DI ELODIE VUILLERMIN
Tutti conoscono la storia d’amore tra la dolce cagnolina dei quartieri alti Lilli e il cane randagio e sciupafemmine Biagio (in originale noto soltanto come “the Tramp”, ossia “il Vagabondo”). La scena del bacio degli spaghetti è una delle più celebri di tutta la Disney e al tempo stesso una delle più parodiate di sempre. E tutti avrebbero voluto mangiarseli, quegli spaghetti con polpette, ci scommetto. Io ricordo di aver chiesto a mia madre se poteva farmela lei, la ricetta.
Una storia d’amore toccante. Una dolce interazione tra mondi opposti. Ma a cosa si sono ispirati per realizzarla? Otherside è qui per questo: darvi una risposta chiara in merito, o almeno provarci.
Nel 1937 lo sceneggiatore e character designer Joe Grant propose a Walt Disney un’idea per un film, dal titolo Lady. Egli si era ispirato alla sua cagnolina, una Springer Spaniel Inglese chiamata, per l’appunto, Lady, che si sentiva messa da parte da quando era nato il bambino di Joe e faceva buffe scenate di gelosia. Quella Lady sarebbe poi diventata la Lilli che tutti noi conosciamo. Ma, nonostante l’entusiasmo iniziale con cui zio Walt accolse la proposta di Grant, non riuscivano a costruirci intorno una storia abbastanza convincente. C’era il personaggio, ma mancavano il giusto contesto in cui farlo agire, il suo conflitto interiore, le interazioni con gli altri.
La svolta arrivò nei primi anni ‘40, quando Walt Disney lesse il racconto breve Happy Dan, the Whistling Dog di Ward Greene, pubblicato sulla rivista Cosmopolitan. Si convinse che, se Lilli si fosse innamorata di un cane cinico come quello protagonista del racconto, la storia sarebbe stata più interessante. Così acquistò i diritti dell’opera e coinvolse Greene stesso nella produzione del film. Il progetto, tuttavia, fu interrotto nel 1943 a causa della Seconda guerra mondiale e poi ripreso molti anni dopo.

Nel 1947 la scrittrice spagnola María Lejárraga arrivò negli Stati Uniti e spedì a Walt Disney un paio di sceneggiature. Una di queste portava il titolo Merlín y Viviana o la gata egoísta y el perro atontado, e presentava molte somiglianze con l’opera di Walt, con la differenza che a innamorarsi erano un cane randagio e una gatta vanitosa.
Finalmente una storia solida per il film iniziò a prendere forma nel 1953. La Disney si basò sul racconto di Greene e sugli storyboard di Grant, ma si era ormai del tutto discostata dall’idea originale di quest’ultimo, che aveva lasciato lo studio nel 1949.
Dal canto suo Greene, su sollecitazione di Walt Disney, fu incaricato di scrivere un libro che fungesse da trasposizione del film prima che quest’ultimo uscisse al cinema, in modo che il pubblico cominciasse a familiarizzare con i personaggi fin da subito. Il romanzo s’intitolava Lady and the Tramp – The Story of Two Dogs. Il film uscì due anni dopo la scrittura del libro, nel 1955.
A causa del romanzo di Greene, Grant non venne accreditato per il suo lavoro sulla storia, ma il direttore dell’animazione Eric Goldberg provò a rimediare alla mancanza con il dietro le quinte della Platinum Edition di Lilli e il vagabondo, nel quale racconta il contributo di Grant.
Furono scelti molti nomi per il cane di cui Lilli si innamora. I primi furono Homer, Rags e addirittura Bozo. Alla fine si optò per Tramp.
Nello script originale Lilli avrebbe dovuto avere un solo vicino di casa, Hubert, un cane di aspetto simile all’attore Ralph Bellamy, ma poi il personaggio fu sostituito da Fido e Whisky.
La perfida e alquanto sciocca zia Sarah, che odia i cani e fraintende sempre le intenzioni di Lilli, avrebbe dovuto essere molto più prepotente nei confronti della cagnetta, come una tradizionale matrigna cattiva, insomma. Poi l’hanno cambiata in una donna ficcanaso e problematica, ma pur sempre di buone intenzioni. Non dimentichiamoci che nel finale definitivo è lei che regala alla famiglia di Lilli i biscotti per cani a Natale.
I gatti della zia, campioni di perfidia ancor più di lei, erano due maschi e si chiamavano Nip e Tuck, prima di diventare le gatte siamesi Si e Am.
In seguito alla notizia della gravidanza della sua padrona, Lilli avrebbe dovuto avere un incubo che rifletteva le sue paure di essere ignorata e dimenticata, in una scena in stile “Elefanti Rosa” di Dumbo che alla fine è stata cancellata.
I padroni di Lilli si sarebbero dovuti chiamare Jim Brown ed Elizabeth, ma vennero cambiati prima in “Mr.” e “Ms.”, e in seguito in Gianni Caro e Tesoro, per mantenere il punto di vista di un cane durante la narrazione. Per lo stesso motivo si è optato per una telecamera sempre piuttosto bassa, così da mostrare raramente i padroni in viso. Ottimi espedienti narrativi, che permettono agli spettatori di immedesimarsi del tutto nel mondo dei cani, che giustamente non possono sapere quali sono i veri nomi dei loro padroni e quali invece sono dei vezzeggiativi.
Nei primi schizzi il ratto era un personaggio più comico, ma venne reso più spaventoso per aumentare la tensione drammatica nelle ultime scene, soprattutto quando cerca di uccidere il bambino nella culla. Pure qui, a parer mio, hanno fatto una buona scelta.
Avrebbe dovuto esserci anche un triangolo amoroso tra Lilli, Biagio e un levriero russo di nome Boris, poi eliminato. Ma Boris appare comunque come personaggio minore nella scena del canile, tra i cani che condividono la gabbia con Lilli.
Ma ora vediamo quali sono le differenze tra Lady and the Tramp – The Story of Two Dogs di Greene e il film della Disney che tutti conosciamo.

Cominciamo da Lilli. I suoi padroni la coccolano, le danno molte attenzioni, le permettono di dormire sul loro letto e addirittura le concedono di mangiare cibi non proprio convenzionali per un cane (non i soliti paté o croccantini, insomma). Sappiate che nel romanzo di Greene è molto più viziata di così. Ha un’intera stanza dedicata a lei, possiede oggetti costosi come una mantellina e delle scarpette per proteggersi dalla pioggia, e nessuno la sgrida se mastica i suoi oggetti. Inoltre i suoi padroni le offrono troppo spesso il loro “cibo da ricchi”, tanto che lei sta male più di una volta a causa di ciò. Si va ben oltre le ciambelle croccanti intinte nel caffè che Lilli si sgranocchia nel film.
Quando Tesoro è incinta, Lilli comincia a ricevere meno attenzioni di prima. Il senso di smarrimento, nel libro, viene enfatizzato di più, al punto che la cagnetta si chiede se i suoi padroni si siano dimenticati di lei. Ciononostante, non prova mai risentimento verso Tesoro e Gianni caro, né tanto meno verso il pupo.
Anche nel libro arriva il momento in cui quell’antipatica di zia Sarah si stabilisce a casa di Lilli con i suoi gatti siamesi, che qui sono maschi e non femmine. Però il suo arrivo non coincide con la partenza di Tesoro e Gianni Caro: al contrario, loro rimangono a casa e la zia resta al loro fianco per molto più tempo, per aiutarli con il bambino. Questo implica che Lilli debba restare in giardino, per lasciare lo spazio di casa ai gatti.
Altra scena divergente tra le due versioni è quella che porterà Lilli a indossare, controvoglia, la museruola. Nel film era zia Sarah a mettergliela perché la cagnolina, cercando di proteggere il pupo, veniva accusata di un disastro che invece avevano combinato le gatte. Nel libro uno dei gatti, per acchiappare un piccione, fa quasi cadere la culla del bambino mentre questi sta riposando in giardino; Lilli viene accusata dell’incidente sfiorato e la museruola gliela mettono i suoi adorati padroni. Sì, avete capito bene. Se nel classico animato Tesoro e Gianni Caro riuscivano sempre a capire quel che Lilli pensava, comprendevano quando era preoccupata e sono stati i primi a crederle quando ha voluto mostrare il ratto morto come prova dell’innocenza di Biagio, nel libro fraintendono la situazione e pur con le migliori intenzioni non fanno che causare problemi a Lilli, come se fossero una versione 2.0 di zia Sarah. Una volta costretta a questa punizione, la cagnolina viene legata alla sua cuccia, laddove nel film Disney scappava per le strade e veniva salvata da Biagio.
Passiamo ora a lui, il vagabondo seduttore, il latin lover canino, il cane senza padroni. Una sua caratteristica peculiare in questo romanzo, che nel film viene mostrata una volta sola (nella scena allo zoo), è il suo fischio, con il quale riesce a ingannare l’accalappiacani in più di un’occasione: infatti l’uomo scambia quel fischio per il richiamo del suo capo e, mentre è distratto, Biagio e gli altri cani randagi ne approfittano per scappare.


Inoltre Biagio conosce Lilli molto prima, già durante la gravidanza di Tesoro e, in maniera simile al film, la avvisa che con la nascita del bambino lei verrà messa da parte. Lilli, che tutto sommato era incuriosita da lui nel classico animato, nel libro di Greene è molto stranita e a disagio per i modi rozzi del vagabondo e il suo linguaggio da strada. Il loro secondo incontro avviene quando a Lilli viene messa la museruola ed è proprio Biagio a togliergliela, senza ricorrere all’aiuto di alcun castoro. E, mi dispiace dirlo, ma no, i due non vanno al ristorante italiano e non c’è alcun bacio degli spaghetti con Bella Notte in sottofondo. La loro cena, nel romanzo, è un po’ meno romantica, composta dagli avanzi di cibo scroccati a sei famiglie diverse.
Nel film Biagio entrava in casa di Lilli in maniera un po’ diversa: dopo un litigio con lei, causato dal fatto che lui l’aveva fatta finire in canile e da altri motivi, fa per andarsene, ma appena la sente abbaiare torna quasi subito; venuto a sapere del ratto che punta alla stanza del bambino, entra in casa su esplicita richiesta di Lilli, salvando così il pupo dal malvagio roditore. Nel libro Lilli fa entrare Biagio dalla porta sul retro per mostrargli com’è, da vicino, la vita del cane domestico. Solo una volta dentro i due scovano il ratto e nell’inseguirlo fanno una confusione tale che i padroni di Lilli chiamano il canile perché Biagio venga portato via. A sorpresa, a mostrare il corpo del ratto, in modo da scagionare il vagabondo, non è la stessa Lilli, ma i due siamesi di zia Sarah, pentiti di aver esagerato con le loro marachelle.
E Whisky e Fido? Anche loro ci sono nel libro. Solo che qui Fido soffre d’asma, ecco spiegato perché non sente gli odori. Inseguono l’accalappiacani quando Biagio viene portato via, ma… sto per dirlo… Fido muore investito dalla carrozza. Siete scioccati, lo so. Ringraziate lo zio Walt, che ha voluto evitare un’altra scena in stile “morte della mamma di Bambi”, se abbiamo avuto un film con Fido che sopravvive con una zampa rotta e si gode il Natale a casa di Lilli.
Il finale del libro è più o meno lo stesso del classico Disney: Biagio viene adottato dalla famiglia di Lilli e ha dei cuccioli con lei.

