DI SARA NOEMI SCATOLA
Non sono sempre stata una lettrice appassionata. Anzi, fino al secondo anno di liceo non riuscivo a concludere neanche un libro di 100 pagine senza far fatica (a meno che non mi appassionasse eccezionalmente). Poi però, un giorno, guardando tra gli scaffali della mia libreria, mi sono imbattuta in un libro che mi era stato regalato e che era rimasto pazientemente seduto sullo scaffale, a osservare lo scorrere dei giorni, in compagnia dei granelli di polvere che un po’ alla volta si andavano accumulando sulle pagine che non erano mai state toccate dalle dita di una mano per essere scorse e arieggiate. Questo libro era il primo volume della serie La Ragazza Drago, di Licia Troisi. Mi sono detta che sarebbe stato giusto dargli una possibilità, e darmi una possibilità. Così ho preso il libro, me lo sono rigirato tra le mani e ho osservato la copertina: una ragazza dai capelli rosso-arancione, il volto coperto da una maschera gialla a riprodurre il viso di un drago, uno sfondo blu cobalto.
Inizio quindi a leggerne le prime pagine. Leggo, leggo, leggo. Il tempo passa, il tempo passa, il tempo passa. Dopo un po’, alzo lo sguardo e mi rendo conto di non aver controllato neanche una volta a quale pagina fossi arrivata. “Che cosa particolare” – penso tra me e me – “non mi era mai capitato di perdermi così tra le pagine di un libro”. Ora, non ricordo in quanto tempo io abbia letto quel libro, ma ricordo che, paragonato ai miei soliti tempi di lettura, il tempo che ho impiegato per finirlo era davvero molto poco. E soprattutto, ero totalmente immersa nella storia.
Mio padre, accortosi del mio entusiasmo, qualche giorno dopo ha deciso di regalarmi gli altri libri della serie, che ha trovato al Libraccio. Mi ricordo che lui mi ha accolta con questa pila di libri in mano e che io ero al settimo cielo, e mi sono subito tuffata sul mio letto in camera per immergermi immediatamente nel secondo libro. Ricurva sulle pagine nella confortevole familiarità del mio letto le ore passavano, la luce alla finestra cambiava, e lo scorrere del tempo gradualmente trasformava il colore azzurro del cielo nelle tonalità del rosa e dell’arancione, fino al buio blu notturno.
Mi risveglio dall’incanto della totale assenza di percezione del mondo attorno a me verso le sette di sera, quando mi accorgo che il giorno è sfumato nella notte e che nel libro non ci sono più pagine da scorrere. Ero arrivata alla fine. Io, che leggo un libro intero in una sola giornata?! Impossibile. Eppure era successo.
Così il mio amore per il fantasy e per i libri in generale ha avuto inizio.
Qualche anno più tardi, dopo una svariata serie di libri da leggere per la scuola e, soprattutto, dopo la maturità, mi sono imbattuta in un’altra saga di Licia Troisi, Le Cronache del Mondo Emerso, a cui ho dedicato la maggior parte della mia estate. E che dire, l’ho semplicemente amata. L’ho amata, mi è mancata, e così un anno dopo l’ho letta di nuovo. E sono abbastanza sicura che sarò pronta a leggerla nuovamente, non appena sentirò il bisogno di ripiombare in un universo di maghi, abili guerriere a cavallo di un drago, viaggi per noi umani inimmaginabili, amori infranti e amori ritrovati.
Protagonista della saga è Nihal, un’impavida mezzelfo dai capelli viola e dalla spiccata abilità per il combattimento.
Non penso che riuscirei a darvi una descrizione adeguata della trama del libro, pertanto vi lascerò soltanto alcune immagini della storia:
Una ragazza dai capelli viola e dalle orecchie a punta che corre tra le strette strade della città nella Terra del vento.
Un giovane sconosciuto che sfida la coraggiosa bambina dai capelli viola per vincere il pugnale forgiato dal miglior fabbricante di armi del Mondo Emerso.
Una giovane mezzelfo immersa nel timore scricchiolante del bosco per entrare in comunione con la natura e la magia che ne deriva.
Una donna guerriera a cavallo di un indomabile drago che ha perso il suo padrone.
È stato un viaggio, questo libro. Un incredibile e indelebile viaggio. Un viaggio che ci si accontenta di sentir narrare senza poterlo vivere, ma, in fondo, va bene così (anche perché, ammettiamolo, non so quanti di noi fremerebbero dalla voglia di scontrarsi con creature malefiche che non vedono l’ora di farti fuori).
Certo è però che trovarmi faccia a faccia con un drago, accarezzarlo, avere l’immenso onore di creare e percepire un ancestrale legame tra il mio spirito umano e lo spirito di una creatura di tale forza, indomabilità e fierezza, rimarrà sempre e irrimediabilmente il mio impossibile sogno a occhi aperti. Non importa quanto sarò cresciuta, non importa se è impossibile. Io credo che quelle ali di drago desidererò sorvolarle per sempre. E se per poterlo fare dovrò leggere mille libri e disegnare mille mondi nello spazio sconfinato della mia immaginazione, allora così sia.
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