DI PIETRO BERRUTO
La differenza tra gli uomini e gli animali è puramente arbitraria: per quanto ci siano atti e abitudini atroci comuni nel regno animale, non c’è niente che l’essere umano, sebbene in dimensione minore, non abbia fatto. Eppure, noi umani non vogliamo essere come le bestie e definiamo “bestiali” questi comportamenti e “inferiori” le bestie stesse. Allo stesso modo, c’è la tendenza, quando una persona commette uno di questi atti di violenza, di deumanizzarla e definirla animalesca, abbassandola al rango di bestia e non ragionando sui motivi per cui l’azione stessa sia stata commessa. Tutto questo è ributtante e fintamente deresponsabilizzante.
Nel 1987 John M. DeMatteis riesce finalmente a ottenere la possibilità di scrivere una storia a cui teneva molto dopo aver fatto molta fatica nella fase di pitching, un evento in sei numeri, sparso per tre serie di Spider-Man (ossia The Amazing Spider-Man, Peter Parker, The Spectacular Spider-Man e Web of Spider-Man) ossia L’Ultima Caccia di Kraven, disegnata da Mike Zack, inchiostrata da Bob McLeod e colorata da Janet Jackson. Si tratta di un’idea diversa dal solito fumetto di supereroi, venendo proposta come un’esplorazione in chiave horror e thriller sia di Peter Parker che di uno dei suoi avversari più famosi, Kraven il Cacciatore; oltre a loro, si aggiungono altri due personaggi di supporto: Vermin, un nemico minore di Spider-Man e Capitan America creato anni prima da DeMatteis e Zeck, e Mary Jane Watson, recentemente sposatasi con Peter.

Sergei Kravinoff, ormai ottantenne sebbene prestante, sente l’imminenza della morte sopra di sé e ha reminiscenze sul suo passato: emigrato dalla Russia durante la Rivoluzione d’Ottobre, Kraven è un ex-aristocratico caduto in disgrazia, cresciuto in America e maturato in Africa; vive con il desiderio di redimere il nome del suo casato, poiché considera il modo in cui suo padre ha condotto la sua vita disonorevole. Il modo in cui il cacciatore vede il mondo è simile a come vede la caccia: ci sono i cacciatori, uomini più intelligenti e capaci degli altri, nati con questi privilegi e nella sua mente affini alla nobiltà, e le prede, animali, ignoranti, stupidi, deboli e privi di valori, ossia le classi sociali che considera inferiori. Come sua ultima impresa prima di morire, Kraven decide di uccidere Spider-Man, secondo lui l’incarnazione dei difetti della società occidentale e “preda definitiva” per un cacciatore come lui. Peter, d’altro canto, sta vivendo un periodo difficile ed è particolarmente scosso dalla recente scomparsa del suo amico Ned Leeds ed è perciò sorpreso quando il cacciatore, improvvisamente, lo cattura: prima che possa ribellarsi, un colpo di fucile prende il supereroe in pieno. Il Ragno è morto e Kraven, in una sola notte, ha vinto la sua battaglia. Non soddisfatto, egli veste un costume identico a quello del Ragno (così chiama Spider-Man, non riconoscendogli la natura di “uomo”, ma solo quella di animale), similmente a come normalmente indossa le spoglie degli animali uccisi nei suoi safari, e ne prende il suo posto come “supereroe” di NYC, usando metodi più brutali, fino ad uccidere i criminali. Mary Jane, dopo che sono trascorsi alcuni giorni dall’omicidio, sente che il nuovo Spider-Man non è Peter e si dispera: vaga per la città in un’eterna notte di pioggia, facendo domande, mandando messaggi alla ricerca di suo marito. Un’altra bestia si nasconde nella notte, ovvero Vermin: il cannibale uomo-ratto vaga nelle fogne, un pericolo per tutti quanti, desideroso di vendicarsi di Peter e Capitan America, eppure terrorizzato da loro; in un certo modo, Vermin è l’anti-Kraven, ovvero una bestia-uomo che caccia le persone, invece di una persona che caccia uomini-bestia. La prossima parte del piano di Kravinoff riguarda proprio il povero abitante del sottosuolo: il nemico che Spider-Man non ha sconfitto da solo verrà sottomesso dal cacciatore per dimostrare la propria superiorità sulla sua nemesi. Ora Kraven ha vinto sul Ragno, sia come uomo che come bestia.

Peter Parker si sveglia sottoterra, in una scena che ricorda La Sepoltura Prematura e Il Barile di Amontillado di Edgar Allan Poe, e vive un bizzarro viaggio onirico in cui affronta le sue paure peggiori: l’essere ucciso, la morte dei propri amici, il senso di colpa … d’improvviso, pensa a Mary Jane, a cui deve la sua vita attuale, la persona più importante della sua esistenza. L’amore per sua moglie dona la forza a Peter per vincere le proprie angosce ed uscire dalla tomba. Il Ragno è vivo, ma Kraven ha comunque vinto la sua battaglia. Il cacciatore sente per istinto o per allucinazioni, come fosse connesso ad un piano esistenziale spirituale, capace di collegare insieme le anime delle persone, che Peter è tornato in vita, giusto in tempo per riconoscerlo anche come Uomo. Kraven trova finalmente in Spider-Man (finalmente lo chiama con il nome corretto) l’onore, qualcosa di puro ed eroico, ma è comunque sicuro di essere superiore a lui. Spider-Man desidera vendetta e spiegazioni, indiavolato per essere rimasto sottoterra per ben due settimane, un periodo che gli è stato tolto per sempre e che avrebbe voluto spendere con i suoi cari: dopo essere stato costretto ad affrontare la propria paura della morte di persona, ora Peter valuta più che mai la vita e desidera ardentemente riprendersi, almeno simbolicamente, quello che gli è stato preso. Il cacciatore, raggiunto da Peter, mostra all’eroe che ha catturato Vermin allo scopo di far combattere i due per dimostrare a sé stesso di essere ancora il migliore: Peter però non vuole uccidere l’uomo-ratto, che invece, assetato di sangue, lo batte facilmente. Kraven ha raggiunto il suo scopo: fra lo stupore di tutti, Vermin e Peter vengono entrambi fatti andare via prima che si possano ammazzare a vicenda. Sergei Kravinoff, soddisfatto, ma comunque triste, decide di suicidarsi, avendo raggiunto il suo scopo. Il suicidio di Kraven, basato sul semplice completamento della sua impresa, lo rende un personaggio incapace di essere felice proprio a causa del suo credo: destinato ad essere perennemente solo (Kravinoff vive in un palazzo enorme, ma oltre a pochi servitori, si tratta di un edificio virtualmente vuoto) anche a causa del proprio estremo classismo e ossessionato dalla propria figura machista, avendo finalmente ottenuto quello che voleva, il vecchio cacciatore non vede spazio per altre imprese o opere da compiere e si uccide quasi di malavoglia.
Ora, Peter, costretto a correre dietro a Vermin nelle fogne per evitare che il cannibale uccida altri innocenti, non solo lo cattura da solo, dimostrando di essere bravo quanto il fu Sergei Kravinoff, ma lo porta in superficie, con il desiderio di curarlo per la sua condizione e reintegrarlo in futuro nella società. Un alito di speranza viene sparso nella storia quando Edward (vero nome di Vermin) rimane commosso dalla bellezza dell’alba, che può nuovamente tornare ad osservare. Peter Parker, che è un eroe non perché Spider-Man ma perché Peter Parker, vede anche per il più abietto dei suoi nemici una possibilità di redenzione: se Kraven è solo capace di uccidere le sue prede e i suoi nemici, Spider-Man è anche capace di salvarli. Dove il vecchio nobiluomo, nel suo giudicante miscuglio di classismo, specismo ed egocentrismo, non vede se non solo alla fine l’umanità in Vermin, Peter riconosce i diritti che il povero Edward merita in quanto persona. Kraven muore con onore, ma si tratta di un onore dettato dai propri, personali, obsoleti canoni, figli di una società dimenticata, ultimo rantolo della decadente aristocrazia russa. Il cacciatore chiama “animale” chi ritiene inferiore, non rispettando perciò né gli animali né le persone e questo modello d’idea è superato intradiegeticamente e simbolicamente, perché la sua morte rappresenta la morte di questi ideali. Kraven nella tomba si porta dietro il suo mondo, pensando di aver vinto ma sentendo nel cuore di aver perso. La morte di Kraven, però, giustamente non è trattata come una vittoria di Spider-Man, bensì come la separazione dal mondo in cui il supercattivo non ha compreso sé stesso né lo scopo della sua vita.

I disegni di Mike Zeck, che non si trattengono da affrontare temi crudi e violenti, pur lavorando nei limiti della censura della Marvel Comics dell’epoca, sono pervasi dal senso di ingiustizia e crudeltà dei personaggi presenti. L’atmosfera di una New York perennemente piovosa crea uno scenario quasi noir in cui sembra che niente di buono possa mai accadere. Il senso di oppressione che Kravinoff instilla in Peter si riflette sul meteo: è solo quando Kraven è morto e Vermin viene salvato che il Sole può sorgere, permettendo ai personaggi di affrontare la vita con un rinnovato ottimismo in un futuro migliore. Le immagini evocative ne L’Ultima Caccia di Kraven che mettono sullo stesso piano i simboli dei personaggi e la storia visibile (i ratti e Vermin, i ragni e Peter) riescono a generare un piano soprannaturale nella storia, visibile solo al cacciatore e allo spettatore, che esalta i temi del fumetto, trasformandoli da una semplice storia di vendetta personale ad una guerra di ideali politici ed etici. La storia inizia e finisce con un poemetto di William Blake, The Tyger, parafrasato in The Spyder nell’evento in cui viene infine descritto il dubbio di Kraven sulla natura di Spider-Man, quel nemico così complesso e distante da lui, che anche nella tomba provoca confusione nel cacciatore.
Questi sei numeri trasfigurano la figura di Kraven da semplice e bizzarro antagonista monotematico a complessa allegoria per il sistema aristocratico ed elitario che ancora cerca di permeare una società che l’ha superato. Allo stesso tempo, questi sei numeri rappresentano la vittoria di Peter contro la situazione più disperata esistente e lo mostrano capace di sottrarsi alla morte grazie all’amore. Una storia immortale, esattamente come la forza di volontà degli esseri viventi, umani o animali che siano, tutte creature che meritano pari rispetto.


