DI EDOARDO VALENTE
“The Pale Blue Eye” è un film americano del 2022 scritto e diretto da Scott Cooper e tratto dall’omonimo romanzo di Louis Bayard.
Ed è un film assolutamente insignificante.
Cosa mi ha spinto a guardarlo nonostante, in qualsiasi altra occasione, sarebbe stato ignorato? Tre parole: Edgar Allan Poe.
Ebbene sì, in questo film è presente il personaggio di Poe. Non la persona, ma il personaggio. Con persona ovviamente non intendo proprio lui in persona, ma non è neppure presente una fedele ricostruzione di fatti biografici. Il celebre scrittore americano di racconti dell’orrore appare qui come un qualsiasi personaggio, come un coprotagonista. E quale potrà mai essere l’attività che richiede la sua presenza?
Le indagini per la risoluzione di un mistero.
Parto col dire che ero scettico. La mia adorazione per Edgar Allan Poe mal sopportava che venisse usato per una storiella del genere, così ho voluto capire quanto brutto potesse essere il prodotto finale. Forse brutto non è, ma è insignificante. Vuoto.
All’accademia militare di West Point muore un cadetto. Chiamano ad indagare un tale di nome Augustus Landor (interpretato da Christian Bale) che viene presto e immotivatamente affiancato nelle indagini da un giovane Edgar Allan Poe (interpretato da Harry Melling. Sì, proprio lui, quello che ha fatto Dudley Dursley, il cugino stupido e viziato di Harry Potter).
Poteva però essere un semplice suicidio per impiccagione? No, trattandosi di un film americano ambientato nell’Ottocento e che ha in qualche maniera a che fare con uno scrittore di horror. Ovviamente c’è dell’altro: al cadavere hanno rubato il cuore.
zan zan
E quindi?
E quindi niente. Landor e Poe indagano su chi possa esserci dietro, Poe dice che ha delle visioni notturne in cui sua madre gli detta delle poesie (storicamente falso), poi muore un altro cadetto e anche a lui rubano il cuore e a quanto pare, udite udite, dietro queste morti c’è dell’arcano! I cuori servono per rituali esoterici!
Banale. Senza valore. Per niente interessante.
Aperta parentesi: il problema che ha la cinematografia moderna con le storie ambientate nell’Ottocento e l’occulto.
Perché pare che in ogni storia in cui ci sono degli omicidi particolari su cui indagare debba per forza esserci infilato a forza l’esoterismo.
Lo hanno fatto con il primo film di Sherlock Holmes (quello con Downey Jr.), lo hanno fatto con una serie su Freud e lo hanno fatto qui con Poe.
Perché? Non ce n’era bisogno, ma hanno voluto farlo.
Chiudo la parentesi.
Se proprio volete vederlo non vi spoilero il finale, anche perché se non vi resta neanche questo briciolo di mistero non avrete motivi per vedere il film (a meno che non siate patiti di Poe, come me). Il film, infatti, non fa nulla per suscitare l’attenzione, i misteri non mettono curiosità, non suscitano nulla nello spettatore. Manca pathos, i dialoghi per la metà del tempo non portano a nulla, un quarto delle scene si potrebbero praticamente tagliare. Delle due ore che dura potrebbe benissimo fare a meno di una complessiva mezz’ora e la storia ci starebbe tutta comunque.
Insomma, se non si fosse capito: non mi è piaciuto.
Questo quindi mi porta a una domanda successiva. Se la storia in sé non è interessante, ma punta sul fatto che molti fan di Poe siano spinti a vederlo, ciononostante li delude perché tratta malissimo la figura dello scrittore, allora questo film a chi può piacere?
Dato che non posso essere io a dare una risposta, scivoliamo verso l’ultima questione: qual è il problema degli americani?
Lo chiedo seriamente. Perché ogni volta che non fanno un prodotto interamente basato sulla loro cultura (quindi per una buona metà incentrato su armi, guerra, violenza) ma tentano di appropriarsi della cultura altrui non riescono a fare un lavoro completamente ben riuscito?
Certo, Poe è cultura americana, ma è ben distante da quella attuale, egli era comunque vicino alla cultura europea e anzi era critico del pensiero dominante all’epoca negli Stati Uniti. Eppure, basta che finisca in mano ad un romanziere americano ed ecco cosa ne viene fuori.
Certo, non posso analizzare tutte le insensatezze che gli americani hanno ficcato qua e là nei prodotti di ispirazione non americana, ma è sufficiente soffermarsi sulla figura di Edgar Allan Poe.
A causa della sua vita particolare e della sua singolare narrativa, unire i fatti fantasiosi e terribili della sua produzione artistica alla sua stessa vita era una prospettiva troppo ghiotta per non approfittarne. Tantissimi hanno scritto romanzi in merito a fantasiose reinterpretazioni della sua vita, in particolare della sua ultima notte, nota per essere tutt’ora avvolta nel mistero. E di fronte al mistero c’è una sola cosa che vuole (forse generalizzo) l’americano: inventare la sua verità.
Lo ha fatto Dan Brown con Gesù, lo hanno fatto altri con Poe.
L’importante è ricamarci sopra, non importa quanto assurda è la storia inventata. L’importante è dare l’impressione di unire i puntini della storia, che la storia, però, ha volutamente lasciato disuniti.
Di fronte a questa hybris tutta americana, però, solo l’americano medio ne rimane appagato (scusate se generalizzo), mentre è già più difficile arrivare a colpire altrettanto qua in Europa.
Sfortunatamente, per ogni Edgar Allan Poe ci sono almeno mille scrittori che rimodellano a piacimento la sua vita, ma rasserena lo spirito ricordarsi che si può sempre tornare all’originale per sfuggire a chi lo rovina.
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