Merlí: Sapere Aude — Merlì, ‘ndo sì finit?

DI GIOSUE’ TEDESCHI

La filosofia non ha alcun riscontro nella vita reale.

La serie Merlí: Sapere Aude partiva con delle buone, anzi ottime premesse. È ambientata in un’università di filosofia.

E tuttavia nonostante le ottime carte che aveva in mano è riuscita a fare un disastro. 

Della lezione de La casa di carta ha imparato solo la parte dove dice che lo spirito degli spagnoli è focoso, e dovrebbe essere rispecchiato nelle loro serie. Nient’altro.

Il risultato è una storia superficiale. Dov’è la trama? Dove sono i personaggi? Coinvolgere chiunque in una relazione sentimentale con qualche altro personaggio non è dare profondità al personaggio né renderlo vicino agli spettatori. 

Nella storia seguiamo Pol Rubio che studia filosofia al primo anno e si deve integrare nell’ambiente universitario. Conosce altri ragazzi e ragazze che studiano con lui e litiga con la maggior parte di loro per un motivo o per un altro. Non succede nient’altro.

La sua motivazione per studiare filosofia è che vuole diventare come il suo insegnante di filosofia delle superiori, Merlí Bergeron, che ha molto ammirato.

Sfortunatamente in questa serie non troviamo nulla di Merlí. Scopriamo all’inizio del primo episodio che è morto nei mesi precedenti – certo per un personaggio così importante qualche flashback potevano anche concedercelo ma hanno preferito evitare.

Una serie che lascia molto a desiderare.

Avrei dovuto apprezzare i dibattiti filosofici a inizio episodio, le lezioni di filosofia che tengono e che in teoria dovrebbero essere un po’ una guida per il resto dell’episodio? Avrei voluto, se solo mi avessero dato un motivo per farlo!

Sono così superficiali da sembrare vuoti, non entrano in nessuna vera riflessione. Veloci, occupando a malapena il 5% dell’episodio. Isolati, in quanto nessun personaggio nel resto dell’episodio sembra aver ascoltato quello che veniva detto. 

La filosofia non solo non è una guida per la vita dei personaggi ma neanche un leitmotiv che provochi situazioni ricorrenti. Davvero, che fine ha fatto?

Avevamo un bel professore delle superiori, che appare al protagonista nel primo episodio; il suo mentore viene da pensare. Colui che l’ha fatto appassionare alla filosofia e lo guiderà anche in futuro, lo supporterà nei momenti difficili. 

No, nulla di tutto questo. È morto già nel primo episodio e non torna più nel resto della serie. Davvero? Ci parli così tanto di questo grande personaggio che ha avuto un così grande impatto sul protagonista da fargli amare la filosofia e addirittura da convincerlo ad iscriversi all’università, e poi compare per 5 minuti nel primo episodio e basta? 

Dov’è la sua grandezza? Perché non mostrarla invece di parlarne e basta? Così sembra solo una debole scusa perché il protagonista si iscriva a filosofia. 

Complimenti anche all’amico ricco, che non diventa niente di più che l’amico ricco per tutta la serie, infilando una sciocchezza dopo l’altra e non ottenendo nessun risultato se non quello di risultare insopportabile a tutti, sia nella serie che a casa. 

Cosa mi rappresenta di preciso? Ah, lo so. Il contrasto con gli altri poveri filosofi, la differenza nello stile di vita che si riflette nella differenza delle idee nei dibattiti universitari. Certo ecco chi è, un’importante voce fuori dal coro. 

Eccetto che non parla mai se non per dire banalità estreme. Quale sarebbe il suo contributo allora esattamente?

Poi abbiamo la ragazza argentina che gli va dietro. Sempre sul punto di essere cacciata perché, non potendo pagare l’università, deve affidarsi alla borsa di studio. 

Apprezziamo la critica ai costi delle università private, detto questo anche qui non possiamo che chiederci: perché? 

Perché esiste questo personaggio? Che contributo dà alla storia? Perché va dietro al riccone? Anche qui rimarremo senza una sola valida risposta.

Senza dilungarmi oltre, c’è un mucchio di personaggi senza scopo che compie azioni senza un fine, semplicemente per far passare un anno universitario e arrivare a un’altra “festa di fine anno“, che pare ci debba essere sempre e comunque, quasi facesse parte del regolamento di Netflix sulle serie per ragazzi.

Che salti mortali non fanno per avere la festa anche senza la scusa del prom! 

Anzi non ne fanno neanche uno, semplicemente dicono che c’è la festa – perché disturbarsi a trovare un motivo.

Come si fa a costruire una serie tv senza motivo e senza scopo, senza un briciolo di contenuto ma comunque lunga due stagioni da otto episodi? 

Beh, ecco come. 

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