La Grande Sfida: Riccardo III vs Walter White

DI ALBERTO GROMETTO

SHAKESPEARE VS BREAKING BAD: l’accostamento potrebbe apparire bizzarro, di primo acchito. Lo so. Ma è in realtà nei fatti il più naturale e logico che possa esserci. 

Ma con chi abbiamo a che fare? 

Da una parte un sovrano inglese, dall’altra un professore di chimica Premio Nobel. 

Sulla carta, è così. Ma chi sono loro due in realtà? Bel dilemma questo, soprattutto quando si parla di una Storia e in particolare quando si parla di una Storia durante la quale i due stessi protagonisti impareranno, a poco a poco, quale sia la risposta a questo arcano. 

CHI SONO QUEI DUE?

Due cattivi? Due assassini? Due anime nere? 

Sì, anche ma… loro sono un’altra cosa, prima di questo. 

Sono due sfigati. Due perdenti. Due losers.

Loro due, prima di essere un sovrano inglese e un professore di chimica Premio Nobel, sono rispettivamente: il fratello gobbo e brutto e zoppo del Re da sempre tenuto ai margini della corte e un barboso insegnante liceale che nessuno dei suoi studenti ha voglia di stare ad ascoltare. 

Riccardo non è mai contato niente per nessuno. Ha combattuto in nome di suo fratello Edoardo, che siede sul Trono d’Inghilterra perché Riccardo stesso, abile generale, ce lo ha messo. Ma ora che è arrivata la pace, lui è di nuovo da relegare al ruolo di ombra. Non è niente più di questo, un’ombra. Deforme, brutto, zoppo: di sicuro non ha l’aspetto del fratello di un Re, figuriamoci quello di un Re! Poveretto!: questa è la più gentile delle esclamazioni che gli possono essere riservate. Beh, ora l’Ombra vuole emergere e lo farà muovendosi dietro le quinte.

Walter, al contrario, è andato molto vicino alla Grandezza. Ai tempi dell’università il suo gruppo di ricerca ha vinto il Nobel. E ha fondato una società che vale 2,16 miliardi di dollari. Peccato abbia venduto la sua quota per soli cinquemila dollari quando ancora non aveva avuto successo. Sì, Walter aveva la Grandezza tra le mani e invece si è ritrovato con polvere e nient’altro, fa l’insegnante di chimica in un ordinario liceo, costretto a lavorare in un autolavaggio per racimolare qualcosa e obbligato a pulire le macchine dei suoi stessi studenti che lo filmano e lo deridono. 

Entrambi hanno uno schifo di vita. Ed entrambi sono considerati delle nullità dal mondo intero. E in effetti: lo sono. L’errore di quelli che gli stanno intorno è considerarli, perché delle nullità, innocui e innocenti. E invece è proprio l’esatto contrario.

Lo sfigato è in assoluto l’individuo più pericoloso che esista in tutto il Mondo. E non va MAI sottovalutato. Ha sempre avuto la certezza di essere un perdente. E in quanto perdente, non ha niente da perdere. Allo sfigato che, dopo essere stato un loser tutta la vita, vuoi per un motivo o per un altro, decide all’improvviso di provare a mutare le cose, importa solo di cambiare. Se ne frega del “come”! E se riesce davvero a cambiare, allora v’assicuro che non c’è niente che lo porterebbe a tornare indietro. Soprattutto, lo sfigato c’ha addosso qualcosa che nessuno gli potrà mai togliere: la Rabbia. È la sola cosa che non perderà mai. La Rabbia di aver sempre perso, una rabbia che non ti togli nemmeno quando inizi a vincere. Perché chi è perdente, rimane un perdente anche quando vince. Perché non vincerà mai, sul serio. Ha perso in partenza. E dunque essere per una volta qualcuno di diverso da un perdente… o che sembra diverso da un perdente… è la miglior sensazione possibile, al punto che non c’è niente che non faresti perché tale sensazione rimanga sempre con Te e non se ne vada più.

Per questa ragione loro non sono solo quello che abbiamo detto. Un sovrano e un professore? Un gobbo e un insegnante? Sì, ma anche: un tirannico despota sanguinario capace di ammazzare bambini e uno spietatissimo boss della droga in grado di organizzare l’assassinio di decine di persone in luoghi diversi ma nel giro di pochi secondi. È questo quello che loro diverranno. O che piuttosto sono sempre stati, dentro di loro: dei Mostri. Che sia colpa della Vita o delle persone che hanno intorno, che siano stati gli altri a crearli oppure che la loro mostruosità sia loro responsabilità, quello è un altro discorso. Fatto è che sono dei Mostri. Mostri nati però per ragioni profondamente umane: essere, per la prima volta, Qualcuno. Ma proprio per questo motivo commetteranno le azioni meno umane possibili.

Ed è in questo che possiamo rintracciare dunque la vera ragione profonda per cui Richard e Walt sono “fratelli”. Puoi chiamarti William Shakespeare, come anche Vince Gilligan (due geni rivoluzionari!). Puoi scrivere una Storia ambientata nella Londra inglese del 1400, così come nell’Albuquerque in New Mexico negli USA agli inizi del 2000. Puoi raccontare di un uomo che diventa Re, come di un chimico che produce droga. Ma se sai scrivere Storie, per prima cosa parli di qualcosa di umano e che in quanto umano parla a tutti Noi, anche a chi non ha mai governato una Nazione o lavorato in un laboratorio di metanfetamina. E così quel sovrano quattrocentesco e quel criminale contemporaneo sono tanto più simili a noi di quanto si possa pensare. Due sfigati che, dopo una vita passata come addormentati, “si svegliano”. E capiscono. Perché essere ancora un perdente, se io posso vincere? Certe persone vogliono comandare e decidere, lo hanno sempre voluto dentro di loro, anche se non hanno mai potuto farlo. Ma quando si rendono conto che questa è la loro natura, state pur certi che seguiranno il loro Io. A qualsiasi costo. Anche se questo significa diventare dei Mostri.

(William Shakespeare & Vince Gilligan)

Così Riccardo, da orribile e goffo qual era, diventa “meraviglioso”. Dopo aver cominciato a ordire trame e inganni e fatto fuori diversi avversari scomodi… udite udite… si ritrova persino a sedurre una donna, Lady Anna, al quale aveva ammazzato suocero e marito. Quella lo chiamava “Demonio” e gli scagliava maledizioni e giurava vendetta. Poi lui è arrivato, le ha parlato, l’ha conquistata. E così, nel giro di un meraviglioso dialogo, lei accetta il suo anello. E solo a quel punto Riccardo capisce definitivamente di essere un uomo che anela al Potere. Non ce lo ha mai avuto. Ma lo vuole. E il volerlo lo rende Invincibile. Lo rende in grado di fare qualsiasi cosa. Datemi uno specchio!, grida lui entusiasta. Era sempre stato brutto, ma ora che è in grado di prendersi una donna che lo odiava più di ogni altra cosa al mondo, si rende conto di poter diventare bello, se è questo che lui desidera.  

Da grigio e modesto insegnante liceale qual era, Walt inizia a darsi alla droga. La sua metanfetamina è la più pura in circolazione. Questo rende il suo prodotto il Numero Uno. Rende lui il Numero Uno. Si è lanciato in questo campo perché gli è stato diagnosticato un cancro fatale. E lui pensa subito ad una cosa sola: la sua famiglia. Se se ne va, la lascerà senza un centesimo bucato. Ma allora perché continua a produrre droga anche quando avrà guadagnato così tanto da sistemare intere generazioni di White? Perché non si ferma quando il suo cancro inizierà a regredire? Perché non si accontenta di lavorare per conto di un boss, ma decide di diventarlo lui stesso spezzando, eliminando, ingannando, raggirando e ammazzando chiunque gli si pari davanti? Perché non è per la famiglia che lo fa. Lo fa per quel numero: Uno. Poteva essere miliardario, poteva essere a capo di un Impero, poteva essere Grande. E invece è stato nulla. Ma per la prima volta nella sua vita è il Numero Uno in qualcosa. Sì, peccato che quel qualcosa sia la droga. Ma è il Numero Uno, e non gliene frega niente di tutto il resto. 

Riccardo e Walter. Arrabbiati contro il mondo, rancorosi, sempre sentitisi piccoli ma con la voglia ora di diventare, finalmente, Grandi. Anche se per essere Grandi, dovranno compiere le azioni più piccole possibili: manipolare, tradire e uccidere. Eppure, qua sta il pazzescamente assurdo controsenso, per la prima volta nella loro vita si sentono bene. La cosa, inutile dirlo, preoccupa e terrorizza. Si può davvero trovare sé stessi nell’essere un despota sanguinario e un feroce boss della droga? Sì, si può. Non è per il sangue o il gusto dell’inganno che fanno quello che fanno, nessuno dei due. È per qualcosa che è molto più puro e vero e bellissimo di quel che si possa pensare. Lo fanno perché si sentono realizzati. Perché sentono di star facendo quello che avrebbero sempre dovuto fare. Perché percepiscono di occupare finalmente quello che è il loro posto nel mondo. Assurdo?

Ad entrambi però basta davvero poco per crollare. Il Re, una volta al potere, guarda chiunque con sospetto e, non volendosi fidare di nessuno, si fa il vuoto intorno. È Lui la causa della sua stessa fine. E a Walt, intento a produrre metanfetamina purissima a tutto andare, basta una semplice e innocua mosca a mandarlo completamente in tilt. Una mosca entrata per errore nel suo laboratorio può compromettere il suo essere Numero Uno. 

In ultima analisi: sì, sono dei Mostri, ma sono Mostri totalmente UMANI. Riccardo è stanco, solo stanco, di non poter essere lui quello che decide. Perché devono scegliere gli altri e non può essere lui a farlo? E Walter, in quel laboratorio, ha davvero trovato sé stesso: quello che ha fatto, lo ha fatto alla fine solo per poter stare sempre lì, nella sua Zona, quello che di più vicino aveva al Paradiso, quel luogo nel quale tutto ciò che fai per una strana magia ti riesce. Non esiste sensazione più bella e magica e meravigliosa. 

Chi vince la Sfida? Chiaro… no? PAREGGIO! 

Mi spiace, Riccardo e Walter. Qui niente Numeri Uno. 

Del resto se assegnavo a uno dei due il trionfo, l’altro m’avrebbe sicuramente eliminato senza pensarci due volte.

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