DI ALBERTO GROMETTO
Voi l’avete mai notato che non si può smettere di essere quel che si è?
Puoi dimagrire, cambiare taglio di capelli, persino spaccarti la faccia e ricostruirtela attraverso la chirurgia plastica. Puoi imparare a parlare lo spagnolo, iniziare a giocare a tiro con l’arco oppure farti un bel viaggio, lontano da tutto e da tutti. Ma c’è una cosa che in effetti non puoi cambiare. E si tratta di quell’unica persona dalla quale non potrai mai fuggire, anche se parti per una navigazione che ti porti ai confini del Mare, oltre le Colonne d’Ercole, in posti sconosciuti e distanti. Si tratta di Te.
Le persone cambiano, dicono. La gente non cambia, si dice. Ma dove diavolo sta la Verità? Si può cambiare o no? È possibile smettere di essere quel che si è per essere chi si vorrebbe essere? O, piuttosto, per essere chi sarebbe bello essere? Quello che gli altri pensano sarebbe bello essere. Queste son domande che ci poniamo fin dall’Alba dei Tempi e a cui trovare una risposta nel giro di un articolo, quest’oggi, risulta impossibile. O quantomeno improbabile. La risposta credo sia dentro ognuno di Noi. Ma se Noi non riusciamo nemmeno a capire chi siamo davvero, e in più non possiamo cambiare quel che siamo (ma NON possiamo?) e neanche ci rendiamo esattamente conto di quanto il Mondo attorno a Noi sia diverso da come invece lo vediamo Noi… possiamo davvero trovare una risposta dentro questo gran caotico casino del cavolo che siamo Noi stessi?
La storia ambientata nella Terra a Stelle e Strisce di un pornoattore texano che è stato famoso per un po’ prima di venir sputato fuori dal giro nell’estate del 2016 e quella di uno pseudo-commerciante nell’Italia pre Prima Guerra Mondiale che ha la fortuna di essere ricco altrimenti sarebbe con ogni probabilità morto di inappetenza… raccontano, per molti versi, lo stesso tipo d’umano. Quello dello schifoso pagliaccio egoista che non è davvero capace di rendersi conto di essere quel che è.

Da una parte abbiamo «LA COSCIENZA DI ZENO», uno dei massimi capolavori della Letteratura Italiana (ma mi verrebbe da dire mondiale, considerando quanto sia stato a suo modo rivoluzionario), scritto dal Maestro ITALO SVEVO, pseudonimo di Aron Hector Schmitz, studiato oggigiorno nelle scuole di tutto il Paese, che racconta di ZENO COSINI. Anzi, meglio ancora di così: fa raccontare di Zeno Cosini… a Zeno Cosini stesso! Qua sta il suo essere rivoluzionario e insieme moderno, ma d’una modernità che sarà sempre eternamente moderna. Viene messo in scena il racconto dell’intera vita di Zeno… tenuto da Zeno stesso! È lui che narra della sua vita, condividendo i suoi pensieri e le sue emozioni e i suoi sentimenti. Proprio per questo un individuo che da fuori, agli occhi degli altri, potrà apparire come chiuso oppure come tenero o in qualsiasi altro modo… è invece capace di pensieri meschini e vili e direi pure miserabili! Decisamente privi di una qualsiasi forma di nobiltà. La voce narrante e assolutamente caratterizzante del suo protagonista che si auto-racconta la fa da padrone e fa davvero comprendere ai suoi lettori che razza di persona sia Zeno.
Ma quindi: che razza di persona è dunque questo Zeno Cosini? Che tipo è? Beh, risulta molto semplice rispondere. Un fallito, un perdente, uno sfigato. Su questo non ci piove! Il suo stesso cognome, “Cosini”, a me è sempre parso voler alludere a “cose piccole”, come in effetti è la sua stessa esistenza: una vita all’insegna di cose piccole, contrassegnata da bugie, egoismi e gretti pensieri. Lui stesso è una cosa piccola, un piccolo ometto a cui non riesce mai nulla di quello che tenta di fare!

Qualsiasi cosa provi a fare nella sua vita, fallisce. Dopo aver iniziato da giovanissimo, passa tutta la sua vita a cercare di smettere di fumare senza riuscirci: la sua è un’esistenza costellata da “ultime sigarette”. S’infatua di una donna alla quale non riesce a dichiararsi fino al giorno in cui finalmente non prende coraggio ricevendo in risposta un bel due di picche e allora ripiega quella sera stessa sulla sorella da cui riceve lo stesso due di picche e infine decide di virare su un’altra sorella, la meno attraente a detta sua, e quella – questa volta – accetta. Si fa un’amante che non ama veramente, sentendosi pure in colpa nei riguardi della consorte, al punto da voler lasciare “l’amichetta”, ma nemmeno in questo caso riesce a combinare nulla… fortuna che poi è lei a “piantare” lui.

Dall’altro lato abbiamo invece a che fare con «RED ROCKET», uno dei massimi capolavori cinematografici mai realizzati negli ultimi decenni, a mio personale modo di vedere. Fortuna che esistono i talenti eccezionali quali SEAN BAKER, Mio Idolo Personale che ho conosciuto in sala proprio grazie a questa pellicola, cosceneggiatore e regista e coproduttore, e che amo e ammiro con ogni oncia del mio spirito. Proprio come nel caso del romanzo, anche qui abbiamo a che fare con un raffinato lavoro di eccelsa introspezione psicologica. E il centro dell’indagine, anche in questo caso, è il suo protagonista, rappresentante di un’umanità… che sostanzialmente è un po’ schifosa! Lui si chiama Mikey Davis, ops, scusate, volevo dire… MIKEY SABER! Questo è il suo vero nome, il suo autentico io, la sua reale identità: il suo nome d’arte. Perché tutta la sua vita è il suo lavoro. Là sta il significato del suo essere. Il successo e la gloria che ha avuto nella vita, il suo essere vivo addirittura!, son legati a questo. Ma qual è questo lavoro così importante e prezioso? Essere una pornostar. E del resto il titolo significa questo: “red rocket” è un’espressione idiomatica propria dello slang americano che va ad indicare il pene in erezione. Il razzo rosso!
Ecco, è alla fine questa e solo questa la ragione per cui un ragazzo senza un soldo che veniva da un buco di niente (così lo definisce lui), relegato in quella desolante periferia americana polverosa e abbandonata a sé stessa e dimenticata da Dio e dagli Uomini, e piccola e gretta (almeno quanto lo è l’esistenza di Zeno Cosini, l’uomo delle piccole e grette cosine), ha sbancato e avuto successo arrivando fino ai vertici di Los Angeles, California, al centro del Mondo: il suo pene, particolarmente predisposto all’erezione. Tutta la gloria, il successo e la fama di Mikey Saber iniziano e finiscono con quel pene. Che poi lui non è stato nemmeno così tanto famoso come dice, e manco ha avuto tutto il glorioso successo che sostiene di avere avuto. Non perché menta, bensì perché realmente convinto di quello che dice. Incapace di rendersi conto di come stiano le cose per davvero. Si vanta ad esempio con chiunque di aver vinto diversi AVN Awards. Ma cosa sono?, gli vien chiesto. Sono come gli Oscar ma nel mio ramo e cioè quello del Cinema per Adulti, ribatte lui fiero e orgoglioso. AVN: Adult Video News, il nome della rivista che li sponsorizza (AVN sembra quasi il nome di una malattia venerea, vien detto ad un certo punto). Mikey ne ha vinti tre di fila per il Miglior Sesso Orale, pensate un po’! A quel punto però gli si fa notare che il grosso del lavoro non l’ha fatto lui, ma la ragazza. Però è lui ad essere stato premiato. A quel punto lui sottolinea che ci vuole tecnica a… a tenere la testa di una ragazza che intanto lavora di bocca tra le gambe. Che non è cosa da poco! Insomma, capite che nemmeno il più grandioso dei successi che è riuscito a portarsi a casa e di cui si pavoneggia in continuazione… aver vinto questi premi… è davvero “merito” suo? Ha l’erezione facile, stop. Questo è quello che lo ha portato dove è ora. E a parte il fatto che dopo 17 anni di scopate e trombate di fronte alle telecamere, per farlo funzionare, ha bisogno di una pillolina blu nota come viagra, il più delle volte (non ha più nemmeno il merito di far prendere il volo al suo stesso razzo!)… dov’è che si trova esattamente, adesso?

Al punto di partenza. Al buco di niente sperso nel nulla da cui era partito anni fa senza un soldo in tasca con l’obiettivo di conquistarsi il Mondo. A Texas City, per essere precisi. Di nuovo senza un soldo in tasca (ah no, ha ben 22 dollari). Senza vestiti, a parte quelli che indossa. Nessun bagaglio, niente di niente. Ed è lì per pietire, implorare, scongiurare, supplicare, pregare di… di “farsi riprendere”. Ma da chi? Dalla moglie che non vede da una vita e mezza, ma che è ancora ufficialmente sua moglie. E dalla suocera, che vive con la figlia. Il fatto però è che non lo vogliono lì. Non ce lo vogliono proprio in casa. E in effetti tutto in quel figuro spuntato dal passato grida “Cialtrone”, “Lestofante”, “Imbroglione”. Se n’è già andato via una volta abbandonando tutti, perché ora dovrebbe essere diverso? Il fatto è che per quanto sia un faccia tosta briccone e gaglioffo, ha comunque un suo fascinoso e verboso modo di strapparti una risata che… che tutti quanti finiscono per farsi convincere, e insieme manipolare, e dirgli sì. E per carità, anche Noi finiamo quasi per credere per un piccolo momento che quello sfacciato manigoldo ce la farà, che metterà la testa a posto per davvero, che lascerà perdere il sogno di avere “quella vita da sogno” che dice di aver avuto in California ma che non ha mai davvero avuto, che si renderà conto di non essere mai stato qualcuno e che invece forse lì magari potrà essere “qualcuno”, almeno per “qualcuno”… ma no, Mikey Saber resta Mikey Saber, non ci si può far nulla in merito!

Da una parte un film e dall’altra un libro. Da una parte l’attuale e obbrobriosa e povera provincia americana popolata da questi reietti dimenticati di cui non gliene importa niente a nessuno e dall’altra l’italiana Trieste prima ancora che fosse italiana, quando la Guerra ancora non era arrivata, a quel tempo, inizio XX secolo, dominava quella zona l’Impero Austroungarico. Da una parte un Eroe del Mezzo Cinematografico quale il Maestro SEAN BAKER; dall’altra il grande ITALO SVEVO, il quale ci regala quella che è considerata all’unanimità come una delle più alte vette della nostra Letteratura. Due opere totalmente diverse, due ambientazioni completamente opposte, due autori che credo nessuno abbia mai accostato l’uno all’altro. Eppure, a conti fatti, non sono mica tanto diversi «Red Rocket» e «La coscienza di Zeno»!
Ambedue son Storie che oggi definiremmo “character-oriented”. Ci si riferisce con quest’espressione a quel tipo di Storia che si concentra sui suoi personaggi prima ancora che sulla trama, che si basa in primo luogo sul carattere, la psiche e l’emotività del suo protagonista, il quale finisce per forgiare la Storia stessa! E qui sia Baker che Svevo fan qualcosa di pazzesco! Nel caso del libro, abbiamo a che fare con un racconto in prima persona tenuto dal suo stesso protagonista, quel Zeno Cosini che nel raccontare di Zeno Cosini fa capire tanto di sé. Non solo per cosa racconta, ma per come lo racconta. E di fatto il romanzo usa questo brillante espediente, e cioè “fingere” di essere una raccolta autobiografica delle memorie scritte dallo stesso Zeno, perché così gli suggerì il suo psicanalista. Nel caso del film, abbiamo Baker – UN GENIO MERAVIGLIOSO – che affronta la Regia e il Montaggio del film proprio come il suo protagonista affronta la Vita. Basa il suo modo di dirigere e montare la pellicola sulla psicologia e la personalità del protagonista. Come Mikey Saber passa da un pensiero all’altro in continuazione senza fermarsi mai e incapace di concentrarsi su quello che non gli interessa, così il montaggio risulta frenetico e straniante e iper-velocissimo!

Oltre alla forma che si adegua al contenuto, oltre alla trama che si fonda sulla personalità caratteriale ed emotiva dei suoi personaggi, oltre al profondissimo lavoro di introspezione psicologica che vi è dietro… come se non bastasse!… ecco che ci sono loro due. Mikey Saber – impersonato da un gigantesco e grandioso SIMON REX talmente immenso da essere indescrivibile – e Zeno Cosini. Uno è un pornoattore che ha avuto la fortuna di avere il pene che ha avuto e che ha sfruttato per un po’ di fama… fama che però poi ha perso come niente! L’altro è uno che ha avuto la fortuna di essere ricco, altrimenti sarebbe in mezzo ad una strada, dato che fallisce in tutto quello che fa. Ma soprattutto: entrambi sono dei loser. Hanno la sconfitta nel sangue. Han fatto fiasco nella vita, ambedue. O per una ragione o per un’altra, tutti e due “hanno fatto pena”. E sì, la Sfortuna avrà avuto la sua parte, non dico di no. Mikey è nato nel peggiore dei buchi, Zeno non ha avuto mai il sostegno di nessuno quand’era ancora ragazzo. Ma entrambi hanno le loro colpe e responsabilità. Perché, anche se lasciati a sé stessi, questo non li ha resi certo delle brave persone. Quei due non sono innocenti. Son bugiardi, mentitori, ingannatori, falsi e, diciamolo!, un po’ schifosi. Dico «un po’», perché sarebbe sbagliato dire che sono solo due vermi e basta. E comunque anche i vermi hanno un’anima, dei sentimenti, le loro emozioni!

Saranno anche ambigui e viscidi e un filo disgustosi, ma non riusciamo mai veramente a odiarli: ci fan ridere, ci divertono, son estremamente simpatici nel loro essere goffi e vigliacchi e inetti e incapaci e bugiardoni! E vi dirò di più: ci fanno pure una gran tenerezza, anche se sanno essere orrendi. Ma perché?
Perché tutti quanti Noi sappiamo essere orrendi. Tutti quanti Noi abbiamo le nostre ossessioni, fisime, nevrosi, egoismi, ambiguità. Tutti quanti Noi facciamo un po’ schifo. Ma solo un po’. Perché in quello schifo che siamo, ci siamo tutti Noi. Per questo, guardando ad un altro umano, l’essere umano può dire: “È un mio simile”. E son convinto che se talvolta ci ricordassimo di questo, che saremo anche vermi ma non per questo non-dotati di un’anima, allora potremmo fare tutti schifo insieme… e forse nel fare tutti schifo insieme, per paradosso risulteremmo “meno schifosi” di quanto siamo in realtà.
Da una parte il mio amatissimo Baker che si concentra sugli emarginati, i reietti, i dimenticati abbandonati dall’America “che conta”, quell’America che punta gli occhi sul palcoscenico del Mondo e che si concentra su quello che vuole e non si cura dei piccoli lasciati indietro nelle loro luride periferie, popolate da questi personaggi stralunati che son felici quando semplicemente ricevono in regalo una ciambella e che non hanno che cose piccole. Dall’altra il Maestro Svevo che decide di scrivere non delle vicende epiche di un personaggio a metà tra il glorioso e il grandioso, no, lui sceglie invece di narrarti delle disgrazie e delle vicissitudini e delle piccole cosine del più incapace dei falliti. Sean e Italo si interessano di quelli di cui non si interessa nessuno, a loro importa di chi non è importante. Le piccole cosine delle piccole persone.


Sbagliano, Mikey e Zeno. Sbagliano, perché pure loro non s’interessano delle cose che non interessano a nessuno. Anche a loro, entrambi considerati poco o per nulla importanti, importa solo delle cose che importano a tutti. Per Mikey è molto importante il suo essere pornostar, essere al centro del Mondo, vivere alla grandissima, amato e idolatrato da tutti. E non si accorge che ci sarebbe la possibilità di rifarsi una vita – una vita vera – in quello stesso buco da niente in cui però potrebbe trovare il tutto, se lo volesse. Troverebbe l’amore di una donna che lo ama così com’è, sua moglie. Ma non è quello che vuole lui. E poi c’è Zeno che s’accontenta di sposare la più brutta delle sorelle, non quella che voleva davvero, lo scarto di tutti. E che tradisce pure, una volta sposata, pur pentendosi. E invece lei alla fine è l’unica persona della sua vita che lo ha sempre sostenuto e amato, a prescindere. Sia Mikey sia Zeno non si rendono conto di nulla, né del Mondo attorno a loro né della Verità su sé stessi, anche se loro son convinti del contrario. Quando quell’egocentrico egoista immaturo di Mikey agisce, pensa davvero di star facendo il Bene delle persone che ha attorno, e non solo il suo. Allo stesso modo, quando quell’egoista egocentrico immaturo di Zeno vive quanto vive, la prima persona dei cui interessi si preoccupa… è lui stesso.
Non sono il Male Assoluto quei due, ma nemmeno il Bene. Son due pagliacci ridicoli, due schifosoni incalliti, due buffoni veramente simpatici, due manipolatori bugiardi, due persone che soffrono per come son fatti e manco se ne rendono conto, due vermi dotati di un’anima. Che cosa sono, alla fine, Mikey Saber e Zeno Cosini?
Due esseri umani. Loro sono Me, Te, Noi. Son tutti Noi, ed è per questo che continueremo ad odiarli… pur amandoli alla follia, a prescindere, sempre e comunque.


Dopo aver letto di «Red Rocket», vorresti anche sentirne parlare? Nel caso, pigia qua!!!
Sean Baker, Idolo Assoluto: vorresti sapere perché? Se sì, premi qui sopra!!!