Squid Game: vuoi giocare con me?

DI ELODIE VUILLERMIN

Tutto è partito come un gioco. Ed è finito in un massacro.

Uscita nel 2021 e distribuita su Netflix, Squid Game è diventata un vero e proprio fenomeno mondiale. Questione di poche settimane ed era già nel cuore di ognuno di noi. Tutti ne hanno parlato, tutti ne hanno fatto parodie, tutti hanno fatto i cosplay a tema. Un successo lampo frutto di una realizzazione lunga e ardua: il creatore, autore e regista della serie, Hwang Dong-hyuk, ha dovuto aspettare oltre dieci anni prima di trovare qualcuno che apprezzasse il suo progetto e glielo distribuisse. Inoltre ha dovuto cambiare il format dell’idea originale, passando da un lungometraggio di un paio d’ore a una serie tv di nove puntate.

Senza dubbio gli episodi sono molto lunghi e la recitazione esasperata, caricaturale e iper-drammatica, com’è consuetudine in ogni serie tv coreana. Ma non è un problema, poiché potete godervi anche il doppiaggio italiano. Io ho visto Squid Game in entrambe le lingue e devo dire che preferisco quella originale, perché ci sono più affezionata e rende il tutto più angosciante (soprattutto la cantilena della bambola che fa “Un, due, tre, stella”). Apprezzo comunque il lavoro dei doppiatori italiani, tra cui Gianfranco Miranda e Sara Vitagliano: uno sforzo incredibile, fatto in poco più di due mesi dal lancio della serie.

UNA NARRAZIONE IMPECCABILE

La serie ha un tono macabro, grottesco, carico di tensione. L’inquietudine è insita già nella premessa della serie: giochi ispirati a quelli dell’infanzia che diventano mortali. Vincere sembra un gioco da ragazzi, vero? Invece no. I concorrenti si ritrovano numerati (quindi privati dell’identità), vestiti allo stesso modo, fotografati da uno schermo che dice loro “sorridi”. E poco dopo quel sorriso si deforma in una smorfia di terrore appena scoperta la vera natura dei giochi. Di quelli uccisi, rimarrà solo quella fotografia scattata pochi istanti prima, ritratto della loro ingenuità e della speranza di riscatto.

I colori pastello di alcuni muri e corridoi, le bare con i fiocchi rosa che simulano un pacco regalo e certe ambientazioni di natura infantile (come lo spiazzo dove si gioca a “Un, due, tre, stella” con la bambola demoniaca, o il parco giochi in cui si tiene la sfida “Caramello”) cozzano con i giocatori che sputano sangue, le sparatorie, le gole tagliate, i suicidi, le cadute dall’alto. Un contrasto che rafforza ulteriormente l’angoscia generale.

La violenza non è fine a sé stessa: è ben organizzata, gestita da più persone, meticolosa, studiata nei minimi dettagli. I picchi di terrore e drammaticità sono una costante in questa serie. Arrivano prepotenti e a tradimento, come lo schiaffo di chi ti dice “Vieni qui, che non ti faccio niente” e poi ti punisce con le mazzate. Colpiscono dritto allo stomaco e ti fanno stare male. Come la fine di Sae-byeok o la rissa notturna nei dormitori. Ma la più grande cicatrice emotiva resta il gioco delle biglie: in una sola puntata ti viene mostrato il duplice volto dell’essere umano, sia la parte compassionevole che si sacrifica per gli altri, sia quella opportunista che pugnala la schiena dei compagni pur di sopravvivere.

Le trame dei personaggi principali si intrecciano magnificamente le une con le altre. Ottimo il bilanciamento di registri: situazioni drammatiche e momenti di profonda umanità si alternano nella giusta misura. Grandi colpi di scena, soprattutto quello legato al vecchio Il-nam. Ben strutturate anche le sottotrame, in primis le indagini del poliziotto infiltrato. Il cambio di format dal film alla serie tv è stato vincente in questo senso: il focus non erano più i giochi mortali, ma i personaggi, il che ha consentito di approfondire le singole storie di ognuno e le relazioni che essi intrecciano con gli altri.

FIDUCIA TRADITA

Non ci si fida delle persone perché se lo meritano. Lo si fa perché non hai altri su cui contare.

E il più delle volte è così. C’è chi raccoglie compagni solo in base alla loro forza e sacrifica i più deboli. O ancora chi, pur partendo con le migliore intenzioni, diventa sempre più disumano e spietato con il proseguire dei giochi.

C’è anche chi, nonostante tutto, prova a mantenere la sua umanità e vorrebbe salvare più vite possibili. Colui che stringe amicizie sincere, che si sacrifica per gli altri, che fa la cosa più giusta e umana possibile. La crudeltà del Frontman, delle guardie e dei giochi sembra essere superiore a tutto, eppure qualche spettatore vuole credere che i buoni si salveranno tutti. Io stessa, ingenuamente, sono caduta in questa convinzione. Per questo essere smentita ha fatto più male.

(Il Frontman)

SPERANZA E DIVERTIMENTO

Una cosa che viene chiarita fin da subito è che esiste la possibilità di fermare il gioco e viene messa in atto dopo soli due episodi. Ma molti personaggi tornano di loro spontanea volontà a giocare, pur sapendo cosa li attende. Perché? In fin dei conti per il mondo là fuori non esistono, sono paragonati a scarti. Ma in quel gioco, nonostante tutto, possono ritrovare sé stessi.

Ci credono davvero, di poter essere finalmente qualcuno, di contare qualcosa per gli altri. Anche se, alla fine di tutti i giochi, non ci sarà alcun vincitore. Rimarrà soltanto un sopravvissuto che, ogni volta che chiuderà gli occhi, rivedrà i cadaveri degli altri giocatori. Che quei soldi vinti non li vorrà toccare, poiché li vedrà imbrattati di sangue. Ci saranno solo assassini. Colpevoli ma anche vittime. Uomini che hanno perso di vista il bambino dentro di sé. Ecco quindi che il sistema dei giochi parrebbe simboleggiare un tentativo di tornare al sé stesso fanciullo, quando si era ancora innocenti e puri, quando ci si divertiva con poco. Forse è quello che, in modo contorto, il vecchio Il-nam inseguiva, scegliendo di giocare e correre il rischio di morire: il ricordo del bambino che era stato e che stava dimenticando.

Sembra che ai partecipanti restino solo disperazione, paura, rabbia e tristezza. Ma, come il mondo esterno in cui vivevano, non perdono l’umanità e la speranza per quell’umanità.

(Hwang Dong-hyuk)

Sì, è proprio a questo che ogni personaggio si aggrappa: la speranza. Tutti hanno un motivo per cui lottare: chi per la famiglia, chi per sé stesso. Sono vite al limite. Hanno perso tutto o stanno per perderlo. E quando una vita è così fragile, così in bilico, cosa c’è di più divertente del vederla faticare per riacquistare l’equilibrio e non cadere più? Per il Frontman, i vip e le guardie, di sicuro nulla. Già, divertimento: in un certo senso, Il-nam lo voleva provare ancora una volta. E farlo provare agli altri. Perché che tu sia povero in canna o schifosamente ricco, alla fine la vita è noiosa per entrambi e non regala alcuna gioia. Solo giocando come bambini possiamo tornare a divertirci, dice lui. Anche se il suo concetto di divertimento resta molto disturbante.

(Il vecchio Il-Nam)

UNA PRODUZIONE INCREDIBILE

C’è stato un grande lavoro dietro la serie. Numerose le ispirazioni cinematografiche, da Oldboy a Hunger Games, da As The Gods Will a The Experiment. C’è perfino un po’ della saga di Saw e di The Cube dietro le scene splatter.

Regia e fotografia sono impeccabili. “Dal punto di vista estetico abbiamo creato i luoghi e gli allestimenti cercando di far riflettere gli spettatori insieme a noi sulle intenzioni nascoste di Squid Game”, testimonia Chae Kyoung-sun, direttrice della fotografia. Anche nella costruzione degli ambienti, dai colori candidi e innocenti per creare un contrasto maggiore con la brutalità degli omicidi, il lavoro è stato stellare.

L’impegno si nota anche nelle singole sfide. Per realizzare la bambola meccanica nel gioco “Un, due, tre, stella”, il regista e la sua squadra hanno tratto ispirazione da famosi libri illustrati. Inoltre la scelta di un gioco così semplice per il primo episodio, per il debutto nel mondo di Squid Game, era voluta: “Abbiamo pensato che potesse offrire il colpo di scena finale più scioccante”, dichiara il creatore Dong-hyuk, e aveva ragione. È stato un colpo al cuore ben riuscito, il momento in cui non vedi alcuna distinzione di classe o di sesso tra i giocatori, ma solo persone con gli stessi vestiti e la stessa paura mentre cadono come mosche e tentano la fuga inutilmente.

Per il secondo gioco, “Caramello”, hanno voluto usare dei biscotti veri, perciò hanno chiamato sul set un maestro di dolci. Mentre per il tiro alla fune Dong-hyuk ha cercato di ricreare l’atmosfera dei veri parchi giochi, di modo che i giocatori sentissero di stare giocando per davvero e la loro recitazione fosse più realistica.

IL DIAVOLO È NEI DETTAGLI

C’è una serie di chicche, evidenti o nascoste, che contribuiscono a dare ulteriore fascino alla serie. Quanti di voi hanno notato che sui muri dei dormitori, nascosti dai letti, erano raffigurati, in sequenza, i giochi a cui partecipavano i concorrenti? O che il design della scatola che Gi-hun regala alla figlioletta è identico a quello delle bare in cui vengono portati via i concorrenti uccisi?

Addirittura le morti di alcuni personaggi erano già state anticipate nella seconda puntata: Deok-su, che si gettava da un ponte per sfuggire ai creditori, finisce per cadere dal ponte di vetro; Sae-byeok aveva minacciato un uomo con un coltello e viene sgozzata; e così via. Oppure si poteva già intuire, da una serie di scene, che il vecchio Il-nam fosse in qualche modo favorito e protetto dal Frontman.

Si lascia spazio perfino ad alcune teorie. Una di quelle più interessanti riguarda il gioco con i cartoncini che il reclutatore propone ai concorrenti per attirarli nello Squid Game. Chi sceglie il cartoncino blu diventa un giocatore. Ma se scegliesse quello rosso? Diventerebbe una delle guardie, costretta a servire il Frontman e a sparare sugli altri per ripagare i propri debiti?

Tante sono le domande ancora aperte. Com’è fatta, nello specifico, l’organizzazione dietro lo Squid Game? Quanto è potente? Esistono altri capi al di sopra del Frontman e del vecchio Il-nam? Si possono fermare? Se sì, come? Chi lo farà? E il poliziotto che si era infiltrato alla ricerca del fratello scomparso, è ancora vivo? Spero che la seconda stagione ci dia una risposta e che ci dia una conclusione degna di questo nome.

Se vuoi leggere di altri prodotti Netflix, pigia subito qua!!!

Se ti interessa l’idea di leggere di giochi d’infanzia che da piccoli abbiamo amato ma che poi iniziano a volerti uccidere nella maniera più sanguinolenta possibile… allora devi per forza leggere questo articolo!!!

Idem, la stessa cosa!!!

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