Ciò per cui vale la pena lottare – Il mio piede sinistro

DI ALBERTO GROMETTO

Era la Notte degli Oscar 1990.

Quando mi si chiede quale fu una delle lotte più impressionanti e clamorose nella Storia di questi Premi, di cui io sono profondissimo conoscitore, immediatamente penso a quella notte. E alla cinquina di sfidanti nella categoria Miglior Attore Protagonista. 

Lo shakespeariano Kenneth Branagh che restituì tutta la potenza del dramma del Grande Bardo in uno dei migliori adattamenti cinematografici di un testo teatrale mai realizzati, e cioè «Enrico V», diretto dallo stesso prode Branagh.

Il monumentale Tom Cruise, giovanissimo all’epoca, attore da blockbuster ad alti incassi, che dimostrò al mondo intero di essere però un interprete VERO con la “I” maiuscola facendoci dono di una delle più struggenti e strazianti performance attoriali mai viste fino a quel momento: «Nato Il Quattro Luglio». Regia del Maestro Oliver Stone.   

Il caloroso e mattacchione Morgan Freeman, in una parte a metà tra il triste malinconico e il tenero comico, nella pellicola che quell’anno si portò a casa l’Oscar come Miglior Film, e cioè: «A Spasso Con Daisy», diretto da Bruce Beresford.

Quel Genio di Robin Williams, capace di muoversi tra il Dramma e la Commedia con un’abilità da maestro professionista trasformista, che nella parte del Professor John Keating ci regala un personaggio destinato a rimanere nei cuori: il film è «L’Attimo Fuggente» dell’eccelso Peter Weir. Oh Capitano, Mio Capitano! 

Tutti attori affermatissimi all’epoca, conosciutissimi, e che quell’anno decisero di donarci non solo alcune tra le migliori performance di tutta la loro carriera… ma alcune delle più strepitose e brillanti perle della Storia della Settima Arte!!! 

Vinse però il quinto. Quello che non ho nominato. Colui che tra loro era: Lo Sconosciuto. L’Ultimo Arrivato. Quello con meno chances. Vedete, quando si parla di Oscar si dice che il Premio non vada mai ai più meritevoli. Beh, questo è spesso vero. Ma non quell’anno. Non in quel caso. Perché l’Oscar come Miglior Attore Protagonista, in uno anno così combattuto e difficile, non poté che andare all’interpretazione che ancora oggi è tra le più Grandi e Gloriose ed Immortali ed Eterne ed Indimenticabili… di Tutti I Tempi. Di fronte ad un tale straordinarietà, la statuetta non poté che andare a LUI. 

LUI non è il Miglior Attore di Tutta la Storia. È molto di più di questo. È la Recitazione Vera fattasi Uomo. È Daniel Day-Lewis. IL SACRO DANIEL DAY-LEWIS!!! E quell’anno rese il mondo un posto migliore grazie al suo Christy Brown, protagonista di «IL MIO PIEDE SINISTRO»

Il regista è JIM SHERIDAN, un artigiano del fare Cinema che andrebbe studiato in ogni scuola di narrativa esistente. Trattasi di un BIOPIC, genere che può essere molto difficile e arduo qualora il suo creatore realizzasse il suo film come fosse un libro di Storia, anziché come quello che dovrebbe essere prima di ogni altra cosa: UN FILM!!! E un film, in quanto tale, che racconti una storia vera o meno, deve essere l’incarnazione di un preciso SGUARDO AUTORIALE. Deve compiere una scelta netta, che deve essere alla base di tutto, e portarla avanti. Nel caso di questa pellicola la scelta sta nel narrare la vicenda adottando totalmente il punto di vista del suo protagonista e facendoci sperimentare cosa significhi essere lui. 

Ma chi è il protagonista? Trattasi di uno scrittore e pittore irlandese da sempre affetto da una paralisi cerebrale che fa sì che l’unica parte del corpo di cui possiede ogni funzione sia esclusivamente il piede sinistro. Daniel Day-Lewis per tutto il tempo delle riprese mosse davvero unicamente quel piede, con cui imparò a scrivere e dipingere. Un pazzo folle che sarebbe disposto a morire pur di portare a compimento l’interpretazione giusta. E quanto ci fa sciogliere con questa sua perla!!!

Christy non può guarire, non può smettere di essere affetto da questa paralisi, non può sconfiggerla questa cosa. Non può né potrà mai. Ecco di che parla tale vicenda: di cosa significhi affrontare ciò che non può e non potrà mai essere sconfitto. Perché si può affrontare. Si deve affrontare. Anche se è dura, difficile, impossibile. Anche se sai che è una sfida già persa in partenza. Non importa. Non ha nessunissima importanza.

Il caro Brown riuscirà a combattere e ottenere grande successo sotto ogni punto di vista. Come può avercela fatta lui?, ci chiediamo noi. Il film una risposta ce la dà. Si può combattere nella Vita anche quelle battaglie da cui non uscirai mai vincitore. Basta solo avere quel qualcosa che a me piace chiamare: ciò per cui vale la pena lottare. 

La vita è una merda, vero. Ma esistono sempre dei motivi per cui vale la pena viverla. Uno di questi motivi per Christy è sua madre, Bridget Brown, interpretata dall’incantevole Brenda Fricker, vincitrice pure lei dell’Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista di quell’anno. Trattasi di un personaggio magnifico. Lei incarna in sé la figura della MAMMA nell’accezione più amorevole e luminosa che ci sia. La madre che ti sostiene sempre, che ti ama incondizionatamente e che fa l’inimmaginabile per Te. Luce pura. 

Christy soffre molto nel corso della sua esistenza. Ma a dispetto di qualsiasi dolore si ritrovi ad affrontare, lui ha sempre Lei al suo fianco. Lei è uno dei motivi per cui alzarsi, alzarsi anche se lui non può farlo, e vivere, e sognare, e lottare. Tutti hanno i loro momenti down nella vita, tutti hanno i loro dolori e patimenti e sofferenze. Se però ti ritrovi ad avere Lei, la Mamma, che è sempre lì per Te, allora tutto sommato non esiste dolore così grande da non poter non essere affrontato. 

Io ti capisco, Christy. Anche io nella mia vita mi son ritrovato a soffrire, ad essere a terra, a pensare di essere “meno degli altri”. A sentirmi stupido, patetico, penoso. Ma per fortuna, come te, io ho avuto sempre Mia Madre accanto a me. E lei è stata la mia ispirazione, la mia guida, la mia forza. È stata e sarà sempre la mia ragione. Il motivo per cui continuerò a lottare, a combattere e a vivere questa vita che per me è meravigliosa. E se questa vita per me è meravigliosa è perché ho avuto sempre lei, la Mia Mamma. 

Grazie di esistere, Mamma. 

Questo articolo è per Te.

Dunque: a tutti quanti… Buona Festa Della Mamma!!!

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