leggi un articolo che ci racconta cosa un biopic dovrebbe sempre fare ed essere!!!

107

GLI STATI UNITI CONTRO BILLIE HOLIDAY (2021), di Lee Daniels

Altro biopic. Cos’ha questo rispetto agli altri in classifica? Cosa fa la differenza in un biopic? Il personaggio di cui si prende in esame la vita? Sbagliato! La differenza la fa lo sguardo con cui scegli di raccontarne la vicenda. Raccontare tutta la vita di una persona è sbagliatissimo: realizzi un libro di storia, non un film. Invece chi fa film deve fare una scelta e optare per uno sguardo preciso. Questa pellicola, al netto di diversi difetti, lo fa. Lee Daniels che decide di raccontare la Signora del Blues nel suo declino mentre lotta per i diritti civili è una scelta autoriale precisa. Non è uno di quei film che fanno la Storia, però ha il merito di raccontare la Storia. Nessuna parola è abbastanza bella per descrivere la stratosferica interpretazione recitativa e canora di Andra Day. 

106

GLI OCCHI DI TAMMY FAYE (2021), di Michael Showalter

Un altro biopic ancora. Non a caso uno dopo l’altro. Anche qui vi è una scelta di sguardo precisa: rappresentare un qual certo tipo di America, quella del fanatismo religioso nella sua forma più ipocrita, quella finta degli studi televisivi e dei lustrini, tesa a imporre certe idee, dorata ma forse non così luccicante. La premessa è questa, però poi il film non è un granché: non brilla come quei lustrini, né in fatto di sceneggiatura né in fatto di regia. Non brutto, ma piuttosto banalotto, nulla di che. Eppure noi lo mettiamo così in alto per loro due, i protagonisti. Un Andrew Garfield sempre più oberato di lavoro che dimostra di essere un Attore, di quelli veri. E poi soprattutto c’è Lei. Da subito mi dissi che avrebbe vinto l’Oscar, e così fu. Non poteva essere altrimenti. Jessica Chastain ci regala la performance della vita, quella per cui questo film deve essere visto e rivisto, con quella sua vocetta stridula e sotto chili di trucco, ridicola e grottesca ma anche dolce e tenera, ingenua e allo stesso tempo determinata, ma infine essenzialmente buona. Sensazionale!

105

BLACK ADAM (2022), di Jaume Collet-Serra

Cinecomic dei più classici che possano esserci. La storia è il solito modello ripetuto più e più volte: viene richiamato sulla Terra una sorta di potentissimo anti-eroe bello violento che deve essere fermato. Ma in realtà è buono, nella sua vita ha sofferto e può aiutare a fermare i veri cattivoni. Stop. Resta comunque carino, fatto bene, simpatico in maniera non particolarmente esagerata, persino tenero e addirittura un poco emozionante. La ragione per cui lo ricorderemo è soprattutto lui, Dwayne Johnson detto «The Rock», simpatico e carismatico come solo lui sa essere, un vero mattacchione capace pure di essere drammatico quando vuole. Godibile, non annoia, diverte.  

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104

LE OTTO MONTAGNE (2022), di Felix Van Goreningen e Charlotte Vandermeersch 

Vi sono quei luoghi da cui non vorresti andartene mai. Da cui in realtà non te ne vai mai. Anche se te ne vai. Anche se non te ne rendi conto. Tu sei sempre lì. Credo parli di questo, il film. E non credo si riferisca solo al luogo fisico, ma in qualche misura anche al tempo. Nella neve, col tuo migliore amico e tuo padre, a camminare sul ghiacciaio, come mai più sarebbe stato. Trascorrono gli anni, il tempo passa per tutti, anche per le montagne. Ma tu è come fossi ancora lì a camminare con loro. Fotografia sensazionale, regia da applausi, messinscena che richiama antichi ricordi lontani. Premio della Giuria al Festival di Cannes (ex aequo con il numero 137 della classifica). Attori tutti decisamente in parte. Non ho letto il libro, ma la sceneggiatura è veramente convincente. La lunghezza, decisamente esagerata, è il suo limite peggiore. Più di mezz’ora buona poteva essere tagliata. Non ha aiutato il ritmo di una storia lenta di per sé, rendendola sfilacciata. Ma ci si può passare sopra. E noi lo facciamo.

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103

STRANGE WORLD (2022), di Don Hall

Film d’animazione targato Disney. E questo ci dice già tanto, per non dire tutto. L’animazione è al massimo dei suoi livelli, la storia è divertente e tenera e commovente ed avventurosa, i personaggi ben caratterizzati. Quel che ci viene raccontato è il rapporto tra il vecchio e nuovo, il padre e figlio, chi è venuto prima e ha delle aspettative e chi è venuto dopo e quelle aspettative finisce per deluderle. E chissà, se questa relazione venisse ricomposta nelle sue fratture, forse pure il nostro mondo dilaniato ne gioverebbe. Non è il migliore dei film Disney, non segnerà l’immaginario collettivo, non farà la storia. È un buon film Disney e questo lo rende dunque tra i migliori d’animazione di quell’anno. Ma niente di più.

102

PINOCCHIO DI GUILLERMO DEL TORO (2022), di Guillermo Del Toro

Oscar come Miglior Film D’Animazione. La bellezza, quella vera. La vera bellezza a livello visivo, di disegni, di immagini. La vera bellezza nella caratterizzazione estetica, psicologica e vocale (che gran cast!!!) dei personaggi. La bellezza nei piccoli dettagli e nella loro cura, come una battuta che sembra piccola ma piccola non è, oppure le parole di una canzone, o ancora un quadro del filosofo Arthur Schopenhauer appeso nel salottino di casa del Grillo Parlante (mai così simpatico e brillante come in questo caso, miglior personaggio del film!). Tenero divertimento e struggente malinconia la fanno da padroni in questa rivoluzionaria rivisitazione della nota storia, proposta e riproposta ormai in tutte le salse. In questo caso le marachelle di Pinocchio non sono malviste, ma guardate come un giusto libertario atto di ribellione contro le dittature e l’autorità imposta. Chi ama l’originale, storcerà il naso. Noi invece diciamo: se venissero realizzati rifacimenti di questo tipo, allora ne saremmo tutti più contenti.

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101

UNCHARTED (2022), di Ruben Fleischer

Pellicola d’avventura che riesce nella lodevole impresa di non prendersi sul serio. Avevamo detto cose simili sulla posizione 127, e lo diremo anche di quello che sta al numero 65. In particolar modo il 127 e questo presentano fortissime analogie: ambientazione esotica, genere avventuroso, tutti gli stereotipi del tipo, un tesoro perduto, un villain, una storia d’amore. La differenza fondamentale la fa il ritmo. Qui il ritmo è veramente indiavolato: se il 127 ti faceva ridere, questo è un continuo sganasciarsi di fiumi di risate! E il modo con cui questo film sa giocare tra l’emozione, il divertimento e l’autoironia è veramente ammirevole. Fin dalla prima sequenza sei già totalmente immerso e sul pezzo! Non conosco il videogioco da cui è tratto, ma grazie a tutto quello che abbiamo detto e ad un cast veramente fenomenale, ci troviamo in presenza di uno di quei “filmetti” che però ti rimarrà impresso e che ti avrà donato un paio d’ore di vera felicità.  

100

IO E LULÙ (2022), di Channing Tatum e Reid Carolin

Nel poster viene chiaramente scritto: «… Tranquilli, il cane non muore!». Ci vogliono subito rassicurare che non scoppieremo in lacrime, che non è la stessa storia triste e tenera con al centro un cane. Beh, alla fine il cane non muore, non scoppiamo in lacrime, ma abbiamo comunque a che fare con una storia veramente commovente oltre che dolce e simpatica. Eh sì, l’andamento della vicenda sarà piuttosto prevedibile, si sa già dove si andrà a parare, come finiranno le cose. Ma poco importa: per novanta minuti non pensi ad altro, sei anche tu con quell’uomo e quel cane, entrambi due anime perse, nati per vivere tra le fila dell’esercito e ora obbligati a fare altro. E qui sta il punto di forza più originale della pellicola: entrambi sono disperati. Fino a quando non si sono trovati.

99

MARRY ME (2022), di Kat Coiro

Anche in questo caso non è sicuramente l’originalità ciò che va elogiato di questo film. Ma anche qui in effetti ci importa molto poco: trama prevedibile, commedia romantica canonica, storia d’amore delle più classiche possibili. Però ci sono quei due, loro due: Jennifer Lopez e Owen Wilson. Le risate che non ci fanno fare! E ci regalano anche molta commozione. Sono una coppia veramente incredibile ed è sulla loro sinergia che si fonda il film. Chi lo ha scritto e diretto è stato sicuramente bravo a mantenere il ritmo, non annoiare mai, far divertire, non rovinare tutto e a parlarci di cosa significhi oggi vivere nel mondo dei social. Ma il peso della pellicola poggia sulle spalle di JLO e Owen. Naturalmente la colonna sonora a firma della prima è impeccabile.

98

JURASSIC WORLD – IL DOMINIO (2022), di Colin Trevorrow

Chi vi scrive, ama con tutto sé stesso «Jurassic Park». Il primo, lo storico, l’immortale. Fortuna che esiste un idolo divino come Steven Spielberg! E poi naturalmente anche il secondo capitolo, sempre spielberghiano. Pure il terzo, ai miei occhi, è meritevole di plurime visioni. E anche quando più di un decennio dopo se ne uscirono con «Jurassic World», il primo di una nuova fase, io ero lì in prima fila ad applaudire. Poi però fecero «Jurassic World – Il Regno Distrutto», che ai miei occhi fu un disastro. Anche perché si sono persi qualcosa: i dinosauri. Venire dopo quel film non era affatto semplice. Eppure questa pellicola riesce nell’impresa di essere bella, felicemente spassosa, spaventosa al punto giusto, ricca di sequenze spettacolari, dinosauri meravigliosi e poi… poi… colpo al cuore per i fan: riunisce il trio di protagonisti del primo, come mai erano stati insieme da dopo quel 1993. Qual commovente gioia rivedere i nostri Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum!

97

ANIMALI FANTASTICI – I SEGRETI DI SILENTE (2022), di David Yates

Un altro sequel. Lasciamo perdere per un secondo Harry Potter, quello che è stato e il significato che ha avuto per il mondo intero. Concentriamoci invece su «Animali Fantastici», che è un’altra cosa. Personalmente ritengo abbiano fatto un lavoro straordinario con il primo «Animali Fantastici E Dove Trovarli»: divertente, commovente, avvincente, emozionante, ammaliante, affascinante! Quegli animali così meravigliosi da sembrare veri; quel cast tutto perfettamente in parte; quelle battute tutte così spassose… e tutta quella magia, non solo quella dei maghi, ma proprio del Cinema! Poi un brutto giorno arrivò «Animali Fantastici – I Crimini Di Grindewald». Orribile e terribile. Uscii dalla sala chiedendomi che razza di disastro avessero fatto. Si erano scordati degli animali, i personaggi amati nel primo qui divennero secondari, un guazzabuglio impasticciato ben poco comprensibile. Per questo sono rimasto piacevolmente sorpreso dal terzo capitolo: per me riesce a risollevare le sorti della saga dopo quello che era stato un vero e proprio Titanic! Tornano gli animali fantastici, tornano quei personaggi, la storia emoziona e diverte e commuove assumendo pure delle sottili sfumature politiche. Chissà se ne verrà un altro dopo questo, ma se finisse così potremmo dirci soddisfatti. 

96

TOP GUN: MAVERICK (2022), di Joseph Kosinski

Follia realizzare a distanza di 36 anni il sequel di un film che ha avuto il trionfale successo grandioso che ha avuto «Top Gun» nel 1986? Decisamente sì, soprattutto per il sottoscritto, che mal digerisce remake o sequel a distanza di decenni. E poi «Top Gun» è una pellicola che appartiene alla sua epoca, al suo decennio, ha già avuto la sua storia. Eppure questo sequel fa tutto ciò che un sequel dovrebbe fare: ricordarsi di cosa era venuto prima. Trattasi di un film da cardiopalma, emozionante, incredibile e che non solo omaggia e celebra quello che è stato il primo iconico film, ma costruisce una sua storia sensata. Il baldo Tom Cruise, spettacolarità pazzesca e incassi a non finire fanno il resto. Ciò non significa che il primo film non resti comunque una pellicola anni ’80 e che questo seguito risulti dunque un poco anacronistico, però faccio ugualmente i miei complimenti. Se tutti i sequel fossero così, credo li amerei molto di più.

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95

DC LEAGUE OF SUPER-PETS (2022), di Jared Stern

Di supereroi e cinecomic oramai ne siamo pieni zeppi! Dunque è lodevole veramente cercare di provare a prendere questo argomento noto e arci-noto per farne qualcosa di nuovo. Da qui nasce questa pellicola d’animazione che va a prendere gli animali domestici dei supereroi. Il cane di Superman, quello di Batman, la maialina domestica di Wonder Woman, lo scoiattolo di Lanterna Verde, la tartaruga di Flash… una squadra di adorabili e teneri nuovi eroi! La storia è molto classica e prevedibile ma offre grande avventura, tanto divertimento, un lieto spasso ed ottime animazioni, al netto pure di qualche ingenuità ed errore grossolano. Soprattutto è uno sguardo nuovo su qualcosa che oramai tutti, bene o male, conosciamo. E questo va premiato.

94

BROS (2022), di Nicholas Stoller

Da diverso tempo nel campo della Settima Arte si lanciano in polemiche delle più furibonde riguardo a come dovrebbe essere inserito all’interno di un film il tema dell’omosessualità e in generale come la cinematografia dovrebbe rapportarsi alla comunità LGBTQ+ e rappresentarla. Io più semplicemente credo che come per ogni cosa ci siano tanti modi intelligenti per farlo e tanti stupidi. Questa pellicola non si interroga su come dovrebbe fare, semplicemente lo fa, e lo fa nel modo più acuto, sagace, divertente e profondo possibile. Geniale che in un film che rappresenta questa comunità il protagonista si disperi cercando di rappresentarla all’interno del suo museo! Oltre a questo, si tratta di una commedia romantica delle più classiche che ci siano, a parte per il fatto che i due protagonisti sono una coppia gay. L’intelligenza, la sagacia e pure l’autoironia vanno sicuramente premiate, oltre che il modo di affrontare tematiche delle più svariate. Un applauso lo meritano proprio loro due, Billy Eichner e Nicholas Stoller, che sanno essere veramente in parte e che dimostrano un talento nella caratterizzazione dei loro personaggi, oltre che una sinergia da elogiare!

93

TICKET TO PARADISE (2022), di Ol Parker

Lo abbiamo già accennato prima. Ora lo diciamo chiaramente: la prevedibilità di una storia non deve essere sempre vista come essenzialmente negativa. Vi possono essere dei gran bei film che non sono però imprevedibili. Questo è uno di quelli. La storia di due genitori divorziati che si odiano da sempre ma che insieme partono per Bali e fanno squadra per impedire all’amata figlia neolaureata di commettere quello che loro ritengono un madornale errore, e cioè sposarsi con un illustre sconosciuto allevatore d’alghe, è qualcosa di visto e rivisto che ben conosciamo. Da queste poche righe sappiamo già tutto: cosa succederà, come andrà a finire, quali saranno le dinamiche della vicenda. Ma la cosa non ha importanza. Il bello sta nel godersela. Una storia senza pretese ma pregna di un divertimento, una comicità e un’autoironia, oltre che anche una certa commozione, che ti fanno tanto ridere e ti lasciano un sorriso stampato sulle labbra al termine della visione. E poi soprattutto ci sono loro due, i protagonisti, il pezzo forte di questa pellicola: Julia e George, Roberts e Clooney, Lei e Lui. Tutto un cast ottimamente in parte capitanato da due fuoriclasse che sono di una spontaneità e una naturalezza incredibili, che vantano un talento attoriale strappapplausi e un’alchimia strepitosa, che sanno farci ridere e sognare. 

92

IL GRANDE GIORNO (2022), di Massimo Venier

Il trio Aldo-Giovanni-Giacomo. Tutto un cast intorno a loro veramente eccelso. Una storia semplice, divertita e divertente, ma che nasconde una profondità che non ci aspettavamo. Le risate, lo spasso e il divertimento, oltre che una certa italianità di fondo nella quale non possiamo non rivedere noi stessi: queste sono alcune delle grandi qualità di questo film. Ma non solo. Perché questo film che parla di un matrimonio, il cosiddetto “Grande Giorno”, quello da cui comincia il meglio della tua nuova vita, parla in realtà di fine. E di quanto possa essere dolorosa la fine, ma anche necessaria. Non tutto dura per sempre. In realtà quasi niente dura per sempre. È dura da accettare, tanto. Ma così è. E il fatto che siano quei tre mattacchioni a impartirci una lezione di tale profondità è qualcosa di pazzesco e incredibile che lascia spiazzati e a bocca aperta. Senza la fine, non c’è nessun inizio, che magari era meglio di quello che ti aspettavi. È semplice rimanere nella stessa vita, che magari ti fa un po’ schifo, ma almeno è sicura, senza rischi. Ma non è così che si vive veramente. Bisogna concludere se si vuole iniziare. Ed è per questa ragione che sono particolarmente felice e commosso all’idea che questo film sia stato il cosiddetto 150º. Perché dopo il 150º ultimo film, viene il primo dei 150 di un nuovo anno.

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91

I FIGLI DEGLI ALTRI (2022), di Rebecca Zlotowski

Un film semplice ma che trova nella semplicità una forza invidiabile. La vicenda è quella di una donna che cerca l’amore e lo trova in un uomo che però ha una figlia piccola. Lei figli suoi non ne ha, ed è quasi sul punto di non poterli più avere. Li vorrebbe? No… ma forse dopotutto sì. Scopre in questa bambina la figlia che non ha mai avuto e il bello di essere genitori. Ma non è lei sua madre. Sua madre non vive più con il marito, ma ancora c’è, e la bambina la ama. Perché la mamma è la mamma, mentre lei chi è? Eppure inizia ad amare anche lei. Che dilemma, la vita! Forse alla fine dopotutto non è così semplice questo film, come così semplice non è la vita. Forse non sei genitore, o nemmeno un figlio. Ma puoi lasciare il tuo segno. Puoi comunque incontrare qualcuno e cambiargli la vita per sempre. In conclusione un particolare ma sentito elogio spetta a lei, la protagonista, Virginie Efira, sulle cui spalle poggia il film, e non potremmo esserne più contenti.

90

IL PATAFFIO (2022), di Francesco Lagi

Il suo limite maggiore sta nel rifarsi (tanto) a quel capolavoro assoluto di indubbia bellezza che è stato e sempre sarà «L’Armata Brancaleone» del Maestro Assoluto Mario Monicelli. Stesso medioevo parodizzato, stessa lingua a metà tra il latino maccheronico e un italiano antichizzato, stessi personaggi buffoneschi e alquanto cialtroni. Ma vi è comunque tanto cuore e tanta anima in un film che cerca di raccontare qualcosa di diverso dal predecessore del 1966. Commedia e dramma, dolce e amaro, divertimento e malinconia si mescolano in una vicenda che ha una forza espressiva narrativa e visiva a cui non si rimane indifferenti. La storia di alcuni piccoli personaggetti con i loro piccoli sogni, aspirazioni e ambizioni e in cui però rivediamo tanto di noi. Si trovano a dover fare i conti con la realtà sulla quale tristemente, nobile o villano, soldato o uomo di Chiesa, nessuno ha controllo. Spaventoso.

89

IL PRINCIPE DI ROMA (2022), di Edoardo Falcone

Qui mi hanno colpito sul personale. La storia in questione è infatti dichiaratamente ispirata al mio libro preferito in assoluto, di cui l’autore è il genio Charles Dickens: «Un Canto Di Natale». Non si tratta dunque di una storia originale, né tantomeno nuova. Eppure trasportare la vicenda dickensiana nella Roma del 1829 funziona, eccome se funziona! Scegliere tre celeberrimi personaggi della Storia Romana per rivestire il ruolo degli spettri è una decisione assolutamente indovinata; optare per quell’ambientazione tutta italiana ma con un sapore d’antico è una giusta intuizione; adottare un tono a metà tra l’auto-ironico, il comico e il tragico commosso ci regala una storia che di risate ce ne fa fare tante, ma ci dona anche qualche lacrimuccia. Gran parte del merito spetta a Lui, il Protagonista, su cui il film si basa e si fonda: Marco Giallini, interprete di eccelsa grandezza. Uno di quei film dopo i quali ti senti meglio.

88

IL SIGNORE DELLE FORMICHE (2022), di Gianni Amelio

La storia vera del Professor Aldo Braibanti, enorme intellettuale e geniale insegnante dai metodi eccentrici, e del caso giudiziario che sconvolse la sua esistenza e la Nazione a quel tempo. Siamo negli anni ’60 e la vita di quest’uomo, amato e ricambiato da un altro uomo, gli viene distrutta proprio per questa ragione. In concorso al Festival di Venezia, trattasi di una pellicola molto bella, molto toccante, certamente non esente da difetti, lungo la strada si perde un poco risultando decisamente troppo lunga e talvolta troppo retorica. Ma la recitazione e la regia sono ottime. Vi recitano colossi quali Luigi Lo Cascio, il giovane e sorprendente Leonardo Maltese e quello che per me è il più grande attore italiano vivente che ci sia e cioè Elio Germano. Il finale è qualcosa di talmente bello e poetico e indescrivibile a parole che non puoi fare altro che piangere. Mai avere paura di essere quel che si è e di volere ciò che si vuole. Gli altri pensino quello che vogliono, non ha importanza. E solo allora avrai vissuto una vita che vale la pena aver vissuto, a dispetto del dolore e delle sofferenze.  

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87

MASQUERADE (2022), di Nicolas Bedos

Thriller ad effetto ben riuscito, ben studiato e ben calibrato. Personaggi ottimamente scritti, un cast vario e perfettamente in parte, colpi di scena niente affatto male, ambientazione memorabile, pure a livello visivo rimane impresso. Una salace ironia beffarda si incontra con un sottilmente malinconico dramma per raccontarci l’infelicità di chi sta in alto sommerso da oggetti e ricchezza, e pure di chi sta in basso senza nulla e con il disperato bisogno di arrivare a domani. Per raccontarci cosa significhi ingannare e ingannarsi là dove più fa male, nei sentimenti. Non un capolavoro, d’accordo. Ma un film meritevole di essere visto. E forse anche più di una volta. Nessuno, ricco o povero, ingannato o ingannatore, sfortunato o fortunato, innamorato o meno, si salva: c’è chi vince, certo. E c’è chi perde. Ma alla fine sono tutti dei disperati gretti, piccoli, vuoti. 

86

LA DOPPIA VITA DI MADELEINE COLLINS (2021), di Antoine Barraud

Altro thriller assolutamente riuscito. Uno di quei film che per intere sequenze non ti fa capire niente, ti tiene costantemente sul filo del rasoio anche con un nonnulla, ti inganna tutto il tempo e poi… sbam! Inizi a capire. Una scena iniziale che ti porta da una parte e tutto un film che ti porta da un’altra parte, per poi capire che la verità stava da un’altra parte ancora. Merito di una sceneggiatura solida e brillante, di una messinscena che nella sua apparente semplicità ci immerge in una psicologia complessa e ingannevole come quella della sua protagonista. E non dimentichiamoci dell’interpretazione assolutamente straordinaria nella sua doppia doppiezza: Virginie Efira, lo abbiamo detto anche prima, riesce sempre a dimostrarsi un’attrice capace a fare qualsiasi cosa voglia. Ricordiamo la sequenza finale di tutto il film. Le ultimissime inquadrature. Forse solo allora mi sono reso conto di quello di cui veramente parlava questo film: Amore. E l’amore sa essere doppio, bugiardo, mentitore. Ma a volte solo perché è talmente forte e sovrastante che la verità non è abbastanza importante da reggere il confronto. Chi lo sa.   

85

TROMPERIE – INGANNO (2021), di Arnaud Desplechin

Difficile definire questo film. Forse quasi impossibile. Cosa poter dire? Si può dire che esistono cose che non possono essere Cinema. No? Un esempio è lo scrittore Philip Roth e la sua opera. Proprio perché la sua opera è un monumento alla parola scritta. Denso, intenso, verboso: Roth è stato tutto questo. È davvero possibile prendere qualcosa di suo e realizzarne un film? Sembra di no. Eppure Armaud Desplechin ci riesce, eccome se ci riesce. Arduo davvero connotare il risultato con qualche parola. Frammentario, eppure in grado di tenerti costantemente incollato. Respingente, eppure totalmente magnetico. Nulla accade, eppure ti senti come se dentro t’accadesse di tutto. Tante parole, tanti dialoghi, come vorrebbe Roth, ma anche tante immagini che si caricano di un significato, un senso e una profondità disarmanti. Non è per tutti, questo è chiaro. E non è un capolavoro, anche questo è chiaro. Ma sappiate, care amiche e cari amici, che si tratta di un’esperienza, più che di una pellicola. Un’esperienza dopo la quale non sai come ti senti. E questo è sempre un gran bel segno. 

84

IL NASO O LA COSPIRAZIONE DEGLI ANTICONFORMISTI (2020), di Andrej Chržanovskij

Il solo altro film davvero difficile da definire come quello visto prima è questo qua. Trattasi di cinema d’animazione. E, senza farlo apposta, ora ne vedremo diversi di film animati. Ma questo non è sicuramente un film animato inteso nel senso canonico del termine. Tutt’altro. Anche qui un’esperienza dopo la quale non si sa come ci si sente e cosa si sia visto esattamente. Stili e tecniche diverse si mescolano donandoci una perla visiva e sonora di una preziosità fuori dal comune, una sceneggiatura inorganica e frammentaria e contraria a qualsiasi imposizione o norma per veicolare un messaggio di libera libertà contro qualsiasi regime o decisione presa dall’alto, un inno alla bellezza della lotta per autodeterminarsi. Numerosi riferimenti culturali e una molteplicità svariata e infinita di stimoli popolano questa pellicola. Anche questo non è per tutti. Ma se saprai calarti davvero dentro questo viaggio, allora verrai senz’altro ripagato, questo lo posso assicurare.

83

ERNEST E CELESTINE – L’AVVENTURA DELLE 7 NOTE (2022), di Jean-Christophe Roger e Julien Chheng

La storia di una topolina e un orso che sono obbligati a tornare nel paese natale di lui dopo che il suo amato violino (uno Stradivorso!) è stato distrutto. Solo lì può essere riparato: peccato che le cose sono cambiate da quando Ernest se n’è andato. Sei note su sette sono state vietate e abolite per legge: esiste solo più il Do. È come aver ucciso la musica. E quel mattacchione d’un orso (un mattacchiorso!) potrebbe in qualche modo c’entrare. Animazione straordinaria, che punta a richiamare i colori ad acquarello e le loro tonalità; personaggi teneri e spassosi che rimangono impressi; una storia che non sarà campionessa in fatto di originalità ma è bella, dolce, divertente e di una profondità commovente. È un film che parla di famiglia, delle aspettative che i padri hanno verso i figli e di come queste possono essere deluse, del diritto all’Arte e all’autodeterminazione, della bellezza dell’essere felice facendo quello che si ama e di come spesso questo possa entrare in collisione con quello che le persone che amiamo vorrebbero che noi facessimo. E tutto questo in un film per bambini: stupendo!  

82

MINIONS 2 – COME GRU DIVENTA CATTIVISSIMO (2022), di Kyle Balda

Una perla, ovviamente! Ci sono gli adorabili e tenerissimi Minions di mezzo, dunque non poteva essere altrimenti. Quei piccoletti gialli campioni d’incassi che tutti conoscono (davvero, vi sfido a trovare qualcuno che non sappia cosa sia un Minion), forti di un successone quale fu il primo capitolo nel 2015, ritornano qui e ritornano in pompa magna! Un sequel fatto certamente per tirare su tanti bei soldoni, ma fatto come si deve: e cioè senza scordarsi di quello che era venuto prima. E così quei piccoletti divoratori di banane tornano in sala insieme a quello che sarà il loro miglior amico: Gru, il Genio del Male non così cattivo dopotutto! Solo che è ancora un bambino. Esatto, qui vediamo come Gru e i suoi scagnozzi, protagonisti nella trilogia «Cattivissimo Me», iniziarono a far scorribande e pasticci d’ogni sorta!

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81 

TROPPO CATTIVI (2022), di Pierre Perifel

Bello, davvero bello bello bello! Una pellicola che ti cita dei capolavori  cinematografici del genere gangster ma lo fa mettendoci in mezzo gli animali più feroci che ci siano: un lupo, un serpente, uno squalo, un piranha, una tarantola… riuscite a immaginare cattivi più cattivi? Ma forse poi così cattivi non sono. Sì, d’accordo, sarà una storia raccontata almeno un miliardo di volte quella dei cattivi che poi così cattivi non sono e che si sono creati una famiglia stando insieme e che dopotutto si vogliono un gran bene e che dovranno andare contro le apparenze. Discriminazione, stereotipi e seconde chances i temi di questo film. Ma comunque ti diverti e t’emozioni, comunque riesce nell’impresa di trasportati in un mondo altro, comunque per un po’ ti sei dimenticato di vivere la tua vita vivendone un’altra che non era tua. 

80

IL GATTO CON GLI STIVALI 2 – L’ULTIMO DESIDERIO (2022), di Joel Crawford

Un trattato di etica morale. Dico sul serio. Il sequel del film con protagonista il gatto morbidone più famoso della Storia del Cinema d’Animazione è un trattato di etica morale. Attraverso un’animazione delle più curate e belle possibili visivamente parlando, e una potente narrazione coinvolgente e avvincente, ci viene raccontato cosa sia il Bene e il suo opposto, il Male. Un film per bambini può non essere per bambini e arrivare a parlarci di cosa significhi davvero essere buoni e cosa malvagi, di come spesso quello che desideriamo non è ciò che davvero volevamo, e di come sia alla fin fine lo stare insieme a chi ami quel che conta più di ogni altra cosa, anche se questo significa rinunciare a un poco di sé senza però smettere di rimanere fedeli a chi si è. Niente affatto male per il micio macho più valoroso che ci sia! 

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79

IL TALENTO DI MR. CROCODILE (2022), di Will Speck e Josh Gordon

A parte che qui stiamo parlando del mio animale preferito in assoluto. E già così, risulta impossibile restare imparziali. Da che ne ho memoria, ho sempre amato i coccodrilli. Tuttavia, non mi pare ci sia una sola cosa fuori posto in questa pellicola: le canzoni da musical sono meravigliose, il suo protagonista squamato adorabile, i vari interpreti a cominciare da un Javier Bardem che strappa applausi qualsiasi cosa faccia (lo ritroveremo bello in alto in questa classifica!) fenomenali, insomma… una storia delle più classiche possibili, nessuna sorpresa a livello narrativo, niente colpi di scena che ti fanno perdere la mascella… ma questo spensierato musical allegro ambientato in una New York da sogno con protagonista quell’amore di coccodrillo serve al suo scopo, farti credere per quasi un paio d’ore di vivere in un mondo in cui i coccodrilli danzano e ballano felici! Può esistere qualcosa di meglio?

78

SPIDER-MAN: NO WAY HOME (2021), di Jon Watts

Lo attendevamo tutti. E lo hanno atteso. E nel mentre ne hanno parlato. E parlato. E parlato ancora, e ancora, e ancora. Sì, il Mondo intero si è fermato per questa pellicola, che alla fine altro non è che un classico cinecomic movie come ce ne sono tanti. Anzi, fa probabilmente pure dei pasticci qui e là da un punto di vista spazio-temporale e narrativo. Eppure lo perdoniamo. Perché? Diamine: stiamo parlando di tre Spider-Man in uno che si incontrano con tutti i cattivi più celebri della storia dell’Uomo Ragno! Sono uscito dalla sala convinto di poter sparare ragnatele e cantando quella musichetta: ed ero pure il più normale, considerando che ci saranno state almeno cento persone con addosso la sua maschera che urlavano come pazzi! Classico cinecomic, va bene, ma molto bello e che riesce a prendere un sacco di personaggi celeberrimi e… udite udite… non fare troppi casini. Da grandi personaggi, derivano grandi responsabilità. Era così la frase, vero?

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77

NIDO DI VIPERE (2020), di Kim Yong-hoon

A mio modo di vedere, oggigiorno, dopo quello americano che per quantità rimane il mercato che offre maggiori possibilità filmografiche, il Cinema Coreano è il migliore in circolazione. Di gran lunga. La qualità narrativa, visiva, estetica, interpretativa dei film MADE IN SOUTH COREA è eccelsa! Questo film poi emoziona, sorprende, tiene incollati! Ha però un limite bello grosso: per quanto faccia parte di un filone cinematografico per cui vado matto, quello del thriller-gangster-crime movie, bisogna riconoscere che tale precisa pellicola debba TANTISSIMO ad alcuni dei miei Maestri preferiti in assoluto. E mi riferisco a Tarantino e ai Fratelli Coen. Badate bene: non dico che sia una scoppiazzatura, e i colpi di scena e la freschezza della storia tesa e divertente al tempo stesso son certamente encomiabili, ma… ma senza Quentin e Joel & Ethan dubito fortemente sarebbe mai esistito.

76

OMICIDIO NEL WEST END (2022), di Tom George

Pellicola bella, divertente, estremamente godibile: stiamo parlando di poco più di un’ora e mezza di leggerezza che scivola via come nulla, di un sensazionale cast da applausi, una regia iper-colorata e frenetica (che ricorda da vicino il buon vecchio Wes Anderson), un film che prende in giro il genere giallo (un po’ come fanno i due «Knives Out») e che, personalmente, m’ha mandato in brodo di giuggiole per il continuo gioco di rimandi meta-cinematografici, meta-teatrali, meta-letterati e tutti i meta- che volete. Il finale è brillante in tal senso! Non stiamo parlando di un capolavoro da cui esci cambiato, ma fa il suo lavoro, e lo fa a meraviglia. Sarebbe fantastico ci fossero più film di questo tipo. Da vedere con chiunque vogliate, tranne quelle persone che potrebbero volervi uccidere. Stiamo parlando pur sempre di un giallo con tanto di assassinio in mezzo: mica vogliamo dare strane idee a qualcuno dei nostri nemici, giusto?

75

BONES AND ALL (2022), di Luca Guadagnino

Non esiste altro film in questa classifica che m’abbia messo più in crisi di questo nel momento in cui ho dovuto dare il mio giudizio. Giusto forse la posizione 63, quando si parla di crisi a livello di giudizio, può essere accostato a questa pellicola. Ma almeno in quel caso sapevo comunque di trovarmi dinanzi ad un GRANDE film. In questo caso? Non lo so!!! Non so se è una mediocrità un poco indecente oppure una meraviglia di pellicola. Certamente non è una sonora schifezza, né però sicuramente un capolavoro. Sta nel mezzo. Letteralmente: è anche nel mezzo della classifica. Senza nemmeno averlo fatto apposta. Ne esco veramente molto confuso, anche a distanza di un anno lo sono ancora. Vi sono delle cose, specie a livello narrativo, che non stanno né in Cielo né in Terra, a mio parere. Dei momenti in cui sembra quasi di trovarsi di fronte ad una pallida brutta copia di «Twilight». Vi sono però altre cose che sono sinceramente belle davvero. Al di là dei colori della fotografia e della regia sapiente di Guadagnino, penso alla scena iniziale e alla performance di alcuni (NON TUTTI) interpreti, in primis Mark Rylance, che qui diventa un mostro mostruoso nel senso più bello del termine. E poi ci sono certe sequenze memorabili veramente impressionanti. Non ho quindi idea di che voto dargli. Chissà se prima o poi ne verrò a capo.

74

THE KING’S MAN – LE ORIGINI (2021), di Matthew Vaughn

Premessa: non ho visto altri film della saga, ma sembra non serva. Parlerà l’amante di Storia che è in me. Sì, vedere i grandi personaggi e fatti della Storia del secolo scorso manipolati per crearci sopra una simpatica narrazione avventuristico-comica, non esente però da passaggi drammatici ed emotivamente impattanti, è qualcosa che mi manda letteralmente in estasi! Rasputin in versione lottatrice è qualcosa che non puoi dimenticare facilmente. 

73

THE BATMAN (2022), di Matt Reeves

La sola e unica pecca secondo me di «The Batman»? Semplice: Batman! È un film maestoso, dannatamente affascinante, potentissimo, che presenta personaggi interpretati e scritti e diretti in maniera a dir poco sublime! A livello visivo, estetico, narrativo è un lavoro impeccabile! Regia, Recitazione, Scrittura: sembra non mancargli nulla. A parte lui, il suo protagonista. Mai darei la colpa allo straordinario attore che lo interpreta, e cioè Robert Pattinson. La colpa è di come il personaggio è stato scritto: piatto, monodimensionale, passa e non rimane. Peccato, perché tutti gli altri personaggi sono indimenticabili (PAUL DANO è tra i più GRANDI attori che esistano!) e numerosissime sequenze memorabili, soprattutto per come giocano con i cliché ma in maniera del tutto originale. Se non fosse per Batman, questo film si sarebbe ritrovato molto più in alto e avrebbe preso il volo come un pipistrello.

72 

WEST SIDE STORY (1961), di Jerome Robbins e Robert Wise

Ora dirò qualcosa per cui molti forse resteranno sbigottiti. È stupendo il «West Side Story» del Maestro Steven Spielberg realizzato nel 2022. Ma l’originale resta superiore. E del resto lo stesso Steven sarà d’accordo, considerando quanto ha amato quel film. Tutto, dalle canzoni alle interpretazioni, dalla regia all’aspetto più emotivo della vicenda, è spettacolare e sensazionale, rimane vividamente impresso nella memoria, facendo di questa produzione trionfatrice all’edizione dei Premi Oscar del ’62 uno dei migliori musical del suo genere. Unica cosa che proprio non mi va giù? La sceneggiatura è una scoppiazzatura bella e buona di «Romeo e Giulietta». Per carità, non l’hanno mai tenuto nascosto a dire il vero. Una scoppiazzatura dichiarata, diciamo. Questo lo rende meno scoppiazzatura? Mi spiace, ma il Grande Bardo William Shakespeare non si batte!

Ami anche tu lo Zio Billy Shakespeare? Certo che sì, che domande! Come potrebbe essere altrimenti? Allora leggiti quest’altra nostra specialissima classifica!!!

71

NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE (2022), di Edward Berger

Da un punto di vista visivo è impressionante. Da un punto di vista narrativo impattante. Da un punto di vista emotivo sconcertante. Ogni cosa in questo film è realizzata con la massima cura e attenzione e scrupolosa meticolosità. Non una sola cosa fuori posto o mediocre o mal abbozzata. Il vero orrore della Grande Guerra immortalato in una pellicola e fattosi visi lividi e gonfi mentre intorno imperversa il Caos Bellico portatore di Morte e Distruzione. Un kolossal di primissimo livello. Ma, disgraziatamente, un limite c’è, per quanto sconvolgente e triste possa essere questa pellicola strappapplausi vincitrice del Premio Oscar come Miglior Film Internazionale: non è un film originale ma un remake di un’opera cinematografica venuta alla luce nel 1930, stiamo parlando del vero, primo war-movie (film di guerra) mai realizzato! E sì, sarà trascorso quasi un secolo, ma l’originale anche in questo caso surclassa il nuovo, tanto bello e potente e straordinario è. 

70

TORI E LOKITA (2022), di Jean-Pierre Dardenne e Luc Dardenne

Una piccola storia che parla di due piccole persone. Piccole, perché bambini. Piccole, perché poveri disgraziati. Piccole, perché immigrati africani. Venuti in Europa nella vana speranza di trovare una vita migliore, sorella e fratellino fanno qualsiasi cosa per sbarcare il lunario, anche i corrieri della droga. Che altro possono fare? Un film piccolo, piccolo e semplice, perché in effetti non serve grandiosità o complessità per raccontarti qualcosa di così forte da solo, senza bisogno di fronzoli o orpelli. È l’impotenza, signore e signori, l’impotenza di due giovani anime che in un mondo insensibile e indifferente per non dire sadico e spietato non hanno nient’altro su cui contare se non l’amore che provano l’uno per l’altra. 

69

VICINI DI CASA (2022), di Paolo Costella

Quanto fa ridere e sempre ci farà ridere quell’uomo fenomenale di Claudio Bisio? Ma non solo lui, tutto il cast è davvero meritevole di applausi dei più fragorosi! Di chiara impostazione teatrale, un film del genere lo puoi fare solo se c’è l’interpretazione. E l’interpretazione c’è, eccome! I quattro protagonisti sono totalmente in parte, oltre che affiatatissimi tra loro, e risultano perfetti nel raccontarti le crisi nelle quali una coppia, specie se insieme da tanto tempo, può addentrarsi, e di come sono proprio le follie, sessuali e non, quelle che forse possono salvarci. 

68

GLI ORSI NON ESISTONO (2022), di Jafar Panahi

Jafar Panahi, cineasta iraniano considerato pericoloso dissidente dal Governo del suo Paese, incarcerato a più riprese, ritenuto un nemico della Nazione, eppure non sono mai riusciti a zittirlo. Lui è rimasto lì, imperterrito, a fare film banditi dall’Iran e ritenuti sovversivi solo perché raccontava la Verità delle cose. E nel frattempo le sue pellicole hanno girato il mondo e vinto premi internazionali di ogni tipo. Vincitore del Premio Speciale della Giuria a Venezia, in questo film Panahi racconta di Panahi interpretato da Panahi! Il regista-sceneggiatore-attore ficca sé stesso nel suo film. Ne viene fuori una pellicola con due anime diverse: da una parte vediamo Panahi che fa un film sovversivo dentro il suo film sovversivo, mentre dall’altra vediamo sempre Panahi che durante le riprese va ad abitare in un piccolo e retrogrado paesino al confine della Turchia. Per quanto interessante, la parte meta-cinematografica si perde parecchio. L’altra colpisce ed emoziona e avvince. 

67

LAMB (2021), di Valdimar Jóhannsson

Che piccolo, strambo, meraviglioso oggetto curioso! Un film che ti racconta da una parte il Potere della Natura, e dall’altra come essa possa risultare tenera. Vincitrice del Premio «Un Certain Regard» per l’Originalità al Festival di Cannes, questa produzione targata A24 dimostra come si possano ancora fare film piccoli ma nuovi e diversi. Non è cosa da tutti raccontare la storia di una coppia islandese spersa nel nulla che si ritrova a far da genitrice ad una neonata bimba-capretta che una delle loro pecore ha improvvisamente messo al mondo. E se poi la mamma pecora reclama la sua cucciola? Piccolo film che poi tanto piccolo non è, perché ha un cuore grandissimo. Se non fosse per un finale molto deludente e poco convincente, quella capretta avrebbe avuto le ali e sarebbe schizzata su in alto nella classifica.  

66

IL COLIBRÌ (2022), di Francesca Archibugi

Un film che ti vuole raccontare la Vita. E come la Vita, ti travolge peggio di un fiume in piena. È difficile dire qualcosa su questa pellicola, se non come saltellando da una parte all’altra di un’esistenza, raccontandoti qualcosa che dovrebbe essere il più frammentario possibile, ti regala emozioni che ti tengono costantemente agganciato per tutto il tempo. Merito della performance, come sempre sovrumana, di Pierfrancesco Favino? Merito anche del resto del cast? Della regia indovinata? Dell’omonimo romanzo di Sandro Veronesi da cui è tratto? È come un colibrì alla fine, questo film si muove nello spazio e nel tempo e tra i personaggi sbattendo forsennatamente le sue ali. Il risultato potrà non piacere. A noi piace, e molto. Soprattutto, quei cinque secondi finali a conclusione del film prima dei titoli di coda non ce li scorderemo mai nella vita.

65

BULLET TRAIN (2022), di David Leitch

Fa ridere (TANTISSIMO), diverte (TANTISSIMO) e intrattiene (TANTISSIMO). Iper-divertente, Super-colorato ed Extra-dinamico. Una pellicola che trova la sua massima forza nel non volersi prendere sul serio, e va bene così, perché non tutti i film devono per forza essere grandi o capolavori, ma anche semplicemente voler essere felici di essere dei bei film felici il cui scopo è farti ridere, divertire e intrattenere come in questo caso. Similmente alle posizioni 127 e 101, questo film vuole farti sganasciare tutto il tempo e farti felice, infilando volutamente esagerazioni una dietro l’altra, una pellicola di un esagerato che trova nell’esagerazione la sua forza attraverso un’infinita sequela di personaggi strampalati, colpi di scena assurdi e situazioni paradossali a non finire!!! Veloce come un treno, sgargiante come una tavolozza, divertente come solo una risata può esserlo!

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64

AMERICA LATINA (2021), di Damiano e Fabio D’Innocenzo

Protagonista? Lui. Elio – LA LEGGENDA – Germano. Non esiste per me attualmente in Italia un attore più grande di lui. E anche qui, come sempre, è fenomenale. I fratelli D’Innocenzo sono registi capacissimi, degli artisti dell’immagine, e ti confezionano una sinfonia visiva che è pure un thriller sporco e cupo e fosco di cui sei convinto di sapere tutto. Fino a quando capisci di non aver mai capito nulla. Rapido, veloce, passa in un attimo. Non sarà perfetto, e nemmeno un capolavoro. Ma questo è uno di quei film che ti rimane.

63

LA FIGLIA OSCURA (2021), di Maggie Gyllenhaal

Ahia. Non so che dire. Dico davvero. So solo che è un film grande. Grande perché non ti perdi un secondo, grande perché ti rimane impresso, grande perché lo è. Ma non so dire bene il perché. Tratto da un romanzo di Elena Ferrante che fu uno strepitoso successo letterario. Difetti ne ha tanti, vi sono molte scelte narrative che hanno zero senso. Però, non posso farci niente, mi rimane. Credo che molto lo facciano le due protagoniste, interpreti dello stesso personaggio in tempi diversi: Olivia Colman e Jessie Buckley sono due delle più grandi attrici che esistano, secondo me. Come loro recitano, credo, solo gli Angeli. E in questo film ci regalano performances da Oscar. E del resto entrambe vennero candidate. Ma poi c’è anche lei, Maggie Gyllenhaal, la regista, che riesce a costruirti un film che visivamente ti entra sotto pelle e ti inquieta e ti carica di angoscia. Tante cose non vanno. Ma quelle che vanno, sono una meraviglia.

62

LUNANA – IL VILLAGGIO ALLA FINE DEL MONDO (2019), di Pawo Choyning Dorji

Credo che tutti o quasi vogliano lasciare casa propria. Lo vogliono fare perché desiderano scoprire il mondo. Vedere che altro c’è. Cos’altro può esserti offerto. Ma la verità è che non te ne puoi veramente andare da casa tua. È dentro di Te, che tu lo voglia o no, e ci sarà sempre. È come andarsene via da sé stessi. Questa piccola ed eroica produzione cinematografica targata Buthan, la prima in assoluto nella storia del suo Paese ad essere candidata agli Oscar, racconta la vicenda di un uomo che vorrebbe solo andarsene, ma che per farlo deve prima inerpicarsi su, per le montagne, in un posto in cui non c’è niente. Massima espressione dell’essenza più intima e profonda di quella Nazione che vorrebbe lasciare. Lui desidererebbe trovarsi a 0 metri di altezza, figurarsi! Eppure, lì, tra quelle poche decine di abitanti ai confini del mondo, si può davvero ritrovare chi si è. Non è detto che casa tua sia il miglior posto al Mondo. Ma spesso il miglior posto al Mondo è proprio casa tua. Piccola parentesi: che bella, quella Musica.

61

LETTERA A FRANCO (2019), di Alejandro Amenábar

“Vincerete, ma non convincerete!» Queste le parole gridate dal letterato e uomo di cultura Miguel de Unamumu in uno dei discorsi più toccanti mai realizzati, e che meriterebbe di essere riscoperto. Un film storico classico, ma il classico non deve essere visto come un difetto. Non devi per forza essere originale a tutti i costi, se hai una storia bella in mano e soprattutto se la sai raccontare senza rovinarla ma trasmettendone tutta la sua forza e potenza. Una pellicola che ti racconta la vita di un uomo e insieme quella di una Nazione instabile e allo sbando che trovò nella figura di un tizio che sembrava un piccolo ometto normale e tranquillo senza infamia e senza lode, e sto parlando di Francisco Franco, il peggior male che potesse trovare, un ferocissimo leone che distrugge e schiaccia nemici senza pietà. È da Cristiani ammazzare così le persone?, gli vien domandato da Miguel. Certo che lo è perché prima li facciamo confessare, risponde il Generalissimo, sereno e tranquillo. In un Paese sconvolto che cambia dall’oggi al domani, un uomo dal carattere giusto e retto è il miglior punto fermo a cui aggrapparsi. Le apparenze non contano niente, solo ciò che è giusto e ciò che si è. Miguel ha avuto bisogno di tempo per capire che fare, ma poi l’ha fatto.

60

BOILING POINT (2021), di Philip Barantini

Noi qui a M&F non ci stancheremo mai di ripeterlo: la Regia di un film deve essere sempre al servizio della storia raccontata, la messinscena deve essere funzionale alla vicenda narrata. SEMPRE. I virtuosismi tecnici, quelli con cui alcuni Maestri fanno vedere quanto sono bravi e capaci, completamente fini a sé stessi, non ci piacciono e non ci servono. Quando però il Regista riesce a rendersi Autore di uno Sguardo di una complessità straordinaria, ma compie le sue scelte sulla base della narrazione che porta avanti, allora lì siamo in presenza di Vero Cinema: oramai il piano sequenza lo conosciamo benissimo, e vedere un intero film girato in un unico piano sequenza è una gioia per gli occhi, ma quando il suddetto serve a farti dono di un’esperienza totalmente immersiva che ti porta a vivere sulla tua pelle il frenetico e serratissimo ritmo indiavolato di chi lavora nell’ansiogena cucina di un ristorante d’alto livello, un inchino è d’obbligo. Menzione speciale d’onore al sublime protagonista Stephen Graham, impressionante nell’impersonare un uomo allo sbando che tra ordinazioni e litigi scivola sempre più a fondo. 

59

NOSTALGIA (2022), di Mario Martone

Solo un attore eccezionale come Pierfrancesco Favino è capace di diventare un italiano che non è più italiano da oltre quarant’anni fino a quando non torna, e non riesce quasi nemmeno più a ricordarsi la sua lingua. Poi, a poco a poco, abbracciando di nuovo quei sapori, quella terra, quei luoghi e soprattutto ricordi e memorie, torna di nuovo a parlarlo quell’italiano, e noi insieme a lui, rammentando come ciò che hai sentito e chiamato Casa non t’abbandona mai veramente. Favino fa tutto questo, riesce ad essere tutto questo, pur essendo sempre stato un italiano che parla l’italiano correttamente. Lui incarna la quintessenza della nostalgia nella sua forma più dolorosa e struggente, piena di rimpianti per ciò che poteva essere e per una casualità non è stato. Favino è eccezionale, non da meno è Tommaso Ragno, che di quella nostalgia è uno dei grandi protagonisti, e di cui anche lui, pur rimanendo dove è sempre stato, ha sofferto. Perché Casa non è solo un luogo fisico o un posto congelato nel tempo, ma è fatto soprattutto da persone, può essere una persona. Presentato al Festival di Cannes 2022, selezionato per rappresentare l’Italia ai Premi Oscar 2023, regia da urlo, capace di farti scendere passo a passo in questo torrente triste e delicato di ricordi passati, come fossero tuoi.

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58

GLI AMORI DI ANAÏS (2021), di Charline Bourgeois-Tacquet

Questo film è come la sua protagonista: frenetico, irriverente, provocante e provocatorio, leggero, leggiadro, lieto, corre all’impazzata, si muove vorticosamente senza fermarsi… ma talvolta presenta, fugacemente, una triste malinconia di sottofondo che si fa largo all’improvviso, per poi ritrarsi tuttavia piuttosto rapidamente. Non è una pellicola pesante, scorre veloce, scorre piacevole, come quasi un bicchiere d’acqua fresco d’estate. Ma proprio come un bicchiere d’acqua fresca bevuto troppo velocemente, può ogni tanto farti raggelare i denti. Elegante e spensierato, eccezion fatta per quelle poche sequenze congela-denti, non sarà un capolavoro, ma è un film bellissimo che vorremmo vedere e rivedere ancora tanto veloce ci è passato davanti. Merito anche del toccante ritratto di un amore casuale nato come per magia fornitoci da due interpreti eccezionali quali sono Anaïs Demoustier e ovviamente Valeria Bruni Tedeschi. Menzione specialissima anche a quel simpatico e goffo cretino del marito della seconda, inscenato a meraviglia da un eccelso Denis Podalydès che ci ha fatto tanto ridere!

57

DOCTOR STRANGE NEL MULTIVERSO DELLA FOLLIA (2022), di Sam Raimi

L’Eterno Dibattito che da anni infuria in ogni ambiente cinefilo: i film MARVEL sono degni di essere chiamati “pellicole” oppure sono prodotti in serie “fatti con lo stampino” e realizzati senza Sguardo né Originalità? Io mi limiterò a dire: dipende da film a film. Come ogni cosa, non bisogna mai fare di tutta l’erba un fascio. I vecchi detti popolari servono proprio a questo, a renderci più saggi. Perché questo film qua, pur inserendosi perfettamente nella linea narrativo-industriale della saga, riesce ad essere un prodotto autoriale con una sua precisa identità sia nella messinscena quanto nel racconto che porta avanti. I complimenti spettano ad un uomo solo, il Maestro Sam Raimi, che ricorda a tutti quanti chi lui sia stato e cosa ancora sia in grado di fare. Ci sono tutti i suoi stilemi, il suo folle horror spassoso, la sua macabra e ilare comicità dinamica!!! E c’è pure lui, il mitico e leggendario Bruce Campbell, il suo attore feticcio, che comparirà sì e no un 30 secondi a dir tanto, ma rimane impresso come pochi. 

56

ELVIS (2022), di Baz Luhrmann

Biopic fortemente autoriale, di un Regista con la R maiuscola che si propone di raccontarti di un personaggio tra i più epici e iconici mai esistiti, ma di raccontartelo alla sua vulcanica maniera: tra mille colori variopinti, montaggio indiavolato, rapidissimi movimenti di macchina! Pur nella sua eccessiva lunghezza, pur non essendo rivoluzionario, pur non essendo un capolavoro indimenticabile, questo film sa intrattenere dando prova di una dinamicità al fulmicotone! Lo stile immediatamente riconoscibile grida il nome di Luhrmann in ogni frame: tutti i suoi film sono fatti così, e devo dire che in questo caso ne viene fuori un’opera che ci fa felici quando la si guarda. Chi non conosce “Il Re Del Rock” Elvis Presley, ne uscirà sapendo chi è stato e come ha cambiato e segnato la sua epoca. Merita di essere citato a mio avviso, più che il protagonista Austin Butler, un monumentale Tom Hanks nei panni del suo manager, il Colonnello Tom Parker, che lascia davvero impressionati per come riesca a interpretare ruoli diversi tra loro e a scovare personaggi perfettamente in linea con la sua età. 

Se il Biopic è un genere che ti interessa, premi qua!!!

55

BELFAST (2021), di Kenneth Branagh

Non un capolavoro sconvolgente, niente di incredibile o trascendentale, ma trattasi di una pellicola davvero dolce e tenera, un viaggio attraverso i ricordi di un passato lontano, in parte gioioso ma in parte anche triste e sofferto. La storia di una Nazione, l’Irlanda, e di una città, Belfast, diventano in realtà la storia del piccolo Buddy, che poi altri non è che lo stesso Kenneth Branagh quando ancora era un giovanissimo essere umano e quando ancora doveva scoprire quanto fare Cinema fosse per lui necessario, essenziale, vitale. Puoi non essere irlandese e puoi non aver vissuto quegli anni drammatici, eppure ti ci potrai ritrovare te stesso lì dentro: quel nonno che ti sa sempre dare saggi consigli, quella nonna dura ma tenera, quei genitori a cui tu guardi come un punto di riferimento… quella famiglia diventa anche un po’ tua, così come quella casa, quei vicini e quelle memorie. E così, anche se non sei mai stato a Belfast, alla fine del film è come sentissi di averci vissuto tutta la vita.

54

LIVING (2022), di Oliver Hermanus

Quale è il senso della Vita? La posizione numero dodici cercherà di dare una risposta a questo quesito che ci tormenta dagli albori della specie umana. Perché siamo qui? A che serviamo? Sarebbe stato anche più in alto questo film, non fosse che è un remake di «Vivere» (1952) di Akira Kurosawa, però ambientato nella fredda Londra del 1949 fatta da gentleman impassibili e distaccati. Alla fine di una delle più emozionanti e sofferte visioni che figurano in questa mia classifica, non solo avrai compiuto un viaggio di “natura esistenziale” e scoperto (forse?) quale sia il significato dell’esistenza: ma sarai tutt’altro che impassibile e distaccato. Se la Vita è un gran guazzabuglio, in questa pellicola ogni cosa invece è semplicemente sublime: regia, fotografia, montaggio, messinscena, sceneggiatura, interpretazioni… e a questo proposito risulta veramente impossibile non menzionare quella meraviglia d’attore che è Bill Nighy, anima e cuore e perno e fondamento di questa storia incantevole, capace di donarci una di quelle performances che ti rimangono impresse dentro in eterno.   

53

LA SIGNORA HARRIS VA A PARIGI (2022), di

Tenera e dolce commedia davvero spassosa e allo stesso tempo profondamente commovente. Anche se incentrata sulla ricerca di un vestito elegante da parte di una vedova inglese che lavora come donna delle pulizie? Beh, il vestito è solamente un pretesto per raccontare ben altro! Nessuna sorpresa, nessun particolare estro narrativo, nessuna genialità che ti lascia a bocca aperta. Perché si trova così in alto in classifica? Semplicemente perché è bello! Perché ti fa credere nei sogni. Perché per un paio d’ore ti ritrovi tra la Londra e la Parigi degli anni Cinquanta. E credi di esserci davvero! Tutto è confezionato al meglio: messinscena, regia, dialoghi, personaggi, sceneggiatura, trama, interpretazioni! Vi sono attori degni di applausi dei più fragorosi: Isabelle Huppert, Jason Isaacs e soprattutto la scintillante protagonista Lesley Manville!!! Tutto davvero confezionato a meraviglia con una cura maniacale precisa e scrupolosa: come nei migliori atelier d’alta altissima moda. 

52

BARDO – LA CRONACA FALSA DI ALCUNE VERITÀ (2022), di Alejandro González Iñárritu

Un viaggio. Questo, prima ancora che essere un film. Un viaggio, un viaggio incredibile dentro il come nascano le Storie. Un viaggio che ti fa comprendere come un fatto vero accadutoti veramente, capiti anche dentro di Te e Tu lo viva in una maniera tutta tua, te lo ricordi a modo tuo e lo racconti così che alla fine nei fatti risulti totalmente diverso da come accaduto, eppure in qualche misura ne esce più vero del vero… al punto che non si sa dove finisca la realtà e cominci il sogno. Ecco perché la cronaca falsa di alcune verità. Ti vengono raccontate cose vere in modo talmente diverso dalla verità da diventare però più vere. Questo è un tipo di Cinema, di Viaggio, di Sogno di portata talmente alta e sconfinata che tutto, dalla regia fino alla messinscena passando per dialoghi e trovate visive e personaggi… tutto strabilia. La sola primissima, sensazionale, sequenza d’apertura è di per sé memorabile e geniale. Il racconto finto ma vero della vita di un uomo che si trova bloccato in un limbo («Bardo» del resto significa questo) e che ricorda l’esistenza a modo suo. Grazie ad Alejandro Gonzáles Iñarritu per il viaggio che ci hai fatto fare, anche se siamo rimasti fermi nello stesso posto, il più bello al mondo, dentro una sala cinematografica. 

51

LA VERA GOLA PROFONDA (1972), di Gerard Damiano

Esistono tanti generi nella Storia del Cinema. Alcuni che hanno più fortuna di altri. Altri che invece hanno una fama immeritevole rispetto a quello che sono veramente. Tra questi… e non ridete, vi prego… il porno. Sì, anche il porno è un genere cinematografico con una sua dignità. Soprattutto, quando si parla di questo film qua. Il primo porno della Storia ad avere una trama che andasse da un Punto A ad un Punto B (passando, magari, per un Punto G!). Sì, per la prima volta un film porno il cui unico obbiettivo non fosse quello di permettere agli spettatori di prendersi delle soddisfazioni di tipo erotico (la sala era piena quella notte, e tutti fortunatamente hanno… tenuto le mani a posto!), ma una pellicola fatta con lo scopo di intrattenere e divertire e raccontare una Storia, senza prendersi troppo sul serio ma attribuendo per la prima volta una qual certa dignità al genere. Caposaldo nella Storia della Settima Arte, iconico al punto che il titolo sarà usato per rinominare il famoso informatore segreto dello “Scandalo Watergate”, da vedere con le bolle di sapone che riempiono la sala… perché sì, noi lo abbiamo visto così. 

50

HALLOWEEN (2018), di David Gordon Green

La saga di «Halloween» del Maestro John Carpenter, nel bene e nel male, la conosciamo tutti. Si potrebbero spendere ore intere a parlare dell’impatto culturale che ha avuto la figura mefistofelica, sospesa tra realtà e paranormale, del killer Michael Myers. Lui e la Laurie Strode interpretata dall’incantevole Jamie Lee Curtis, vittima preferita dello spietatissimo assassino silente, hanno fatto la storia, e per questo che è tanto più difficile immaginarsi un sequel degno di questo nome a distanza di oltre 40 anni dal primissimo capitolo del 1978 e ignorando tutti i (non meritevolissimi) sequel e remake e reboot realizzati nel mezzo. Eppure David Gordon Green, al cui talento noi applaudiamo energicamente, ci riesce! Ne esce fuori uno dei migliori prodotti horror degli ultimi decenni, caratterizzato da una potenza e un fascino inspiegabili, in cui ogni sequenza ti cattura, senza per questo lesinarci sorprese veramente emozionanti, prima tra tutte la preda e il predatore che si scambiano di ruolo per un paio di sequenze. Il Male sa essere inspiegabile e inspiegato… e non a caso nessuno ha idea di che volto abbia Michael. 

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49

AFTER LOVE (2020), di Aleem Khan

L’Amore è bellissimo, fantastico, e ci fanno un sacco di Storie sopra. Ma se invece venisse imbastito un racconto che parte dal momento in cui quell’Amore è finito? E non finito perché andato ad esaurirsi, ma finito per una ragione molto più fisica: la Morte. Quindi uno di quegli Amori che finisce senza però finire mai veramente. E se però venissero fuori sconcertanti verità su chi si è sempre amato e adesso non c’è più? L’Amore continuerebbe ad esserci? Se volete conoscere la risposta a queste domande, vedetevi il film! Una piccola pellicola che, pur nella sua apparente semplicità, imbastisce una vicenda di una complessità infinita, che ci racconta qualcosa di complesso, e che sa essere grande e monumentale. Interpretazioni tutte strepitose, specialmente quella della stratosferica protagonista Joanna Scanlan, vincitrice del BAFTA come Miglior Attrice. 

48

LOVE LIFE (2022), di Kōji Fukada

Quando un film ti fa discutere ore e ore dopo la sua visione, è un ottimo indicatore del valore della pellicola alla cui presenza ci troviamo. Una Storia capace di far parlare di sé è sempre e comunque qualcosa di meraviglioso. Una Storia, in questo caso, decisamente potente nella sua semplicità narrativa ma al tempo stesso sbalorditiva nella sua complessità emotiva. Una Storia che merita di essere raccontata. Regia assolutamente indovinata ed estremamente efficace, interpretazioni attoriali da applausi, un film mai sopra le righe ma comunque magistrale. Sicuramente non un capolavoro (termine che dovrei usare con molta più parsimonia, lo ammetto!), ma trattasi comunque di alto Cinema con un che di trascendentale che lascia sbacaliti e, attraverso la delicatezza della pioggia, esso sa infonderti una malinconia struggente. 

47

TI MANGIO IL CUORE (2022), di Pippo Mezzapesa

Iniziamo subito col dire che questo film deve tantissimo alla pellicola che è al Number One di questa nostra classifica. Dunque non una storia del tutto originale, anche se bisogna sottolineare come sia ispirato ad una storia vera di Mafia. Ciononostante, a livello registico e visivo è qualcosa di mostruosamente bello che merita di essere visto e rivisito e ancora rivisto! La sceneggiatura pure è da applausi, così come le interpretazioni attoriali che lasciano tutte quante, dalla prima all’ultima, veramente sbalorditi e impressionati! Citiamo a questo proposito la protagonista Elodie, che sarà pure una cantante, ma rivela un talento attoriale invidiabile. Un film che ti rimane dentro, così come il sangue: non tanto quello che hai nelle vene, ma quello versato ed immortalato da una fotografia affascinante e perturbante.   

46

WILD MEN (2021), di Thomas Daneskov

Un piccolo film che ci racconta un problema enorme: la necessità improvvisa e sconcertante di cambiamento. Talvolta, dopo anni di vita “normale” (ma che cos’è la normalità?), un marito può decidere di fare baracca e burattini e, senza dir nulla alla moglie, darsi alla macchia per le montagne iniziando una nuova vita da vichingo. Sì, esatto: vivere dei soli prodotti della natura, alla stregua di un Neanderthal, come i tempi che furono, cacciando e pescando e curandosi da soli. Certo, tu non hai idea di come si faccia a vivere a contatto con la natura più pura alla stregua dei tempi che furono, e così spesso ti ritrovi costretto, armato delle tue pelli e della tua ascia, a irrompere in un supermercato per fare… la spesa. Sì, un film piccolo ma che poi piccolo non è per niente, un film con un cuore grandissimo e delle interpretazioni, una regia, una storia e uno sguardo preciso altrettanti grandi. Chissà perché un giorno tutto cambi e nascano desideri che nessuno sapeva tu avessi, che nemmeno tu sapevi di avere. Ma accade. Accade e non ci si può far niente. 

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SICCITÀ (2022), di Paolo Virzì

Presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia di quell’anno, trattasi di un film ambiziosissimo e al tempo stesso veramente coraggioso per come vuole essere fantascienza, commedia, drammatico, noir, tragico, comico… e ad essere benissimo tutte queste cose qua! Se poi consideriamo che il cinema italiano recente sempre di più osa di meno, allora il coraggio e l’ambizione di questa produzione sono ancora più meritevoli di considerazione! Una storia degna del miglior cinema corale e che vanta un sfilza di nomi attoriali uno più grandioso dell’altro. Affrontando il problema di una fantomatica siccità che investe Roma in un prossimo prossimo futuro, questa pellicola in realtà si misura con temi quali la crisi climatica e quella pandemica adottando uno sguardo nuovo, acuto e intelligente. Non è certo un film perfetto, alcune delle storie che vengono raccontate sono inferiori rispetto ad altre, certe vicende hanno poco a che fare con quello che è il tema centrale della pellicola. Però nel complesso è un film che fa provare forti emozioni delle più disparate, e tiene incollati allo schermo.

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UN EROE (2021), di Asghar Farhadi

Se hai fatto cose sbagliate, ma poi nei fai una bellissima… sei comunque un eroe? Ma se quella cosa bellissima l’hai fatta solo perché “costretto dagli eventi”? Perché ti volevi fare un’altra cosa mica tanto bella, ma non hai potuto? Sei comunque un eroe o solo una gran faccia da culo? Dove sta la vera Verità? È un film di una grandezza tematica non indifferente, raccontato in uno stile che sicuramente non è esente da difetti, specie nel ritmo. Ma si tratta comunque di un thrillerone completamente diverso dagli altri del suo genere, una pellicola che vede al centro un protagonista calmo e pacato e che dice semplicemente di voler fare la cosa giusta e riavere indietro il suo onore… ma sarà alla fine una brava persona? Chi può dirlo, la verità è il più delle volte sfuggente e per nulla chiara.

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IL MIO VICINO ADOLF (2022), di Leon Prudovsky

È la profonda, toccante, autentica anche se non storicamente vera vicenda di un’amicizia tenera e spassosa ma anche con i suoi tristi risvolti drammatici, la sua nostalgia, malinconia. Malinconia per come le cose sarebbero potute andare. Il dolore per come sono andate. Perché è la storia di due uomini anziani che hanno vissuto la Storia, ma quella vera con la S maiuscola. Sono stati al centro dell’occhio del ciclone della Storia, si potrebbe dire. Ma ora come ora sono da tutt’altra parte, in un posto che più periferico non si può rispetto ai Grandi Eventi Storici, che sta quasi al di fuori dei confini dello Spazio e del Tempo. In una semi-desertica e abbandonata campagna colombiana ha luogo la vicenda dei nostri due vecchi protagonisti, che un tempo furono rispettivamente un ragazzo ebreo che vide tutta la sua famiglia spazzata via dalla Shoah e Adolf Hitler. Aspettate un momento: Adolf Hitler??? Lui? Chissà, però sembrerebbe di sì! Esatto: anche lo spionaggio, il thriller, il giallo quasi rientrano a far parte di una straordinaria vicenda che tocca le corde umane più profonde che possano esserci padroneggiando Dramma e Commedia. Ridiamo parecchio certo, ma ci commuoviamo pure teneramente. Un applauso fragoroso ai due magnetici e magnifici attori protagonisti: David Hayman e Udo Kier, colossali nell’incarnare questi due anziani vicini di casa che battibeccano costantemente ma che son mossi da ragioni molto più profonde. Gli errori del passato, diciamo pure “orrori”, faranno sempre parte di noi, questo è fuori discussione. Ma non devono renderci ciechi, e a volte dietro chi credevamo fosse in un modo c’è molto più di quello che noi possiamo pensare. 

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SUSPIRIA (1977), di Dario Argento

Ebbi l’occasione di conoscere personalmente il Maestro Dario Argento quando vidi questo film, che lui presentò. Non solo un film, ma una pellicola iconica e dalla statura leggendaria, considerata insieme ad un’altra sua opera, «Profondo Rosso» (1975), il suo massimo capolavoro. Un film che si muove attraverso sensazioni, atmosfere e ambientazioni non tanto per portare avanti una storia quanto per farci respirare un mondo, dei personaggi e una precisa visione di fare Cinema che sono interamente argentiani e che, volenti o nolenti, rimangono memorabilmente impressi in noi. Più che a livello narrativo, del resto è una fiaba molto semplice quella che viene raccontata, è a livello visivo, sonoro e tecnico che questo lavoro risulta indelebilmente impressionante regalandoci numerose sequenze che è impossible scordare, e che vanno al di là del semplice gusto del macabro o dell’horror, ma che invece rappresentano l’intenzione dell’Autore di trasportarci in un mondo altro, in cui ogni logica razionale cade in favore di una visione favolistico-fantastica che smuove le più profonde emozioni nei nostri più reconditi meandri.

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LA STRANEZZA (2022), di Roberto Andò

I biopic sono una materia di difficile analisi. Ci si lascia coinvolgere da quella che è la Storia Vera, dimenticandosi che sotto la lente del nostro giudizio è comunque un film ciò che deve essere valutato. Quello che conta davvero nel momento in cui realizzi un’opera, una qualsiasi opera, anche su un personaggio storico realmente esistito, è lo SGUARDO dell’autore. Ecco, qua non siamo alla presenza di un mero biopic fatto bene, ma di una LEZIONE su quello che TUTTI i BIOPIC dovrebbero sempre fare ed essere. Perché questa pellicola non si concentra sul farti vedere la vita del Maestro Luigi Pirandello, pazzo visionario d’un genio, patrimonio italiano! Anzi, racconta solo un minuscolo momento della sua esistenza, e senza badare troppo alla verità. Quello che di veramente straordinario fa «La Stranezza», presentato alla Festa del Cinema di Roma 2022, è RACCONTARTI Pirandello. E raccontartelo come avrebbe fatto Pirandello stesso! Pirandello ci parlava di Verità e si chiedeva se esisteva. Lo stesso fa questo film. Protagonisti assoluti un, come sempre, intramontabile Toni Servillo nei panni del Maestro e quello scoppiettante duo che è «Ficarra & Picone», che qui interpreta una coppia di strampalati becchini con aspirazioni teatrali. La storia di come è nato «Sei Personaggi In Cerca D’Autore», magna opera teatrale pirandelliana… ma sarà la vera Verità? E così, pure con quelle persone con le quali litigo e continuamente litigherò sulla reale natura di un biopic, dinanzi a questo film, nel buio della sala, non posso fare a meno che applaudire, felice, insieme a loro, stringendoci reciprocamente la mano per aver visionato una tale piccola perla. Del resto, sono proprio le persone con cui fai questo tipo di meravigliosi litigi quelle con cui più volentieri andresti a fare qualsiasi cosa.

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NIGHTMARE ALLEY (1947), di Edmund GouldingNIGHTMARE ALLEY (2021), di Guillermo Del Toro

Il solo e unico pareggio di questa classifica. Tra un originale e il suo remake. Partiamo dall’originale. Una storia tetra tetra che vede al centro di tutto il mondo delle illusioni e dell’inganno: realizzare l’inimmaginabile e immaginare l’irrealizzabile rendendolo realtà sotto gli occhi increduli di un pubblico imbambolato e incapace di accorgersi di star assistendo a qualcosa che in realtà non è avvenuto. Totalmente diverso dai canoni hollywoodiani dell’epoca, e perciò tanto più coraggioso, quella che viene messa in scena è una vicenda terribilmente fosca il cui protagonista, interpretato dall’amatissimo divo Tyrone Power che volle fortemente questo progetto, non è un eroe esemplare idolo di positività. Tratto dal romanzo di William Lindsay Gresham, meritevole d’applausi è la sapiente e a tratti disturbante regia di Edmund Goulding. Il suo limite maggiore risiede nel finale, che vollero a tutti i costi ottimista e buonista, a costo di rimetterci in fatto di qualità.

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NIGHTMARE ALLEY (2021), di Guillermo Del ToroNIGHTMARE ALLEY (1947), di Edmund Goulding

Solamente due pellicole in tutta la classifica risultano in parità. Uno è il film originale del ’47, l’altro è il suo remake firmato Del Toro. Esatto, il Maestro Guillermo Del Toro! Io non apprezzo per nulla i remake, ne sono allergico per natura. Però vi sono ovviamente delle meravigliose eccezioni. Quando un remake non è fatto per mero profitto (e questo film non riscosse in effetti molto successo), ma per ragioni giuste, quali la voglia di riaggiornare una data storia o raccontarla attraverso un altro sguardo, allora ben vengano i remake! Questo è proprio un remake di cui potevamo sentire la necessità: tutto è splendido e curato nel minimo dettaglio, dai dialoghi ai costumi, dalla fotografia al montaggio, dal visivo al narrativo. Un lavoro veramente eccezionale e superbo quello condotto a termine dal Maestro, che sfodera un cast di un livello sublime: Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara, Willem Dafoe, Tim Blake Nelson, Ron Perlman, Toni Colette, Richard Jenkins e David Strathairn. Una pellicola grottesca, un noir cupissimo, un fosco fosco dark che ti racconta della magia fantastica delle illusioni in grado di farti credere nell’impossibile ma anche nella loro doppia faccia, e cioè l’inganno insidioso. Trattasi di un film che non è esente da tanti difetti, e benché questo centri il finale migliore possibile a differenza dell’originale, vi sono diverse scelte incomprensibili, affrettate e immotivate. Ciononostante, noi questo film lo vediamo lo stesso. Perché come ci insegna l’indimenticabile Pete, tra i migliori personaggi degli ultimi decenni e interpretato da quel fenomenale attore che è David Strathairn: le persone hanno un disperato bisogno di essere viste… ed è per questo che sono disposte a farsi ingannare. Questo è un film che ci mostra chi siamo, che ci fa toccare i più oscuri e profondi recessi dell’animo umano… per questa ragione noi ci lasciamo ingannare, al netto dei suoi difetti, e ci facciamo catturare dalla sua visione.

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GLASS ONION – KNIVES OUT (2022), di Rian Johnson

Il suo precedessore è fenomenale ed innovativo per come si propone di scardinare l’arcinoto Giallo ribaltandolo in maniera fresca, nuova ed originale. Anche il seguito però non vuole essere da meno, risultando nei fatti un altro lavoro geniale, al netto magari di alcuni difetti, qualche esagerazione e un po’ di pecchie e forzature. Ma il suo intento di sovvertire il Giallo e come persegue questo obbiettivo sono encomiabili. Il complesso, complicato e contorto caso messo in piedi dal film è in realtà veramente e assurdamente semplice: la soluzione più ovvia, scontata e banale… è quella giusta! Per questo siamo in presenza di una cipolla di vetro: la cipolla ha tantissimi strati… ma se è di vetro, vedi subito con facilità quello che vi si nasconde all’interno! Come nel primo la relazione Verità-Finzione rimane centrale e come nel primo abbiamo nei panni del detective un sensazionale Daniel Craig, che riesce perfettamente a incarnare questo ispettore a metà tra il buffone e il brillante, questa figura dell’osservatore scanzonato e auto-ironico di un mondo stravagante che vive oltre i suoi stessi limiti, mondo da lui dissezionato con uno sdegno raffinato. Questo film va però celebrato anche per un ulteriore motivo molto preciso: un monumentale EDWARD NORTON! Il suo personaggio, alias Miles Bron, è l’anima al centro di questa nuova indagine e, sia per come è stato interpretato sia per come è stato scritto, domina incontrastato. 

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FINALE A SORPRESA (2021), di Mariano Cohn e Gastón Duprat

In competizione per il Leone D’Oro alla Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia nel 2021. Il titolo originale ha senso rispetto a quello grossolanamente tradotto in italiano (ah, l’Italia: il Paese con i migliori doppiatori al mondo ma al tempo stesso i peggiori traduttori-titolisti che ci siano!): «Official Competition». Dicono che al Lido ha suscitato risate a scena aperta tutto il tempo. Perché sì, questo è un film dannatamente divertente e scompisciante! Si ride dall’inizio alla fine, ma non si ride per il gusto di ridere e basta: quello che vediamo andare in scena è una comicissima ma al tempo stesso pungente e aspra critica contro lo star system, il Mondo dell’Arte e più nello specifico del Cinema e i falsi idoli e basse meschinità che ci sono dietro. Il film non avrebbe mai avuto minimamente lo stesso impatto non fosse stato per il monumentale trio protagonista: Penélope Cruz che interpreta la diabolica regista dalle altissime ambizioni che si compiace di fare da “deus ex machina” e manipolare le esistenze degli attori a sua disposizione, l’imbecille di successo impersonato da Antonio Banderas che è stratosferico in ogni sua movenza nel restitutrici l’immagine del bamboccio amato dalle folle, e poi Oscar Martínez che invece veste i panni dell’attore puro e purista e pieno di boria che nulla ha da spartire con gli imbecilli di successo che si credono meglio di lui quando è lui ad essere meglio di loro. Un fiume di risate in piena, sorprese a non finire tutte gustosamente metacinematografiche e un insegnamento amato amaro come la realtà nella quale viviamo.     

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MEN (2022), di Alex Garland

Al giorno d’oggi, la più straordinaria, intrigante, affascinante casa di produzione e distribuzione cinematografica in circolazione è decisamente senza rivali la A24. Incapace di fare un solo film brutto, essa scommette tutto sui nuovi autori e le idee originali, anche se i primi sono sconosciuti e le seconde rischiose, e mette al primo posto il Cinema, quello vero. Questo film qua sulla carta rappresentava un pericolo non da poco. Prendere un tema dannatamente attuale come gli effetti che la mascolinità tossica può avere sulla psiche femminile e costruirci una storia pazzesca che mescola il folklore tradizionale irlandese e l’allegoria metaforica. Ne esce fuori un prodotto che a livello visivo, sonoro e tecnico è un’esperienza maestosa da fare obbligatoriamente in sala, tutto quanto financo costumi, trucco, acconciature, regia, fotografia, montaggio è di un livello altissimo ineccepibile e insieme maestoso. A livello narrativo abbiamo a che fare con un fortissimo gancio destro dritto dritto nello stomaco, ma nel senso migliore del termine. L’idea di partenza è a dir poco geniale e brillante e, appunto, nuova e innovativa. Non è certo una pellicola esente da difetti, e il suo limite più grosso è che l’allegoria alla base di tutto diventa alla lunga un po’ troppo insistita e leggermente autocompiaciuta, e il film devia un pochetto dai binari. Però è una cosa che gli si perdona facilmente, perché si tratta di un Cinema talmente alto e di una gloriosa sfilza di scelte narrative e trovate visivo-sonore talmente belle che non si può non applaudire! Menzione specialissima al magistrale Rory Kinnear capace di essere mille e cinquecento personaggi in uno e alla monumentale protagonista Jessie Buckley, che rimane per me tra le più grandi attrici di tutti i tempi.

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CRIMES OF THE FUTURE (2022), di David Cronenberg

Una visione che può essere definita… non ho idea di come possa essere definita! Ci si avvicina quasi ai territori dell’indefinibile, almeno di primo acchito. Una pellicola sconvolgente, anche se non nella maniera canonica del termine. Niente lacrime o urla o convulsioni, come si andava a dire. Pure i deboli di stomaco possono andarlo a vedere, ecco! Vergognosa aneddotica esagerata quella che vede gente andare in psicoterapia dopo averlo visto. Il titolo parla chiaro: crimini del futuro… cioè qualcosa che non è un crimine adesso, ma lo sarà un domani. Un film che raffigura un mondo nel quale la bellezza artistica (chiamata “bellezza interiore” in questo film) è coniugata al sesso e dove sia l’una sia l’altro (Arte e Sesso) sono chirurgia. Nel futuro rappresentato dalla pellicola i ricettori del dolore oramai non funzionano più, e questo però significa che dato che la sofferenza non esiste più, gli umani non sono in grado nemmeno di definire cosa sia il piacere. E così nel loro subconscio sentono terribilmente la mancanza di quello che prima era naturale: bellezza, amore, passione… in sostanza, la Ricerca del Significato. Hanno quasi paura di dire “evoluzione”, forse perché quasi non vogliono connotare quello che sono diventati come un miglioramento. Perché secondo molti di loro non è un miglioramento quello incontro al quale sono andati. Lo stesso Viggo Mortensen, il protagonista, fa quello che fa per rabbia, lo dice chiaramente. È quasi come se gli uomini primitivi eretti guardassero ai tempi in cui erano ominidi felici di sollazzarsi nel fango e nella merda, mentre ora stanno in piedi e sono obbligati a starci! Usare il termine “evoluzione” darebbe un senso di distacco definitivo da quello che si era, meglio la parola “sviluppo”. L’uomo non ha paura di infezioni e dolori, perché è come non esistessero più, e dunque in questa società convivono degrado totale e iper-tecnologia moderna. Al netto di diverse incongruenze, una pellicola che produce riflessioni di questo tipo è straordinaria. Ricordiamo due parole: naturalmente innaturale. Nelle stesse persone le due cose possono essere racchiuse, ed è in quella coppia di parole che è contenuto il significato dell’intera vicenda. Evolvendoci, ci stacchiamo dalle cose che erano un tempo per noi naturali e diventiamo in qualche modo “innaturali”.

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MAN AND DOG (2022), di Stefan Constantinescu

Visionato al 40 TFF (Torino Film Festival) dove era in concorso, trattasi di una delle più mirabili visioni a cui ho avuto il privilegio di assistere nel corso di questo mio anno cinefilo. Parte piano, ma ti cresce sempre di più. Una ricerca affannosa della Verità, quasi da thriller, da parte di un uomo che torna a casa per poter capire se l’amore della sua vita, e cioè la moglie, gli sia stata fedele o l’abbia tradito. Una perla, un gioiello, un’opera eccezionale in grado di infonderti una suspence ansiogena senza che un solo omicidio o tentativo di omicidio o anche scena d’azione abbia luogo. Qua sta la Magia delle Storie: saperti scuotere attraverso le emozioni dei personaggi suscitando in te quelle stesse profonde emozioni. Ma la Verità, alla fine, dove sta? Essa è talvolta fumosa, complessa, intricata, per nulla chiara, quasi inspiegabile. È possibile accettare una Verità che non sai essere vera solo per fiducia? Questo non so dire. È possibile decidere che conti più l’Amore della Verità? Basta farsi queste domande, e limitatevi semplicemente ad assaporarvi questa incantevole meraviglia!

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IL PIACERE È TUTTO MIO (2022), di Sophie Hyde

Sesso. Tutti ne parlano, tutti ne ridono, tutti si emozionano quando questo argomento esce fuori. È così da sempre. Sdoganato o meno, il sesso continua a suscitare in noi emozioni profonde… e speriamo lo faccia per sempre. Sì, speriamo, perché il sesso è alla fine un’attività che prima di ogni altra cosa è… umana. Poi ci hanno costruito sopra narrazioni, racconti, falsi miti e paure… sì, paure… che lo hanno in parte defraudato della sua natura originaria: quella di essere un’attività in grado di procurarci piacere e poterci soddisfare. Stop, tutto qua. Ma spesso ce lo scordiamo. La storia di una comunissima vedova molto timorosa che non ha mai fatto sesso se non col marito, e senza averci provato chissà quale gusto, e che desidera ora a tutti i costi raggiungere il suo primo orgasmo e per questa ragione si rivolge ad un “professionista del settore” che è (almeno sulla carta) tutto il suo contrario, e cioè sicuro di sé è convinto di quello che fa, è una storia emozionante che ci regala risate a non finire ma anche diversi momenti di inaspettata profondità. Profondità emotiva, non fisica, che qui già pensate male! Una perla straordinaria, senza mezzi termini: un film che racconta di un tema che sarà eternamente sempre attuale e lo fa senza lesinare in fatto di autoironia ma senza al tempo stesso fare sconti a quella che è la reale verità delle cose. E parlando di autenticità, un applauso sfrenato spetta ai due interpreti protagonisti. Da una parte Daryl McCormac che si rivela una vera sorpresa. E poi dall’altra… Lei… divina, sublime, magistrale, capace di regalarci una performance che non abbiamo paura di definire “DA OSCAR”!!! Un’attrice come ce ne sono poche, un’interpretazione che tocca il Cielo e lo supera: perché, parlando di Cielo, lei è eccezionale nel ritrarre una donna che il Cielo a letto non lo ha mai toccato e ora vuole, almeno una volta nella vita, poterci provare. 

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HARRY POTTER E LA CAMERA DEI SEGRETI (2002), di Chris Columbus

Vent’anni sono trascorsi da quando sbarcò in sala il secondo capitolo di una delle più fortunate saghe cinematografiche di successo della storia: le vicende del maghetto più celebre che ci sia hanno segnato l’immaginario storico collettivo globale recente come poche altre opere han saputo fare. Stare con quei personaggi e vederli crescere di film in film te li fa sentire come dei parenti, degli amici, delle persone prima che dei personaggi, persone che conosci da tantissimo tempo e con cui sei felice di trascorrere il tuo tempo. E al tempo stesso viene portata avanti la Lotta tra il Bene e il Male, a suon di magie e incantesimi tanto ben orchestrati da sembrare veri! Di questo film ricordo che si tratta del secondo capitolo di un successone globale, il rischio di sbagliare era tanto… ma venne brillantemente evitato. Quella che viene messa in scena è un’altra storia magica che per lo spazio del film ti fa dimenticare di non essere ad Hogwarts. Menzione speciale spetta ad un personaggio talmente antipatico e stupido e vanaglorioso da risultarci simpatico, divertente e delizioso: l’ingannevole cialtrone Gilderoy Allock, alias un Kenneth Branagh in ottima forma smagliante!

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BRIAN AND CHARLES (2022), di Jim Archer

Sicuramente non una storia originale, diciamo che si tratta pure di una trama piuttosto prevedibile. Eppure lo abbiamo già detto: la prevedibilità di un film non deve per forza essere vista come segno di negatività. Soprattutto quando si tratta di un film tanto tenero, divertente, comico, dolce, meraviglioso come questo qua. Da un punto di vista visivo è ineccepibile, e narrativamente parlando sceglie un’impostazione, quella del falso documentario altrimenti detto “mockumentary”, che merita i nostri più fragorosi applausi. David Earl, il bizzarro e geniale inventore protagonista che un giorno decide di costruirsi un robot vivente per sentirsi meno solo, è un interprete eccezionale. E Charles (il robot) è una sagoma! Un film che ti racconta cosa sia la solitudine, come i rapporti umani siano spesso complicati, come i legami che creiamo ci cambino nel Bene e nel Male, e come amare spesso sembrerebbe significhi lasciare andare. Ma mi raccomando: non andare mai troppo lontano, perché l’Amore che ho provato per Te è stata tra le cose più autentiche e vere di tutta la mia vita e continua ancora oggi, anche adesso che non ci sei più, ad essere la mia Forza che mi spinge in tutto quello che faccio.

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FLEE (2021), di Jonas Poher Rasmussen

Documentario, cartone animato e film danese thriller… questo film è un sacco di cose! E del resto ha un primato storico: essere nominato in tre categorie molte diverse tra loro ai Premi Oscar 2022: Miglior Documentario, Miglior Film D’Animazione e Miglior Film Internazionale. Non ne ha vinto nessuno, ma li avrebbe meritati tutti e tre tanto è bello! Il bizzarro connubio che vede la storia vera della dolorosa e sofferta vita sempre in fuga dell’immigrato afghano in Danimarca Amin raccontata però attraverso l’animazione ci regala una serie di fitte al cuore e di pugni nello stomaco da cui è davvero molto difficile riprendersi. Ed è qui che sta il punto dell’intera operazione: non bisognerebbe riprendersi da fatti del genere, ma rendersi conto che fino a quando in questo nostro mondo nefandezze di questo tipo continueranno ad esistere, allora non ci si potrà e non ci si dovrà mai, veramente, riprendere. Grazie Amin di aver avuto il coraggio di condividere con il mondo intero la tua storia nel tentativo di renderlo un posto migliore e più umano.

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IL GRANDE BUSTER (2018), di Peter Bogdanovich

Buster Keaton, tra i più gloriosi Maestri del Cinema degli inizi, quello Muto e in Bianco e Nero, è nato nel 1895. Più di un secolo fa. Stiamo parlando di 128 anni, per l’esattezza. Si direbbe un’eternità. Poi il Sommo Bogdanovich se ne esce con un documentario tra i più belli mai realizzati, e che ci racconta chi Buster è stato e sempre sarà. Che ci racconta perché è stato Grande. Soprattutto, ce lo fa capire. Rivediamo intere sequenze dei suoi film. Sequenze vecchie un secolo. E che eppure, magia delle magie, fanno piangere tanto fanno ridere! Come la sala si è riempita di risate per questo magico magico magico documentario che ci ricorda come vi siano cose che restano immortali, non importa un fico secco quanto tempo sia passato! Vincitore del Premio Venezia Classici per il Miglior Documentario Sul Cinema alla 75ª edizione della Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, un film che ci ricorda che v’era un tempo in cui il sonoro doveva ancora essere inventato eppure v’erano già Geni della Recitazione in grado di farci dimenticare quanto la Vita fosse dura e facevano ridere, ridere, e ancora ridere! Grazie Peter di aver ricordato a tutti quanti che è esistito Buster – Indimenticabile – Keaton!

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ENNIO (2021), di Giuseppe Tornatore

Trattando la posizione precedente a questa, abbiamo parlato di documentari meravigliosi. Ecco, questo realizzato dal brillante Tornatore merita di stare nell’Empireo del Monte Olimpo. Era il 6 Luglio 2020 quando Ennio Morricone ci ha lasciati. Quando un solco incolmabile è stato scavato nei nostri cuori. Le sue lotte, la sua Vita, la sua Arte ci vengono raccontate in un film per il quale sono stati chiamati a raccolta i luminari, registi, collaboratori con cui ha lavorato nel corso della sua intera esistenza. Sono tantissimi. Ennio: la Tua musica che ha riempito così tante orecchie, storie e anime vivrà eternamente in quelle orecchie, in quelle storie e in quelle anime. Gli ultimi momenti che hai trascorso qui su questa Terra, gli ultimi mesi in cui il Mondo ha avuto la fortuna di averti ancora, non sono stati facili per la Tua Musica. E non sono stati facili per quelle Storie che la Tua musica non si limitava ad accompagnare, ma a forgiare. Era l’epoca del Covid, del resto. Una volta però Tu hai detto: «La Musica viene da un altrove profondo che non esiste nella realtà». Ora so che sei in quell’Altrove. E anche se qui i tempi che corrono sono ancora difficili per la Musica, tu da lì potrai suonarne e crearne della nuova, Musica che qui neanche è stata immaginata, e potrai farlo per sempre… e io guarderò quell’Altrove e ti sentirò. Buona Musica, Maestro. Grazie, grazie per tutto, grazie di cuore.

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THE NORTHMAN (2022), di Robert Eggers

Combattimenti e sangue, fresca neve alta, fuoco e fiamme: l’immaginario vichingo è un immaginario ben radicato nella nostra cultura, forte e potente e solido. Il Maestro Robert Eggers, tra i più sorprendenti e visionari talenti di quest’ultima generazione, dirige una pellicola che lui stesso ha scritto insieme allo scrittore e poeta islandese Sjón. Pur raccontando una storia nota e arcinota, quella della figura leggendario-mitologica scandinava di Amleth e di cui il Grande Bardo William Shakespeare riprenderà la vicenda nel suo monumentale «Amleto», il film riesce ad imprimersi col fuoco nella nostra mente e a farci fare un viaggio, armati di pelli massicce, a bordo di una drakkar, alla volta dei confini del Valhalla. La straordinaria cura maestosa del livello visivo ha un che di stratosferico! Il cast di interpreti è fenomenale: da un Alexander Skarsgård che sembra nato per essere un guerriero ad un’Anya Taylor-Joy da paura, passando per un impeccabile Ethan Hawke, fino ad arrivare ad una gelida e feroce Nicole Kidman spietatissima, senza scordarci di un Willem Dafoe che, come sempre, incarna la Recitazione nella sua essenza più pura. “Ti vendicherò, padre. Ti salverò, madre. Ti ucciderò, Fjölnir”: questa è la promessa che porta nel cuore il nostro protagonista. Alla fine del film, ti sentirai anche tu un vichingo pronto a guerreggiare e a gridare a squarciagola. 

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CYRANO (2021), di Joe Wright

La vicenda di Cyrano De Bergerac raccontata da Edmond Rostand nella sua opera teatrale ha un eterno fascino immortale che da generazioni e generazioni sa conquistare e fare innamorare. Per questo risulta quantomai arduo prendere una storia talmente amata e importante e celebrata e farci un musical. Eppure eccola qua la prova evidente che invece è possibile! Ma come ci sono riusciti? Innanzitutto dobbiamo ammettere che le musiche sono molto belle. Poi naturalmente la sapiente mano di un regista con un talento smisurato come Joe Wright! Ma il motivo principe è ovviamente quel mostro sacro di bravura che è Peter Dinklage: famoso per essere il più celebre attore affetto da nanismo che ci sia, in realtà egli è molto più di questo! Egli è un interprete degno del Premio Oscar, e con questo film avrebbe meritato di vincerlo a mani basse! L’intera pellicola regge sulle sue spalle e il caro Peter ci fa dono di una memorabile performance immortale che scioglierà il cuore del più cinico dei cinici e che coniuga ironia, sarcasmo, comicità, divertimento, spasso col tragico, il triste, il malinconico, il sofferente e il romantico. Non sono tanti gli attori che possono vantare di possedere un talento di questo tipo!  

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KING RICHARD (UNA FAMIGLIA VINCENTE) (2021), di Reinaldo Marcus Green

Un biopic nel senso più classico del termine. Eppure è uno di quei biopic che sanno commuoverti e scaldarti il cuore come pochi altri. La storia del padre delle sorelle Williams campionesse del Tennis, Venus e Serena, e di come lui abbia sempre creduto che loro sarebbero diventate quel che sono diventate, spingendosi più in là di chiunque altro con lo sguardo, è un racconto emozionante che, sarà anche classico, ma ti lascia con le lacrime agli occhi e un groppo in gola. Il merito va sicuramente a delle ottime interpretazioni, una regia magistrale, una sceneggiatura meravigliosa. Ma più di chiunque altro va a colui che ha dato anima e corpo per restituirci un sontuoso ritratto da Premio Oscar di Richard Williams: e stiamo parlando di Will Smith. Sì, lo sappiamo cosa è accaduto in quel pazzesco 2022 proprio agli Oscar: lo scandalo dello schiaffo che investì Will e sconvolse il mondo. Ma non è questa la sede in cui parlarne. Noi parliamo di Cinema. E l’Oscar quell’anno non poteva essere conferito a nessuna interpretazione, se non a questa qua!

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DON’T WORRY DARLING (2022), di Olivia Wilde

Il patriarcato. Sempre più spesso sentiamo questo termine. Ma che cos’è esattamente? Violenza sulle Donne? Non intesa in senso fisico, ma sempre di violenza si tratta. È quando il maschio detiene il potere decisionale e le donne sono ad esso sottomesse e assoggettate. Il fatto è che molto spesso non è così chiaro di trovarsi dentro una cosa del genere, perché non si è mai conosciuto altro e se tutti quanti sono felici che la situazione sia questa, perché essere scontenti? E invece le domande bisogna farsele, anche se ti ritroverai tutti contro. Ecco, io ritengo che poche rappresentazioni narrative siano state così efficaci come quella presentata da questo piccolo gioiello, che ha spezzato in due pubblico e critica. Eppure quello che fa la meravigliosa Olivia Wilde è tratteggiare il ritratto simbolico-allegorico del patriarcato: attraverso la fantascienza ci viene raccontata, spiegata e perfino mostrata la violenza alla base di questo sistema in apparenza invincibile e che invece presenta dei “bug” grazie ai quali si può prendere consapevolezza della realtà perfetta, e in realtà per nulla perfetta, a cui si è completamente assuefatti. Un applauso fragoroso anche agli interpreti, tutti eccezionali, da Chris Pine ad Harry Styles, ma soprattutto una divina e paradisiaca Florence Pugh, che incarna a meraviglia la protagonista.

Il tema affrontato da questo film ti affascina? Allora questo articolo potrebbe interessarti!!!

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LA PERSONA PEGGIORE DEL MONDO (2021), di Joachim Trier

Parlare di Vita, Morte, Lavoro, Malattia, Stress, Amore, Relazioni, Famiglia, Desideri, Passioni, Ambizioni, Felicità, Dolore, Tristezza, Rabbia, Pregiudizi, Etica, Morale, Futuro, Società… e farlo attraverso tutta una vastissima e quasi infinita gamma di trovate narrative, invenzioni visive, effetti a sorpresa, sequenze impressionanti, dialoghi memorabili, battute indimenticabili, cambi improvvisi di tono e ritmi… mettendoci divertimento, ironia, spasso, malinconia, sofferenza… è qualcosa che non ha eguali! Questa pellicola fa proprio questo, donandoci al tempo stesso un ritratto vero e acritico delle nuove generazioni, perse e sperse in un mondo che non è mai stato semplice ma più passa il tempo e più risulta maledettamente complicato e complesso! Non è certo un film perfetto, ma sicuramente grandioso: merito della visione del suo autore, una visione totalizzante capace di abbracciare qualsiasi argomento possibile e farlo donandoci una perla di cui non ci scorderemo mai.

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FAIRYTALE (2022), di Aleksandr Sokurov

Si incontrano alle Porte del Paradiso quattro anime. Quattro anime che in vita hanno fatto cose abbastanza note. Si tratta di: Adolf Hitler, Benito Mussolini, Iosif Stalin e Winston Churchill. Hanno mosso i Destini del Mondo quand’erano in vita. Hanno governato. E ora sembra non riescano nemmeno a passare dalle Porte del Regno dei Cieli. Solo un matto straordinario e geniale come l’immenso Sokurov poteva realizzare una meraviglia del genere! A metà tra il sogno e la fiaba, l’allucinazione e la follia, questo film non vuole essere un mero sperimento, benché sia assolutamente sperimentale nel creare una storia che non s’avvalga d’attori, bensì dei veri Hitler, Mussolini, Stalin e Churchill: esatto, su uno sfondo animato che quasi ricorda un quadro, si muovono immagini reali di repertorio e d’archivio attraverso le quali va in scena una vera e propria vicenda che ci fa ridere di gusto per come vediamo quei quattro litigare, ma al tempo stesso riflettere e un poco angosciare. Ricordiamo un momento su tutti: «Puzzi di carne bruciata. Puzzi del tuo passato». Queste parole le rivolge Stalin ad Hitler, il quale ricorda che tutti loro puzzano. Quei quattro hanno deciso le Sorti del Mondo. Ma rimangono quattro uomini. Un ringraziamento al Maestro che ci ha fatto dono di una poesia visivo-narrativa per raccontarci la Storia, quella vera, pur imbastendone una finta. 

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LE BUONE STELLE – BROKER (2022), di Hirokazu Kore’eda

Broker significa intermediario. I broker di questo film non lavorano in borsa però. I broker di questo film sono persone che prendono i neonati orfani e li vendono sottobanco a quelle coppie disperatamente in cerca di un bambino e che non vogliono passare dalla lentissima, macchinosa e complicatissima macchina burocratica. Può esistere un’occupazione tanto gretta e tanto sporca quanto questa? E allora come fa questa pellicola a imbastirti un racconto tanto puro e delicato e dolce con protagonisti personaggi di questo tipo? Che poi gli stessi personaggi, con tutti i loro bellissimi difetti, sono puri e delicati e dolci. La Grandezza di questa pellicola sta proprio nell’andare oltre lo sporco e il buio per trovarci luce e meraviglia. E così due persone che fanno questo lavoro, un orfano unitosi a loro senza che fosse voluto e una giovane ragazza madre messasi in combutta con loro per dare via il suo bimbo, possono davvero essere una famiglia. Una delle pellicole più toccanti che mai vi capiterà di vedere nella vita e che dopo fiumi di risate vi farà sciogliere in lacrime. Uno specialissimo applauso fragoroso a Song Kang-ho, tra gli attori più straordinari che esistano, insignito del Premio per il Miglior Attore Maschile al Festival di Cannes del 2022. “Grazie di essere venuto al mondo”. Queste parole ognuno dovrebbe sentirsele dire, almeno una volta nella vita, ci dice il film. Grazie di essere venuto al mondo perché, aggiungo io, così ho potuto incontrarTi e stare insieme a Te per tutto il tempo in cui ci sono stato e di cui sono grato come non mai.

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ILLUSIONI PERDUTE (2021), di Xavier Giannoli

Avete presente «The Wolf Of Wall Street» del Maestro Martin Scorsese? In caso contrario, vi dico che è la storia di un uomo che nella vita ha scelto la ricchezza a qualsiasi costo. Ecco, qui non siamo a Wall Street a New York nel XX secolo, ma a Parigi in pieno Ottocento. E non è il mondo della finanza quello che vediamo andare in scena, ma il mondo del giornalismo più spregiudicato possibile. Soldi, potere, influenza a suon di gossip e fake news e stroncature danno alla testa del giovane protagonista. Presentato alla 78ª Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, si tratta dell’adattamento di un romanzo del grande scrittore Honoré de Balzac. Nel raffigurare una società che sembra molto lontana da noi, in realtà questa straordinaria pellicola finisce per parlarci del nostro tempo, di come gli anni passino ma alla fine gli uomini assetati di potere e capaci di manipolare l’informazione a loro piacimento e per il loro tornaconto personale ci siano ancora. Una raffigurazione tutta umana talmente affascinante e avvolgente da un lato, ma spietata e ferocissima dall’altro, che non possiamo che rimanerne rapiti e conquistati.

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ESTERNO NOTTE (PARTE 1 — PARTE 2) (2022), di Marco Bellocchio

Qualche posizione prima avevo detto che vi era un solo pareggio. A dire il vero pure in questo caso siamo in una situazione di parità. Ma è diverso. Questo è un caso speciale. Si tratta di un film unico, diviso però in due parti uscite in date distinte in sala. Lo Sguardo del visionario e onirico Marco Bellocchio su uno dei fatti più tragici e oscuri della Storia d’Italia: il rapimento di Aldo Moro, impersonato da un Fabrizio Gifuni in stato di grazia che ci fornisce una performance paradisiaca da estasi: autorevole e insieme dimesso, riesce ad essere persuasivo e suadente come pochi. Andate a leggere la prossima posizione: completo la mia analisi sull’intera pellicola.  

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ESTERNO NOTTE (PARTE 2 — PARTE 1) (2022), di Marco Bellocchio

Una pagina nera nella Storia nostrana. Il rapimento, il sequestro e la prigionia da parte delle Brigate Rosse di Aldo Moro, tra le figure politiche più eminenti del XX secolo in questo Paese. Ma Aldo Moro mica è stato vittima delle Brigate Rosse. Aldo Moro è stato vittima di un’intera Nazione, la nostra Italia. I suoi colleghi della Democrazia Cristiana, i suoi compagni di partito, gli amici più cari che aveva e con i quali avrebbe dovuto cambiare le cose in un Paese che aveva bisogno di pace e stabilità… lo hanno fatto a pezzi. Lo hanno fatto a pezzi tutti quelli che si sono girati dall’altra parte, senza fare niente, per tutto quel tempo che è stato lontano, tenuto chissà dove, mentre quasi ci si abituava a non vederlo più, a saperlo tenuto prigioniero, lontano, chissà dove. E infine a farlo a pezzi è stato un popolo che pieno di rabbia e odio ha ammazzato il solo che ha tentato di fare qualcosa perché questa rabbia e odio non ci fossero più. I poteri forti, quelli che fino al giorno prima si stringevano intorno a lui, coloro che grazie a lui erano saliti in alto, hanno chiuso gli occhi, perché così era più facile, più comodo, anche più conveniente per loro. E nessuno ha fatto niente. Avrebbero potuto fare qualcosa, ma non l’hanno fatto. Quello che ci viene raccontato è un caso storico dei più eclatanti ma non ci viene raccontato come fosse un fatto storico e basta. Ci viene raccontato per quello che è stato davvero: un incubo. Un lungo e tetro e cupo incubo da cui non ci si riesce a svegliare, tormentato, oscuro, infestato da fantasmi. E quando l’incubo non c’è, allora il rimorso la fa da padrone. O in alternativa il dolore. Non è la Storia con la esse maiuscola quella che ci viene raccontata, ma quella con la s minuscola, forse anche più importante, e che riguarda i singoli, che poi sono quelli che la Storia la fanno. Bellocchio, inconfondibile, ci strega con quello che da sempre è il suo stile singolarissimo e onirico e visionario. E non affrontiamo nemmeno il discorso “interpretazioni”. Presentato al Festival di Cannes, offre alcune performances attoriali memorabili, degne degli annali: l’immancabile Toni Servillo nel ruolo del tormentato pontefice Paolo VI, l’intensa Daniela Marra nei panni della brigatista Adriana Faranda, la forte e addolorata Margherita Buy che dà vita alla data-già-per-vedova Eleonora Moro, lo squilibrato e instabile malatissimo allora Ministro dell’Interno Francesco Cossiga portato sulla scena da Fausto Russo Alesi, e infine Fabrizio Gifuni che letteralmente si trasforma in Aldo. Tutti con le loro sofferenze, incubi e ossessioni. Ognuno un personaggio storico. Ciascuno fondamentalmente, a prescindere, fortemente umano. 

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PSYCHO (1960), di Alfred Hitchock

La Storia del Cinema. Questo è uno di quei film che ha fatto la Storia del Cinema. Del resto vi è dietro un Genio Pazzesco come Sir Alfred Hitchcock. Uno degli Eroi della Settima Arte. Questo, lo dico fin da subito a costo di andare controcorrente, non è uno dei suoi film migliori a mio modo di vedere. Però fa qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima, che ha del rivoluzionario, un che di incredibile. Il protagonista cambia poco prima di metà della pellicola. BOOM! Solo a pochi poteva venire in mente una trovata così spiazzante e stupefacente! Alfred, sei un mito! Le regole narrative canoniche vengono così spazzate via, e in più ti viene raccontata una storia cruda come poche. Iconico, entrato nella Leggenda, tra i più epici ed epocali thriller mai fatti, presenta un personaggio immortale quale Norman Bates, merito anche della performance sovrumana di un Anthony Perkins sensazionale. Eccellente tutto il cast: Janet Leigh (madre di Jamie Lee Curtis, che compare più volte in questa classifica, avuta con l’allora marito Tony Curtis), Vera Miles e Martin Balsam. Terrorizzante dopo oltre sessant’anni, rivederlo in sala è stato una goduria. Sì, anche quella scena, che sfido chiunque a non conoscere: immortale quella doccia!

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KING KONG (1933), di Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack

Fin dalla più tenera età, io ho sempre amato quel capolavoro che è stato il «King Kong» del 2005 realizzato dal Maestro Peter Jackson! Il suo capolavoro, secondo la mia opinione. Ma non devo dimenticarmi che tutto è partito da questo film qua: un classico immortale senza tempo, che certamente non reca in sé tutte le implicazioni e la profondità del suo successore. Ma trattasi di una pellicola iconica e leggendaria che ha quasi un secolo e che continua ad affascinare e stregare ed ammaliare ancora oggi! È uno di quei capolavori che ha reso Grande il Cinema e che tutti, anche quelli che non ne hanno mai visto un solo secondo, conoscono! Del resto, andiamo! Chi davvero tra di voi non conosce la celeberrima sequenza eterna e indimenticabile che vede un enorme gorillone scalare l’Empire State Building, portandosi con sé una gentil donzella, e lottare contro gli aeroplani? Ecco, appunto! Questa rimane una di quelle scene grandi e immortali dopo cui innamorarsi del Cinema diventa un obbligo morale, un imperativo categorico! 

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WILD NIGHTS WITH EMILY DICKINSON (2018), di Madeline Olnek

Regalare momenti di pura comicità in cui ridi tutto il tempo fino a quando non ti fa male la mascella, far piangere teneramente preda della nostalgica e malinconica commozione, insegnare chi sia stata Emily Dickinson e cosa abbia realizzato e quale sia stata la sua vita oltre che la sua poetica… e fare tutto questo in soli 84 minuti… ha un che di miracoloso e miracolato al tempo stesso! Eppure questo film qua ci riesce, e ci riesce alla grandissima! Emily Dickinson è tra le più grandi poetesse mai esistite ed è stata capace di condensare in poche parole emozioni e sentimenti che, per loro stessa natura, dovrebbero essere indescrivibili: proprio per questa ragione credo che lei stessa non farebbe a meno di applaudire dinanzi a quello che è a tutti gli effetti il miglior film possibile per raccontare la sua esistenza e il suo percorso qui su questa Terra. Al di là della regia e della sceneggiatura, che sono d’altissimo livello, merita un applauso anche la sontuosa performance di una divina Molly Shannon in stato di grazia, capace di regalarci un’interpretazione indimenticabile. Una pellicola fatta con amore il quale, come ci ricorda la stessa Emily, è «tutto ciò che esiste».

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UNA NOTTE VIOLENTA E SILENZIOSA (2022), di Tommy Wirkola

L’incontro tra una tradizionale e classica favola natalizia con tanto di caminetto e pacchetti sotto l’albero e il più violento e sanguinario e soprattutto cazzaro Quentin Tarantino che mai possa esserci! Ne esce fuori un film folle tutt’altro che classico e tradizionale, ma anzi una delle pellicole natalizie più originali e innovative e singolari mai realizzate da sempre! Questa Storia prende il più canonico e rappresentativo dei personaggi natalizi, il caro e buon vecchio Babbo Natale, e lo ribalta completamente raffigurandolo come un uomo deluso, depresso, disilluso. Santa Claus è triste perché i bambini di oggi non apprezzano nulla, hanno pretese sempre più alte ed è impossibile accontentarli. Il risultato? Un Babbo Natale politicamente scorretto, assolutamente inaccettabile, che piscia dalla slitta, affoga i dispiaceri nell’alcool e chiama le Renne «Bastarde!». Che si imbatte casualmente nella famiglia meno natalizia e festosa possibile: un covo di vipere in cui si odiano tutti e si stanno tutti sulle palle! Una famiglia molto ricca che si ritrova sequestrata da una banda di criminali contro cui BN finirà per combattere a suon di decorazioni natalizie assassine, addobbi killer e martellate sanguinarie. Sì, un sacco di gente verrà fatta fuori. Al di là della sceneggiatura geniale, della sua freschezza, della sua straordinaria regia, delle ottime interpretazioni attoriali, ciò che stupisce è la profondità di questo film. Quello che ci viene raccontato non è un Natale zuccheroso e ipocrita, ma un Natale vero e reale e autentico in cui Amore e Felicità lasciano spazio a Odio, Delusione e Rabbia. Straordinario in tal senso il capo della banda criminale, personaggio molto più drammatico e complesso di quel che possa sembrare, che detesta il Natale accusandolo di avergli rovinato la vita. Eppure, forse, alla fine, se tu intervieni anche quando la maggior parte della gente non crede più in Te solo perché c’è una bambina che proprio non vuole smettere di crederci, allora forse il Natale conta ancora qualcosa. Forse, Babbo Natale, tu conti ancora qualcosa. Dunque, ti prego: non smettere mai di esistere.

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THE MENU (2022), di Mark Mylod

A metà tra l’ironico grottesco e il thriller inquietante, ci troviamo in presenza di un film che non ha certamente paura di essere originale fino alla paradossale esagerazione la quale però non stona per nulla e anzi viene essa gestita dalla pellicola in maniera a dir poco egregia. Una storia che, oltre ad essere dannatamente divertente e già meravigliosamente iconica, ha qualcosa da dire: e quel che porta avanti è una ferocissima critica spietata al mondo dell’alta cucina, deridendolo attraverso sequenze gustosamente (permettetemi il gioco di parole) spassose, ma senza per questo perdere un grammo di quella che è la sua spontaneità. Fondamentalmente questo film ci ricorda di come spesso si era più felici quando non si era all’apice, quando ancora si stava in basso e il “meglio” doveva ancora arrivare, quando invece già ce lo avevi. Quando tutto aveva ancora un senso, un significato. Ineccepibile a livello visivo, memorabile esteticamente parlando, messinscena da urlo, regia da applausi, una trama e una storia e una sceneggiatura che sfiorano il capolavoro e che vogliono andare verso una precisa direzione. Inchiniamoci dinanzi a due monumentali Anya Taylor-Joy e Ralph Fiennes, i cui personaggi incarnano il tema del film: la prostituzione di sé stessi e il proprio talento e dono naturale, che ha a che fare col rendere felici gli altri, è quanto di più orribile possa esserci, significa ridursi ad un condizione di prigionia paradossalmente causata dallo sfruttamento indegno e improprio dell’Arte che si porta avanti. Menzione speciale a quella meraviglia sublime che è Nicholas Hoult, il cui personaggio Tyler, forse il più psicopatico di tutti, è semplicemente indimenticabile!!! 

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EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE (2022), dei Daniels (Dan Kwan e Daniel Scheinert)

Il titolo significherebbe: Ogni Cosa In Ogni Dove Tutto Insieme In Una Volta!!! Ed è proprio quello di cui parla tale perla scritta dalla pazza pazza pazza coppia di sceneggiatori-registi “I Daniels” (Dan Kwan e Daniel Scheinert): il significato della Vita, la quale però è senza senso. Dunque la soluzione è realizzare una pellicola che sia effettivamente senza senso e prendere una serie di scelte narrative e visive completamente insensate: è la sola scelta sensata. Geniale! Il tema del multiverso viene così saccheggiato per raccontarci che non abbiamo potere su quello che ci accade, in quanto un significato ultimo sembrerebbe non esserci. Anche se forse, alla fine, un senso c’è. E lo si può trovare nei legami che ci creiamo e nelle relazioni che abbiamo con gli altri. La Vita fa schifo ed è insensata, ma se c’è qualcuno al tuo fianco allora, tutto sommato, questo schifo fa molto meno schifo. Tutto sommato non vorresti essere da nessun’altra parte in nessun universo di nessuna epoca… se non insieme a quella persona. Complimenti a tutto il cast: la straordinaria Michelle Yeoh, la fantasmagorica Stephanie Hsu, la sempre magnifica Jamie Lee Curtis e Ke Huy Quan. Grandissimo trionfatore (e noi lo avevamo pronosticato!!!) all’Edizione dei Premi Oscar 2023.

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TRIANGLE OF SADNESS (2022), di Ruben Östlund

Vincitore della Palma D’Oro al Festival di Cannes 2022. Non so se merita la definizione di CAPOLAVORO… ma ci siamo veramente vicini. Brillante, salace, sagace, geniale, strepitoso. La comicità, l’ironia, il divertimento, il black humour, la tragicità… questo film ha tutto questo, oltre che una visione veramente desolante della vita, per quanto veicolata attraverso fragorose risate. Qui sta la sua grandezza. E quello che questo film ci racconta è come a questo mondo esistano ingiustizie e diseguaglianze che sono connaturate all’essere umano. A prescindere dal cosiddetto vile denaro. Non sono i soldi il problema. E infatti, anche qualora la società ripartisse da zero, ci fosse un grande RE-START e il potere economico venisse sostituito da un potere basato sulle capacità e i meriti dell’individuo, ne nascerebbe comunque una scala gerarchica con conseguente sfruttamento dei sottoposti. E alla fine, anche se la nave della vita viene sballottata dalle onde in tempesta, chi sta al posto di comando preferisce perdersi in discorsi filosofici che non servono a nulla, tipo su cosa sia meglio come sistema di valori di vita tra comunismo e capitalismo, mentre intanto sul pontile si vomita! Complimenti dei più fragorosi all’uomo senza il quale tale meraviglia non avrebbe visto la luce: lo sceneggiatore e regista Ruben Östlund

10

C’MON C’MON (2021), di Mike Mills

Sempre loro, sempre la A24, che ogni anno fa la Storia donandoci alcune delle pellicole più belle mai realizzate nella Storia. Solo un altro suo film sta sopra in questa classifica, quello che occupa la posizione successiva. In questo caso siamo in presenza di un film che fa della struggente delicatezza la sua forza totale, “massacrandoci con gentilezza”. Lancinante tanto è emozionante in ogni singola inquadratura, non vi è nulla di propriamente tragico o dolente in quello che racconta. Non vi è neanche una vera e propria trama, a dire il vero. Ma si tratta di un film che battuta dopo battuta, inquadratura dopo inquadratura, ti entra dentro, sotto pelle, e in qualche modo e misura ti cambia per sempre. La storia di uno zio che si ritrova a dover vivere qualche tempo col nipote di nove anni è una storia che abbiamo già visto e rivisito, e che ci è stata raccontata un milione di volte. Si sa come andranno le cose: inizialmente sarà difficile, poi però nascerà un legame tra i due e quando non vivranno più insieme si riprometteranno di esserci sempre l’uno per l’altro. Scontato? Banale? Non per come viene narrato in questa perla visiva e narrativa che fa dell’emotività la sua forza espressiva. È davvero difficile da spiegare a parole, ma vi dico solo che terminata la visione vi sentirete anche voi, magicamente, come aveste fatto parte di questo specialissimo rapporto tra loro due, come se anche voi lo aveste vissuto.   

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9

RED ROCKET (2021), di Sean Baker

Oggi si parla tanto di “character-oriented”. Quando cioè entri in contatto con una Storia nella quale ci si concentra sul personaggio (o personaggi) prima ancora che sulla trama. A mio modo di vedere, questa distinzione è inutile. Nella Vita sono sia i fatti esterni (la trama) sia quelli interni che ti capitano dentro (il personaggio) a guidare quello che succede. Certo, le Storie non sono come la Vita, sono una sua semplificazione, un suo ingabbiamento: le Storie sono sempre meglio della Vita perché hanno un senso e un significato, mentre la Vita chissà… però nessuna Storia può prescindere dalla Vita Vera, c’e bisogno della Vita perché una Storia nasca. La Vita che viene affrontata in questo film è quella di un personaggio sulla cui psicologia e modo di essere si fonda l’intera pellicola, financo il suo montaggio frenetico e straniante e iper-velocissimo proprio come il suo protagonista: passa in continuazione da un pensiero all’altro, non si ferma mai, incapace di concentrarsi, un emarginato fallito che non è il Male Assoluto ma di certo non è neanche così buono, benché non se ne renda conto dato che è convinto di fare il Bene di tutti anziché solo il suo. Immenso l’attore protagonista Simon Rex, così come grandioso è Sean Baker nel ritrarre un essere umano nel quale si immedesima totalmente, e che altro non è che uno di quei personaggi ambigui un po’ viscidi ma anche estremamente simpatici, che certamente non sono degli innocenti, ma che sono stati completamente abbandonati e lasciati a sé stessi dalla società, incurante di loro e impegnata solamente a occuparsi dei grandi eventi che hanno luogo sul palcoscenico del mondo invece che delle piccole persone che, nella loro piccolezza, finiscono per commettere sbagli molto grossi. Cosa rimane del Sogno Americano di un tempo? Chissà, forse non è manco mai esistito.

8

DRIVE MY CAR (2021), di Ryūsuke Hamaguchi

Sceneggiatura a dir poco straordinaria tratta da un racconto di quel Maestro di Scrittura che è Haruki Murakami, regia disarmante di Ryūsuke Hamaguchi, interpretazioni tutte magistrali. Un film che ti parla di Controllo e della sua assenza: il controllo che noi abbiamo sulla nostra vita e i nostri ricordi, ma anche il controllo che la nostra vita e i nostri ricordi hanno su di noi; il controllo che noi abbiamo su quello che proviamo e su come vorremmo che le cose andassero; il controllo che noi vorremmo avere sugli altri e che fondamentalmente mai avremo perché nessuno può dire di sapere veramente cosa ci sia dentro il cuore e l’anima di un’altra persona. Paradossalmente: il desiderio di controllo ci controlla, cercare di avere il controllo ti porta a essere controllato, il voler mantenere il controllo finisce per avere controllo su di Te. Oltre che nelle nostre esistenze, anche nelle Storie possiamo ritrovare tutto questo. Raccontare una storia significa avere in qualche modo il controllo, significa guidare tu l’auto, portare la persona che è sulla tua auto dove vuoi tu. Il racconto è una forma di controllo. Cinema, Teatro, Letteratura: in questo film c’è tutto, c’è la Vita. E la Vita è assenza di controllo. Un’assenza di controllo alla quale dovremmo, in parte, tristemente rassegnarci. Ma alla quale dovremmo anche abbandonarci, come un viaggio in macchina in cui non sei tu che guidi, ma al volante c’è qualcun altro. Anche se quell’auto è la tua. 

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LICORICE PIZZA (2021), di Paul Thomas Anderson

Qui potrei essere di parte. Trattasi pur sempre di quello che è, nel momento in cui scrivo, l’ultimo film del Mio Maestro, il Mio Più Grande Idolo, per me tra i più Straordinari Geni e Immensi Talenti di tutta la Storia del Genere Umano: PAUL THOMAS ANDERSON. Lui, PTA, l’uomo che mi ha fatto capire cosa volessi diventare, essere e fare nella vita e in questo mondo. Questo film è suo, da lui scritto e diretto e realizzato. E infatti non potevo non amarlo. Non è senz’altro un film per il quale si può gridare al capolavoro, e certamente impallidisce un poco di fronte agli altri titoli della sua filmografia (che sono più che semplici film, sono qualcosa di talmente alto che non può essere nominato perché ancora non l’hanno trovato un nome abbastanza grande per racchiudere tutta quella Grandezza!). Vi racconterò anzi che sono uscito da quella sala totalmente frastornato. Anche perché in questa pellicola non c’è propriamente una trama. Dopo averlo visto, quasi non sembra di aver assistito ad un film, ma piuttosto di aver sognato. Il che è una sensazione sbalorditiva. E infatti questo «Licorice Pizza», che fin dall’assurdo titolo ti frastorna, non vuole raccontarti una Storia ma trasmetterti invece una sensazione, un’ambientazione, un’atmosfera. Tra sprazzi di pura follia e camei irresistibili (Tom Waits, Sean Penn, Benny Safdie e soprattutto un gigantesco Bradley Cooper), quello che ci porteremo nel cuore di questa perla sono… loro due, i protagonisti: un meraviglioso COOPER HOFFMAN così simile al padre (l’eterno, compianto ogni giorno e indimenticabile PHILIP SEYMOUR che ci manca ogni giorno) e una monumentale ALANA HAIM. Che sorpresa eccezionale quei due, capaci di farci credere a qualsiasi cosa, e che attraverso un continuo rincorrersi sono in grado di farci palpitare il cuore. Tante scene che divertono, emozionano, commuovono, straniscono e meravigliano: ripenso all’inizio che ti fa immediatamente calare in quel mondo nel giro di soli cinque secondi, a quel misto di tensione e magnificenza che è stata la “telefonata silenziosa”. Mai assistito ad un film simile. Quasi come ci fosse un ossimoro inconciliabile alla base della sua visione. Ossia: se nel mezzo della proiezione ti girassi per dieci minuti, questo non andrebbe ad inficiare sulla comprensione della pellicola. Il fatto è che però non ti giri dall’altra parte, e questo perché sei catturato, completamente rapito, totalmente imprigionato dalla storia/non-storia raccontata. Niente trama, eppure la tua concentrazione è lì. 

6

THE FABELMANS (2022), di Steven Spielberg

Un film che sembra raccontarci l’essenza stessa del Cinema, e lo fa! Ma non si limita a quello. Ci racconta l’essenza stessa dell’avere un sogno. Che ci piaccia o meno, tutti noi, persino i più cinici o realisti, vivono solo per poter sognare. Viviamo di sogni. Altrimenti non vedremmo i film, o non leggeremmo libri, o non andremmo a teatro. Grazie Steven Spielberg, grazie per averci raccontato la tua storia, che è la storia di chiunque abbia un sogno talmente forte da dedicargli la vita. A volte ci si imbatte così, per caso, nel proprio sogno. Come quando tu, bambino, entrasti in quel cinema. Era buio lì dentro, tutte quelle persone giganti sullo schermo, e tu non volevi entrarci. Furono i tuoi genitori a convincerti. E oggi, dopo un’intera vita, una carriera con la quale hai cambiato i Destini del Mondo e una serie di capolavori uno più bello dell’altro, Tu non ci sei ancora uscito da quel cinema in cui entrasti quando avevi sei anni. Sei ancora là. Cast dei più STREPITOSI che ci siano. Abbiamo Seth Rogen, la cui carismatica simpatia naturale ben si sposa con la sua interpretazione. Abbiamo Michelle Williams, il cui personaggio ci lascia in parte incantati e in parte ci respinge. Abbiamo Paul Dano, che consideriamo uno dei più grandi Attori di tutta la Storia del Cinema, e lo affermiamo senza timor di esagerazione. Abbiamo persino il Maestro David Lynch, e non vi dico cosa fa! Soprattutto abbiamo i Sogni, quelli da cui non vorremmo risvegliarci mai!

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5

TAXI DRIVER (1976), di Martin Scorsese

Qui stiamo giocando pesante! Stiamo infatti parlando di una delle pellicole più importanti di tutta la Storia della Settima Arte. Uno di quei film che ti fanno studiare nelle scuole di Cinema. Martin Scorsese è e rimane tra i più Grandi Maestri mai esistiti in fatto di narrazione e visivo, e qui confeziona uno di quei film per cui si è guadagnato un tale titolo e una tale fama. Confeziona il ritratto spietatissimo di un’intera società malatissima come quella dei bassifondi newyorchesi la notte, raccontando la vicenda di uno di quegli “scarti umani” abbandonati a sé stessi e lasciato indietro e che alla fin fine forse è più umano di quello stesso mondo che lo schifa e non lo considera. La sceneggiatura firmata da quel Genio Maestoso di Paul Schrader e lo Sguardo rivoluzionario di uno Scorsese sublime nel raccontare la vicenda umana del tassista insonne reduce di guerra Travis Bickle, recitato che meglio non si poteva da un divinità quale Robert De Niro che si consegna alla Storia, finiscono per parlarci di noi e di quanto l’umano possa far schifo e di come alla fine il confine sottile tra folle omicida ed eroe positivo sia terribilmente e dannatamente labile. Un film dopo cui alla fine non capisci a cosa hai assistito, perché quello che ha fatto è in realtà stato farti guardare dentro l’anima per vedere che cosa c’era. Alla fine ti ritroverai allo specchio ad esclamare: Ma dici a me? Ma dici a me???

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LA REGOLA DEL GIOCO (1939), di Jean Renoir

Il piano sequenza è qualcosa che manda in brodo di giuggiole tutti gli amanti del Cinema, me in primis. Io sono attirato dal piano sequenza come l’orsetto col miele. Il piano sequenza avviene quando siamo in presenza di una macchina da presa che si sposta, che è mobile, e di zero stacchi di montaggio Uno dei film che segnò la sua nascita, e con essa una fondamentale evoluzione del linguaggio cinematografico, e una svolta nella Storia della Settima Arte fu questo qua, realizzato dal figlio del celeberrimo pittore. Una famiglia di artisti, i Renoir! Iniziamo col dirlo da subito: questo è un CAPOLAVORO STUPEFACENTE. Francois Truffaut scrisse in molti suoi testi che questo è il film che spinse numerosi giovani francesi a diventare registi. Esso ha inaugurato un Cinema completamente diverso da come era stato prima, Renoir è portatore di una diversa concezione nell’uso della macchina da presa. La storia è semplice: un aviatore che arriva a Parigi, osannato per aver attraversato l’Atlantico, viene invitato ad una festa piena zeppa di gente importante in una grande villa in campagna. Renoir, innamorato dei suoi attori, amava stare a guardarli lungamente con la macchina da presa, di modo che i suoi interpreti potessero essere rispettati nel loro agire con le parole, i gesti, la mimica e così via. Niente montaggio quindi, ma sequenze lunghissime senza stacchi in cui viene fuori l’idea della conservazione dello spazio, del tempo, della durata e dell’interpretazione. La visione dell’occhio va di pari passo con quella della macchina da presa, volteggiando da uno spazio all’altro, così che lo sguardo della cinepresa imiti lo sguardo umano, lo sguardo di chi da quando si sveglia fino a quando va a dormire vede tutto quanto senza possibilità di tagliare via una qualche parte. Fondamentale la costruzione dei luoghi e la profondità spaziale all’interno di un film i cui piani sequenza la fanno da padrone: in questa villa i nobilastri e i ricconi stanno al piano di sopra a far festa, mentre sotto vi è la servitù intenta a lavorare. Del resto, ricordiamo una frase del film in cui Renoir condensa tutta la sua filmografia e il suo modo di vedere la realtà: «Nel Mondo tutti hanno le loro buone ragioni». Il che è un bel casino! Così l’attenzione del Maestro tocca chiunque: i ricchi, i poveri, i nobili, la servitù, fino ad arrivare al guardiacaccia… L’idea che il Mondo sia cosi complesso è motivo di attrazione e al tempo stesso di disagio profondo. Perché se tutti hanno le loro ragioni, noi che possiamo fare? Stare a sentirli tutti? Beh, è proprio questo che fa Renoir attraverso il suo sguardo in piano sequenza!  

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IL SERVO (1963), di Joseph Losey

Un film ambiguo, inquietante, potentissimo in cui il legame servo-padrone è al centro di tutto… solo che non si capisce più chi sia chi. E anche noi non riusciamo più a capire niente, al termine di quella mirabile visione straordinaria. Ma come si fa a confezionare un capolavoro monumentale di questo tipo e al tempo stesso confonderti talmente tanto che non sai più chi sia chi? È un insieme magico di più fattori: da una sceneggiatura magistrale scritta dal Genio teatrale di Harold Pinter, passando per interpretazioni tutte di una fattura magistrale fino ad arrivare ad una regia immensa che rende anche il semplice sgocciolare di un rubinetto qualcosa di straordinario e assolutamente imprescindibile per raccontare una storia. Il servo deve stare sotto al suo padrone, servirlo quando ha una richiesta, dargli quello di cui ha bisogno ancor prima di sentirselo chiedere. Ma se poi un giorno dovesse dirgli di no e voler decidere lui? Il padrone riuscirebbe a cavarsela senza? Oppure il padrone farebbe qualsiasi cosa perché il servo rimanesse suo servo al punto da diventarne servo? Aspettate un attimo: il servo che diventa padrone del suo padrone e il padrone che serve il servo? È possibile? Poche pellicole sono capaci di metterti l’inquietudine che ti mette quello che è a tutti gli effetti una sorta di fosco e cupissimo thriller nero di tipo sociale in cui i ruoli si ribaltano e si invertono e le macchinazioni e gli intrighi e le manipolazioni la fanno da padrone! Ma se loro la fanno da padrone… chi è il servo?

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IL CAPO PERFETTO (2021), di Fernando León de Aranoa

Tale sottovalutatissimo film, perla di pura genialità, è forse una delle più stratosferiche opere cinematografiche mai realizzate da decenni interi a questa parte. Ogni, singolo, microscopico dettaglio, che sia a livello interpretativo o visivo oppure narrativo, è memorabile e indimenticabile. Elogiamo innanzitutto quella che a mio modo di vedere è la miglior performance di tutta la carriera di Javier Bardem, tra gli interpreti più straordinari della sua generazione. Ripeto: la migliore! La vicenda sembra quella di un normale e comune capo di fabbrica, che vuole essere un bravo capo, presente nella vita dei suoi dipendenti. Il fatto è che lui è un bravo capo perché ha un solo pensiero in testa: la salvaguardia dell’equilibrio, a qualsiasi costo. Del resto, la sua è un’azienda che si occupa di bilance. E talvolta, come ci ricorda lui, bisogna truccare la bilancia affinché funzioni. La storia che vediamo andare in scena è piena di sorprese una più grande dell’altra: sembra quasi di assistere a tante vicende tutte insieme che sconvolgono gli equilibri dell’esistenza del protagonista in uno dei momenti più importanti e delicati della sua vita. Il punto è mantenere lo status quo, anche se questo significa imbrogliare, raggirare, eliminare. Essere bravi capi non vuol dire essere brave persone. E mantenere l’equilibrio non vuol dire fare tutte cose buone e perfettamente armoniose. Tutt’altro. A volte, perché l’equilibrio risulti perfetto, devi essere disposto a falsare le cose e truccare la bilancia.  

IL PADRINO (1972), di Francis Ford Coppola

Qui non c’è bisogno di spiegazioni. Qui siamo alla vera Essenza stessa del Cinema. Qui si è fatta la Settima Arte. Un altro pianeta, galassia, universo. È trascorso mezzo secolo da quando il Sommo Maestro Francis Ford Coppola regalò a tutti Noi l’immortalità fatta a film: «IL PADRINO». Era il 1972 e quel film avrebbe cambiato il Mondo. Se oggi l’Italia ha fama di essere “il Paese della Mafia”, lo si deve anche e soprattutto a questa pellicola qua. Tutto quanto, dal primissimo all’ultimo fotogramma, passando per regia, montaggio, sceneggiatura, interpretazioni attoriali, battute, dialoghi, sequenze, ogni cosa è fatta che meglio non si poteva, piazzata nel miglior modo possibile e al miglior posto possibile.  Ogni singola inquadratura sembra un ritratto di un pittore, e vi sono così tanti momenti indimenticabili capaci di imprimersi a fuoco nella memoria storico-collettiva di intere generazioni. Una saga familiare degna delle grandi tragedie epiche va in scena dinanzi ai nostri occhi, allibiti e rapiti. I personaggi, tutti quanti memorabili dal primo all’ultimo, sembrano quasi usciti da una fiaba, anche se son tutti mafiosi criminali incalliti nei fatti: c’è un Re, il Patriarca, il Boss che ha tre figli; il maggiore ne ha ereditato la forza, il secondo la bontà, ma il terzo l’intelligenza. Marlon Brando ha fatto la Storia della Recitazione consegnando alla Storia il suo Don Vito Corleone, il Re sopracitato. Il compianto James Caan ci regala una performance di fuoco nella parte del figlio maggiore Sonnino detto “Sonny”. L’eterno John Cazale, che troppo presto ci ha lasciati, è meraviglioso nel ritrarre il figlio di mezzo, Fredo. E poi naturalmente lui, il minore, il protagonista, quello che in questo giro non sarebbe dovuto entrare ma alla fine ci si entra perché il richiamo del sangue, ci dice Coppola guardando alle grandi saghe epiche tragiche greche, è troppo forte: Al Pacino e il suo mito sono nati qui, con il personaggio di Michael Corelone. Non credo possa essere detto altro quando sei in presenza di qualcosa che non è Perfezione, ma è in qualche modo Superiore: cioè GRANDEZZA ALLO STATO PURO.

Mercuzio and Friends è un collettivo indipendente con sede a Torino.

Un gruppo di studiosi e appassionati di cinema, teatro, discipline artistiche e letterarie, intenzionati a creare uno spazio libero e stimolante per tutti i curiosi.

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