DI ELODIE VUILLERMIN
Con La principessa e il ranocchio siamo nell’epoca Disney conosciuta come Revival, ossia quella che cercava di riportare in vita ciò che lo studio di animazione aveva di buono negli anni ’90: quindi il successo dei suoi film si basava sulla nostalgia. Il nuovo direttore creativo in quell’epoca era John Lasseter, a capo sia dei Walt Disney Animation Studios sia della Pixar.
In questo articolo vi farò conoscere la vera ispirazione dietro uno dei miei film Disney preferiti in assoluto. La fonte è The Frog Princess (in italiano Incantesimi, baci, ranocchi & principesse), fiaba umoristica di E.D. Baker. La protagonista Emeralda, detta Emma, è una principessa che odia il suo status sociale: non le piace vestirsi elegante, rispettare l’etichetta reale o la routine dei nobili in generale. È molto goffa e il suo tratto distintivo è la risata, simile al raglio di un asino. La madre sta sempre a bacchettarla su cosa una principessa deve o non deve fare. Solo la zia Grassina, una strega benigna, la apprezza per ciò che è.
Un giorno Emma scopre che il principe di un regno vicino, Jorge, un uomo pieno di sé e noioso, è venuto in visita al suo castello. Disgustata dalla sua presenza, fugge verso la palude e qui incontra un ranocchio, in realtà un principe di nome Eadric, ridotto a vivere con quelle sembianze a causa della maledizione della strega Mudine, che egli aveva offeso. I due si punzecchiano un po’ finché Eadric viene a sapere che Emma è una principessa, così si scusa con lei e le chiede di baciarlo, convinto che in quel modo l’incantesimo si sarebbe spezzato. Emma rifiuta, lascia Eadric da solo e si reca a casa della zia, la quale le dice che ha il talento per diventare una strega come lei, anche se la fanciulla non si sente pronta a esserlo.

Il giorno dopo Emma è sconvolta nell’apprendere che sua madre intende ufficializzare le nozze tra lei e Jorge, così scappa verso la palude, suo rifugio segreto, e qui incontra di nuovo Eadric, che le propone di baciarlo. Stavolta lei accetta, ma Eadric non torna umano; al contrario, è Emma a trasformarsi in una rana. Per consolarla, Eadric la aiuta a muoversi come una rana e ad accettare l’idea di dover mangiare insetti. Dopodiché i due decidono di partire per un viaggio alla ricerca di Mudine, per chiederle di riportarli alla normalità; per tutto il tragitto sono inseguiti da un cane.
Una volta raggiunto il luogo in cui Eadric insultò Mudine tempo fa, vi trovano una vecchia e brutta donna, che però non è la persona che stanno cercando, bensì Vannabe, una strega che tenta di essere tale ma non sa usare alcuna magia. Ha usurpato da tempo la casa e gli oggetti di Mudine e cattura le due rane parlanti, con l’intenzione di tagliare via le loro dita e la loro lingua per ricavarne una pozione che la renderà eternamente bella. Ma Eadric ed Emma riescono a liberarsi e a fuggire grazie agli animali tenuti prigionieri in quella casa, i quali riferiscono che Mudine è scomparsa tempo fa e non sanno dove si trova.
Eadric suggerisce allora a Emma di chiedere aiuto a sua zia. I due vengono accompagnati lungo la strada dal pipistrello L’il Stinker e dal serpente Fang, che si separa dal gruppo una volta riunitosi con la sua amata, Clarise; durante il viaggio hanno modo di conoscersi meglio e legano sempre di più. Una volta raggiunta la casa di Grassina, questa spiega alla nipote che, nel momento in cui ha baciato Eadric, stava indossando un braccialetto magico con il potere di invertire gli incantesimi; quel monile è un regalo che Grassina le aveva fatto tempo fa per proteggerla dalle maledizioni di un’eventuale strega cattiva. Eadric ed Emma, per tornare umani, devono baciarsi mentre Emma indossa il bracciale.
Siccome una lontra aveva rubato il braccialetto poco prima, i due devono tornare alla palude per riprenderselo. Grassina li accompagna per un po’, ma oltre un certo punto non può procedere, a causa di una maledizione ereditaria legata ai fiori, che aveva sempre finto essere una banale allergia. Il cane di prima torna a inseguire Eadric, lasciando Emma a confrontarsi da sola con la lontra; per fortuna la giovane riesce a riprendersi il bracciale convincendo la lontra di essere una fata (facendo arrabbiare anche la vera fata della palude, che però la perdona), e una volta indossato il monile dà a Eadric il bacio che li riporta alle loro sembianze umane. Anche il cane, che era sul punto di azzannarli, si trasforma e rivela di essere il cavallo di Eadric, vittima a sua volta della maledizione di Mudine. Il gruppo si ricongiunge con Grassina e con la lontra, che si scopre essere Haywood, il fidanzato scomparso della zia, vittima di un’ennesima maledizione, lanciata tempo fa dalla madre di Grassina che non approvava l’unione. Le due coppie di innamorati decidono di partire per convincere i rispettivi genitori che hanno trovato la loro metà ideale.
Le somiglianze con il film Disney del 2009, come potete notare, sono molte. Ma al posto di uno stregone c’è una strega, o meglio più di una. I compagni di viaggio dei protagonisti non sono un alligatore e una lucciola, ma un pipistrello e un serpente. E la principessa resta tale dall’inizio alla fine, laddove Tiana comincia come un’umile cameriera e diventa principessa solo quando sposa Naveen.
The Frog Princess si ispira, a sua volta, alla fiaba tradizionale europea Il principe Ranocchio o Enrico di Ferro. La prima edizione risale al 1812, ma la versione più nota della storia è il frutto della settima edizione, quella curata dai fratelli Grimm (era da un po’ che non si sentiva il loro nome in questa rubrica, vero?).

In questa storia, un re ha tante belle figlie, ma la più giovane supera in bellezza le altre. Questa principessa è solita giocare con una palla d’oro nei pressi di una sorgente nel bosco vicino al castello, ma un giorno la palla le cade in acqua e sprofonda, così lei si mette a piangere. Un ranocchio le si avvicina e la consola, offrendosi di recuperare la palla, ma chiede cosa potrà avere in cambio del favore. La principessa gli offre i suoi vestiti, i suoi gioielli e pure la sua corona, ma il ranocchio risponde che non ne ha bisogno. Le chiede invece di poter essere suo amico e compagno di giochi, starle accanto per sempre in ogni momento, sedere con lei alla sua tavola, mangiare e bere in sua compagnia e dormire nel letto con lei. La principessa promette che sarà così, ma in realtà non ha alcuna intenzione di tenere fede al patto, e torna di corsa al castello una volta riavuta la palla.
Il giorno dopo, mentre la principessa sta mangiando con suo padre, la rana viene a bussare alla sua porta e le ricorda il patto stabilito. Lei non vorrebbe aprirgli, ma il re la convince a farlo, asserendo che ogni promessa va mantenuta. Così la fanciulla, controvoglia, fa salire il ranocchio fin sulla tavola e lo fa mangiare dal suo stesso piattino, ma mentre l’animale mangia con appetito, lei è troppo disgustata dalla sua presenza per poter mandare giù un solo boccone. Il ranocchio, ora sazio, afferma che ha sonno e chiede alla principessa di portarlo in camera sua. Lei lo mette sul bordo del letto, anziché sul cuscino accanto a lei, e l’animale minaccia di rivelare tutto al re se non rispetta i patti. La principessa, per tutta risposta, lo scaraventa contro il muro, e così facendo l’animale si trasforma in un principe: si trattava infatti del suo promesso sposo, che tempo fa fu maledetto da una strega, e solo la principessa avrebbe potuto liberarlo dall’incantesimo. Quindi, altro che bacio del vero amore, ecco la vera soluzione per spezzare una maledizione!
Il giorno dopo, la principessa e il principe si preparano ad andare nel regno di quest’ultimo per convolare a nozze. Enrico, il fedele servitore del principe, giunge a bordo di una carrozza trainata da otto cavalli bianchi. Dopo che il suo padrone era diventato ranocchio, si era fatto mettere tre cerchi di ferro intorno al cuore per non morire di dolore. Ma quando vede il principe con le sue sembianze normali e lo fa salire sulla carrozza con la sua sposa, i cerchi gli saltano via dal cuore per la felicità, rendendolo libero.
Tra le tante versioni della fiaba del principe ranocchio ce n’è una di matrice anglo-scozzese, Il pozzo alla fine del mondo, che lo scrittore e traduttore australiano Joseph Jacobs ha riportato in modo completo all’interno di English Fairy Tales, una raccolta di fiabe inglesi pubblicata nel 1890.

La storia unisce un po’ del principe trasformato in rana con la trama di Cenerentola, e infatti la protagonista è una giovane ragazza orfana di madre, senza titoli nobiliari, con una matrigna perfida che le fa fare tutti i lavori più umili e pesanti perché gelosa della sua bellezza. Un giorno la matrigna ordina alla fanciulla di andare a prendere l’acqua al fantomatico “pozzo alla fine del mondo”, che nessuno sa dove si trovi, e le proibisce di tornare a casa finché non avrà compiuto il suo dovere, nel tentativo di sbarazzarsi di lei.
La giovane chiede a chiunque incontri informazioni circa l’ubicazione del pozzo, ma nessuno vuole aiutarla a causa del suo aspetto trasandato. Incrocia una strana vecchia, che le dà le giuste indicazioni. Una volta arrivata al pozzo, la ragazza non riesce però a riempire il secchio, poiché il fondo è bucato, e si mette a piangere. Un ranocchio appare per consolarla e le promette di darle un aiuto, ma in cambio lei dovrà fare tutto ciò che lui le chiederà per una notte intera; lei accetta e l’animale le suggerisce di tappare i buchi usando muschio e argilla.
Finalmente la ragazza riesce a riempire il secchio e torna a casa. Poco dopo il ranocchio si presenta davanti alla sua porta per ricordarle la promessa fatta e lei esegue: prima tiene il ranocchio in grembo, poi gli dà da mangiare dal suo cucchiaio, infine dorme con lui tutta la notte (ma tenendolo il più lontano possibile da sé). Alle prime luci dell’alba, il ranocchio chiede alla fanciulla di portarlo fuori e di tagliargli la testa con un’ascia. Lei esita, ma siccome l’animale insiste alla fine cede, e una volta compiuto il gesto si ritrova davanti non un ranocchio, ma un principe. Insomma, pure qui non hanno voluto il bacio del vero amore, avranno pensato “diamoci un taglio, va!”.
Il principe spiega alla fanciulla che era stato maledetto da un mago e che sarebbe tornato umano solo se una ragazza avesse eseguito tutti i suoi ordini per una notte intera. I due così si sposano e vivono una vita felice, con sommo dispiacere della matrigna, che rimane da sola.
Nella variante di Edgar Taylor, che riprende quella dei Grimm, il ranocchio chiede alla principessa di farlo dormire sul suo cuscino per tre notti di seguito e lei accetta con riluttanza. All’alba del terzo giorno, quando si sveglia, trova un principe ai piedi del suo letto che la fissa.
Citiamo, per ultima, la fiaba popolare russa La Principessa Rana. Qui un re, per decidere quale dei suoi tre figli avrebbe ereditato il regno, gli dice di scagliare una freccia con una balestra e di sposare la fanciulla che si trova nel punto in cui la freccia si poserà. Il figlio più giovane, Ivan, si ritrova ad avere una rana come sposa, poiché la sua freccia cade in uno stagno, mentre i fratelli maggiori incontrano delle belle fanciulle.


Il re decide quindi di mettere alla prova le tre mogli con una serie di test: prima dovranno tessere una camicia e poi cucinare una pagnotta deliziosa. La rana riesce a superare ogni prova, grazie alla magia (in una versione della fiaba), infatti ha la facoltà di trasformarsi in una bellissima principessa quando nessuno la vede e torna a essere una rana una volta finito il suo compito. In altre versioni della storia, si fa aiutare in segreto da alcune bambinaie.
Un giorno il re organizza un banchetto e ordina ai figli di presenziarvi accompagnati dalle loro mogli. Ivan, che si vergogna ad avere una rana per moglie, confessa all’animale i suoi timori, ma lei gli dice di stare tranquillo, di andare al banchetto prima di lei e, al momento in cui lei busserà alla porta del palazzo, di dire che quella che arriva “è la mia piccola rana che viene a cavallo in una piccola scatola”. Ivan acconsente e davanti ai suoi occhi si presenta la bellissima principessa al posto della rana. Affascinato dalla bellezza della moglie, va a bruciare la sua pelle di rana, ma la ragazza sparisce insieme alla pelle.
Tempo dopo Ivan, non riuscendo a darsi pace per la scomparsa della sua consorte, parte per andare a cercarla. Giunto nel più lontano dei regni, incontra un vecchio, che gli suggerisce un trucco per trovare la sua sposa: lanciare una palla e seguirla fino a casa di una strega. Ivan fa come gli è stato detto e raggiunge la casa in questione. La strega gli dà una serie di istruzioni sempre più complesse; Ivan le esegue tutte senza protestare e una volta completate la sua amata riappare davanti ai suoi occhi, dimostrando di amarlo ancora. Così i due si sposano e tornano nel regno di Ivan per vivere insieme.
Ma aspettate un momento… Mi sbagliavo, non è finita. C’è ancora qualcosa da dire. Nello specifico, su Evangeline, la stella di cui si innamora la lucciola Ray nel film. Tale sottotrama si ispira a un poema scritto da Henry Wadsworth Longfellow nel 1847, chiamato appunto Evangeline. È la storia di una giovane acadiana che viene separata in giovane età dal suo promesso sposo, Gabriel, e da quel momento in poi passa la vita a cercarlo; una volta raggiunta la vecchiaia, si ferma in una città di quaccheri e durante un’epidemia di peste ha modo di rincontrare, all’interno del lazzaretto, il suo Gabriel, che spira poco dopo averla riconosciuta.
Il poema si ispira a un fatto storico avvenuto tra il 1755 e il 1763, chiamato la grande deportazione degli acadiani: si trattava del trasferimento forzato, voluto dal governatore inglese Charles Lawrence, di una popolazione francofona che abitava la regione dell’Acadia, in Canada, dagli inizi del XVII secolo. Una decisione che ha causato la morte di migliaia di acadiani e ne ha dispersi altrettanti in Nord America e in Inghilterra.


Il bacio del vero amore… ci potrà davvero salvare? Tu, in ogni caso, premi qui!!!