DI ELODIE VUILLERMIN
Siamo ancora nell’Epoca della Guerra, quella successiva all’Epoca d’Oro della Disney. Nel 1947 fu prodotto e distribuito un film collettivo, Bongo e i tre avventurieri, diviso in due parti. Quella che più ci interessa, che analizzerò nell’odierna puntata di questa rubrica, è la seconda parte: si tratta di Topolino e il fagiolo magico, una storia con protagonisti la mascotte di casa Disney, Paperino e Pippo; come Fantasia, fu realizzata con lo scopo di aumentare la popolarità di Topolino.
Ambientata a Valle Felice, la storia racconta di come un gigante, un giorno, rubò l’arpa magica che garantiva la felicità e l’armonia del luogo: così facendo i campi si inaridirono e gli abitanti iniziarono a patire la fame e l’infelicità. Topolino, per procurare del cibo ai suoi amici, va a vendere la loro mucca e finisce per scambiarla con dei fagioli magici, che crescono e diventano una pianta gigante: è l’occasione perfetta per raggiungere il castello del gigante, situato oltre le nuvole, e riprendere l’arpa.
La storia che vi ho narrato altro non è che una delle tante versioni di un racconto popolare inglese, molto diffuso anche negli Stati Uniti: Jack e la pianta di fagioli, noto anche come Jack e il fagiolo magico. Il protagonista è un ragazzo che vive in una fattoria con la sola compagnia della madre, rimasta vedova. Un giorno la loro mucca, che serviva a sfamarli, smette di produrre latte e quindi Jack viene mandato a venderla in cambio di denaro. Il ragazzo incontra un vecchio che gli propone di scambiare la mucca per dei fagioli magici, e accetta. La madre, furiosa, spedisce il figlio a letto senza cena e getta fuori dalla finestra i fagioli, che in una sola notte crescono e diventano una pianta gigante. Jack, spinto dalla curiosità, si arrampica sulla pianta fino ad arrivare oltre le nuvole, dov’è situato il castello di un gigante mangiauomini. Qui trova numerosi sacchetti di monete d’oro e li ruba tutti mentre il gigante dorme. Non soddisfatto, torna una seconda volta l’indomani, stavolta per portarsi a casa una gallina dalle uova d’oro. La terza volta prende un’arpa che si suona da sola, la quale chiede aiuto nel momento in cui viene rubata, svegliando il gigante che insegue Jack giù per la pianta. Il ragazzo è più veloce del suo inseguitore e una volta a terra abbatte la pianta, facendo schiantare il gigante al suolo e uccidendolo. Da allora lui e la madre vissero nell’agio e nella ricchezza.
La versione della Disney presenta molte differenze. Qui l’unico oggetto che i protagonisti sottraggono al gigante è l’arpa incantata, la quale tra l’altro è senziente e con fattezze femminili. Non solo, l’arpa non è mai appartenuta al gigante, bensì a Valle Felice, quindi il gesto dei protagonisti non è un furto ma una missione di soccorso. Topolino è il nostro Jack ed è Paperino a prendere il ruolo della madre infuriata che getta via i fagioli, tra l’altro in un buco nel pavimento anziché fuori dalla finestra. Topolino non parte all’avventura da solo, poiché i suoi amici lo accompagnano. Inoltre vengono scoperti dal gigante, catturati e messi in gabbia appena arrivati nel suo castello, per poi liberarsi in seguito. Anche il finale è diverso, poiché il gigante sopravvive alla caduta e si ritrova a vagabondare per Hollywood alla ricerca di Topolino.
Di Jack e il fagiolo magico esistono numerose varianti. La più popolare, quella a cui ci riferiamo maggiormente, fu scritta da Joseph Jacobs e pubblicata nella sua raccolta di favole, English Folk & Fairy Tales, nel 1890. Ma comunque non fu quella la prima versione della storia.
Facciamo un passo indietro fino al 1711. In quell’anno fu pubblicata la prima storia relativa a un ragazzo di nome Jack che combatte con i giganti, dal titolo Jack the Giant Killer. Non ci sono fagioli magici né castelli nel cielo. C’è solo un giovane umano che uccide i giganti con la sua astuzia. Viene data molta più attenzione alle battaglie, molto crude e violente. Jack non è un giovanotto, ma una persona più adulta e matura, che con le sue prodezze riesce a conquistarsi un posto alla Tavola Rotonda di Re Artù. La storia è sì pregna di magia, ma tra i tanti oggetti magici ci sono scarpe, spade, mantelli… tutto fuorché fagioli.
Nel 1734, durante il regno di Giorgio II di Gran Bretagna, venne pubblicato da J. Roberts il libro Round about our Coal Fire: Or, Christmas Entertainments. Si trattava di un insieme di storie diverse, dedicate a fate, folletti, streghe, fantasmi e molto altro. Tra le suddette storie c’era anche The Story of Jack Spriggins and the Enchanted Bean, che parrebbe essere stata scritta da Dick Merryman (probabilmente uno pseudonimo). Una storia strana, illogica, incoerente, con così tante insensatezze che vi faranno strabuzzare gli occhi.
Il tutto comincia con un vecchio fattore di nome Gaffer Spriggins, che rompe la quarta parete e si rivolge direttamente a noi lettori per raccontarci la storia di Jack, che egli descrive come un ragazzo pigro, sporco e squattrinato. Jack non ha genitori, vive con la sola compagnia della nonna, che è pure un’incantatrice. Il rapporto tra i due è alquanto bizzarro e ricorda fin troppo una relazione incestuosa. Il testo originale dice infatti “his Grandmother and he laid together, and between whiles the good old Woman instructed Jack in many Things…”, lasciando intendere che non dormissero insieme a basta. Inoltre la nonna dice a Jack “you are a comfortable Bed Fellow to me”; oggi il termine “bedfellow” si traduce come “socio, partner, alleato”, ma all’epoca era più plausibile che significasse letteralmente “compagno di letto”.
Un giorno la nonna confessa al nipote di avere un fagiolo magico che potrebbe renderlo ricchissimo. Jack le chiede di dargli quel fagiolo, ma la nonna rifiuta, perché certa che lui la abbandonerà e si dimenticherà di lei nell’istante in cui ci metterà sopra le mani. Quando il fagiolo cade dalla borsa della nonna, Jack ne approfitta per prenderlo e piantarlo nel terreno, non tanto per diventare ricco ma nella speranza di poter mangiare qualche fagiolo con pancetta. Ma il fagiolo germoglia all’istante e diventa una pianta gigante; la sua crescita è così rapida da colpire Jack nel naso e farglielo sanguinare. La nonna sgrida il nipote perché, a causa delle sue azioni, entro un’ora si trasformerà in un mostruoso rospo. Per sfuggire alla nonna che lo insegue per picchiarlo, Jack si arrampica sulla pianta, che continua a crescere fino a raggiungere il cielo. La nonna, invece, cade a terra.
Man mano che sale, Jack scopre che sulle foglie di questa pianta gigante si trovano delle città e si ferma presso una di queste, in una locanda, per rifocillarsi. Il locandiere afferma di avere tutto il cibo del mondo, ma quando Jack glielo chiede, lui risponde che è già finito negli scorsi giorni. Il ragazzo deve accontentarsi di un po’ di birra, ma come la beve iniziano a succedere cose strane, degne di un trip psichedelico in stile Alice nel Paese delle Meraviglie: il tetto della locanda si stacca dall’edificio e vola via; il locandiere si trasforma in una bella donna che afferma di essere stata, in una vita precedente, il gatto di sua nonna. Inoltre un gruppo di donne a cavallo entra nella locanda, rivolgendosi a Jack con gli appellativi di “Sovereign Lord of the Mannor, and Invincible Champion”. Una di queste dona a Jack un anello con una pietra magica capace di esaudire i desideri e gli offre la possibilità di governare il mondo intero. Jack desidera avere altro cibo, vestiti per la sua donna (sì, a quanto pare era nuda), buona musica e la possibilità di andare a letto con la suddetta donna.
Di notte, Jack e la sua compagna fanno un sogno in cui una fata li trasforma in principe e principessa e li avvisa di una profezia: devono recarsi al castello del gigante Gogmagog e ucciderlo. Inoltre Jack deve mantenere la pietra sul suo anello sempre rivolta verso il nord, perché solo così la sua magia lo proteggerà dal gigante; se la rivolgesse verso il sud, la sua principessa si trasformerebbe in un basilisco e ucciderebbe tutti quelli che non sono il principe. Il mattino dopo Jack e la principessa vanno al castello e il gigante li invita a dormire da lui. Quella stessa notte i due sentono le voci di cento donne vergini, prigioniere del gigante, che chiedono aiuto. A quel punto Jack rivolge la pietra magica dell’anello verso sud, trasformando la principessa in un basilisco che uccide il gigante tramutandolo in pietra. Una volta riportata la sua donna alla normalità girando la pietra verso il nord, Jack ricorre ai poteri dell’anello per liberare le vergini e, presumibilmente, da allora vivrà nel castello del gigante insieme alla sua donna circondato da ricchezze.
Nel 1807 furono pubblicate due nuove varianti della storia di Jack. La prima fu The History of Mother Twaddle and the Marvelous Achievements of Her Son Jack, una versione illustrata scritta da un autore di cui non conosciamo l’identità, che si firma come B.A.T. Qui Jack scambia un’oca per i fagioli, i quali gli vengono dati da un ebreo. Inoltre nel castello del gigante conosce una cameriera, che lo aiuta a nascondersi e fa bere vino al suo padrone fino a farlo addormentare. Jack coglie al volo l’occasione e taglia la testa al gigante con un grosso coltello, per poi sposarsi con la cameriera e vivere per sempre felici e contenti, insieme, grazie alle ricchezze del gigante.
La seconda variante fu quella di Benjamin Hobart, la stessa che probabilmente servì come ispirazione a Joseph Jacobs per scrivere la versione definitiva della storia, quella giunta ai giorni nostri. Il Jack di Hobart viene raffigurato come un ragazzo pigro e scansafatiche che crea problemi alla madre vedova. Vengono introdotti gli elementi cardine della storia, quali la mucca scambiata per i fagioli, l’uccello dalle uova d’oro e l’arpa. Una grande differenza riguarda il momento in cui Jack si arrampica sulla pianta di fagioli: appena arriva oltre le nuvole, ci trova una fata, che lo aspettava per dirgli la verità sul defunto padre. Così Jack viene a sapere che il genitore era un uomo ricco e generoso, ma venne raggirato e ucciso da un gigante che si prese le sue ricchezze e risparmiò poi il resto della famiglia in un atto di pietà. Jack non esita ad obbedire alla fata e si reca al castello del gigante in tre occasioni diverse, rubandogli prima l’uccello dalle uova d’oro, poi i sacchi di monete e infine l’arpa incantata. La terza volta, come nella versione definitiva, riesce a uccidere il gigante tagliando la pianta di fagioli mentre egli è intento a scendere a terra.
A partire dal XX secolo Jack e il fagiolo magico ha ricevuto numerosi adattamenti cinematografici. Uno di questi è stato, per l’appunto, quello creato da casa Disney con Topolino, Paperino e Pippo come protagonisti.
Sempre la Disney intendeva creare un nuovo film animato sulla storia di Jack, dal titolo Gigantic. Il progetto originale vedeva un umile ragazzo, innamorato di una giovane mercante, coinvolto in una guerra tra gli uomini e il popolo dei giganti. Nel 2015 lo script fu totalmente riscritto, con una storia incentrata sull’improbabile amicizia tra un ragazzo umano e una bambina gigante. Il film sarebbe dovuto uscire nel 2019, ma così non è stato, perché la Disney ha annunciato ufficialmente la cancellazione del progetto. Sinceramente, mi dispiace che sia finita così. Ero curiosa di vedere cosa ne sarebbe venuto fuori. E voi?
Se sei un appassionato cinefilo, pigia qui!!!
Ami le piante tutte verdi? Allora vediti questa intervista fino alla fine!!!