Noi siamo tempesta (Michela Murgia)

DI ELODIE VUILLERMIN

Questo libro è una raccolta di racconti, di storie eroiche. Ma non ci riferiamo agli eroi solitari, benedetti con un talento speciale, che combattono per salvare il mondo. Qui si parla di episodi in cui la cooperazione e l’unità hanno fatto qualcosa di grande per davvero.

Non è l’individuo a fare la differenza, bensì il gruppo. Se il singolo umano è una piccola goccia che nell’oceano della vita può fare poco, tante piccole gocce insieme nel tempo innalzeranno il livello del mare e porteranno a un grande cambiamento. 

È proprio questo il tema centrale di ogni storia: il cambiamento avvenuto ad opera dell’unione, della solidarietà, della condivisione reciproca di ideali.

Fin dalla prefazione viene precisato che le storie in questo libro sono “tutte vere e allo stesso tempo tutte inventate”: hanno cioè un fondo di verità, sono realmente accadute, ma l’autrice si è presa la libertà di immaginare dialoghi, azioni e pensieri dei protagonisti.

Ogni storia esplora diversi tempi e luoghi. Ognuna ha la sua voce narrante, che sia un informatico, un atleta, una ragazza sorda, una macchina, un guerriero spartano o altro. Perfino lo stile del testo varia in modi creativi: un dialogo a due con le frasi di un colore diverso per ogni interlocutore; tre flussi di pensieri ordinati a colonne, come a simulare i gradini di un podio sportivo; un testo con i paragrafi scanditi da tempi musicali o le dita di una mano che si sollevano; una storia a fumetti, con illustrazioni e balloon; e molti altri metodi.

Wikipedia (15 gennaio 2001)

Un fallimento che sembrava certo diventa invece un gran successo. Sbagliare va bene, se dai tuoi errori puoi trarre qualcosa che ti aiuterà a cambiare. La costruzione di Wikipedia si basa su questo e sull’intuizione che la conoscenza è un bene primario e, in quanto tale, va messa a disposizione di chiunque: il progetto fallì all’inizio perché solo i super esperti potevano creare le voci sul sito, ma quando tale possibilità venne estesa a tutti, il successo fu immediato. È come un grande alveare, tutte le api meritano di accedervi e ognuna porta il suo contributo nel suo piccolo.

Premiazione olimpica dei 200 metri piani (Città del Messico, 16 ottobre 1968)

I pensieri dei tre atleti migliori, mentre vengono premiati sul podio.

Tommie Smith, atleta nero, ha imparato ad essere davvero veloce a undici anni, per scappare da alcuni ragazzini bianchi e razzisti del suo quartiere; c’è una gran differenza tra correre per una banale corsa e farlo per sopravvivere, e ogni volta che corre in pista tiene a mente la volta che l’ha fatto a undici anni. John Carlos, amico di Tommie, è colui che ha avvertito maggiormente il peso della battaglia che stavano conducendo, ossia quella per l’uguaglianza tra neri e bianchi. Peter Norman, bianco e australiano, è stato colpito dall’unione tra John e Tommie al punto da voler arrivare sul podio insieme a loro e diventare un difensore dei diritti dei neri, accettando così di correre un grande rischio.

La dimostrazione che anche nel mondo dello sport, un mondo dove spirito competitivo e individualismo prevalgono su cooperazione e fratellanza, si può vincere con qualcuno e non contro qualcuno, conquistare un obiettivo insieme agli altri e non a discapito degli altri. Il vero traguardo dei tre, al di là del podio, è stata la dimostrazione al mondo che, a prescindere dal colore della pelle, gli esseri umani sono tutti uguali; un messaggio dal profondo significato nel periodo storico in cui si colloca l’episodio, che dimostra la forza dei sentimenti umani e della solidarietà in un mondo razzista e pregno di pregiudizi.

Caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989)

L’Europa dell’Est è in piena ribellione contro il regime dell‘URSS da anni. Quando alla tv un politico annuncia che il muro può essere varcato, gli abitanti di Berlino Est escono di casa e si incamminano verso la muraglia pochi alla volta, fino a diventare migliaia. Mossi dalla voglia di uscire, protestano contro le guardie che non vogliono dare ascolto alle notizie annunciate in tv e che vorrebbero fermarli. Ma ormai le persone sono diventate tante, troppe perché possano restare ancora in trappola, e le guardie, non avendo ricevuto ordini di sopprimere la rivolta, decidono di lasciar passare i berlinesi Est, che si abbracciano con i berlinesi Ovest. Guidati dall’euforia del momento, tutti si armano di attrezzi con cui iniziano a smontare il muro, non lasciandosi frenare neanche dai getti d’acqua usati per farli scendere. Il giorno dopo il politico avrebbe ammesso che si era sbagliato, ma il muro era ormai abbattuto.

Questo evento storico rappresenta una svolta, portata fino in fondo non da politici o giornalisti ma da migliaia di persone comuni unite dall’istinto e dallo stesso desiderio. Un cambiamento che va di pari passo con la musica, e sul finale una musica c’è davvero, per merito di un violoncellista venuto sul suolo di Berlino appena saputo del crollo del muro. Una rivoluzione nata dall’errore di un politico che si è corretto troppo tardi, quando ormai la speranza aveva prevalso sulla paura. Ogni paragrafo prende il titolo da indicazioni di tempo musicale che vanno da quelle più lente alle più veloci, in un crescendo graduale e continuo. I passi della gente, le notizie in televisione e le loro emozioni seguono un ritmo preciso, che accelera con la rabbia e il desiderio di libertà. Un applauso anche per i disegni molto significativi: a ogni paragrafo vi è l’immagine di un piccolo muro fatto di cubi e ogni cubo rimosso è un mattone sfilato via dal muro, fino a che di quel simbolo di segregazione non rimane che un solo cubo, piccolo e insignificante.

Coro de Manos Blancas (Caracas, 1999)

Il racconto di una ragazza sorda, che è parte di un coro e fa concerti in giro per il mondo. La sua condizione non l’ha fermata dal voler sentire la musica come gli altri e ci è riuscita nel modo più spettacolare e impensabile: sdraiandosi su un pianoforte, mentre una dottoressa suonava i tasti. Questo le ha dato l’opportunità di percepire le note con tutto il corpo, senza doverne sentire il suono; le vibrazioni le hanno attraversato gli organi interni, al punto che le sembrava essere diventata lei stessa il pianoforte. Da allora fa parte del Coro de Manos Blancas, composto principalmente da ragazzi sordi che comunicano la musica con le mani anziché con la voce, e che deve il suo nome ai guanti bianchi indossati dai coristi.

Questa storia è una dimostrazione semplice e diretta che niente è impossibile, che un handicap non definisce ciò che sei veramente, che il tuo vero io vale molto di più e non devi permettere a una disabilità o ai pregiudizi altrui di limitarlo. Il coro risulta vincente proprio perché a cantare non è un’unica ragazza sorda, ma tanti giovani con la sua stessa condizione. Disegni di una mano che solleva un dito alla volta accompagnano il testo e sottolineano l’importanza di ogni dito, dei significati che ciascuno può comunicare e dell’utilizzo che se ne fa. Si dimostra che i gesti sono potenti e carichi di emozione quanto le parole, se non di più.

Madri di Plaza de Mayo (Buenos Aires, 30 aprile 1977)

Taty, una madre disperata per la scomparsa di suo figlio nel nulla, si rivolge a un’associazione di donne accomunate come lei dalla sparizione di amici o parenti. Tutte loro si erano rivolte al Governo argentino in cerca di aiuto, senza però ricevere spiegazioni o risposte: questo perché gli scomparsi erano stati torturati e uccisi per i loro pensieri contrari alla dittatura e quindi i militari (e gli ecclesiastici corrotti) di proposito tacevano la verità. Così le donne avevano fondato un’associazione per conto loro, per riunirsi in massa davanti alla sede del Governo e protestare. Quel gruppo di donne che la dittatura argentina aveva ignorato troppo a lungo, convinta ingenuamente che non fossero una minaccia perché donne, si rende presto conto che le Madri di Plaza de Mayo sono più tenaci del previsto: non si rassegnano, insistono per avere risposte, si inventano nuovi modi per farsi ascoltare. Finché alla festa della Madonna di Luján si presentano tutte con un telo bianco sulla testa, un simbolo che le rende visibili e impossibili da ignorare, un simbolo che fa la rivoluzione e che dopo quarant’anni consegna loro la giustizia e le risposte tanto cercate.

Come insegna questa vicenda, rassegnarsi e disperarsi non cambierà le cose; devi prendere in mano la situazione ed agire. Laddove molti hanno scelto di fare finta di niente e chiudere gli occhi, le Madri di Plaza de Mayo hanno combattuto, protestato, dimostrato la crudeltà della dittatura argentina. Dove i militari e la chiesa hanno cercato di tacere la verità, le Madri le hanno dato voce.

Macchina di Turing (Bletchley Park, 1940)

A parlare è la macchina creata da Alan Turing, che viene quasi umanizzata. Ha dei desideri, prova astio per il suo inventore e ne smonta la definizione di uomo geniale, a volte si abbandona a pensieri sarcastici e pungenti.

Lei, a differenza di Turing, ha capito che il merito della decrittazione dei messaggi tedeschi in quel periodo di guerra è dovuto al collettivo, non al singolo. Turing è rimasto bloccato nella convinzione che, in quanto uomo geniale, deve risolvere i problemi da solo, dimenticandosi che la programmazione della Macchina è merito degli studi e delle conoscenze di altre menti oltre a lui, menti che hanno saputo collaborare tra loro. Il vero genio non dà solo il suo nome a un’invenzione, non ne reclama la proprietà come se fosse stato l’unico a lavorarci su. La Macchina, paradossalmente, risulta più umana di Turing perché ha capito che nessun uomo è geniale preso in sé, ma ad essere geniali sono più studiosi e ricercatori che lavorano insieme allo stesso progetto, così come a fare la differenza in lei è la cooperazione tra le diverse parti meccaniche che la compongono.

Legarsi alla montagna (Ulassai, 08 settembre 1981)

È l’opera in apparenza folle ma pregna di significati di Maria Lai, l’artista del suo paese. La sua iniziativa consiste nel legare fisicamente le case dei paesani prima l’una all’altra e poi alla montagna che sovrasta Ulassai. Dopo tante trattative e titubanze, tutti accettano di fare parte di questo progetto, che diventa la prima opera di Arte Relazionale.

Non è stata un’impresa facile, perché molti provavano rancore verso il prossimo oppure hanno troncato i legami che li univano agli altri. Quello di Maria Lai è stato un atto di coraggio, una liberazione: vuole dimostrare che i legami tra le persone non muoiono mai per davvero, che si spezzano ma si ricuciono. Perché i legami resistano occorre la volontà di preservarli, ecco perché la cooperazione degli abitanti di Ulassai è stata fondamentale. Ogni persona è un nodo e deve tenere stretto il filo che lega tutti, ognuno ha il dovere di prendere l’iniziativa e seppellire i vecchi rancori. Non bisogna dare per scontato niente, che sia un legame familiare, un’amicizia, un matrimonio o i rapporti con i vicini.

Battaglia delle Termopili (Grecia, 480 a.C.)

Si tratta della famosa resistenza dei 300, che guidati da Leonida sacrificarono la loro vita per resistere ai Persiani di Serse. Ogni guerriero è consapevole del destino che lo attende, eppure rimane, perché sa che comunque andrà a finire passeranno alla storia insieme. La loro forza è dovuta a qualcosa che Serse non comprende e mai lo farà: sono stati allenati a pensare come un unico uomo. Questo legame è merito di Leonida, il quale ha dimostrato che la strategia e la cooperazione permettono di ottenere risultati che con un gruppo maggiore di persone ma meno organizzato non si sarebbero mai ottenuti.

Orchestra di Piazza Vittorio (Roma, 2002)

Roma è una città creata a partire dall’incontro, nel corso dei secoli, di diverse culture. L’Orchestra di Piazza Vittorio è la perfetta sintesi di questo concetto, essendo composta da musicisti provenienti da diverse parti del mondo e che suonano ognuno uno strumento diverso. Un progetto nato proprio dallo sforzo collettivo di persone che intendevano creare una musica che rispecchiasse la vera anima di Roma in quanto città multiculturale; una musica che parlasse anche ai migranti venuti in Italia per cercare fortuna.

Le Streghe della notte (Unione Sovietica, 1941-1945)

Un breve fumetto sulle nachthexen o Streghe della notte, il primo corpo speciale di aviatrici della storia, che riuscirono a chiedere e ottenere il diritto di poter difendere la Nazione sovietica, dimostrando di valere quanto gli uomini, se non di più.

Confino di San Domino (Isole Tremiti, 1939)

A parlare è uno dei tanti catanesi omosessuali che Mussolini spedì nel carcere sull’isola di San Domino. Nato e cresciuto nell’ottica “il forte sopravvive e il debole muore”, suo padre gli ha insegnato che i veri uomini non hanno pietà della vita degli esseri inferiori e che se non dimostra la propria forza vale meno di una femminuccia. Per il Duce esistono solo i veri uomini, quelli forti e duri, che non hanno mai paura e sopportano il dolore. Ma il narratore è sempre stato pieno di compassione verso il prossimo e incapace di uccidere a sangue freddo, circondato da predatori che lo hanno fatto sentire inadeguato.

Ringrazia di trovarsi in carcere insieme a molti altri come lui, accusati di essere femminucce e quindi inutili alla politica del Duce solo perché hanno paura, sono compassionevoli o a volte piangono. Insieme a quei ragazzi può sentirsi libero di esprimere il vero io, senza essere giudicato da nessuno, senza che qualcuno associ la parola “femminuccia” a “debolezza”. Nella reciproca compagnia, quarantacinque giovani considerati strani o deviati dal regime fascista hanno costruito una comunità in cui non è un crimine mostrare le proprie debolezze, dove prevalgono solidarietà e comprensione, dove le stranezze si annullano e alla fine sono tutti uguali, liberi di essere sé stessi.

Meridian Elementary School (Colorado, 16 marzo 2016)

La lotta al cancro è sempre più difficile, soprattutto quando sono i bambini ad ammalarsi: è difficile accettarlo tanto per loro quanto per i genitori; è una scoperta che li segna nel profondo e cambia non solo la loro vita, ma anche quella di chi li circonda. La voce narrante, quella di un medico che si occupa di ricerca sui tumori infantili, ne è pienamente consapevole.

Le cose cambiano quando sua figlia, in un atto di solidarietà verso un’amica malata di cancro, decide di raparsi i capelli a zero. Lui guarda con scetticismo alla cosa e la ritiene un gesto inutile, poiché questo non guarirà l’amica in ogni caso. Ma quando anche i compagni di scuola della figlia scelgono di tagliarsi i capelli, l’uomo si rende conto di quanto una bambina sia stata molto più coraggiosa di lui. Se la bimba, nella sua ingenuità, ha solo pensato a come risolvere il problema ed è andata dritta per la sua strada, lui ha guardato la malattia con un certo cinismo e non ha mai pensato di fare qualcosa di altrettanto coraggioso per i suoi amici con un tumore. Il gesto di quei bambini è stato utile non solo alla bimba malata, che al suo ritorno dall’ospedale non si è sentita diversa, ma anche alla ricerca, poiché i capelli degli infanti sono molto più ricercati dai produttori di parrucche rispetto a quelli degli adulti. La battaglia contro il cancro non è mai solitaria e spesso la cura migliore sta in un sorriso o in un atto di altruismo.

Referendum catalano (1 ottobre 2017)

Gli abitanti della Catalogna hanno comprato tantissime scatole di plastica dalla Cina; scatole all’apparenza inutili, ma in realtà molto importanti, poiché diventano le urne elettorali con cui votare l’indipendenza dalla Spagna. Tutti sanno che è quello lo scopo delle scatole, eppure non lo dicono in giro, perché il Governo spagnolo ha vietato di votare sull’indipendenza, per cui molti si sono riuniti a comprare quelle scatole con la scusa di riordinare gli armadi per il cambio di stagione, affinché la Spagna non sospetti nulla. A unire così tante persone è stato l’attentato terroristico del 17 agosto 2017, quando a Barcellona un uomo alla guida di un camion ha investito e ucciso sedici persone: in quel momento gli abitanti della città, che da sempre ingloba culture e nazionalità diverse, si sono riuniti per piangere le vittime, accomunati dal dolore e dal desiderio di comunicare al mondo che la loro volontà di restare uniti nonostante le differenze non si fermerà mai. Ecco dunque come i migliori insegnamenti possono nascere anche dalle grandi catastrofi, come si può costruire qualcosa di grande nel modo più creativo di sempre (con delle urne di plastica al posto di quelle tradizionali in cartone e riunendosi a votare in una parrocchia).

Mediterranea Saving Humans (Mar Mediterraneo, 12 ottobre 2018)

Quella che all’apparenza è una semplice nave è in realtà un collettivo di persone mosse dalla stessa volontà, quella di salvare vite umane. Non è il Governo a mandarli in mare, ciò che li muove è un ideale comune, quello di accogliere le richieste d’aiuto di persone disperate che molte Nazioni preferirebbero ignorare e tenere alla larga. Non è facile gestire l’emergenza migranti, tuttavia voltare la testa da un’altra parte non aiuterà a risolvere il problema. Ignorare le sofferenze da cui quelle persone cercano di fuggire, le difficoltà a cui vanno incontro e le molteplici vite perse nel mare è un atteggiamento disumano. L’equipaggio della Mare Jonio non dimentica tutto ciò, non fa finta di niente, è nella sua natura tendere una mano ai bisognosi. È gente come loro che aiuta i migranti a non sentirsi soli in un mare troppo grande e spesso crudele, un mare che miete vittime senza fare distinzioni.

Stazione Zoologica (Napoli, 1872)

Siamo nel periodo in cui gli studi di Darwin e la sua teoria sull’evoluzione hanno cambiato il modo di vedere il mondo. La Stazione Zoologica di Napoli fu una delle tante strutture costruite apposta per lo studio di microrganismi marini, quelli che secondo Darwin sono stati la base di tutte le specie esistenti, umani inclusi. Una struttura diversa dalle altre, libera da qualsiasi forma di burocrazia e istituzione, che ben presto riunì studiosi da tutto il mondo, ognuno con la sua specializzazione (dalla medicina alla zoologia fino alla chimica); oltre a loro si unirono persone addette alla costruzione di macchinari appositi (vetrai, artigiani, meccanici) e altri che all’apparenza non c’entravano nulla con la biologia marina (poeti, scrittori, artisti). Questa unione di intelletti diversi fu un’idea del professor Dohrn, all’epoca molto innovativa: gli scienziati, da sempre menti solitarie e individualiste, ora si scambiavano idee con altri cervelli e discipline diverse tra loro si influenzavano a vicenda in positivo. Una cooperazione che permise a molti studiosi di quella Stazione di ottenere un alto numero di premi Nobel.

Bloomsbury Group (Londra, 1905)

Clive Bell, ragazzo insicuro cresciuto nella convinzione che per essere qualcuno deve diventare un genio, viene mandato a Cambridge per studiare. È qui che incontra un gruppo di persone che gli cambiano la vita, persone comuni come lui con le quali non si sente più solo: il Bloomsbury Group, un’associazione di artisti accomunati dal fatto di non essere geniali, spesso anticonformisti e in contrasto con i valori dell’epoca, che si riunivano per scambiare opinioni costruttive su argomenti diversi. Insieme diffusero la loro concezione dell’arte, della scrittura, dello spettacolo e arrivarono persino a discutere su argomenti spinosi quali guerra o politica. La dimostrazione che, anche in un mondo a cui non senti di appartenere, puoi comunque trovare il tuo piccolo angolo di felicità, condividere la parte più vera di te stesso con persone fidate; perché la forza dell’amicizia, quella vera, sta nel gruppo e non nel singolo.

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