“Winnie the Pooh: Blood and Honey”, o come ti rovino l’infanzia

di Gabriele De Benedetti

Il regista indipendente Rhys Waterfield scrive, dirige e produce un’opera che di horror ha solo la sceneggiatura e l’interpretazione degli attori

Chi non conosce Winnie the Pooh? Il tenero orsetto giallo e un po’ pasticcione ha conquistato i cuori di intere generazioni con la sua indole mite e il suo proverbiale appetito per qualsiasi fonte di miele nei paraggi. Il sottoscritto in particolare, grande fan del personaggio, era solito vestirsi come lui in età infantile durante le feste di carnevale (feste di cui non mostrerà foto per mantenere quella poca dignità che gli è rimasta) e ne ha consumato la videocassetta a furia di riguardarla.

Potete quindi immaginare la sorpresa del sottoscritto quando ha scoperto che il suo beniamino dell’infanzia sarebbe stato al centro di una pellicola a tema horror. Proprio così, in questo film Pooh e il maialino Pimpi da mansueti animaletti si tramutano in brutali serial killer che in quanto a violenza e creatività nelle uccisioni non hanno nulla da invidiare a Michael Myers e compagnia bella. 

La trama non potrebbe essere più semplice: un ormai adulto Christopher Robin decide di iscriversi al college, anche se farlo implica dover lasciare il Bosco dei Cento Acri e abbandonare a loro stessi Pooh e gli altri animali del bosco. Inutile dire che il nostro orsacchiotto preferito non la prende particolarmente bene, e insieme a Pimpi inizia a trucidare chiunque abbia la sfortuna di mettere piede sul suo territorio. Spetterà dunque a Christopher affrontare i suoi ex amici e porre fine alla loro furia omicida. Chiaro, no?

Fatti questi presupposti, è opportuno aprire una parentesi sulla travagliata produzione del film. Costato appena 100.000 dollari e girato in soli dieci giorni, “Winnie the Pooh: Blood and Honey” inizialmente era destinato all’uscita in pochissime sale ma il regista Rhys Waterfield, forte dell’attesa che si era creata attorno al film, decise di distribuirlo su più ampia scala, racimolando così ben 4 milioni di dollari, una cifra niente male per un B-movie a basso budget.

Non sono però i soli incassi a fare il film, ma anche la sua qualità, e la pellicola di Waterfield lo dimostra nel peggior modo possibile. Con un “incredibile” punteggio del 3% su Rotten Tomatoes, “Winnie the Pooh: Blood and Honey”  è probabilmente uno dei film più brutti usciti nel 2023 dal punto di vista qualitativo, con la critica che si è scagliata soprattutto contro la totale mancanza di una trama che fosse coerente (la sceneggiatura è un colabrodo) e la recitazione del cast in toto che rasenta quella di un video amatoriale. 

Ma quindi, “Winnie the Pooh: Blood and Honey” merita di essere visto? 

Dipende. Se state cercando un film che abbia un qualche messaggio di fondo o un qualsivoglia spunto di riflessione, anche minimo, allora siete completamente fuori strada. Invece, se siete fan del genere slasher e/o siete alla ricerca di un prodotto d’intrattenimento inutilmente violento (le scene di gore sono davvero tante e a detta di un profano abbastanza ben realizzate) che vi rovini l’infanzia, questo film è proprio ciò che fa per voi.

Se vuoi leggere di un altro film (decisamente meno macabro oltre che più riuscito) che racconta di Winnie The Pooh e i suoi amici, clicca qua!!!

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