Otherside, capitolo 9: tra animali parlanti e cavalieri senza testa

DI ELODIE VUILLERMIN

Le avventure di Ichabod e Mr. Toad, del 1949, è l’ultimo film appartenente all’Epoca della Guerra della Disney. È composto da due segmenti, entrambi molto interessanti per le storie a cui si rifanno. Quindi, analizziamoli entrambi.

La prima parte, Il vento tra i salici, è la storia di Taddeo Rospo, descritto come un “avventuriero irriducibile e spericolato”, un “maniaco delle stravaganze”. Abita in una villa lussuosa, ma rischia la bancarotta. Egli infatti ha la mania di spendere il patrimonio in cose bizzarre e danneggiare incautamente le proprietà degli altri, che bussano arrabbiati alla sua porta e pretendono un risarcimento. Come quella volta che ha comprato un carro da circo trainato da un cavallo parlante, si è messo a scorrazzare con quello per tutto il paese e senza accorgersene ha travolto qualche siepe, un pollaio e il bucato di qualcuno steso ad asciugare. Inoltre Taddeo passa da una mania all’altra con la stessa rapidità con cui un falco pellegrino si lancia in picchiata; segue la moda del momento, stancandosi di quella vecchia dopo pochi istanti.

I suoi unici e veri amici sono Tasso McTass, Topus Waterat e Talpino Sweetmellow. I tre cercano di salvarlo da sé stesso per evitare ulteriori disagi alla comunità, ma Taddeo è troppo irresponsabile per stare a sentirli e per rinunciare alla sua attitudine. La sua nuova ossessione, stavolta quella di possedere una macchina, gli costa però cara: viene arrestato e accusato di furto. Taddeo, nella sua stravaganza, follia e stramberia, si proclama avvocato difensore di sé stesso e chiama al banco dei testimoni il cavallo parlante di cui sopra, Cirillo. Alla fine salta fuori che la macchina appartiene all’oste del paese, Strizzalocchio, e a una banda di donnole che frequentano il suo bar. Taddeo, incautamente, aveva comprato la macchina cedendo in cambio la sua villa. Inoltre Strizzalocchio testimonia contro Taddeo, che lo aveva chiamato in realtà per dimostrare la sua innocenza, e accusa il rospo di avergli venduto un’auto rubata.

La giuria dichiara Taddeo colpevole e lo condanna al carcere. Gli amici provano a riaprire il caso più volte, inutilmente. Mentre è in prigione il rospo viene visitato da Cirillo, travestito da sua nonna, che gli mette in testa un’altra follia: l’evasione. Così Taddeo fugge di prigione e riesce a seminare i suoi inseguitori gettandosi in un fiume. Arriva per miracolo alla casa di Topus e Talpino, raggiunti anche da Tasso che fa una rivelazione: Strizzalocchio era in combutta con le donnole e ha incastrato Taddeo per rubargli la villa. Dopo un rocambolesco combattimento, il rospo riesce a recuperare la prova che lo scagiona.

La storia è ovviamente basata su Il vento tra i salici di Kenneth Grahame, la cui trama è più o meno identica a quella che la Disney ci ha mostrato. Tuttavia posso citarvi qualche differenza. Innanzitutto tutti hanno come nome proprio quello della propria specie animale: quindi il rospo Taddeo è soltanto Rospo, il topo Topus si chiama Topo e così via. In originale ci sono solo animali con comportamenti umani, mentre nella versione Disney sono presenti anche gli umani.

Gli animali protagonisti non si conoscono tutti fin dall’inizio della storia. Topo è in realtà un ratto d’acqua, amante della navigazione, e trasmette a Talpa questa sua passione. Viene approfondito maggiormente il character design di Topo, Talpa e Tasso. Sono presenti tanti altri animali oltre ai protagonisti, come Lontra e il suo cucciolo, scoiattoli e conigli, un ratto vagabondo e perfino Pan, il dio greco con l’aspetto di un satiro. Gli antagonisti non sono donnole, ma una banda di ermellini, faine e furetti; e il loro capo non è un umano baffuto, bensì un ermellino.

Tante scene del libro, come il momento in cui Topo incontra Talpa per la prima volta, o l’evasione di Rospo travestito da donna, non sono state adattate nel film Disney o risultano del tutto stravolte. In originale non c’è nessun complotto architettato per incastrare Rospo, anche se la villa gliela rubano comunque: semplicemente Rospo provoca una serie di incidenti guidando un’auto, per poi essere arrestato dopo averne rubata una (per davvero). A far fuggire il protagonista di prigione con un travestimento non è il cavallo Cirillo, ma la figlia del carceriere, impietosita dalla sua sofferenza.

Infine, e questa credo che sia la differenza più importante, nel libro Rospo impara dai suoi errori. Capisce quanto sia stato irresponsabile finora. Realizza che Topo, Talpa e Tasso sono i suoi veri amici perché si sono fatti in quattro per cercare di proteggere la sua villa, nonostante la sua attitudine caotica. Giura così di seguire sempre i loro consigli. Mentre la versione disneyana, ahimé, non ha un’evoluzione caratteriale. È un personaggio dannatamente statico. Proprio quando riflette sul suo comportamento e sta per giurare di essere una persona (o un animale?) migliore, arriva Cirillo a suggerirgli di evadere di prigione e voilà!, eccolo che butta all’aria tutti i suoi buoni propositi. In generale la sua disavventura non è servita a insegnargli un minimo di buon senso, egli continua ad aggrapparsi alle sue strambe e folli iniziative, tant’è vero che sul finale lo vediamo alle prese con una nuova mania (nello specifico, un aeroplano). Al contrario, i suoi tre amici andrebbero quasi eletti santi, vista la pazienza con cui riescono a sopportare lui e la sua incoscienza.

Passiamo ora alla seconda parte, La leggenda della valle addormentata. Nel villaggio di Tarrytown, situato nella Valle Addormentata, arriva un nuovo insegnante: Ichabod Crane. Un uomo così magro che, a guardarlo da lontano, molti lo avrebbero scambiato “per uno spaventapasseri fuggito da un campo di granoturco”. Molti lo considerano un tipo eccentrico e fanno pettegolezzi su di lui; inoltre Brom Bones, il belloccio palestrato di turno, lo bersaglia con i suoi scherzi. Tuttavia Ichabod riesce a farsi rispettare per via della sua dedizione all’insegnamento ed esercita un notevole fascino sulle donne nonostante il suo aspetto, cosa di cui approfitta per scroccare pasti gratis.

Un giorno Ichabod conosce Katrina Van Tassel, figlia del più ricco agricoltore della zona, e progetta di sposarla per ereditare le ricchezze dei Van Tassel. Dal canto suo, pur civettando con tutti, Katrina comincia a ricambiare le attenzioni di Ichabod, più che altro perché stufa che Brom spaventi ogni suo potenziale pretendente con facilità. Questo suscita la gelosia di Brom, che cerca come può di ostacolare il rivale senza successo. Almeno finché, durante la festa di Halloween tenutasi a casa Van Tassel, non scopre la fobia di Ichabod verso i fantasmi e il soprannaturale: così inizia a raccontare la storia del cavaliere senza testa, lo spirito di un cavaliere che tempo fa perse la sua testa in un combattimento e da allora vaga durante le notti in cerca di essa, attaccando chiunque incontri per decapitarlo, portandosi appresso una zucca intagliata come testa sostitutiva.

Ichabod si trattiene alla festa più degli altri, probabilmente per fare un’ulteriore mossa con Katrina. Non sappiamo come sia andata a finire, ma la scena dopo ci mostra un Ichabod a cavallo con aria mesta, forse dovuta a un rifiuto. Mentre torna a casa, l’uomo attraversa una foresta buia e si imbatte proprio nel cavaliere senza testa, che lo insegue per ucciderlo, in una scena dai toni fortemente cupi e ansiogeni. Ichabod sembra salvarsi quando attraversa un ponte vicino a un cimitero, che secondo la leggenda è quello che il cavaliere non può superare, ma questi gli lancia contro un Jack-o’-lantern infuocato lungo il ponte e lo prende in pieno. Il mattino dopo vengono trovati solo il cappello di Ichabod e una zucca sfracellata, ma del professore nessuna traccia. C’è chi dice che si sia sposato con una ricca vedova e abbia avuto molti figli simili a lui, mentre quelli di Valle Addormentata restano dell’ipotesi che il Cavaliere Senza Testa se lo sia portato via. Dal canto suo, Brom riesce a sposare Katrina.

È chiara l’ispirazione a La leggenda di Sleepy Hollow di Washington Irving, lo stesso racconto che ha poi ispirato Tim Burton a creare, nel 1999, la sua versione della storia, in un film con Johnny Depp e Christopher Walken. Il film Disney è quasi del tutto fedele al libro originale, con tanto di finale ambiguo in cui la sorte di Ichabod viene lasciata all’immaginazione del lettore; si avanza addirittura l’ipotesi che potrebbe essere stato Brom Bones a far sparire il suo rivale, o peggio a ucciderlo.

Anche il triangolo amoroso continua a rivestire una grande importanza e in entrambe le versioni viene messo in evidenza come nessuno dei protagonisti di questa contesa sia sincero su ciò che prova, pensando solo ai propri interessi. Ichabod mira alle ricchezze della fanciulla. Brom non si fa alcuno scrupolo pur di sottrarre Katrina al rivale. E infine Katrina civetta con Ichabod solo perché si diverte a far ingelosire Brom.

L’unica differenza significativa sta nei toni delle due opere: principalmente comico (salvo il finale) per il film Disney, più cupo e misterioso in originale. Inoltre Irving descrive in una maniera più approfondita l’ambientazione, focalizzandosi su ciò che la rende speciale, come se fosse un personaggio.

Nella storia di Irving, il cavaliere senza testa si ispira a una persona realmente esistita: un soldato dell’Assia (Stato federato della Germania) che prese parte alla Guerra d’indipendenza americana e che durante la battaglia di White Plains, intorno alla notte di Halloween del 1776, venne decapitato da una palla di cannone. Anche il villaggio di Tarrytown esiste veramente: Irving è dovuto fuggire fin là nel 1798 per scampare a un’epidemia di febbre gialla scoppiata a Manhattan e durante il suo soggiorno è rimasto affascinato dalle storie spettrali del luogo.

Molti altri luoghi o nomi utilizzati nella storia si rifanno a qualcosa di reale. Il nome di Ichabod Crane fu preso da un militare che visse contemporaneamente a Irving, eppure i due non si incontrarono mai. Sleepy Hollow esiste (si trova nello Stato di New York, nella contea di Westchester), così come il suo ponte, la chiesa e il cimitero. Per Brom Bones l’autore si ispirò a due figure, il veterano di guerra Abraham Braun Martling e un altro uomo di nome Abraham Van Alstine. È esistita sul serio anche una certa Katharina Van Tassel, di cui c’è perfino la tomba, ma la Katrina di Irving ha una personalità più simile a Elizabeth, quella che fu la nipote della vera Katharina.

E il cavaliere senza testa? Su di lui esistevano numerose storie, ognuna diversa dall’altra, già a partire dal Medioevo.

Nel folklore celtico si parla del Dullahan, un folletto con occhi luminosi come fiamme, che tiene sottobraccio la sua testa mozzata. Nell’altra mano regge una frusta ricavata dalla colonna vertebrale di un umano. Cavalca un cavallo, anch’egli privo di testa; in altre versioni guida un carretto trainato da sei cavalli (tutti senza testa) e abbellito con lapidi e ossa umane. Il Dullahan deve continuare a cavalcare senza sosta: se infatti dovesse fermarsi, la persona di cui grida il nome è destinata a morire. L’unico punto debole della creatura sembra essere l’oro: basta indossare un oggetto dorato o metterne uno sul suo cammino per fermarla.

Un racconto scozzese parla di un uomo di nome Ewen, che fu decapitato durante una battaglia tra clan a Glen Cainnir sull’isola di Mull. La morte gli impedì di diventare capo del suo clan. Da allora si dice che lui e il suo cavallo, entrambi senza testa, infestino quella zona.

Nel ciclo bretone esiste un romanzo, Sir Gawain e il cavaliere verde. Narra che il giorno di Natale, alla corte di re Artù, si presentò un cavaliere dalla pelle verde, che sfidò i cavalieri della Tavola Rotonda a tagliargli la testa. Proprio quando Artù stava per accettare la sfida, suo nipote Gawain lo anticipò e decapitò il cavaliere. Ma quest’ultimo afferrò la sua testa e impose al giovane una penitenza: tra un anno avrebbe dovuto raggiungerlo alla Cappella Verde, in modo che il cavaliere possa sfidarlo e decapitarlo a sua volta.

Nell’Ottocento, nella raccolta Leggende Tedesche, i fratelli Grimm (ne sentivate la mancanza?) raccontavano due versioni diverse del cavaliere senza testa. Nella prima, ambientata a Dresda, una signora va a raccogliere ghiande nella foresta, quando sente il suono di un corno da caccia; appena lo sente una seconda volta e si gira a guardare, si ritrova davanti un uomo senza testa che cavalca un destriero grigio e indossa un cappotto dello stesso colore. La seconda, invece, si svolge a Braunschweig e l’uomo senza testa (o meglio, il “cacciatore selvaggio”) suona un corno per avvisare i cacciatori di non cavalcare il giorno successivo, altrimenti capiterà un incidente.
Contemporanea al racconto di Irving è la leggenda di El Muerto, diffusasi tra il Texas e il Messico. Nel 1850, nel Texas meridionale, un bandito messicano di nome Vidal, ladro di bestiame, fu catturato da due Texas Ranger, Creed Taylo e William “Bigfoot” Wallace. Questi, dopo aver decapitato Vidal, legarono il suo corpo a un mustang nero lasciato libero di vagare: in questo modo gli altri criminali, vedendo il cadavere, si sarebbero spaventati e non avrebbero mai pensato di seguire l’esempio di Vidal.

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