HOLDOVERS_FP_00406_R Dominic Sessa stars as Angus Tully and Paul Giamatti as Paul Hunham in director Alexander Payne’s THE HOLDOVERS, a Focus Features release. Credit: Courtesy of FOCUS FEATURES / © 2023 FOCUS FEATURES LLC

The Holdovers

DI GIACOMO CAMISASCA

New England, 1970. 

Paul Hunham (Paul Giamatti) è un insegnante – dall’occhio sbilenco e odiato da tutti – di lettere classiche alla Barton Accademy a cui viene affidato il compito di supervisionare i quattro studenti che rimarranno nel collegio durante le vacanze di Natale

A loro si aggiunge Angus Tully (Dominic Sessa), un ragazzo intelligente ma ribelle, costretto all’ultimo minuto a rimanere a scuola dopo che la madre ha deciso di andare in luna di miele con il nuovo marito. 

Rimasto solo con cinque adolescenti e Mary Lamb (Da’Vine Joy Randolph), la cuoca che ha recentemente perso il figlio in Vietnam, Paul regola severamente le giornate degli studenti, facendosi odiare ogni giorno di più.

The Holdovers, l’ultimissima fatica di Alexander Payne, è stato presentato ad agosto al Telluride Film Festival e poi nel mese di dicembre al Torino Film Festival, e ve lo dico subito, si tratta di uno dei migliori film dell’anno ma soprattutto uno dei più belli del regista di Omaha, che si fa perdonare lo scivolone chiamato Downsizing.

Il film è un omaggio a quel cinema vecchio stile che racchiude nella sua semplicità una quantità indescrivibile di bellezza.

Si nota già dalle prime inquadrature, che ci fanno scoprire i dintorni della Barton Accademy, la voglia smisurata di Payne di farci entrare nel suo mondo, ma allo stesso tempo la necessità di soffermarsi e lasciar respirare le immagini che si susseguono. 

La neve che copre i prati del campus, alcuni studenti che corrono a lezione, un albero mosso dal vento. 

Immagini semplici, è vero, ma che non hanno bisogno di didascalie o voci fuori campo, per farci capire quello che sarà il campo d’azione in cui si muoveranno i nostri personaggi, ovvero un luogo che sembra lontano dal tempo.

Sono passati 19 anni da Sideways, da quell’odissea tra le vigne della California, all’epoca Paul Giamatti dava vita ad un personaggio disilluso e ferito da un divorzio inaspettato, ora, invece, crea sulla sua pelle uno dei professori più odiosi mai visti su schermo, un Paul Hunham che fuma la pipa, cita gli antichi greci e l’impero romano e che non vuole assolutamente diventare amico dei suoi alunni.

Giamatti ci regala una delle sue migliori interpretazioni che lo vedrà sicuramente tra i favoriti ai prossimi premi Oscar.

Dall’altra parte c’è Angus Tully interpretato da Dominic Sessa, qui al suo esordio come attore, uno studente in perenne conflitto con il prof Hunham, un ragazzo come altri, che studia perché deve farlo, e che non sopporta l’idea di passare le vacanze con uno che secondo lui è peggio dei nazisti.

La storia delineata da Alexander Payne è molto semplice, mettere insieme due personaggi che sono uno l’opposto dell’altro, farli collidere e vedere quello che succede.

The Holdovers è la storia di un’amicizia inconsueta che nasce tra le mura di un campus vuoto, silenzioso, è la storia di un vecchio professore troppo radicato alle sue idee retrograde e di un ragazzo che tenta in ogni modo di decifrare quella durezza e scalfire quella corazza che sembra impenetrabile.

C’è una bellissima scena che fa capire quelle che sono le fondamenta di questa pellicola: all’interno di un museo di Boston, il professor Hunham spiega a Angus che ogni forma di ribellione, ogni forma di disgusto e coraggio sono sempre esistiti, ogni generazione crede di aver inventato tutto questo, ma la realtà dei fatti è che non c’è nulla di nuovo nelle esperienze umane, e tutto quello che c’è da sapere è esposto in un museo, sotto i nostri occhi.

Se davvero vogliamo conoscere noi stessi e il presente che viviamo allora dobbiamo ricercare ogni cosa nel nostro passato.

The Holdovers prende spunto da film come “L’attimo fuggente” e “Il club degli imperatori”, prende spunto da quei film degli anni ’70 che raccontavano storie intime e delicate con personaggi iconici che entravano subito nei cuori degli spettatori.

Questo film è come un abbraccio dato ad un amico che non si vede da tanto tempo, un abbraccio che sembra non finire, che scalda corpo e anima.

Un film pieno di malinconia e speranza che commuove, che diverte e che ti lascia senza parole.

Alexander Payne guarda al passato per raccontare il nostro presente e lo fa nel suo modo unico di fare cinema.

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