Otherside, capitolo 44: Oceania

DI ELODIE VUILLERMIN

Siamo quasi giunti alla fine di questa rubrica e oggi vado a trattare il film Oceania, liberamente ispirato da una serie di leggende, in particolar modo quelle che hanno per protagonista Maui, figura molto conosciuta sia in Polinesia che alle Hawaii. Durante lo stesso film vengono citate alcune delle imprese che lo riguardano, riprese in maniera più o meno fedele e presenti in forma di tatuaggi sul corpo del Maui disneyano.

Ma partiamo dal principio. Chi è, esattamente, Maui? Secondo alcuni, Maui è un essere umano dalla grande forza. Altri lo reputano un dio. Nella versione più accreditata è un semidio con l’abilità di trasformarsi in qualunque essere vivente.

Le storie su di lui cambiano a seconda che provengano dalle Hawaii, dalle isole Samoa, dalla Nuova Zelanda o da altri luoghi ancora. Per rendervi le cose più facili, proverò a citarvi la versione hawaiana e neozelandese dei vari miti.

Una cosa certa di Maui, che rimane invariata, è la sua natura di trickster, ossia di eroe ingannatore e mistificatore, come il Loki della mitologia norrena. Le sue gesta sono sì scaturite da imbrogli, ma finiscono per aiutare le persone, perché la parte eroica prevale sempre.

LA NASCITA

Maui nacque prematuramente e la madre Taranga lo abbandonò alle acque del mare dopo averlo avvolto in una ciocca dei suoi capelli. Le onde portarono il neonato fino a una spiaggia, dove rimase incastrato in un intreccio di alghe e incapace di muoversi. Le meduse giunsero in suo soccorso per proteggerlo dalle mosche e dai rapaci, che volevano mangiarselo, finché non venne trovato dal suo antenato Rangi e appeso al tetto di una casa, in modo da poter sentire il calore del fuoco. Il trucco funzionò e il bambino riprese le forze.

Una volta cresciuto Maui volle tornare dalla sua famiglia. Appena raggiunse il suo villaggio natale, si presentò alla casa di ritrovo dove gli uomini della tribù stavano ballando e festeggiando. Si mise in mezzo ai suoi quattro fratelli maggiori e aspettò. Quando Taranga venne a contare i figli per la danza, rimase scioccata nel contarne uno in più. Il piccolo Maui disse di essere anche lui suo figlio, ma lei gli credette solo quando lui raccontò la sua storia e pronunciò i nomi dei quattro fratelli. Superato anche un breve momento di gelosia che i suoi fratelli nutrivano nei suoi confronti, Maui fu riaccolto in famiglia.

L’esatto opposto di quello che racconta il Maui disneyano: nato da genitori mortali, fu rifiutato da loro e gettato in mare. Gli dei ebbero pietà di lui e lo salvarono, trasformandolo in semidio e dandogli l’amo magico che gli dona la capacità di trasformarsi in ogni essere vivente. Tale oggetto esiste anche nei miti originali e proviene dalla mandibola della nonna di Maui.

LA CATTURA DEL SOLE

Un giorno Maui si accorse che il sole si muoveva troppo veloce e questo rendeva le giornate estremamente brevi. Così, aiutato dai fratelli, viaggiò verso oriente fino a giungere al punto esatto in cui sorgeva il sole, fabbricò una rete di funi e stette ad aspettare. Quando il sole comparve in cielo, lo legò e lo trattenne. Il sole, temendo per la propria vita, supplicò Maui di lasciarlo andare. Lui acconsentì, a patto che i giorni scorressero più lenti, e la promessa fu mantenuta: da quel momento in poi le giornate furono più lunghe d’estate e più corte d’inverno.

Secondo alcune versioni, la prima rete con cui Maui prese il sole non riuscì a tenerlo fermo, perché si bruciò, quindi ne costruì un’altra a partire dai capelli della sorella Hinauri e con quella ebbe successo.

MAUI ALZA I CIELI

All’inizio dei tempi si dice che il cielo premesse così tanto sulla Terra da obbligare gli umani a camminare a quattro zampe e bloccare la crescita delle piante. Così Maui, aiutato dal padre, spinse i cieli a mani nude finché le montagne, ormai libere dal peso che gravava su di loro, iniziarono a sollevarsi e crescere. Maui si mise a scalare le montagne e continuò a spingere i cieli fino a farli arrivare in alto, dove si trovano tutt’ora. Così gli uomini poterono camminare su due gambe e gli alberi crebbero in altezza.

MAUI PESCATORE DI ISOLE

Secondo la versione più accreditata di questo mito (quella neozelandese), Maui, armato del suo amo magico, si unì ai fratelli che stavano pescando. Chiese se poteva aiutarli, ma loro lo esclusero, conoscendo la sua tendenza a fare scherzi. Allora Maui li aspettò fino al loro ritorno, lasciò che effettuassero il carenaggio della barca e si nascose sotto le assi del fondo di quest’ultima. Il giorno seguente, quando i fratelli andarono al largo con la canoa, Maui saltò fuori dal suo nascondiglio e i fratelli si rassegnarono a portarlo con sé. Inoltre li convinse a spingersi ancora più al largo, dove la pesca sarebbe stata più abbondante, e questi accettarono.

Una volta giunti in un punto dal quale la riva non era più visibile, Maui decise di voler pescare anche lui: prese il suo amo (dato che i fratelli rifiutavano di dargli le loro esche), si diede un pugno sul naso, intinse l’amo con una goccia del suo sangue e lo lanciò in acqua, lasciando che toccasse il fondo. Fatto ciò, Maui tirò con forza ciò che l’amo aveva agganciato, ma il suo peso era tale che il mare intorno a lui cominciò a ribollire e la barca rischiò di ribaltarsi. Quindi recitò un incantesimo che rendesse più leggeri i pesci pesanti e disse ai fratelli di remare il più in fretta possibile, senza mai voltarsi indietro: così fece emergere un pezzo di terra, che gli dèi Rangi e Tawhiri-ma-tea avevano nascosto sott’acqua e che oggi viene identificato come una delle isole della Nuova Zelanda.

IL FURTO DEL FUOCO

Una notte Maui, per noia, giocò un brutto scherzo alla sua gente: entrò nelle case di tutto il villaggio e spense tutti i fuochi. Quando la mattina dopo le gente ordinò ai propri servi di cucinare qualcosa da mangiare, questi non poterono farlo, perché non era rimasto un solo fuoco acceso. Per cui tutti si riunirono per decidere chi spedire da Mahuika, la dea guardiana del fuoco, per averne uno nuovo. Solo Maui fu abbastanza coraggioso da andare. Taranga gli indicò la strada esatta e gli raccomandò di non fare scherzi.

Maui andò dalla dea e questa acconsentì a dargli il fuoco poiché egli era un suo discendente. Si staccò un’unghia, nella quale ardeva il fuoco, per consegnargliela, ma Maui, appena fu abbastanza lontano dalla dea, le fece uno scherzo: spense il fuoco appena ottenuto e tornò indietro a chiedergliene un altro. La cosa si ripeté fino a che la dea si strappò tutte le unghie eccetto una e, capendo il raggiro di Maui, gettò a terra l’ultima unghia rimasta, scatenando un incendio che raggiunse anche il mondo superiore. Maui invocò l’aiuto dei suoi antenati e questi scatenarono una pioggia che spense il fuoco e quasi uccise Mahuika. Durante la fuga, Maui riuscì a salvare e mettere da parte alcune scintille di fuoco, con le quali tornò in superficie.

La variante hawaiana del mito sostiene invece che Maui abbia imparato il segreto per accendere il fuoco da una gallina parlante (possibile ispirazione per il pollo HeiHei).

I VENTI E L’AQUILONE

Un giorno Maui costruì un aquilone a partire dalle fibre di una pianta e gli fece una magia perché volasse più in alto nel cielo. Ma l’aquilone era troppo grande e i venti troppo deboli per farlo volare all’altezza desiderata, quindi Maui andò dal sacerdote Kaleiioku, custode di una zucca nella quale erano racchiusi tutti i venti del mondo, e gli chiese di liberare i venti più forti. Il sacerdote obbedì, ma la forza dei venti fu troppa, al punto che l’aquilone si spezzò e venne spinto lontano. Maui andò a riprenderlo e riprese a giocare con i venti con più attenzione. Da quel giorno in poi la gente capì che, quando l’aquilone di Maui volava alto, le giornate sarebbero state asciutte e senza pioggia, mentre se restava basso, ci sarebbero state umidità e tanta pioggia.

STORIE DI ANGUILLE E NOCI DI COCCO

Te Tuna, il dio anguilla, viveva in un paese situato sotto le onde del mare con la sua sposa Hina, divinità della Luna. Ma un giorno Hina, stanca di avere un marito viscido e di vivere in un luogo freddo e umido, andò sulla terraferma con la scusa di dover fare rifornimento di cibo. Una volta giunta lì, provò a offrirsi in moglie a tutti gli uomini che incontrava, tuttavia veniva sempre respinta, perché gli uomini avevano troppa paura di essere uccisi da Te Tuna. Quando giunse al villaggio di Maui, lui accettò di prenderla in moglie, dopo essersi consultato con la madre.

Ben presto la notizia giunse alle orecchie di Te Tuna che, incoraggiato dalle malelingue sul conto dell’avversario, decise di vendicarsi su di lui e di riprendersi Hina. Un giorno il cielo si oscurò e un’alta ondata si sollevò dal mare, segno che Te Tuna era arrivato. Maui, che lo stava aspettando in tutta tranquillità, fece indietreggiare l’onda come se niente fosse. Te Tuna stabilì dunque che lui e Maui si sfidassero in un duello particolare: ognuno sarebbe entrato nel corpo dell’altro per cercare di ucciderlo; il superstite avrebbe avuto Hina per sé.

Te Tuna entrò per primo nel corpo di Maui e ci rimase a lungo, ma quando ne uscì il semidio non ne fu particolarmente turbato. Quando fu il suo turno, Maui riuscì a rompere le ossa dell’avversario da dentro e così lo uccise. Una volta uscito, seppellì la testa mozzata di Te Tuna vicino a casa sua e da essa germogliò, qualche tempo dopo, il primo albero da cocco al mondo.

LA MORTE DI MAUI

Citiamo un’ulteriore leggenda sul semidio. Maui, dopo aver compiuto tantissime imprese, si recò da Hine-nui-te-Pō, grande signora della notte e guardiana della vita, per capire come donare l’immortalità agli umani. Suo padre lo avvisò che la sua morte sarebbe arrivata a breve: questo perché, quando Maui era ancora piccolo, venne immerso nell’acqua per essere sottoposto a un rito di purificazione, ma Makeatutara saltò parte della preghiera per la fretta; ciò significava che un giorno, per colpa di questa mancanza, gli dèi si sarebbero vendicati uccidendo Maui.

Il semidio ignorò le preoccupazioni del genitore e andò da Hine-nui-te-Pō. Per riuscire nella sua impresa, avrebbe dovuto entrare nel corpo della dea addormentata, ma al contrario: attraversare la sua vagina fino ad arrivare al cuore, estrarre quest’ultimo e uscire dalla sua bocca. Una volta raggiunta la dea, accompagnato da alcuni uccelli, gli ordinò di non ridere per non svegliarla. Trasformato in un verme, strisciò fino a raggiungere la vagina di Hine-nui-te-Pō, ma proprio allora un uccellino si mise a ridere. La dea, ormai sveglia, tagliò in due Maui con i denti di ossidiana disposti lungo la sua vagina, uccidendolo.

La differenza con il film è che lì Maui non cercava l’immortalità, bensì il potere di creare la vita, che intendeva donare agli uomini.

ISPIRAZIONI DIVINE

Potrebbero essere due le divinità che hanno ispirato la figura di Te Fiti nel lungometraggio Disney.

La prima è Papahānaumoku, chiamata più semplicemente Papa, la dea e madre della terra e la consorte di Wākea, il dio e padre dei cieli. L’una incarnava la femminilità, l’altro la mascolinità. Papa venne messa incinta da Wākea e in seguito diede alla luce quattro isole, che furono chiamate Hawaii, Maui, Oahu e Kauai. Una cosa simile succede all’inizio del film Disney, ma in quel caso viene detto che le terre emerse vennero create dal cuore di Te Fiti.

La seconda ispirazione potrebbe essere Haumea, la dea della fertilità, che ha il potere di rinascere in forma di giovane donna per sposare i suoi stessi figli e nipoti, in modo da creare così nuove generazioni di umani.

Lo spirito dell’Oceano, che sceglie Vaiana per la salvaguardia del cuore di Te Fiti, è invece probabile che sia la controparte disneyana di Namaka, la dea del mare e figlia di Haumea. Mentre Te Kā si ispira chiaramente a Pele, la dea del fuoco e dei vulcani nella mitologia hawaiana, nonché sorella di Namaka.

IN CONCLUSIONE

E ora che lo scorso Novembre è uscito nelle sale cinematografiche Oceania 2, chissà quali imprese di Maui avrà adattato la Disney? Quali nuovi miti avranno funto da ispirazione per la storia? Forse vedremo l’episodio in cui Maui, geloso delle abilità nella pesca di suo cognato, lo schiaccia fino a trasformarlo in un cane e gli fa mangiare sterco (e qui mi accuserete di essere ubriaca, ma vi assicuro che è tutto vero). Solo chi lo ha visto saprà darci la risposta.

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