La Grande Sfida — Gli Spietati vs The Irishman

DI ALBERTO GROMETTO

Il Pistolero Senza Nome contro il Gangster. 

L’Uomo Di Ghiaccio contro il Ragazzaccio Di Strada.

Eastwood contro Scorsese.

(Martin Scorsese e Clint Eastwood)

Due Maestri Assoluti. 

Due Geni Pazzeschi. 

Due Pietre Miliari della Storia del Cinema.

CLINT vs MARTIN: ma chi può vincerla una sfida del genere? 

È meglio andare a farsi sforacchiare un po’ dai cowboys duri e puri del primo, o dai folli mafiosi spara-tutto dell’altro, piuttosto che decretare una trionfale vittoria che, a chiunque verrà assegnata, scontenterà tanti amanti cinefili: me in primis! 

È uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare.

Da una parte abbiamo il sensazionale capolavoro diretto, prodotto, interpretato e in parte musicato dal Pistolero Eastwood nel 1992: ritenuto dall’American Film Institute come uno dei dieci più grandi film di tutti i tempi, candidato a nove Premi Oscar di cui se ne è portati a casa quattro (tra cui Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Montaggio!!!), oggi è considerato una leggenda, oltre che un imprescindibile punto di riferimento per chiunque ami la sacra Settima Arte!

Dall’altro lato invece si trova una meravigliosa perla di film che porta quella strepitosa firma che è il nome di Scorsese: considerato come uno dei dieci più grandi titoli dell’anno 2019, dieci candidature agli Oscar senza vincere però alcuna statuetta, è passato in poche sale cinematografiche (vergognoso scempio e peccato intollerabile!!!) in quanto titolo Netflix, sulla cui piattaforma nella sola prima settimana è stato visto da oltre 26 milioni di utenze.  

Da una parte il polveroso West, all’angolo dello sfidante la Strada. 

Il Western e il Gangster Movie: due generi di successo che più di successo non si può, ambedue con una storia decennale. Nell’immaginario collettivo entrambi si sono impressi a fuoco nella mente e nel cuore e nell’anima di generazioni e generazioni di amanti cinefili lasciando il segno.

Da una parte GLI SPIETATI, dall’altra THE IRISHMAN!!!

Iniziamo subito col dire una cosa che di primo acchito potrebbe annichilire un poco, ma trattasi di una profonda verità. Prima ancora di essere cowboys o gangsters, prima ancora di essere spietati assassini, prima ancora di essere temerari manigoldi o sfacciati fuorilegge, in entrambe le pellicole sono una cosa prima di ogni altra, i personaggi di Eastwood e Scorsese: sono dei vecchi.

Per quanto affascinanti e magnifici e duri e forti e spettacolari possano essere… sono e rimangono dei vecchi. Uomini anziani che hanno vissuto una vita intera, che hanno tanto cammino dietro di loro e che conoscono il peso del Tempo oltre che dell’Esistenza. Lo sono quei cowboys che una volta sparavano a più non posso e continuano a farlo, ma non è più come un tempo. Lo sono quei gangsters che dopo una vita intera passata a guadagnare soldi a palate e ad ammazzare cristiani qui e là, magari vengono poi anche arrestati e messi in galera, ma intanto non hanno più un solo dente in bocca che sia loro. E non sono solo i personaggi ad essere dei vecchi invecchiati. Ma pure i generi, sapete? Pure il Western e il Gangster Movie sono divenuti anziani. Decenni di storia in cui hanno lasciato il segno, ma che altrettanto hanno lasciato il segno in loro.

E come a chiunque altro, quando invecchi, dopo tutta l’epica e la fanfara e la gloria della gioventù, ti tocca la malinconia, il rimpianto e la nostalgia. Senti aria di fine. Pensi a cosa avresti potuto fare meglio, a quello che avresti voluto fare ma non hai fatto, a ciò che ti manca più di ogni altra cosa. Ricordi quello che di davvero importante hai avuto e ciò che hai perso. Pensi a chi sei stato e a chi sei, non più a chi potrai essere. E se non ti piace il tipo che sei stato? O se non ti riconosci in chi sei adesso? Oramai tempo per cambiare o capire te stesso non ne hai più. 

Tra tutti i generi cinematografici, questi due sono alcuni di quelli che hanno la storia più variegata, variopinta e longeva. Il Western ha attraversato le epoche e il secolo scorso, raccontando sempre la vicenda della piccola comunità travagliata e tormentata nella quale giunge uno straniero figlio del West che non ha paura di niente ed è pronto a salvare tutti dai criminali spietati e dagli efferati fuorilegge. Il Gangster Movie ha narrato con tono epico di criminali che non facevano quello che facevano perché malvagi, ma solo per essere dei vincenti, per arrivare in un ristorante e venire serviti immediatamente, per avere una bella vita senza alcuna difficoltà e prendersi quello che volevano quando lo volevano. Però, come quasi tutto a questo mondo, entrambi i generi hanno un loro tempo, una loro vita e una loro scadenza. La vecchiaia, dicevamo. E invecchiando, ci si incupisce, ci si rattrista. E poi giunge la Fine. Entrambi questi capolavori rappresentano la pietra tombale del loro genere.

Questo è quello che raccontano entrambi i film, ambedue massima espressione della fine di un genere cinematografico così come di una vita spesa a fare qualcosa che sarà stato bello o divertente, ma che in fin dei conti a che cosa ti ha veramente portato?

Eastwood ribalta completamente il Western nel suo film: in questo caso non v’è un colpevole criminale che tormenta il paesino da salvare, ma è il paesino stesso ad essere il Male. E lo Straniero/Eroe che viene da lontano è in realtà un Vendicatore che arriva per distruggere invece che costruire, al contrario di quanto faceva quando il genere mosse i suoi primi passi. L’inizio del film è tutto al femminile e vede delle prostitute alle prese col loro mestiere: siamo dunque lontanissimi dal Western classico in cui c’erano maestrine e contadine. Trattasi di una scena d’apertura completamente al buio e all’insegna della violenza estrema. Una donna viene sfregiata, il suo volto rovinato per sempre. Arriva lo sceriffo, il quale fa la Legge come gli pare e la risolve dicendo al colpevole: Paga il tenutario del bordello e poi puoi andare a casa. Ma la donna? Di lei chissenefrega. È questo il modo di fare la Legge? La Violenza e il Denaro sono le colonne portanti di questa piccola comunità, i cui abitanti son mossi da interessi personali e dal desiderio di arricchirsi a scapito di chiunque

Dopo averlo visto seppellire la moglie nei titoli di testa, il protagonista del film, William Munny, fa la sua prima, vera, apparizione in scena finendo faccia a terra nel fango. Una volta lui ammazzava la gente, e ora spera con tutto sé stesso che i suoi maiali malati non muoiano. Dovrebbe essere questo l’Eroico Salvatore che il paesino attende? La rivoluzione che viene fatta del Western arriva al suo culmine in questa pellicola! Come può uno ridotto a niente essere di una qualche utilità e salvare quelle donne? Munny, interpretato dalla stessa Leggenda che è Eastwood, è un LOSER, uno che ha perso tutto, che vorrebbe addirittura star fuori dalla sua stessa Storia e invece ci viene trascinato dentro, e in quel piccolo villaggietto ci viene tirato a forza. 

Il personaggio di Clint è convinto di non essere più l’assassino efferato di una volta e invece dentro di sé ha ancora quel mostro al quale la cosa che riesce meglio è uccidere e uccidere e ancora uccidere. Il suo collega Morgan Freeman pensa di non essere cambiato per nulla e invece, dopo anni di pensione, ha delle remore a fare quello che un tempo faceva così bene. Il giovane ragazzino che ha chiamato entrambi alla ventura e millanta di aver ucciso cinque persone in realtà non ci vede per niente e scopre di non essere in grado di ammazzare nessuno. Bob l’Inglese, che va in giro con chi gli canta le gesta e che è considerato un killer tremendo, è un incapace, buono solo a uccidere cinesi per conto della ferrovia. E poi c’è Lui, quello che è tra i più grandi e intramontabili personaggi della Storia del Cinema, personaggio del cuore per me: lo sceriffo LITTLE BILL DAGGETT. Portato in vita da uno dei più grandi interpreti che siano mai esistiti, GENE HACKMAN, il quale non a caso vinse il Premio Oscar come Miglior Attore Non Protagonista per tale performance, questo personaggio per tutto il film dice di star costruendo una casa, ma non è molto bravo a farlo. E questo perché, come dicono i suoi vice di lui: «Come sceriffo ci sa fare. È che non è un carpentiere». La metafora di un personaggio monumentale che ci sembra perfido ma le cui intenzioni in realtà, a rifletterci attentamente, sono buone e genuine: vuole costruire civiltà in quella comunità, come lo Sceriffo raccontato agli inizi del Western. Ma lui non è in grado di farlo. Dunque abbiamo a che fare con tutta una serie di personaggi che non sono quello che pensano di essere.  

(Come sceriffo ci sa fare. È che è non è un carpentiere.)

È un Western che rappresenta il riassunto di molti archetipici classici propri del West ma completamente spostati verso quello che è il Western crepuscolare e notturno, dove il più delle volte i terribili pistoleri, nella loro carriera, hanno in realtà sparato alle spalle della gente che hanno ammazzato e dunque anche l’epica del duello non esiste più e quando alla fine Eastwood tornerà ad uccidere, qualcuno gli dirà che non merita di morire, al che lui risponde: Questa Storia non parla di meriti.

Morte delle idee, delle ideologie, dell’onore, della giustizia, delle leggende, del Western… morte di tutto in questo film. Il Western è diventato maggiorenne, poi adulto, e invecchiando ha smesso di credere nella conquista dell’Ovest come a qualcosa di glorioso e fondamentale e capisce anzi che c’è stato un genocidio (e in questo caso raccomandiamo quella perla di film che è BALLA COI LUPI), e comprende che la Leggenda è ben diversa dalla Realtà. E allora il Western inizia a farsi nero fino a trovare il suo apice e finale proprio nell’eccezionale capolavoro eastwoodiano, il cui titolo originale è «UNFORGIVEN» e cioè NON-PERDONATO. E in effetti come possiamo perdonare gli altri e noi stessi quando sono state compiute tante immonde schifezze? 

«È quello che è!».

Questa la battuta-cardine di THE IRISHMAN. La Vita è stata quello che è stata, le atrocità commesse sono state quelle che sono state, le persone incontrate lungo il cammino pure. Si è ammazzato, guadagnato, vinto parecchio. Ma a che scopo se alla fine ti ritrovi con il rimpianto nel cuore? A che serve aver vissuto tutta una vita rispettato, onorato e amico della gente giusta, se ti ritrovi a dover tradire coloro a cui hai voluto bene per davvero? 

Certo, non ti sei mai fatto problemi ad entrare in un ristorante affollato e sparare a chi dovevi sparare. Ma per quanti uomini puoi aver reso cadavere, può essere poi una semplice telefonata il momento in cui balbetti spaventato come un bambino. Il momento in cui capisci davvero cosa significa essere un uomo vero. E capisci che tu, assassino sanguinario, proprio non lo sei. Perché essere uomini veri ha a che fare con un’altra cosa che nulla ha a che vedere col sangue, la morte e le pistole. Pure Scorsese ribalta quel Gangster Movie che lui stesso aveva contribuito a forgiare:  niente più epica dei criminali, qui niente divertimento o bella vita, ma un illogico senso del dovere che ti porta a scegliere tra l’eseguire gli ordini per essere un uomo d’onore oppure l’onore vero. Ringraziamo quell’INSUPERABILE quartetto d’attori, tra i più straordinari interpreti mai esistiti, per averci regalato l’anima in questa pellicola: ROBERT DE NIRO, JOE PESCI, AL PACINO, HARVEY KEITEL!

E dunque chi vince la Grande Sfida? Soffrendo, credetemi, do la vittoria infine al buon vecchio Clint. Per una semplice ragione: Eastwood ha diretto Western quando il genere era già nella sua fase calante. Scorsese ha guidato la Vita del Gangster Movie dalla sua alba fino al tramonto. Dunque, THE IRISHMAN, che rimane un’opera di straordinaria bellezza, impallidisce un poco però di fronte ad altri capolavori scorsesiani, che hanno costituito la vetta di quel genere. Tra tutti, naturalmente, quel monumento al Cinema che è stato, è e rimarrà in eterno: QUEI BRAVI RAGAZZI.  

Dunque? È quello che è: la fine dei pistoleri, la fine della gioventù, la fine della gloria… e pure la fine di questo articolo!!!

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