DI SARA NOEMI SCATOLA
Probabilmente penserete che sono l’ennesima persona che propone l’ennesimo articolo a proposito di un libro che a mio parere personale – e pertanto non universale – tutte le persone del mondo dovrebbero leggere almeno una volta nella loro vita.
È vero, è molto difficile, se non impossibile, trovare un libro che possa piacere a chiunque.
Ma il mio intento non consiste nell’individuare un libro di questo genere. Non sono interessata a scovare un libro che piaccia a tutti, quanto piuttosto un libro che sia utile a tutti, da cui chiunque possa trarre qualcosa.
Si tratta di un libro breve, che supera non di molto le cento pagine. Pertanto, è un libro non impegnativo che, volendo, può entrare nella tasca della giacca o nella borsa della maggior parte delle persone.
Non è un libro di narrativa, ma un breve saggio scritto dallo psicanalista Massimo Recalcati che porta il seguente titolo: Mantieni il bacio. Lezioni brevi sull’amore.

Sì. Un saggio sull’amore. Banale, direte, vero? Eppure, chi non fa esperienza dell’amore nella vita? E, domanda migliore forse, quante persone possono dire di non aver fatto esperienza – diretta o indiretta – delle conseguenze che l’amore trascina inevitabilmente con sé? Quanti riescono a riconoscere i propri tratti tossici in amore? Quanti i propri tratti dipendenti? Quanti riescono a fare una sorta di esame di “autocoscienza” riguardo ai propri modi in amore?
Questo libro è un libro sull’amore. Per quanto, quindi, il mio parere possa essere soggettivo e strettamente personale, l’amore è un concetto universale, un’esperienza che accomuna tutti quanti (seppur non omologandoci) e che coinvolge direttamente ognuno di noi.
Se fino a qui vi ho incuriosito, vi chiedo di soffermarvi ancora un po’ e leggere gli sproloqui che seguono a proposito del libro in sé.
Senza ombra di dubbio, non posso fare un lavoro migliore dell’autore stesso nello spiegare gli argomenti affrontati in questo breve saggio. Quello che vi offrirò sarà una sorta di breviario del libro, cercando di costruire una panoramica abbastanza vaga da non rovinarne la lettura nel caso decidiate di prenderlo in mano e immergervi al suo interno.
Ancora prima di addentrarmi nelle sue prime pagine, sono rimasta colpita e sorpresa dalla dedica posta a inizio libro, due brevi versi a sferzare la pagina bianca:
A Roberto Benigni,
che conosce la poesia della durata
E allora mi è sorto spontaneo domandarmi quale rapporto di affetto legasse Recalcati a Benigni e Benigni a Recalcati.
Così, ho fatto una veloce ricerca su Google. E quello che ho trovato è stato un programma disponibile su RaiPlay intitolato Lessico Amoroso (cui, in realtà, Recalcati accenna già nell’introduzione al suo libro, ma di cui io mi ero pietosamente dimenticata).

In sette puntate, Recalcati racconta ed estende quelli che sono anche i capitoli del suo libro Mantieni il bacio. Il valore aggiunto di ciascuna puntata è costituito dall’elemento interattivo, dalla proiezione di porzioni di film e di letture di poesie e brani da parte di noti attori. Tra questi, vi è Roberto Benigni.
In particolare, l’intervento di Benigni viene proiettato negli ultimi venti minuti dell’ultima puntata, Dio come ti amo. Adesso, io proverò a riassumere e riportare le parole di Benigni in questo articolo, ma vi prego, se ne avete voglia (ma in realtà, anche se non ne avete), di guardare questi ultimi venti minuti a chiusura del programma Lessico Amoroso, di ascoltare, osservare e godere della bravura di Roberto Benigni che, con una passione e un entusiasmo straordinari (e che credo fermamente dovrebbero diventare più ordinari, più quotidiani e consueti tra le persone), declama un inno alla poetica dell’amore. Potremmo dire che con puro amore Benigni parla dell’amore.
Dell’amore che brucia. E dell’amore che dura. Di come la matematica in amore non funzioni per nulla. Di come l’amore non lasci spazio alla logica perché l’amore che dura è costituito per il 90% da erotismo e per il 90% da affetto. Di come l’amore sia “il Poseidone del nostro sangue” che scorre in noi come acque impetuose, che brucia e ribolle. Di come l’amore vero stia nel quotidiano. Ed è un quotidiano che non ammazza l’amore, ma anzi, lo eleva, lo rende divino, scova il meraviglioso nell’ordinario. Questa è la poetica della durata. Bruciare per quella straordinarietà che si ritrova ogni giorno nei gesti più ordinari del proprio amato o della propria amata. Perché “l’amore è sempre nuovo e sempre antico”.
(Io ve lo metto qui, il link alla puntata, giusto nel caso in cui vogliate guardarvela…e questa è un’opzione vivamente consigliata: https://www.raiplay.it/video/2019/03/Lessico-amoroso-cb09c137-8f69-4101-a32c-43ebe5d34862.html ).

Ma parlando del titolo Mantieni il bacio (che, come tutto secondo Recalcati, viene dall’inconscio, ma anche, in questo caso, da una lezione di pilates… lascio a voi scoprire il perché), e, in particolare, del sottotitolo del libro – Lezioni brevi sull’amore – devo ammettere che subito ho storto un po’ il naso. Perché? L’amore è qualcosa su cui si possano tenere lezioni?, mi sono chiesta. E Recalcati non mi ha delusa, perché a qualche pagina dall’inizio così ho trovato scritto:
<< È davvero possibile tenere delle lezioni sull’amore? Evidentemente no. Non è mai possibile spiegare l’amore. Non è mai possibile ridurre l’amore a un concetto. È invece possibile e necessario parlare d’amore, continuare a parlare d’amore. A tal punto che si potrebbe persino dire che parlare d’amore sia la sola cosa davvero possibile in amore >>.
Uno dei miei film preferiti, L’amore non va in vacanza (titolo originale: The Holiday), si apre proprio con un discorso a proposito dell’amore, e una tra le frasi che sentiamo recitare nel corso dei primi minuti è la seguente:
<< Shakespeare said: “Journeys end in lover’s meeting”. Oh, what an extraordinary thought >>.
Il viaggio termina quando gli innamorati si incontrano. Il momento dell’incontro è, secondo Recalcati, il punto di vista che Freud non ha considerato. Per Freud, l’amore è un’illusione, non è la ricerca del nuovo ma piuttosto la ripetizione del vecchio, la ricerca di uno specchio che rifletta sé stessi. Ma l’incontro, invece, è imprevedibile, non è programmabile. Per Recalcati, l’incontro non avviene tra anime, ma tra corpi, anzi, tra singoli dettagli dei corpi. E nel dettaglio non trovo il riflesso di me ma scopro l’alterità di una persona che non è uno specchio, ma, anzi, si presenta “come rottura dello specchio, come esperienza di un Altro che non mi somiglia […]. È questa divergenza […], questo scarto, che può rendere l’amato davvero insostituibile, ovvero amato in tutti i suoi dettagli”.
Recentemente, seduta insieme a un mio amico fuori da un bar, con i piedi congelati dal freddo penetrante attraverso i due strati di calze e le mani temporaneamente riscaldate da una tazza di ginseng fumante, ho riletto – anzi, ho ascoltato il mio amico rileggermi – il ventunesimo capitolo di un libro tanto famoso quanto abusato dai social, Il Piccolo principe, che a mio parere ha il potere di conquistarsi una porzione del cuore di chiunque lo legga nella sua interezza, evitando di concentrarsi sulle solite ripetute citazioni che, purtroppo, sono talmente riutilizzate che finiscono quasi per essere rese fastidiose.
Il ventunesimo capitolo è quello in cui il Piccolo Principe incontra una piccola volpe (in realtà, il libro non specifica se la volpe sia piccola, ma a me piace immaginarla in questo modo).

Questa volpe, piccola o grande che sia, insegna al Piccolo Principe il significato della parola addomesticare, e qui sotto vi riporto il loro dialogo:
“ << […] Che cosa vuol dire addomesticare? >>
<< È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ‘creare dei legami’…>>
<< Creare dei legami? >>
<< Certo >>, disse la volpe. << Tu, fino a ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo >>.
<< Comincio a capire >>, disse il piccolo principe”.
Poi, il dialogo continua:
“<< Che cosa bisogna fare? >> domandò il piccolo principe.
<< Bisogna essere molto pazienti >>, rispose la volpe. << In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno, tu potrai sederti un po’ più vicino…>>.
Il piccolo principe ritornò l’indomani.
<< Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora >>, disse la volpe. << Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…Ci vogliono i riti >>”.
Nella poetica dell’incontro, la persona amata diviene ai nostri occhi un mistero unico da scoprire, riscoprire, esplorare, senza poterlo mai svelare del tutto. Ci sarà sempre qualcosa dell’amato che rimarrà a noi celato. È intrinseca alla libertà di ciascuno dei due amanti, la condizione di inafferrabilità. L’amore, per durare, necessita che gli amanti rimangano Due, separati, diversi, ognuno capace di stare con sé stesso, di sostare e godere della propria solitudine.
“Non esiste amore”, dice Recalcati, “che non si nutra di mancanza”. E credo che non possa esserci nulla di più vero.
I capitoli di Mantieni il bacio seguono di pari passo le puntate di Lessico amoroso. Il libro e il programma sono così articolati:
- La promessa
- Il desiderio
- I figli
- Tradimento e perdono
- La violenza
- Separazioni
- L’amore che dura / Dio come ti amo
È il viaggio dell’amore, il carosello degli amanti, gli alti e i bassi che si alternano in gentili valzer o in caotiche danze nel tentativo di mantenere il bacio, quel bacio che – nell’amore vero – all’inizio brucia e che si desidera far durare, senza che esso si esaurisca nelle fiamme e trovi così la sua tomba nelle ceneri di quel bacio stesso.
È un turbine che ti avvolge e ti sconvolge, un salto nel vuoto in cui ti getti senza appigli e senza garanzia di ritorno.
L’amore non ha definizione. Non può averla perché definirlo significherebbe ingabbiarlo e privarlo forse dunque dell’unica cosa certa che sappiamo essere l’essenza caratterizzante dell’amore: la sua libertà. Ed è una libertà totale, estesa in tutti i suoi significati possibili. L’amore ha il diritto di essere libero, ed esige di essere libero. Libero da catene, libero da pregiudizi, libero da convenzioni… libero da tutto, ed è il rispetto di questa libertà che garantisce il rispetto dell’Altro. E questo è qualcosa – in teoria – di implicito, poiché chi ama, necessariamente rispetta l’amato. Rispetto e libertà sono i presupposti per un amore sano, per un amore che brucia e che ha la capacità di durare, se gli amanti lo desiderano.
Se lo leggerete, non pretendo che siate d’accordo con quanto scritto in questo libro, ma spero che ne siate toccati, e che siate pronti a riceverlo a tempo debito. È su questo libro che baserei un programma di educazione affettiva, ed è a partire dai bambini che incomincerei a diffonderlo. Non si può aspettare di essere abbastanza grandi per parlare d’amore. L’amore tocca tutti, sempre, in ogni momento, a ogni età. I figli apprendono uno dei tanti schemi possibili dell’amore dai genitori, e quello che apprendono lo ripetono a loro volta nelle relazioni che hanno in futuro. Dunque, non si può aspettare. Perché se è davvero, come diceva Dante, “l’amor che move il sole e l’altre stelle”, allora educare a un amore sano è forse uno dei migliori modi che abbiamo per incominciare a rivoluzionare questo mondo.
Desideri leggere di Amore… nel Teatro? Allora questa è la classifica shakespeariana che fa per te!!!
Ti piacerebbe leggere d’Amore e di Poesia? Allora leggiti questo!!!