Ultimate Spider-Man (2024) #1: Grandi poteri…

DI PIETRO BERRUTO

Introduzione

Universo Ultimate. Queste due parole fanno tremare tutti i lettori dei fumetti Marvel, costringendo loro a ricordare una serie di scelte narrative e visive discutibili, bizzarre, grottesche e immortalate come un punto profondamente basso della storia della Casa delle Idee. Se però si andasse a ricercare l’idea originale dietro la nascita di Terra-1610, si va a trovare una premessa interessante, la riproposizione dei supereroi storici, scarnificati da tutte le storie dei quarant’anni precedenti, e riproposti, nuovi di zecca e aggiornati allo scintillante ventunesimo secolo. Come alcuni sapranno bene, l’Universo Ultimate è esploso (letteralmente) con l’avvento di Secret Wars del 2015, scritta da Jonathan Hickman, e tutti i suoi abitanti sono stati eliminati dalla faccia del Multiverso, con l’eccezione di alcuni individui narrativamente interessanti, come Miles Morales e The Maker, ovvero il Mr. Fantastic di questa Terra. Jonathan Hickman, che distrusse questo Universo, però diviene il creatore di un nuovo Universo Ultimate (Terra6160) diverso eppur simile al precedente, nella miniserie Ultimate Invasion e nella one-shot Ultimate Universe. Da queste storie (che non spoilererò troppo, nel caso qualcuno fosse interessato a leggerle, cosa che spero) ne nascono altre, Ultimate Spider-Man, scritta dallo stesso Hickman e disegnata da Marco Checchetto, Ultimate Black Panther, scritta da Bryan Hill e disegnata da Stefano Caselli, e Ultimate X-Men, scritta e disegnata insieme da Peach Momoko. Ho intenzione di trattare tutte e tre, con calma e in ordine, per dare la mia opinione su questo nuovo Universo Ultimate, firmato Hickman. Dico fin da ora che tratterò gli argomenti nella loro completezza e che quindi questi articoli vanno considerati SPOILER, anche perché la serie, nel momento in cui sto scrivendo, non è ancora uscita in Italia.

(Jonathan Hickman)

La Trama

La premessa di Ultimate Spider-Man si discosta parecchio da quella della serie originale: in Ultimate Universe viene rivelato che The Maker, demiurgo di questo universo, ha governato fino al giorno d’oggi questa nuova Terra da dietro le quinte, prevenendo, per la propria sicurezza, la creazione della maggior parte dei supereroi. Dopo la scomparsa di The Maker alla fine della miniserie, un gruppo di ribelli al regime capitanato da Iron Lad, ossia un adolescente Tony Stark, recupera i manufatti per la creazione degli eroi per restituirli ai loro proprietari e ristabilire un ordine legittimo della propria Terra, ma in questo tentativo vengono attaccati dagli scagnozzi di The Maker, che invece preferiscono la versione attuale del mondo. Nello scontro tra le due fazioni, i ribelli fuggono nel futuro e l’edificio dove si trovavano viene bombardato, causando numerose morti d’innocenti, ma nel fuggire alcuni dei manufatti vengono spediti ai loro legittimi proprietari. Qui conosciamo Peter Parker, giornalista più sui quaranta che sui trent’anni, reporter per il Daily Bugle, marito di Mary Jane Watson e padre di Richard e May Parker. Peter, barbuto e miope, lavora per il severo J. Jonah Jameson (che in questo universo non ha lo Spararagnatele come nemesi) e per uno straordinariamente vivo Ben Parker, suo zio, i quali sono molto amici fra di loro e fungono entrambi da mentori per Peter. Tutti sono afflitti da un lutto: zia May è infatti stata uccisa nel sopracitato bombardamento, di cui Stark è stato ritenuto erroneamente colpevole dai media. Al funerale delle vittime di questa tragedia, ci viene presentato Harry Osborn, il quale partecipa al discorso di commemorazione, ricordando con amore e rabbia i propri genitori, anch’essi periti. Tornato in ufficio, in una riunione di redazione, Peter vede dimettersi l’uno dopo l’altro JJJ e Ben, a causa di un litigio con il proprietario del giornale, Wilson Fisk, che richiede che il giornale abbia un tono più aggressivo, soprattutto nei confronti di Tony Stark, ora ritenuto un terrorista. Mentre JJJ e Ben pensano a cosa fare ora, Fisk scopre che un’altra persona non è d’accordo con lui, quando la sua limousine viene fatta esplodere da un nuovo Green Goblin in armatura scintillante. Peter raggiunge i suoi mentori che intanto hanno deciso di creare una nuova testata, tutta loro. Preoccupato chiede a suo zio come faccia ad andare avanti con la propria vita sebbene sia stato appena licenziato e sua moglie sia appena morta e Ben gli rivela come, nonostante tutto, in lui ci sia sempre bisogno di fare la cosa giusta e ciò gli basta. Anche Peter ha la stessa necessità, ma deve comunque occuparsi della propria famiglia per quanto voglia unirsi all’iniziativa rischiosa, sebbene giusta, dei due. Peter però rivela che dentro di lui rimane nel profondo un grande desiderio di fare del bene che sa di non poter esprimere ora come ora; suo zio, dall’alto della sua semplice saggezza gli dice di fare ciò che pensa sia giusto e basta, senza farsi troppi problemi. Arrivato a casa e dopo aver riflettuto molto, Peter parla a MJ e le dice di essere pronto a cambiare la propria vita; lei, che ha già capito, dice che è giusto che lo faccia e che insegua la sua vocazione. Peter, infine, ora da solo, apre un dono ricevuto da Iron Lad, una sfera contenente un ragno e si fa mordere, pronto per una nuova avventura.

Analisi

Questo primo numero esprime in maniera piuttosto esplicita quello che è con molta probabilità l’obiettivo di Hickman e compagni nel creare questo universo. Hickman capisce che ciò che rende Peter Parker una brava persona non è l’essere Spider-Man, bensì l’essere Peter Parker e in questo modo rielabora la storia affinché questo aspetto venga esplicitato. Peter, in questo mondo, cresce senza essere un supereroe e comunque risulta essere un adulto maturo ed intelligente: ha un lavoro fisso, è sposato, ha dei figli, è rispettato dai colleghi. Pur non diventando un supereroe è una brava persona, felice anche se non soddisfatto. So che sembra strano da dire poiché tradizionalmente essere soddisfatti è uno stadio sotto rispetto all’essere felici, ma Peter ha già raggiunto i traguardi principali della sua vita, e con successo anche, e quindi è felice, ma non è soddisfatto per il suo ruolo nel mondo, sentendosi inappagato nel non fare bene quanto vorrebbe. Per Jonathan Hickman essere Spider-Man è una vocazione, una vocazione che Peter non ha mai davvero perso e che ora può seguire diventando l’eroe che avrebbe sempre voluto essere. Secondo la mia opinione lo scrittore capisce perfettamente come funziona il personaggio di Peter, ma credo che abbia assolutamente idea di come debbano ragionare gli altri personaggi e che ruolo debbano avere. Un dettaglio fondamentale della struttura narrativa classica dei fumetti di Spider-Man sono i comprimari, prevalentemente civili, non-super, con qualche eccezione e questa è una caratteristica che, devo ammetterlo, si è un po’ persa nella linea principale, ambientata su Terra-6160: per fare un esempio, perfino Mary Jane, nell’attuale serie di Amazing Spider-Man ha ricevuto dei superpoteri e ciò aliena il lettore che vede scomparire l’ambiente “casalingo” e “umano” delle storie dell’Arrampicamuri. Spider-Man è una storia che parla prevalentemente di persone comuni in un universo di dei, mostri, alieni e mutanti. Non a caso, perciò, ho apprezzato molto il fatto che Hickman abbia preparato le basi per diverse sottotrame con protagonisti personaggi secondari, come JJJ e lo zio Ben. Lo zio Ben, soprattutto, assume un ruolo più profondo, ricevendo motivazioni, idee e progetti propri, senza essere semplicemente il mentore di Peter e diventa perciò un personaggio vero e proprio. Un’altra caratteristica che apprezzo molto di questo universo è quanto sia proiettato verso il futuro: abbiamo abbandonato licei e università e tutti i personaggi sono adulti o hanno addirittura dei figli e questo, a mio parere, è un grande passo avanti nella sperimentazione su personaggi altrimenti fin troppo stagnanti nel loro status quo di perenni venticinquenni.

I disegni del nostrano Marco Checchetto si sposano perfettamente con i dialoghi di Hickman: la maggior parte dei personaggi sono caratterizzati dal loro design più noto, come nel caso di Kingpin e di J. Jonah Jameson, ma Peter e MJ, nella loro trasformazione in adulti, risultano arricchiti nella loro caratterizzazione. Peter indossa occhiali da vista (perché non è stato morso dal ragno) e vestiti semplici e stropicciati, mantenendo anche nel suo aspetto il suo essere impacciato. MJ è disegnata magnificamente, facendo risultare dai suoi vestiti e dalle sue espressioni facciali il suo tipico carattere frizzante ed energico. Questo numero ha avuto purtroppo una sola scena d’azione, ma questa è stata l’occasione perfetta per mostrare il nuovo design del Goblin, sul quale voglio fare un’annotazione specifica: dalle informazioni ricevute sui prossimi numeri pare che questa variante di Goblin sarà apparentemente eroica e perciò non sono stupito che sia stato abbandonato il design classico, in stile fantasy, per optare per una versione in armatura del costume. Sono curioso di sapere dove questa sottotrama andrà a parare.

Conclusione

La prima serie della nuova linea Ultimate è partita bene, con scrittura di qualità e idee e temi innovativi basati su topos vecchi. Ultimate Spider-Man è bello, è ingegnoso ed è promettente per il futuro di questo neonato universo alternativo. Sono genuinamente esaltato nel seguire mensilmente un fumetto di Spider-Man (cosa che non ho mai fatto in vita mia) e ne sono felicissimo. E per le persone a cui l’Uomo-Ragno non piace, sappiate che la linea Ultimate ha altri due titoli in programma, come ho detto prima, e nel caso foste interessati, tenete gli occhi aperti per articoli anche su di essi in futuro, il quale, ora come ora, per noi lettori, così come per il nostro Peter, sembra misterioso, luminoso e promettente. 

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