Otherside, capitolo 35: Tarzan

DI ELODIE VUILLERMIN

Capolavoro a livello di trama e con una colonna sonora da paura (e qui il merito va alla grandezza di Phil Collins), Tarzan è un altro di quei film che hanno segnato il Rinascimento Disney. Al giorno d’oggi si classifica come il decimo maggior incasso di sempre.

E da cosa è tratto? Dal libro Tarzan delle Scimmie di Edgar Rice Burroughs. Il tutto comincia nel 1888. A causa di un ammutinamento da parte del suo equipaggio, John Clayton Greystoke e la moglie incinta Alice si ritrovano sperduti sulle coste dell’Angola e lì la donna partorisce un bambino. E già qui le divergenze con il film sono evidenti, perché in quella versione la coppia sbarca in Africa con una scialuppa dopo essere scampata all’incendio della nave su cui si trovava; tra l’altro il loro figlioletto era già nato.

(L’autore, Edgar Rice Burroughs)

Un anno dopo Alice muore per cause naturali e Lord Greystoke viene ucciso da Kerchak, capobranco delle scimmie della foresta, desideroso di vendicare i compagni caduti sotto i colpi di fucile dell’uomo. Il neonato umano, a cui viene dato il nome Tarzan (traducibile come “Pelle Bianca” nella lingua delle scimmie) viene invece salvato da Kala, per rimpiazzare il cucciolo che ha perso a causa di Kerchak: durante l’attacco d’ira di quest’ultimo, Kala ha rischiato di essere uccisa da lui e nella fuga per la salvezza ha fatto cadere per sbaglio il figlioletto, che si è sfracellato al suolo. Una grande differenza con il classico Disney, dove il responsabile delle uccisioni, sia del cucciolo di Kala che dei genitori di Tarzan, è il leopardo Sabor (nome con cui, in originale, Tarzan si riferisce a una leonessa).

Tarzan cresce tra le scimmie, che per l’autore non sono gorilla, ma appartengono a una specie inventata, i Mangani (grandi scimmie nella traduzione italiana). Dimostra una notevole capacità di adattamento, come quando impara d’istinto a nuotare per sfuggire all’assalto di una leonessa. Grazie agli abbecedari e ai libri illustrati che erano nella capanna dei genitori, impara negli anni a leggere e scrivere l’inglese, ma non a parlarlo. In tutto questo Tublat, marito di Kala (ruolo che nel film animato era ricoperto da Kerchak), non accetta l’umano come suo figlio e cerca di farlo fuori a sua volta; dal canto suo Tarzan ricambia appieno quell’odio e non perde occasione per provocare Tublat, a costo di farsi rimproverare o attirare su di sé altro astio.

L’Uomo Scimmia impara anche a combattere con un pugnale e con quell’arma uccide uno scimmione di grandi dimensioni, rischiando la vita nel frattempo. In un’altra occasione uccide Tublat e, una volta adulto, fa lo stesso con Kerchak in una lotta per il comando, e così diventa il nuovo Re delle Scimmie. In generale, per Burroughs, i gorilla non sono rappresentati in versione family friendly, ma sono bestie feroci, che spesso si lasciano trascinare dalla collera, partecipano a orge violente e divorano le scimmie di tribù rivali. Ogni tanto viene citato anche l’elefante Tantor, ma non appare mai effettivamente.

Un giorno Kulonga, il figlio di Mbonga, leader di una tribù di cannibali, uccide Kala con una freccia. Tarzan, furioso, impicca Kulonga a un ramo per vendetta; forse è a questa scena che la Disney si è ispirata per la morte di Clayton. Non solo, Tarzan causa problemi di ogni tipo ai cannibali: ruba le loro armi avvelenate, li provoca, li uccide e li spaventa facendo cadere teschi umani o cadaveri dall’alto, al punto che la tribù crede di aver scatenato l’ira di una qualche divinità della giungla.

Nel 1909 arriva nella foresta africana Jane Porter, un’esploratrice americana (non inglese come nel film animato) accompagnata dal padre, la serva Esmeralda, Mr. Philander e il cacciatore Clayton, che fa di nome William. Tarzan entra in contatto con loro per la prima volta quando, dopo aver dimostrato la sua supremazia contro il suo rivale Terkoz, lascia la tribù di scimmie per cercare altri umani come lui, e gli salva la vita da alcuni animali. Per aiutare il gruppo di naufraghi, che è stato abbandonato lì dall’equipaggio che si è rivoltato contro di loro (quindi non si trova lì per una spedizione), gli porta del cibo in segreto. A furia di osservarla da lontano, inoltre, si innamora di Jane e le scrive delle lettere.

E poi Clayton si rivela essere l’antagonista principale e incasina tutto, penserete voi. Invece no. Se nel classico Disney era un bracconiere avido e senza scrupoli, che ha seguito i Porter solo per poter scoprire il covo dei gorilla e sfruttare gli animali a fini economici, nel libro è un personaggio positivo, si comporta come un amico sincero nei confronti di Tarzan ed è molto rispettoso nei confronti di Jane. In generale non ci sono molti antagonisti umani nel romanzo originale, ma sono perlopiù animali: Kerchak è molto distante dal ruolo di padre severo ma di buon cuore che la Disney gli ha affibbiato; oltre a lui ci sono i leoni, Sheeta il leopardo, Tublat e suo figlio Terkoz (che nel film animato è stato trasformato in Terk, l’amica gorilla di Tarzan).

A un certo punto del libro Jane viene rapita da Tekroz, scacciato dalla tribù di scimmie per la sua prepotenza e desideroso di vendetta. Tarzan uccide il rivale e salva Jane, portandola nel suo rifugio personale. All’inizio la giovane è impaurita da lui, ma pian piano si sente più sicura in sua presenza, fino a rimanerne affascinata.

Poco dopo arriva la nave dell’ufficiale francese Paul D’Arnot, che rappresenta per i naufraghi una speranza di poter tornare in patria. I militari francesi partono per salvare Jane, ignari che lei sia già sana e salva, ma finiscono per scontrarsi con la tribù di cannibali di Mbonga e D’Arnot viene catturato e torturato. A salvarlo è Tarzan, che informa l’uomo delle condizioni di Jane e si prende cura di lui finché non si riprende. Per ringraziarlo, D’Arnot gli insegna il francese. Non solo, in pochi mesi Tarzan impara anche a parlare l’inglese e si adegua agli usi e ai costumi dell’uomo civilizzato (come mangiare con coltello e forchetta). Nella versione Disney, invece, è Jane a insegnare a Tarzan il linguaggio e le usanze tipiche degli umani.

Nel finale Tarzan va negli Stati Uniti per seguire Jane, la salva da un incendio e la libera da un matrimonio non voluto con un anziano affarista. Ma proprio quando si dichiara disposto a sposarla, lei decide di legarsi in matrimonio a Clayton, che a sua insaputa è cugino di Tarzan. Come mai? È stata costretta? Minacciata? No, è stata una scelta consapevole. Semplicemente aveva paura di Tarzan, pur provando amore per lui. Nel frattempo, grazie ad alcune ricerche condotte da D’Arnot, è stata dimostrata la parentela che lega Tarzan a Lord Greystoke, quindi l’Uomo Scimmia può reclamare per sé le ricchezze che Clayton sta per ereditare al posto suo, ma decide di tacere la verità per il bene di Jane.

Lo so, è un po’ deprimente come conclusione, rispetto al lieto fine disneyano. Ma trattenete le vostre lacrime: le avventure dell’Uomo Scimmia non finiscono qui. Tarzan delle Scimmie è solo il primo romanzo di un ciclo letterario composto da ben 24 libri, di cui otto mai tradotti e uno pubblicato postumo.

Ne Il ritorno di Tarzan, secondo capitolo della saga, l’Uomo Scimmia diventa un agente segreto al servizio del conte de Coude e i suoi nemici principali sono Nikolas Rokoff e il suo tirapiedi Paulvitch. Mentre indaga su un certo tenente Gernois, sospettato di tradimento, conosce Hazel Strong, amica d’infanzia di Jane, e ha occasione di rivedere sia Jane che Clayton quando questi naufragano di nuovo sulle coste africane. Pur salvando la vita ai suoi vecchi amici in più di un’occasione, crede ancora che Jane sia legata a Clayton, quando in realtà il loro rapporto si sta sfaldando e non c’è più un vero sentimento tra i due. Alla fine Clayton rivela a Tarzan di essere suo cugino e gli affida Jane poco prima di morire di malattia. Nel finale l’Uomo Scimmia si sposa finalmente con la sua amata. Dall’unione con lei ha un figlio, Jack (noto come Korak tra le scimmie della giungla), il quale diventa protagonista di alcune storie successive.

I libri seguenti tireranno in ballo nuovi nemici e situazioni sempre più assurde e complesse, con l’autore che inventa sempre nuove scuse per trascinare Tarzan o la sua famiglia nella giungla (perché in fondo è quello il mondo che lo ha forgiato). Dapprima Tarzan e gli altri protagonisti hanno a che fare con cannibali, templari, branchi di scimmie intelligenti, militari, belve feroci, popoli di città perdute o antiche civiltà, esploratori e simili. Insomma, le classiche cose che potresti aspettarti da una serie di romanzi d’avventura ambientati in Africa a cavallo tra Ottocento e Novecento.

Le cose cominciano a prendere una piega assurda quando appaiono i comunisti sovietici, una droga che dona l’immortalità, uno scienziato pazzo a capo di una città di gorilla parlanti, gli uomini formica, i dinosauri, una razza perduta in possesso di forti poteri mentali, gli uomini leopardo, uno sciamano che rende Tarzan immortale, un uomo vittima di allucinazioni che è convinto di essere l’Uomo Scimmia e così via. Addirittura Tarzan è coinvolto in un’avventura ambientata in un continente nel centro della Terra che è abitato da creature preistoriche. Una volta perde la memoria a seguito di un terremoto e una sacerdotessa tenta di approfittare della cosa per sedurlo e farlo suo. No, non sto delirando. Vi assicuro che è tutto vero.

C’è spazio perfino per qualche scena satirica nei libri di Burroughs, come quando una crew di Hollywood prova a girare un film su Tarzan nella giungla in cui egli vive, ma con un attore che, per quanto identico a lui nell’aspetto, non è per niente coraggioso. E dopo tutto questo Tarzan si reca a Hollywood per fare un’audizione per il ruolo dello stesso Uomo Scimmia, ma viene giudicato inadatto come protagonista.

Purtroppo il ciclo di Tarzan, essendo così corposo, soffre del problema che può capitare a tutte le serie composte da tanti (e troppi) capitoli: la ripetitività di alcuni temi e situazioni. Resta però innegabile che il primo romanzo ha avuto un successo incredibile e ha dato vita a un personaggio iconico, conosciutissimo e molto amato.

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