Otherside, capitolo 5: Bambi

DI ELODIE VUILLERMIN

Dopo Dumbo, parliamo di un altro cucciolo adorabile di casa Disney: il cerbiatto Bambi. Tutti ci ricordiamo del suo approccio ingenuo al mondo, della sua crescita e soprattutto della morte di sua madre, un vero colpo al cuore in un film dai toni tendenzialmente leggeri. Se credevate che quella scena fosse scioccante… quella è solo la punta dell’iceberg, una minima parte di una storia originale molto più cruda, triste e decisamente poco adatta ai bambini.

Il classico Disney del 1942 si rifece a Bambi, la vita di un capriolo, libro scritto da Felix Salten e pubblicato in Germania nel 1923. Il romanzo non edulcora niente, è molto più diretto nel rappresentare la crudeltà dell’uomo, ha toni più cupi e pessimisti. La stessa natura è avvolta in un’atmosfera malinconica e deprimente: in un capitolo Saltan ci racconta il punto di vista di due foglie, che si chiedono perché devono cadere dall’albero e cosa succederà quando accadrà; domande esistenziali quasi identiche a quelle che ci poniamo noi umani.

(L’autore, Felix Salten)

Il protagonista è Bambi, un capriolo, figlio del Vecchio Principe, il capo della foresta. Proprio nella primissima scena, quella della nascita del cucciolo, si nota una differenza: se nel film tutti gli animali della foresta fanno da spettatori al lieto evento, nel libro originale l’unica ad assistere alla scena è una gazza ladra logorroica. Solo mesi dopo, in estate, quando viene portato dalla madre nella prateria, Bambi fa la conoscenza degli altri animali, tra cui c’è un coniglio, Tamburino. Egli è però un personaggio minore, non stringe amicizia con Bambi e non gli sta accanto durante l’infanzia per aiutarlo a crescere; quel ruolo è assegnato ad altri personaggi.

Salten rappresenta in modo del tutto diverso anche la crescita di Bambi. Laddove il cerbiatto disneyano si approcciava a un mondo nuovo e sconosciuto, eppure colorato e meraviglioso, in originale ci viene presentata una natura molto più fedele alla realtà, ben più crudele e spietata. Bambi, fin da cucciolo, impara a conoscere concetti come la morte quando vede, per esempio, una volpe uccidere un fagiano o un furetto che ferisce a morte uno scoiattolo. La madre lo addestra a stare sempre all’erta e a correre senza mai voltarsi indietro se mai dovessero arrivare i cacciatori e lei cadesse a terra.

Mentre il Bambi disneyano trascorre le giornate all’insegna di spensieratezza e curiosità, quello di Salten viene avvicinato a un concetto molto più brutale: la lotta per la sopravvivenza. Gli animali non vivono tutti in armonia, anzi, si combattono tra di loro (e contro altre minacce esterne) per non soccombere alla morte, poiché esistono i rapporti tra preda e predatore.

Anche il rapporto tra Bambi e i suoi genitori cambia notevolmente. Nel film Disney il cucciolo cresce accanto alla madre, sempre gentile, dolce e amorevole, mentre il padre, pur osservando i progressi del figlio a distanza dando un’impressione di freddezza mista a maestosità, dimostra di tenere alla sua vita ed è pronto a intervenire per proteggerlo quando la situazione si fa pericolosa.

Nel libro, con il passare del tempo, la madre di Bambi diventa più fredda e distante nei suoi confronti, respingendolo quando è in cerca di attenzioni e lasciandolo solo sempre più spesso. Anche il padre è molto più distaccato e severo: la prima volta che incontra il figlio, infatti, lo rimprovera perché sta piangendo per il fatto che non trova più la madre, dicendogli che se continua così non potrà mai sopravvivere. Se vi sembra crudele, sappiate che è così che funzionano, normalmente, le cose in natura: infatti molti animali, tra cui anche i cervi, tendono a trascurare i loro cuccioli e lasciarli a sé stessi, il che è frequente soprattutto durante la stagione degli accoppiamenti. Salten era un cacciatore (pur criticando i bracconieri e coloro che cacciavano per puro diletto), oltre che un abile scrittore, e quindi ha potuto essere accurato anche su questo aspetto.

Insomma, Bambi viene educato all’indipendenza fin dalla più tenera età. Per tutta la storia gli viene ribadito che deve imparare a cavarsela da solo e che non potrà dipendere dalla madre per sempre. La stessa educazione viene impartita ai suoi due cugini, Faline e Gobo, che sostituiscono Tamburino e Fiore. E sì, in originale la relazione tra Bambi e Faline è incestuosa. Infanzia rovinata.

Ulteriore differenza riguarda la figura dei cacciatori. La Disney li rappresenta come figure distruttrici, che minacciano la foresta e la vita di tutti i suoi abitanti, ma la loro presenza si fa comunque sentire poco. Nel libro la figura dell’uomo, a cui tutti si riferiscono con l’appellativo “Lui” (con la maiuscola, quasi fosse un dio), è molto più minacciosa. La sua presenza è costante, il timore di essere cacciati è onnipresente. Gli animali nascono con la consapevolezza che un giorno Lui li ucciderà e si battono per far sì che questo non accada. L’uomo è imponente, sembra quasi invincibile. La sua sola presenza basta a far tremare gli animali, a far sì che rimangano paralizzati sul posto e non riescano più a scappare. Ugualmente spaventose sono le varie emanazioni dell’uomo, tra cui i cani, suoi servi fedeli e feroci. Tuttavia, quando suo padre lo porta a vedere il cadavere insanguinato di un cacciatore, Bambi ha modo di vedere da vicino che, per quanto spaventosi, gli umani non sono divini e che c’è qualcosa più grande e imponente rispetto a loro che governa su tutta la natura (Dio stesso, probabilmente).

Triste è la parentesi su Gobo, personaggio esclusivo del romanzo. Creduto morto durante un attacco dei cacciatori, si scopre essere stato salvato da un uomo, che lo ha portato a casa, lo ha curato e poi lo ha rimesso in libertà con un collare al collo. Gobo pensa che, siccome un uomo gli ha salvato la vita, tutti gli umani sono buoni. Uno sbaglio che gli costerà caro quando, venuto in contatto con un altro cacciatore, si approccia a lui con fare amichevole, convinto che il collare lo renderà riconoscibile, ma questi gli spara e lo uccide. Il Vecchio Principe proverà pietà per lui, poiché nella sua ingenuità ha dimenticato la sua paura istintiva verso gli umani, la stessa che permette agli animali di sopravvivere.

Tra l’altro Bambi, nel libro, incontra l’uomo molte più volte rispetto a quanto accade nei film Disney. La prima volta quando è cucciolo, è solo e sta cercando la mamma. La seconda quando, a metà della stagione invernale, un gruppo di cacciatori entra nella foresta e uccide molti animali; tra le vittime c’è anche la madre di Bambi. Ma il capriolo non ha il tempo per disperarsi della sua morte, laddove la Disney ci mostrava quella scena tristissima con un Bambi piangente che cerca la madre nella neve e viene avvicinato dal Vecchio Principe, scoprendo che è suo padre. In questa scena, in originale, il padre di Bambi non appare proprio. Inoltre, la rivelazione “Sono tuo padre” alla Guerre stellari, per Salten, avviene soltanto verso la fine del libro. Ci sono poi altre tre occasioni in cui Bambi entra in contatto con l’uomo, in alcune di queste rischiando la vita.

Sempre durante l’inverno Bambi conosce altri caprioli, tra cui Ronno, un suo rivale. Nel film vediamo questo personaggio già in età adulta, in una sola scena. Ma la Disney non si è fermata qui, perché nel 2006 ha realizzato un midquel, Bambi 2, che spiega la crescita di Bambi a fianco del padre e approfondisce la figura di Ronno da cucciolo, nonché la sua rivalità con il protagonista.

Passa un anno e Bambi è cresciuto. Se nel film lui e i suoi amici erano scettici riguardo all’idea di innamorarsi, la controparte del libro è molto eccitata al pensiero di trovare una compagna. Presto sviluppa un’attrazione per Faline e combatte contro Ronno e un altro capriolo, vincendo e conquistandosi il cuore dell’amata. Tuttavia quest’attrazione si dimostra una debolezza quando un cacciatore, imitando la voce di una femmina di capriolo, attira Bambi in trappola e gli spara. Il Vecchio Principe fa un’altra comparsa per rimproverare il figlio e consigliargli di pensare di più alla sopravvivenza. Bambi prende con molta serietà questo suggerimento e, segnato anche da quanto è successo a Gobo, sceglie di restare da solo, lontano da Faline. Perciò, addio a quella storia d’amore a lieto fine tra i due che la Disney ci ha mostrato.

Man mano che passa il tempo, il legame tra Bambi e suo padre si fa sempre più intenso. Non è il più normale dei rapporti genitore-figlio, dato che il protagonista non riceve dimostrazioni d’affetto, quanto piuttosto lezioni di sopravvivenza. Un giorno un cacciatore spara a Bambi e lo colpisce alla spalla. Il Vecchio Principe gli insegna a camminare in tondo per far perdere le sue tracce fino a quando l’emorragia non si sia fermata, poi lo porta in un luogo sicuro dove riposare e guarire. Una scena quasi simile a quella del film, quando Bambi viene colpito da una pallottola durante l’incendio della foresta e suo padre lo esorta ad alzarsi, aiutandolo a scappare.

Dopodiché, in seguito a un’ultima lezione (quella in cui mostra al figlio il cadavere di un uomo), il Vecchio Principe confessa chi è e rivela per la prima e unica volta di aver sempre amato Bambi, prima di scomparire nella foresta e lasciarsi morire. Ora Bambi è il nuovo Principe e tempo dopo incontra due cerbiatti, probabilmente i cuccioli di Faline, che piangono perché non trovano la madre. Similmente a come fece suo padre con lui tempo fa, li rimprovera e dice loro di imparare a cavarsela da soli. Il cerchio si chiude, e così il libro. Una netta divergenza rispetto al finale del film Disney, dove Bambi si riunisce con Faline dopo l’incendio, lei dà vita a due cuccioli e Bambi eredita da suo padre il ruolo di capo della foresta.

Torniamo un attimo indietro e analizziamo il contesto. Il libro di Salten fu scritto subito dopo la fine della Prima guerra mondiale. Venne pubblicato a puntate sul quotidiano viennese Neue Freie Presse dal 15 agosto al 21 ottobre 1922, e infine fu edito in versione integrale dalla Ullstein Verlag, una casa editrice tedesca, nel 1923. L’opera fu un gran successo negli Stati Uniti, come testimonia una recensione del 1938 pubblicata sul Dallas Morning News:

Il lettore è portato a sentire profondamente e in modo emozionante il terrore e l’angoscia della caccia, l’inganno e la crudeltà del selvaggio, la pazienza e la devozione della madre verso i suoi piccoli, la furia dei rivali in amore, la grazia e la solitudine dei grandi cervi della foresta. In descrizioni che a volte tolgono il fiato, l’autore ritrae la foresta in tutti i suoi stati d’animo: sconvolta dalla follia delle tempeste, o bianca e silenziosa sotto la neve, o che sussurra e canta a sé stessa all’alba.

Tuttavia il romanzo non è mai stato concepito come un libro per bambini. Al contrario, le vicende di Bambi sono un’allegoria di un tema più pesante: nello specifico, le persecuzioni nei confronti degli ebrei e di altre minoranze nell’Europa dell’epoca. Dopotutto, come già detto, era appena finita la Prima guerra mondiale; tedeschi e austriaci cominciavano a incolpare gli ebrei della loro sconfitta. Con l’ascesa del nazismo, il libro fu messo all’indice e ne furono bruciate diverse copie. Lo stesso Salten fu perseguitato perché era ebreo e fu obbligato a trasferirsi in Svizzera quando gli venne tolta la cittadinanza austriaca. Rimase a Zurigo fino alla fine dei suoi giorni, in completa solitudine.

Bambi, al pari degli ebrei, sin dal momento in cui nasce deve sfuggire a un nemico crudele che invade casa sua e uccide qualunque forma di vita si trovi davanti. Dopo la morte di sua madre, seppur riesca a salvarsi, viene addestrato da suo padre a seguire una strada solitaria, a contare solo su di sé, perché è l’unico mezzo per sopravvivere. Poi, morto anche il padre, Bambi resta completamente solo, senza nemmeno una compagna. Come fa notare Jack Zipes, professore di letteratura tedesca all’Università del Minnesota, che ha tradotto la nuova edizione del libro di Salten:

Alla fine, Bambi non sopravvive bene. È solo, completamente solo… è la tragica storia della solitudine degli ebrei e di altre minoranze.

Nella versione della Disney il messaggio originale di Salten si perde. Al posto di un romanzo che serve a mettere i lettori in guardia dalla minaccia nazista, ci troviamo di fronte un racconto di formazione dai toni più fiabeschi. E il capriolo diventa un cucciolo di cervo. “Mentre la morale del film Disney potrebbe essere che è sbagliato cacciare gli animali, il messaggio di Salten sembra essere più che altro che è sbagliato cacciare gli esseri umani”, dichiara il Guardian.

È comprensibile che la Disney volesse adattare la storia di Bambi al suo target di riferimento (i bambini). Oltretutto Walt non poté rifarsi alla prima edizione del libro, poiché gran parte di quelle copie erano andate distrutte. Tuttavia è un peccato che il messaggio originale di Salten sia stato smorzato, edulcorato e banalizzato al punto che ne è uscito, secondo Zipes, “un film patetico, quasi stupido”.

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