DI GIACOMO CAMISASCA
Questa recensione non volevo scriverla, principalmente perché ho un blocco – ultimamente non riesco a creare frasi di senso compiuto più lunghe di una riga – e poi perché, ogni volta, mi chiedo a cosa serva tutto questo.
Non sono di certo io che devo convincervi a vedere un film, soprattutto se si trova già in streaming e l’unico sforzo che dovete fare è quello di prendere il telecomando e premere play.
Però… sento che devo farlo, anche se molto probabilmente questa sarà la recensione più brutta che leggerete.
Lo faccio perché non voglio tradire la fiducia di Thelonious “Monk” Ellison (Jeffrey Wright), afroamericano nato a Boston, professore universitario di letteratura inglese e autore rispettato.
Sempre più spesso, Monk si irrita per la sensibilità culturale dei suoi studenti, tanto da rischiare di mettere a repentaglio la sua posizione accademica.
Allo stesso tempo, il suo ultimo romanzo viene rifiutato da molti editori, che rispondono genericamente allo scrittore che il suo racconto “non è abbastanza nero”.

Abbastanza nero?
Sì, quello che tutti si aspettano da Thelonious è un libro che parli delle problematiche della cultura afroamericana: la vita nel ghetto, le sparatorie tra gang rivali, fiumi di droga che vengono spacciati nei vicoli dei quartieri più malfamati, insomma tutto quello che ci è stato raccontato nei film, nelle serie televisive e nei talk show, un mondo creato soprattutto dai bianchi e in cui Monk non si riconosce per nulla.
Ma proviamo ad immaginare così per gioco che Thelonious scriva un libro pregno di tutti questi stereotipi, cosa ne uscirebbe?
Ecco che succede: sotto lo pseudonimo di Starr H. Leigh, Monk scrive un romanzo grezzo, di basso livello e strabordante di tutto quello che il pubblico “bianco” si aspetterebbe da un autore nero.
E ovviamente il libro, dal nome iniziale di My Pafology, diventa ben presto un caso letterario.
Ma la storia dello scrittore, in American Fiction, è solo il contorno della vita di Thelonius.
Quello che vediamo sullo schermo è la vita di un uomo chiuso nel suo lavoro, nella scrittura e che cerca di pagare la retta troppo alta della casa di cura della madre.
Di un fratello (interpretato da Sterling K. Brown) che ha appena divorziato, dopo essere stato beccato a letto con un uomo e dedito ora ad alcol e droghe e di una sorella (Trace Ellis Ross) morta improvvisamente di infarto.
E poi c’è il mondo ipocrita in cui viviamo dove bisogna pesare bene le parole dette e scritte per non offendere nessuno, in cui bisogna autocensurarsi preventivamente e dove gli altri ci dicono con arroganza e supponenza ciò che siamo, senza sapere nulla del nostro passato o del nostro retaggio, basandosi solamente sul sentito dire.
Il protagonista di American Fiction è come un alieno che non riesce a comprendere il motivo di questi meccanismi che governano l’editoria e la vita stessa, ingranaggi difficili da mettere a posto e che molto probabilmente non lo saranno mai.
Basata sul romanzo Erasure di Percival Everett, è finalmente disponibile in streaming su Prime Video American Fiction, l’opera prima del regista Cord Jefferson candidata a cinque premi Oscar, tra cui miglior film.
Presentata in anteprima al Toronto International Film Festival, la storia di Thelonius non la troverete al cinema, sinceramente non so perché, dato che si tratta di una pellicola intelligente, sarcastica, pungente, arguta e coraggiosa… forse è per questo, cazzo!


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