DI GIOSUE’ TEDESCHI
Questa storia inizia d’estate. Un gruppo di due ragazzi e una ragazza, chissà come si sono conosciuti, passeggia per le strade. Hanno un obiettivo per questa serata: il vecchio aeroporto abbandonato.
Ha chiuso anni fa a causa dei bassi introiti. Così adesso è solo un grande spazio aperto. Una landa piatta e colorata come solo i disegni di un anime possono esserlo. Con il cielo che si tinge di tutti i colori del tramonto, e l’erba che ripete gli ultimi momenti del sole di quel giorno. Ma perché andare in un aeroporto abbandonato? Hanno sentito una leggenda metropolitana su un fantasma. Il fantasma dell’estate. A quanto pare d’estate, in quelle zone, appare il fantasma di una ragazza che si è suicidata un paio d’anni prima. Così naturalmente vogliono vederla.

Sono andati preparati: hanno portato dei fuochi d’artificio. I fuochi d’artificio servono a calmare le anime dei morti, a far capire che non si hanno cattive intenzioni. A convincerli a mostrarsi. Così ne accendono uno. E poi un altro. La sera diventa notte, e ancora nessun fantasma compare. L’ultimo fuoco d’artificio è bruciato per oltre metà, ed eccola li. Una ragazza con un vestito rosso terra, e un pendente verde dolorosamente simile a quello di Violet Evergarden (personaggio di un’altra opera).
Sei tu il fantasma dell’estate?
Già. Ma cosa potreste volere voi, da uno che è già morto?
Già, cosa possono volere tre giovani ben vivi da una che è già morta?
Tomoya Sugisaki era un ragazzo promettente, tutte A. Però poi ha perso la voglia di vivere. Amava disegnare, dipingere, le sue tele erano invidiabili invero. Però ha dovuto abbandonare quella passione e chiudere nel ripostiglio il suo talento. Questo non ha avuto grandi effetti sulla sua salute mentale, né sul suo rendimento scolastico. Tra poco dovrà andare al college, e non sembra che le cose possano migliorare. Nulla suscita più passione in lui.
Aoi, la ragazza, viene bullizzata a scuola. Non passa giorno che qualcuno non le rovesci dell’acqua in testa, gridi insulti spiacevoli, o le attacchi disegni scabrosi nell’armadietto. La vita le sta diventando intollerabile, perché dovrebbe insistere se quel mondo tanto non fa per lei?
Ryou Kobayashi ha ancora 9 mesi, poi non vedrà mai più i fiori di ciliegio.
Satou Ayane, il fantasma, confida a Tomoya di essere visibile solo a coloro che sono a un passo dalla morte.
Poi il fuoco si spegne, e Satou svanisce. Tutti e tre riprendono le loro vite normali, chiedendosi se quel che hanno vissuto quella sera fosse reale.
Tomoya torna all’aeroporto per un secondo incontro. Accende il fuoco d’artificio e lei compare. Lo stacca dal suo corpo fisico e lo porta a volare, per scoprire se per caso non possa fare a meno delle sue preoccupazioni da fantasma. È davvero meglio essere un fantasma che continuare quella vita?

Inevitabilmente tra i due si crea un legame, entrambi si aprono e si raccontano della loro vita. Satou rivela che non si è suicidata, l’hanno uccisa. Sua madre vive da sola dalla sera in cui Ayane è uscita di casa correndo dopo un brutto litigio ed è stata presa sotto da una macchina passata col rosso. L’autista l’ha seppellita da qualche parte per coprire l’incidente. Sua madre ancora aspetta che torni. Ecco perché il fantasma è ancora lì, vorrebbe trovare il suo corpo.
Troverà la valigia con il suo corpo, chi è ancora vivo può disseppellirla. Lei da sola non avrebbe potuto farci niente. Trovata la valigia la morte viene a chiamarla per intero, quasi prende anche Tomoya. Ultimamente ha passato molto tempo come fantasma, che si sia deciso a non restare tra i vivi?
Questo posto è la morte. Qui non c’è niente, ma c’è anche tutto il tuo io.
Si è divertito così tanto da fantasma. Ha trovato un’amica, qualcuno che lo capisse, ha ritrovato la passione per l’arte, ha volato sopra la città. Perché dovrebbe scegliere di continuare a vivere? “La mia vita è un peso, lo so. Ma non è ancora finita“.
È così semplice. Seppure sia insostenibile, è la mia. La mia vita. E non è ancora finita. Tutte le cose passano. Nel frattempo si può trovare sollievo nel prendere le decisioni per sé stessi. Saranno le migliori decisioni? Certo che no. Ma saranno tue.
Aoi comincia a rispondere ai bulli. Non che questo cambi nulla in loro; ma lei scopre di non essere obbligata a subire senza far nulla. Ryou li saluta all’aeroporto, dopo nove mesi. Non essendo familiari non sono potuti andare a trovarlo in ospedale. “Tomoya, Aoi, vivete le vostre vite al meglio“.
Una storia triste ma non strappalacrime. Se per qualche assurdo motivo sei riuscito, dopo averlo visto, a non amare i colori, sicuramente avrai amato le musiche. Devo vedere se esiste una playlist delle canzoni di questo breve film.

