The Crown: Corona Vs Umanità

DI ALBERTO GROMETTO

Netflix, il Colosso dello Streaming che ha rivoluzionato il mondo!

Netflix, i Geni del Male che hanno fatto fallire quella splendida istituzione che era Blockbuster!

Netflix, il Gigante che ha ridisegnato, nel Bello e nel Brutto, un’epoca!

È un tema estremamente divisivo, quello di Netflix. Ma personalmente, alla fin fine, trovo sia un dibattito che lascia molto il tempo che trova. Io amo l’esperienza della sala cinematografica, è uno dei luoghi più belli al mondo per me, trascorro lì dentro tanto, tantissimo tempo. Nell’anno solare 2022 ho stabilito un piccolo, grande record personale di cui vado enormemente fiero: 150 film al Cinema!!!

Tra l’esperienza in sala e quella dello streaming, chiaramente risulterà sempre perdente la seconda. Niente batte il Cinema, nulla può battere il Grande Schermo. Se davvero un giorno Netflix, e più in generale lo Streaming, dovessero inghiottirsi le nostre sale, quel giorno sarà per me la Fine del Mondo.

Ma al di là di questo, in realtà io vorrei ora concentrarmi su un altro dibattito: Netflix fa prodotti di qualità? La risposta è: SÌ E NO. 

Cito le parole del Mio più Grande Idolo ed Eroe Personale del Cuore, l’Uomo fattosi Cinema, Colui che meglio di chiunque altro per me incarna la Settima Arte: PAUL THOMAS ANDERSON. Lui, che della sala cinematografica ha fatto la sua esistenza e che per Netflix non ha mai pagato un solo giorno in vita sua: usa la password di un amico.

(Paul Thomas Anderson)

«You can call it The Devil if you want, but it’s just another supermarket with shit it».

Puoi pure chiamarlo Il Diavolo se vuoi, ma alla fine è solo un altro supermercato dove trovi anche merda.

Nel caso di THE CROWN però, ecco, abbiamo un prodotto di una qualità altissima. Direi CINEMATOGRAFICA, a parte per il fatto che non è proiettato in sala. Il che automaticamente lo rende Televisione, e non Cinema. Né potrà mai esserlo. A dispetto di questo, la cura della ricostruzione scenografico-storica, la meticolosa attenzione ai dettagli, l’apparato audio-tecnico-visivo-fotografico, la regia, le performance attoriali, la sceneggiatura, tutto quanto… sono da Cinema. Basti pensare alla precisione ossessiva con cui hanno ricreato i vari servizi di porcellana della Regina Elisabetta II.

Esatto, «The Crown» racconta la vita, le gesta e le imprese dell’oramai compianta Elisabetta. Non so se compianta da tutti. A giudicare dalla serie no. E non so nemmeno se effettivamente si può parlare di gesta, nel suo caso. Almeno, sempre a giudicare dalla serie. 

Ne ho lette di cotte e di crude su questo gioiello visivo e narrativo realizzato dal Genio e Maestro PETER MORGAN. C’è chi diceva che elogiava Elisabetta II e la famiglia reale, chi invece che la affossava colpendola duramente. Secondo me, la vera verità a questo proposito la può benissimo dire lo stesso Autore, senza che nessuno faccia troppe elucubrazioni insensate. 

(Peter Morgan)

L’attore JOHN LITHGOW, che fornisce un’interpretazione da Maestro Assoluto nei panni del Primo Ministro Winston Churchill, una volta chiese a Peter perché nel corso della sua carriera avesse deciso di raccontare così a lungo e così tanto le vicende della Royal Family. E la sua risposta fu: Non lo so, la Monarchia neanche mi piace, se qualcuno m’avesse detto otto o dieci anni fa che avrei scritto per così tanto tempo di queste persone mi sarei fatto saltare il cervello!

Questo la dice lunga su quello che lui pensa dei Windsor. Eppure è così. Ricordiamo che Peter Morgan, tra le altre cose, ha realizzato sia l’opera teatrale THE AUDIENCE (che parla sempre di Elisabetta e più nello specifico si concentra sui suoi incontri settimanali con i vari Primi Ministri succedutisi nel corso dei decenni) sia naturalmente quella meravigliosa pellicola targata 2006 che è stata THE QUEEN, diretta da Stephen Frears, film per il quale Helen Mirren vinse il Premio Oscar come Miglior Attrice Protagonista. Lei interpretava… chi? Elisabetta II, naturalmente!

Io credo davvero che a Peter la Monarchia non piaccia per nulla, e che sapere di aver speso una carriera a raccontare di loro lo mandi ai matti! Ma gli interessa, gli interessa eccome! Anzi, di più: ne è ossessionato. Perché alla fin fine ogni Autore mette in scena le sue ossessioni e racconta quello che più gli sta a cuore. E sapere che a capo di un’intera Nazione, su di un trono, con una corona in testa, venerata e adorata, a mo’ di icona/santino, ci possa essere una persona che ci è finita lì per caso, priva di qualsiasi qualità o pregio o capacità, e che ha il solo compito di sorridere sempre senza mai far trasparire quello che prova o pensa… è qualcosa che deve farlo impazzire!

Sì, perché alla fine è questo che ci racconta «The Crown» su Elisabetta II. Non ce la mostra come particolarmente istruita o simpatica o gentile o affettuosa o capace. Lei non è niente di tutto questo. Anzi, ce la descrive come fredda e antipatica e astiosa. Quali sono le sue qualità? La pazienza e la longevità? Basta, nient’altro. Il riuscire a starsene zitta. E dico sul serio: se hai la corona e riesci a startene zitta senza mai dir niente per oltre settant’anni, allora secondo le regole che vigono tra i Windsor meriti rispetto e ammirazione e applausi.

Ogni puntata, ogni personaggio, ogni decennio racconta questo: esiste una cosa chiamata Corona, e chi se la ritrova in testa deve tenersela, non può rinunciarvi, non può scegliere. E quella persona verrà prima di chiunque altro in quella famiglia. E tutti quanti dovranno sapere di venire dopo la Corona, e di essere niente a confronto. 

Elisabetta quella Corona non la voleva. Ma è finita ugualmente sul suo capo, e la nonna fanatica (sì, andiamo, FANATICA!), e cioè Maria di Teck, le ha detto chiaramente quella che sarebbe stata la sola e unica verità della sua vita:  

«La Corona deve vincere, deve vincere sempre». 

Dunque questa giovane ragazza che decide di rinunciare per tutta la vita ad avere un’opinione e un privato, che accetta che la sua sfera personale non conti niente, che distrugge l’esistenza di tutte le persone che le stanno intorno giustificandosi con questa verità… andrebbe davvero elogiata e ammirata e applaudita? Mi dispiace, ma secondo me no! E nemmeno secondo Peter Morgan. 

Esiste una cosa chiamata “scelta” nella vita. Tu sei libero di poter decidere per te stesso. Lagnarsi di non avere scelta e non fare niente a riguardo e starsene immobili dimostrando stoicismo e senso di responsabilità, non è una scelta. E non è nemmeno forza. Significa scegliere di non scegliere. Significa essere deboli. Significa, soprattutto, credere in qualcosa di sbagliato, e che manco esiste, e per cui si sacrifica l’intera propria esistenza e quelle degli altri.

Ogni stagione racconta un decennio diverso. Passiamo dai primi anni ’50 quando Elisabetta era ancora solo la giovane Lillibeth, attraversiamo epoche complesse ognuna contraddistinta da difficoltà e personaggi diversi, fino a giungere ai primi anni 2000. Vediamo andare in scena la vita di una famiglia intera che rimane sempre lì, al centro di scandali e gossip e tragedie, pur non contando nulla nei fatti. Una famiglia che ad ogni passo, ad ogni puntata, ad ogni decennio risulta sempre più sofferente e sgretolata: chi si dimostra umano, o caloroso, o anche solo una testa pensante, viene schiacciato. Non devi avere opinioni o giudizi, né puoi coltivare ambizioni personali. Niente sogni qui, solo doveri inutili e sempre uguali a sé stessi. 

E così Elisabetta distrugge la vita alla sua stessa sorella, la splendida Principessa Margaret (una scintillante Vanessa Kirby), che tutti a partire dal padre sapevano sarebbe stata una Regina migliore e più umana di quello che la gelida Lillibeth mai sarà. Le portano via l’amore della sua vita, perché ci sono delle regole di rispettabilità da seguire, a discapito di qualsiasi cosa. La rendono una donna infelice tendente costantemente all’auto-distruzione (una divina Helena Bonham Carter), condannandola. E così, oramai al tramonto (un’eccelsa Lesley Manville), si ritrova sola, e solo con quella maschera di ghiaccio come sorella accanto, da tutta la vita.

(Principessa Margaret)

E così viene schiacciato quel mattacchione del Principe Filippo, che saprà pure essere pungente e un po’ impulsivo, ma è senza ombra di dubbio inimitabile sovrano di gaffes, spara tante di quelle battute e stronzate da farci ridere a crepapelle! È un continuo di risate, un fiume in piena, uno spasso! Continuamente oscillante tra un’ironia calorosa e un feroce sarcasmo tagliente. Ma soprattutto lui, proprio come Margaret, era umano. ERA. Se da giovane quello spasso vivente (un Matt Smith LEGGENDARIO!!!) di un briccone malandrino impenitente ne combinava di ogni (dirò solo una cosa: LA GARA DELLE BARBE) e mal sopportava di dover essere ridotto a nulla, raggiunta la mezza età (applaudiamo a Tobias Menzies), ancora ci fa ridere ma si è adeguato, è stato domato e piegato, benché si conceda ancora nel suo privato i suoi sfoghi, tollerati e quasi incoraggiati dalla sua stessa moglie. Da vecchio (Jonathan Price sempre impeccabile) ancora ci fa ridere, a dispetto di tutto, anche se ha dovuto rinunciare ad essere umano, perlomeno alla luce del sole. Hai avuto una vita ben misera Filippo, fin dalla più tenera età. Ed essere il Principe Consorte non ti ha arrecato che altro dolore. È che non era ammesso essere umani. E non esistevano eccezioni, per tua moglie. Nemmeno tu. Però, consolati: ci hai fatto tanto ridere.

(Principe Filippo)

E poi ovviamente loro due, Carlo e Diana. Alla fine, in qualche modo, entrambi vittime. Sì, Carlo ha fatto errori orribili, e nessuno glieli perdonerà mai. Ma da che ne ha memoria è stato obbligato ad essere “quello che un giorno sarebbe stato Re”. E durante questa attesa lunga un’esistenza, gli hanno rovinato la vita. Non puoi scegliere e fare di testa tua!, gli viene continuamente ripetuto. È come avesse dovuto vivere senza genitori. Un essere umano allevato per non esserlo. E manco con la Corona in testa, nel suo caso! Josh O’Connor prima e Dominic West dopo sono davvero encomiabili a consegnarci il ritratto di un uomo che è ritenuto da tutto il mondo incapace e ottuso, e che invece Peter Morgan ci dice che così non era, che il talento lo aveva. Ma tutto sprecato, buttato. Nessuno si ricorderà di Carletto per le sue capacità. Se lo ricorderanno tutti per i suoi sbagli. E sì, è colpa sua. Ma prima ancora che sua, la colpa è della madre. Anzi, no, lei non deve esistere: la colpa è della Corona. Anche la sua Umanità fu spazzata via.

(Carlo III alla sua incoronazione, all’età di 74 anni)

Su Lei, Lei che è il massimo esempio di cosa sia Calore Umano allo Stato Puro, potremmo scriverci pagine intere. Non era facile per Emma Corrin ed Elizabeth Debicki restituirci cosa è stata e cosa sempre sarà l’eterna Principessa del Popolo: Diana. Solo il nome, basta a farci sciogliere in lacrime. Il suo crimine era essere un Essere Umano. Ed è per questo che è stata schiacciata e spezzata e uccisa. 

(L’Eterna, Indimenticabile e Indimenticata, Principessa Diana)

Ah, sì, dimenticavo! È facile dimenticarsi di lei, lei che deve scomparire dietro la sua Corona. La talentuosa Claire Foy, la monumentale Olivia Colman e l’impareggiabile Imelda Stauton l’hanno resa vivida e vera. Per lei è sempre stato così: prima viene l’essere Regina, poi l’essere madre e moglie e figlia. Ed essere umano. Poi… se c’è tempo. E tempo non ce n’era. Mai. 

(Elisabetta II)

Una narrazione tesa e avvincente supportata da una regia di notevole bellezza e interpretazioni tutte impressionanti, dai personaggi minori a quelli più importanti. Una critica totalmente ingiusta e sbagliata quella fatta alla presunta non-veridicità dei fatti: una squadra di dieci persone svolge accurate ricerche su ogni singolo fatto storico, e certo vi sarà una certa tendenza a romanzare, del resto non si può sapere cosa si sono detti i Reali nel loro privato, ma il lavoro preciso e meticoloso che vi è dietro è da applausi. Soprattutto considerando la straordinaria quantità di fatti, personaggi ed eventi che vengono raccontati: tutto narrato perfettamente nei dettagli, dal Gossip al Governo, dai fatti privati alla Storia con la S maiuscola. Ed è incredibile come decenni e decenni di storia familiare e vicenda storica vengano narrati senza mai perdersi o sbrodolare. Windsor, membri del Governo (impossibile non citare la performance divina di Gillian Anderson nei panni della «Lady Di Ferro» Margaret Thatcher), il più piccolo dei segretari: chiunque abbia attraversato la Vita dei Royals è dentro la serie. 

Quante vite distrutte, quanta umanità sprecata. Ed è stato tutto per una Corona che altro non è che un simbolo e nulla più. Non significa niente, non comporta alcun vero potere o responsabilità, anche se per loro sembra la cosa più importante del mondo. Una sorta di oscuro e chiuso microcosmo quello dei Windsor in cui a governare sono questi segretari e burocrati che si muovono nell’ombra e tirano le fila delle loro esistenze manovrandoli come burattini consapevoli di essere nati per essere solamente burattini. Un microcosmo che però si scontra con il resto del pianeta. E non solo perché il resto del pianeta è andato avanti, e loro rimasti fermi. Ma perché loro non sono capaci di essere esseri umani. Loro hanno scelto la Corona. 

Impossibile non citare un personaggio che incarna meglio di ogni altro cosa questa sorta di “lavaggio del cervello” a cui ogni Windsor parrebbe essere sottoposto abbia comportato. E sto parlando proprio di quell’unico uomo che ha saputo dire “No” alla Corona e ha scelto l’Umanità. Tutti quanti, fateci caso, in ogni opera di narrativa o non-fiction che sia, ne parlano male e lo descrivono come un mostro. Ma che ha fatto lui veramente di male, oltre a scegliere la donna che amava? Si tratta di Edoardo, una volta Re del Regno Unito… per tipo due minuti. Quasi un anno, ad essere sinceri. Ma è stato tanto tempo fa. Fu King Edward VIII… ma ora è solo più un nobilotto sperso nelle campagne francesi, esiliato dalla patria, che divide equamente il suo tempo tra festini e partite con le carte da gioco tutto il giorno. Il fatto è che ogni tanto si ritrova con un Re tra le mani mentre gioca, e quel Re lo osserva e poi guarda sé stesso allo specchio: e non ci trova nessun Re. Ha rinunciato alla Corona non perché non volesse servire il Paese, lui lo voleva eccome, glielo hanno inculcato il voler sedere sul trono, per tutta la vita. La Corona era il suo grande amore. Ma niente poteva battere quello ancora più grande: la moglie Wallis Simpson, disapprovata da tutti. Un amore proibito dal Sistema. Quel Sistema che proibisce l’Umanità. Lui l’amava e l’avrebbe amata tutta la vita. Punto. Quella scelta l’avrebbe fatta comunque, a prescindere. Ma il dolore c’è stato. Il dolore di non poter servire la Corona. Un dolore che lo avrebbe accompagnato fino alla fine dei suoi giorni. La chiusura del pezzo la lascio a lui stesso, personaggio comico e tragico insieme, impersonato da un Alex Jennings maestoso nel come ritrae una non-Maestà, e che qui parla alla stessa Elisabetta:  

«Un strana creatura ibrida, come una Sfinge o un Gamajun. Come io sono Ganesha o il Minotauro. Siamo persone spezzate. Fuoriuscite dalle pagine di una bizzarra mitologia, con due entità che vivono in noi, l’essere umano e la Corona invischiate in una terribile guerra intestina che non ha mai fine e che abbruttisce ogni nostro afflato umano in quanto fratelli, mariti, sorelle, mogli, madri. Capisco bene l’angoscia che provi ora e ti posso dire per certo che non ti lascerà mai. Io sarò per sempre un mezzo Re. Il mio dramma è che non ho un Regno. Tu ce l’hai invece, ed è tuo dovere proteggerlo».  

(Edoardo VIII e Wallis Simpson)

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