DI ELODIE VUILLERMIN
Con questo film si entrò nel Rinascimento Disney, l’epoca in cui lo studio d’animazione si risollevò finalmente dalle sue ceneri e tornò a produrre film di grande successo sia critico che commerciale. Il merito fu di Jeffrey Katzenberg, all’epoca direttore della sezione cinematografica della Walt Disney Pictures.
La sirenetta si ispira a una fiaba pubblicata nel 1837 da Hans Christian Andersen, poeta e scrittore danese famoso per opere quali La principessa sul pisello, I vestiti nuovi dell’imperatore, Il brutto anatroccolo o La piccola fiammiferaia. E quella fiaba era molto più cupa e triste rispetto al famoso classico Disney, nonché priva di lieto fine.

In originale la Sirenetta non ha un nome. Vive negli abissi con il padre (il Re del Mare), la nonna e le cinque sorelle maggiori. A 15 anni, come da tradizione nel suo mondo, le viene concesso di nuotare fino alla superficie: è in questo modo che entra in contatto con il mondo degli umani e conosce un bellissimo principe al comando di una nave, di cui si innamora all’istante. Quando la nave naufraga a causa di una tempesta, la Sirenetta salva la vita al principe e lo riporta a riva, ma siccome lui ha perso conoscenza non può vedere chi lo ha salvato.
La Sirenetta vorrebbe poter diventare umana per stare al fianco del suo principe. Quindi si rivolge alla Strega del Mare, che le dà una pozione per trasformarsi, ma in cambio pretende un pagamento. E qui le cose iniziano a farsi grottesche. La Sirenetta di Andersen non perde solo la voce, ma direttamente la lingua, che le viene mozzata dalla Strega. Inoltre, una volta presa la pozione, non potrà più tornare a essere sirena: deve per forza riuscire a sposare il principe se vuole diventare umana, altrimenti, se lui dovesse innamorarsi di un’altra donna, la Sirenetta diventerà schiuma di mare il giorno dopo le nozze.
Una volta bevuta la pozione, la sirena va sulla terra e incontra il principe. Tra i due c’è attrazione, che però non diventa vero amore, perché la protagonista non può parlare e quindi esprimersi. Non solo, per lei camminare sulla terra è molto doloroso: se l’Ariel disneyana è soltanto un po’ goffa, quella della fiaba di Andersen soffre costantemente, poiché a causa della pozione a ogni passo le sembra di camminare su lame di coltello.
Un giorno il principe va in un regno vicino a cercare una potenziale moglie, incontra una ragazza che scambia per quella che lo ha salvato e se ne innamora, annunciando le imminenti nozze con lei. Questo spezza il cuore alla Sirenetta, che non solo deve assistere al matrimonio del suo uomo con un’altra e fingersi contenta, ma è anche costretta a ballare e sentire dolore mentre lo fa. Per aiutare la Sirenetta, le sorelle vanno dalla Strega del Mare e ottengono da lei un pugnale magico in cambio dei loro capelli. Se la protagonista riuscirà a uccidere il principe con quel pugnale e a bagnarsi i piedi nel suo sangue entro l’alba, tornerà a essere una sirena. Ma lei, troppo innamorata del principe, all’ultimo istante rinuncia a ucciderlo e si lascia scomparire nel mare, diventando spuma. Per questo suo atto di bontà, anziché morire viene accolta tra le figlie dell’aria, esseri invisibili agli occhi degli altri, e le viene concessa una possibilità: se compirà trecento anni di buone azioni, avrà il diritto di ottenere un’anima e ascendere al Paradiso. Per ogni bambino buono che troverà, avrà un anno di attesa in meno; viceversa, ogni bambino cattivo la farà piangere e ogni lacrima allungherà di un anno il tempo di attesa.

Come avete visto, in originale Andersen non ha dato un nome ai suoi personaggi. Per la Disney era necessario che i bambini avessero dei nomi a cui affezionarsi, per questo la Sirenetta diventa Ariel, il Re del Mare viene chiamato Re Tritone e la Strega del Mare acquisisce il nome Ursula. Inoltre vengono aggiunti personaggi come il granchio Sebastian, il gabbiano Scuttle e il pesce Flounder.
L’Ariel disneyana è fin da subito sinceramente innamorata del principe. Nella fiaba, invece, l’amore passa in secondo piano e il motivo per cui vuole sposare quell’uomo è un altro: in quanto sirena, normalmente è destinata a diventare schiuma di mare una volta raggiunta la soglia dei 300 anni di età, ma sposando un umano si trasformerebbe in umana a sua volta, acquisendo un’anima e quindi la vita eterna.
Tra l’altro l’Ariel originale non ha la mania di raccogliere e collezionare oggetti umani caduti in mare dopo i naufragi, quello è l’hobby delle sue sorelle. Lei si limita a possedere una sorta di giardino subacqueo con una statua di marmo al centro.
Nel classico animato il mondo della superficie è visto come pericoloso e gli umani sono considerati dei mostri assassini, per questo Re Tritone vieta alla figlia di esplorarlo ed entra più volte in contrasto con il carattere ribelle di lei. Ma nella fiaba visitare la superficie è più che normale, anzi, le sirene sono libere di farlo una volta compiuti i 15 anni. Tra l’altro, è la nonna a preparare personalmente le sue nipoti a questo evento. Se Ariel va a esplorare la superficie per il suo desiderio personale, le sue sorelle non sono altrettanto interessate, preferendo restare in mare.
Le sorelle di Ariel hanno un ruolo molto più centrale nella fiaba. Sono infatti loro a indirizzare la sirena dalla Strega del Mare e a chiedere aiuto a quest’ultima quando Ariel non riesce a conquistare il cuore del principe. Tra l’altro il loro passatempo principale è attirare i marinai con il loro canto in mare aperto per farli annegare.
Anche la nonna, personaggio assente nel film, ha un ruolo importante, dato che è lei a raccontare ad Ariel le storie del mondo oltre la superficie. Ed è sempre lei a spiegarle come ottenere un’anima immortale.
Un aspetto che nel classico Disney non viene citato è che Ariel, al raggiungimento della maggiore età, va incontro a un rito di passaggio alquanto brutale: le ostriche le si conficcano nella coda, causandole costanti dolori necessari per temprare il suo carattere.
Il principe è un pessimo esempio di uomo, che tratta Ariel più come un animale domestico o una bambola, tanto che la fa dormire ai piedi del letto e la chiama “la mia trovatella”. In più finisce per sposare un’altra ragazza. Per la Disney diventa un uomo che, dopo l’iniziale momento in cui viene fregato da Ursula, si dimostra disposto a tutto pur di stare con Ariel e uccide Ursula con il relitto di una nave.

L’equivalente fiabesca di Ursula, la Strega del Mare, non è una figura malvagia e aiuta Ariel nel suo obiettivo senza trarne alcun profitto personale. Nella Disney, invece, Ursula intende vendicarsi di Re Tritone, che l’ha esiliata tempo prima, e arriva a sfruttare Ariel pur di riuscirci. Non solo, per impedire che Ariel riesca a sposare il principe si trasforma in una ragazza umana, Vanessa, per far innamorare l’uomo di lei con la voce rubata ad Ariel, laddove in originale Vanessa è una semplice umana senza nome di cui il principe si innamora e che alla fine sposa.
L’accordo con Ursula è stato cambiato nel film Disney. La Strega del Mare in originale strappa l’intera lingua ad Ariel e aggiunge una clausola al patto: la sirena morirà se non dovesse far innamorare di sé il principe. Nel classico d’animazione le porta via solo la voce e le fa firmare una clausola secondo la quale, se non riesce a farsi dare dal principe un bacio di vero amore entro tre giorni, tornerà a essere una sirena e apparterrà per sempre a Ursula.
Infine, ovviamente, il lungometraggio animato aggiunge il lieto fine, con le nozze tra Ariel e il principe.
Ma non avete ancora visto il meglio di quest’articolo. La fiaba di Hans Christian Andersen si ispira a una faccenda molto più personale di quanto possiate immaginare.
Lo scrittore si era innamorato dell’amico Edvard Collin, figlio di Jonas Collin, il suo protettore ufficiale e direttore del Teatro Reale di Copenaghen. Scriveva lunghe lettere a Edvard, in cui descriveva le sue idee, le sue emozioni e allegava i suoi racconti; ma lui, stufo di questa corrispondenza indesiderata, cercò di mettervi fine scrivendo in una missiva, come riportato dal sito letterario Lithub, questo suo pensiero: “Scrivete troppo. Avete una produttiva deplorevole”. Poco dopo fu annunciato il matrimonio tra Edvard e una donna, Henriette. Il giovane Hans ne rimase scioccato e in preda alla disperazione scrisse una dichiarazione d’amore a Edvard, che per tutta risposta lo definì “un degno amico”. Qui di seguito la replica furente di Hans:
Perché mi chiami il tuo “degno amico?” Non voglio essere degno! Questa è la parola più insipida e noiosa che potresti usare. Qualsiasi sciocco può essere definito degno!…. Ho il sangue più caldo di te e di metà di Copenhagen. Edvard, mi sento così infuriato per questo tempo schifoso! Desidero anche te, scuoterti, vedere la tua risata isterica, poter andarmene, insultato, e non tornare a casa da te per due giorni interi.
A seguito di questa delusione d’amore, Andersen si ritirò nell’isola di Fyn e scrisse La sirenetta. La protagonista è a tutti gli effetti il suo alter ego: come lei, alla fine voleva solo essere amato da qualcuno di speciale, un qualcuno che però veniva da un mondo troppo diverso dal suo, e non aveva voce per potergli esprimere liberamente ciò che provava. E tutto questo in un’epoca in cui l’amore omosessuale era considerato improprio, per nulla normale. Molto tempo dopo Edvard, in un libro di memorie redatte in tarda età, confessò di non essere mai stato davvero conscio del dolore che ha provocato all’amico Hans e di aver contribuito lui stesso a farlo soffrire, poiché sapeva della passione struggente di Andersen ma fingeva di non accorgersene.
Esiste inoltre una lettera, datata 1835, che pare sia l’incipit de La sirenetta e fu inviata a Edvard assieme a una copia della fiaba, in un ultimo disperato tentativo di conquistarlo. Qui di seguito il testo, come riportato sul sito letterario Lithub:
Se guardassi fino in fondo alla mia anima capiresti appieno la fonte del mio desiderio e mi compatiresti. Anche il lago aperto e trasparente ha le sue profondità sconosciute che nessun subacqueo conosce. Laggiù, suggerì, c’erano le sirene che non osano, o non possono, pronunciare i loro nomi le enormi tartarughe marine dei secoli passati, i naufragi addormentati, le lanterne dei leviatani che vivono nell’oscurità, le strane bellezze del sé che solo un coraggioso subacqueo può scoprire.
Nonostante i toni grotteschi e deprimenti, la fiaba è diventata molto popolare, al punto che tutt’oggi in Danimarca, nel lungomare di Copenaghen, si può trovare una statua di bronzo dedicata alla Sirenetta. Senza dimenticare le molteplici opere cinematografiche, teatrali e musicali che essa ha ispirato.


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