«La vita è sogno» di Pedro Calderón de la Barca

DI EDOARDO VALENTE

Presto o tardi capita a tutti di interrogarsi sulla natura della realtà in cui viviamo.

Ma arriviamoci per gradi.

Sarà capitato ad alcuni di sentire la storia di quei due giovani pesci che nuotano tranquilli, finché non li raggiunge un pesce più anziano che chiede “com’è oggi l’acqua?”, e loro stupiti rispondono: “cos’è l’acqua?”.

Se due persone camminano tranquille e arriva una terza a chiedere “come va la vita?”, fortunatamente nessuno risponderebbe “cos’è la vita?”.

Questo è già un passo avanti, ma se continuiamo a compararci ai pesci, e ci domandiamo cosa sia l’acqua che ci circonda, altre domande potrebbero sorgere, ad esempio: ma siamo nel mare o siamo in un lago? O peggio: e se fossimo convinti di nuotare in mare aperto, mentre in realtà siamo chiusi in una vasca?

Le domande su quale sia il grado di realtà della vita in cui siamo immersi, per qualche motivo, hanno da sempre caratterizzato l’essere umano.

Dalla caverna di Platone a Matrix, l’idea che possa esistere una realtà oltre la realtà ha affascinato l’immaginazione di tutti, soprattutto perché si spera (e forse ci si illude) di poterne in qualche maniera uscire. Come Truman nel Truman Show

Un giorno, di punto in bianco, arrivi al fondo dell’orizzonte e scopri che non prosegue, che è finto. 

Quindi qualcuno, alla domanda “come va la vita?” potrebbe davvero chiedersi “cos’è la vita?”, e difficilmente arriverebbe ad una risposta concreta.

Per Pedro Calderón de la Barca la vita è sogno.

Cosa significa?

Per arrivare a capirlo, è necessario avere un’idea generale di quella che è la sua celebre opera teatrale La vida es sueño

La trama non è semplice, anzi, quasi inutilmente contorta, ma la si può riassumere in alcuni concetti chiave.

Il protagonista è il principe Sigismondo, che fin dalla nascita è confinato in una torre, condizione che non lo ha di certo reso una persona allegra, al punto da fargli maledire il giorno in cui venne alla luce. Come dargli torto?

Ma perché si trova lì?

Colpa del padre, un re che al momento della nascita del figlio, prevede che egli diventerà un sovrano sanguinario, e per evitarlo gli riserba questo trattamento speciale.

Finché non vuole metterlo alla prova, in una maniera estremamente contorta.

Vuole rivelare a Sigismondo che è il principe, per poi vedere come avrebbe regnato. E se le cose fossero andate male, lo avrebbe addormentato, facendogli credere che fosse tutto un sogno.

Vi risparmio i dettagli: ovviamente le cose vanno male. Anche qui, come nel caso di Edipo, siamo davanti ad una profezia autoavverante: se rinchiudi una persona per una vita in una torre, come ti aspetti che sappia fare il re?

La parte interessante è nella vicenda del povero Sigismondo. Egli crede che il suo breve periodo da sovrano sia stato un sogno, ma era talmente vivido che ciò non gli permette più di comprendere la differenza tra la realtà e il sogno.

Ed ecco che arriva la realizzazione: tutta la vita è sogno.

E cos’è un sogno? Nient’altro che un sogno

È nulla.

Con il tragico monologo che chiude il secondo atto dell’opera, il principe Sigismondo giunge alla più amara, e veritiera, delle conclusioni.

Eppure, non tutto finisce qui, con queste parole che sono aria, pronunciate da persone che non esistono e che sognano di esistere.

Di fronte allo sconforto che può assalirci nell’aver ormai compreso che la vita è illusione e che nulla esiste all’infuori di essa, allora cosa cambia nella nostra esistenza?

Se anche noi, fin dal momento della nascita, non viviamo, ma sogniamo di vivere, e cessiamo di farlo solamente nel momento della morte, allora questo sogno, nonostante sia sogno, è l’intera nostra vita. 

Non sappiamo se ad un certo punto ci sveglieremo, sappiamo solo di poter vivere solamente ciò che stiamo vivendo.

Nonostante il pessimismo di fondo che permea l’opera, il messaggio finale è positivo, rassicurante. Non si spera in un’illusione, né si dispera di fronte ad essa: si vive ciò che si sta vivendo, senza che l’idea del nulla ci attanagli.

Scrisse Marco Aurelio: “Nessuno vive altra vita se non quella che sta perdendo, né perde altra vita se non quella che sta vivendo”.

Null’altro importa. Potrebbe anche essere tutto un sogno, ma non lo potremo mai sapere, e va bene lo stesso. 

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