Otherside, capitolo 22: Taron e la pentola magica

DI ELODIE VUILLERMIN

Per questo film, la Disney si è ispirata a Le cronache di Prydain, una serie di cinque romanzi fantasy scritti da Lloyd Alexander. Nello specifico si è basata sui primi due volumi, Il libro dei tre e Il calderone nero. Passiamo in rassegna le loro trame.

Ne Il libro dei tre veniamo a conoscenza del protagonista, Taran (Taron nel film animato), che vive a Caer Dallben sotto la tutela di due persone, il fabbro Coll e il mago Dallben. Egli sogna di compiere grandi imprese e Coll, per farlo felice, gli assegna il compito di proteggere la scrofa Hen Wen (o Ewy), dotata di poteri magici, dalle mire del Re dalle Lunghe Corna, guerriero al soldo del mago oscuro Arawn, noto anche come Signore della Morte. Hen Wen, spaventata dall’imminente arrivo del Re dalle Lunghe Corna, fugge via. Taran parte per ritrovarla e lungo il cammino incontra Gwydion, principe di Dôn e figlio del Sommo Re Math, nonché Gurgi, creatura dei boschi. I due si offrono di aiutare Taran, ma i Figli del Calderone, i guerrieri non-morti di Arawn, catturano Taran e Gwydion e li portano al castello di Achren, una strega che un tempo fu maestra e consorte di Arawn, almeno finché egli non divenne più potente di lei e la relegò in una delle sue fortezze. Achren, desiderosa di vendicarsi contro l’ex amato, propone a Gwydion un’alleanza, però lui rifiuta, dato che a suo parere la strega non è meno malvagia di Arawn e per questo non merita fiducia.

(L’autore Lloyd Alexander)

Finito nelle segrete di Achren, Taran viene liberato da Eilonwy (o Ailin), una giovane apprendista maga, che gli promette di aiutare anche il suo amico a evadere. Tuttavia al posto di Gwydion viene liberato per sbaglio Fflewddur Fflam (o Sospirello), un bardo girovago che si unisce al gruppo. Durante la fuga Taran riesce a rubare da una cripta antica una spada magica dal potere così grande da far collassare il castello di Achren. Il gruppo si dirige poi verso Caer Dathyl, dove risiede il Sommo Re Math, per avvertirlo della minaccia incombente di Arawn e della fine di Gwydion. Ad aiutarli ci sono Gurgi e il nano Doli, assegnato (controvoglia) come loro guida dal re del Popolo Fatato, la cui dimora si trova al di sotto di un lago.

Quando il Re dalle Lunghe Corna e il suo esercito sono pronti ad attaccare, Taran decide di affrontarli da solo e questo si rivela un grande errore: il potere della spada magica gli si rivolta contro e lo riduce in fin di vita. Il Re dalle Lunghe Corna sta per ucciderlo, quando viene folgorato a morte, cosa che costringe il suo esercito alla fuga. Taran, una volta rinvenuto, trova davanti a sé Gwydion, fuggito da solo dalla prigionia, il quale ha ritrovato Hen Wen e grazie alla magia di lei ha capito perché il Re dalle Lunghe Corna la cercava: la scrofa conosceva il nome segreto del guerriero, che se pronunciato ad alta voce l’avrebbe ucciso, cosa che Gwydion ha fatto. Taran capisce i suoi errori e torna a Caer Dallben.

Il secondo libro, Il calderone nero, si apre con Gwydion intento a organizzare a Caer Dallben un’assemblea per affrontare la minaccia imcombente di Arawn, entrato in possesso di un calderone stregato capace di animare i cadaveri che vengono gettati al suo interno, con i quali intende creare un esercito immortale. Per ottenere in fretta ciò che vuole non si limita più a trafugare sepolcri e basta, ma sta iniziando a rapire e uccidere uomini più giovani. Gwydion suggerisce di lanciare un attacco ad Annuvin, il regno di Arawn, come diversivo, mentre una piccola squadra si introduce di soppiatto nella base del nemico per rubargli il Calderone Nero. Gwydion decide di far parte dell’unità che si intrufolerà nel castello di Arawn, insieme a Taran, il principe Ellidyr e Adaon, figlio del bardo Taliesin. Tuttavia la missione è fallimentare quando scoprono che Arawn non possiede più il Calderone. Ellidyr continua la ricerca dell’artefatto per conto proprio, mentre Adaon viene ucciso in uno scontro con le forze nemiche.

Intanto Taran si ricongiunge con Eilonwy, Gurgi, Fflewddur Fflam e Doli, con i quali raggiunge un avamposto del Popolo Fatato. Qui l’essere fatato Gwystyl e il suo corvo parlante Kaw li informano che ora il Calderone è posseduto da tre streghe, situate nella brughiera di Morva. Una volta trovate le streghe, queste rivelano di essere le proprietarie originarie del Calderone, che avevano prestato ad Arawn tempo fa, ma che si sono riprese dopo aver scoperto che lui lo usava per scopi malvagi. Esse si dimostrano ben disposte ad aiutare il gruppo, per rispetto verso l’anziano mago Dallben, ma in cambio dell’artefatto Taran deve consegnare loro la spilla magica che Adaon gli aveva ceduto in punto di morte. Una volta ottenuto il Calderone, le streghe lo avvisano che l’unico modo per distruggerlo è il sacrificio spontaneo di un uomo vivo che si getti dentro il Calderone stesso.

Sulla via del ritorno il gruppo si imbatte in Ellidyr, a cui chiedono aiuto per trasportare il Calderone, ma questi, geloso del successo di Taran, prende l’artefatto con la forza per portarlo da solo a Gwydion e prendersi così tutto il merito. Tuttavia Ellidyr viene tradito quando re Morgant di Madoc, comandante dei guerrieri che hanno attaccato direttamente il castello di Arawn, lo imprigiona e gli ruba il Calderone con l’intento di creare la sua armata di non-morti e soggiogare tutta Prydain. Taran e i suoi fuggono con l’aiuto di Doli, mentre un pentito Ellidyr si sacrifica gettandosi nel Calderone e distruggendolo. Morgant viene ucciso in combattimento e alla fine Taran torna a casa con i suoi amici.

Ora, vediamo quali sono le differenze con il classico Disney.

Nella versione animata, Taran è sotto le cure di un’unica persona, Dallben, il quale è un semplice guardiano di maiali e non un mago centenario. Resta comunque inalterato il suo carattere presuntuoso e arrogante, tanto che nei capitoli iniziali del primo libro snobba Gurgi per il suo aspetto trasandato e tratta con poco riguardo tutti i suoi compagni nonostante lo abbiano aiutato. Agli inizi, pur desiderando essere un eroe, non si sentiva all’altezza del suo compito, ma con il passare del tempo comincia a prendersi le sue responsabilità e a pensare prima di agire. Questa sua crescita è molto più evidente nei romanzi, soprattutto il quarto, Taran il girovago, incentrato sulla ricerca (quest) del protagonista di sé stesso e del suo passato. Il culmine della sua evoluzione si raggiunge nel quinto e ultimo libro, Il Sommo Re, dove Taran diventa il nuovo sovrano di tutta Prydain con Eilonwy come sua regina e consorte.

L’antagonista principale nei romanzi è Arawn, anche se non fa la sua effettiva comparsa nei primi due libri, ma viene solo menzionato. Nel film Disney diventa Re Cornelius, il quale è ispirato al Re dalle Lunghe Corna.

Hen Wen mantiene i suoi poteri magici, ma se nel libro viene cercata perché conosce la debolezza del Re dalle Lunghe Corna, nel lungometraggio animato viene catturata da Re Cornelius per scoprire dove si trova il Calderone Nero (o pentola magica). Nella versione cartacea è la sua fuga che mette in moto l’azione, mentre nel film questo avviene con il suo rapimento.

Eilonwy, in originale, ha molta più importanza. Di carattere forte, indipendente e sveglia, svolge il ruolo di voce della ragione di Taran. È un’ottima combattente, abile tanto nella spada quanto con l’arco. Il terzo libro, Il castello di Llyr, rivela che ella discende da una casata di potenti maghi e infatti la sua sfera dorata è un artefatto dai grandi poteri. Purtroppo tutto questo background sul personaggio si è perso nel film Disney e la sfera dorata è stata ridotta a una misera sfera di luce fluttuante con la sola utilità di illuminare le strade più buie.

Fflewddur Fflam non è un semplice bardo, ma si finge tale per nascondere la sua vera identità: egli infatti è un re che ha rinunciato alla vita di corte per seguire la via del bardo e si è fatto donare un’arpa magica. Non è nemmeno così vecchio come il classico animato ci ha voluto mostrare; è un adulto, ma pur sempre nel fiore degli anni. E anziché essere una macchietta comica ha molto più spessore caratteriale.

Doli era un nano, non un piccolo folletto alato, e non è lui a guidare il gruppo a Morva. Inoltre ha l’abilità di rendersi invisibile.

Gurgi, anziché essere di piccole dimensioni, è grande abbastanza da impugnare la spada o l’arco e, nonostante la sua codardia iniziale, con il tempo diventa più coraggioso. Nel film è colui che compie il sacrificio gettandosi nel Calderone, uccidendo così l’antagonista e facendo crollare il suo castello (scena ripresa dal primo libro); tuttavia viene riportato in vita su richiesta di Taran, quando questi restituisce il Calderone alle streghe di Morva e chiede in cambio di riavere il suo amico.

I libri possiedono una serie di personaggi esclusivi e con un ruolo di rilievo. Per esempio Ellidyr, figlio più giovane di un re minore, che a causa di questo ha pochissime probabilità di diventare l’erede. È arrogante, prepotente e maltratta di continuo Taran, che ricambia appieno l’antipatia nei suoi confronti. Tuttavia compie un atto eroico sacrificando la sua vita per distruggere il Calderone Nero gettandosi dentro; lo stesso gesto nella pellicola animata appartiene a Gurgi. Tra l’altro Ellidyr, a differenza di Gurgi, non riesce a tornare in vita, poiché il Calderone viene distrutto con lui.

Altro personaggio esclusivo dei libri, che meritava di comparire su schermo, è Gwydion, principe e abile guerriero che Taran vede come un mentore.

La spada magica, in originale, si chiama Dyrnwyn, mentre nel lungometraggio Disney è una spada senza nome posseduta da Cornelius, che Taron usa come mezzo di scambio per ottenere il Calderone Nero dalle tre streghe di Morva (laddove nel romanzo lo scambiava con la spilla di Adaon). Inoltre il Calderone, a differenza di quanto accade nella versione cartacea, non è distrutto ma viene restituito alle streghe in cambio della vita di Gurgi, che viene così resuscitato.

Al servizio di Arawn ci sono numerose creature, tra cui i Gwythaints, giganteschi rapaci che fungono da spie o messaggeri e per questo sono noti come “gli Occhi di Annuvin”, tramutati in draghi nella versione disneyana.

I Figli del Calderone, i non-morti dell’esercito di Arawn, sono guerrieri in carne e ossa, laddove quelli di Cornelius sono esseri scheletrici e hanno una breve apparizione nel climax del film.

Ci sono poi i personaggi creati solo per il film animato, come Rospus, il servitore di Cornelius.

La produzione di Taron e la pentola magica fu assai travagliata. La Disney acquistò i diritti de Le cronache di Prydain agli inizi degli anni ‘70, poiché si trattava di una saga molto amata dai ragazzi per temi, personaggi e ambientazioni; veniva considerato, sia dalla critica che dal pubblico di riferimento, un ottimo romanzo di formazione. La Disney era fermamente convinta di poter adattare questa saga su schermo, ma il progetto si rivelò troppo ambizioso per la quantità enorme di personaggi da animare e soprattutto troppo costoso in relazione alle tecniche del tempo. Dopo l’uscita di Red e Toby e con l’avvento dell’A.P.T., il progetto di Taron e la pentola magica venne ripreso.

Purtroppo i lavori procedevano a rilento, a causa dei continui ripensamenti, di scossoni aziendali (quali l’addio di Don Bluth e altri 16 animatori) e di un comparto animato sempre meno coeso: da una parte avevamo vecchi animatori pronti ad andare in pensione, dall’altra animatori più giovani con tante idee e molto avvezzi alla sperimentazione. A causa di questi contrasti ci vollero ben 12 anni per portare su schermo la storia di Taran, e quando uscì fu un fiasco totale. Costò 44 milioni di dollari e ne incassò poco più di 20. Per la Disney è tuttora considerato il suo scheletro nell’armadio, quel classico che cerca in ogni modo di dimenticare. E c’è un perché a tutto questo. Purtroppo la caratterizzazione dei personaggi era banale, piatta, troppo semplificata. Lo stesso Lloyd Alexander si definì confuso dopo la visione del film; come dichiarò in un’intervista pubblicata sul sito Scholastic, per lui non era un brutto film, soltanto un film vuoto, che non lasciava nulla.

Ma il pubblico lo ha rivalutato nel tempo come un film innovativo per la sua cupezza e per i toni più maturi. Dopotutto va premiato il suo coraggio di aver tentato un approccio innovativo e di staccarsi dalla massa dei film con atmosfere fiabesche, magiche e cariche di buoni sentimenti che lo avevano preceduto.

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