La classica classifica: BAU!

DI ALBERTO GROMETTO

Noi viviamo in un mondo davvero triste. Non credo vada detto altro. È questo, il mondo: un posto brutto. Va detto così, in maniera molto semplice, schietta, diretta. Non bisogna essere mielosi, melodrammatici o pietosi. Bisogna solo essere onesti. Anzi. Neanche. Onestà o meno, il mondo resta comunque un posto brutto. Tanto dolore, tanta tristezza, tanta infelicità. Stop. Cioè… stop? 

Eppure le cose belle ci sono. Altrimenti non saremmo qui a parlarne. Forse si soffre proprio perché esistono le cose belle. Se non ci fossero, non dovrebbe esserci nemmeno il dolore. 

In tutto questo mare di sofferenza, qualcosa di bello te lo porterai sempre con te. Per qualcuno è una persona. Quasi sempre ciò che di bello si ha, ciò che di bello ci si porta dietro, è legato ad una persona. Ne si incontrano tante di persone nella vita, e la maggior parte se ne va via. Ti lascia. T’abbandona. Tu vorresti solo stare con loro. Ma non puoi. Ma qualcuno rimane, sapete? 

Alcune di queste persone che rimangono non sono umani, pur essendo più umani degli umani, alla fine. Stiamo parlando dei nostri amici animali. Che siano micetti o cagnolini o qualsiasi altro animaletto domestico vi venga in mente. Passano gli anni, e tanti saranno quelli che se ne andranno. Ma loro no. Loro rimangono e ti amano, a dispetto di tutto. E quando sentirai che tutto sta andando male, che sei solo, loro rimarranno lì con te. Ci saranno quando le cose andranno bene e ci saranno quando andranno male. Loro ci saranno sempre, per te. 

Quando tratto questo specifico tema, mi viene subito in mente il cane Argo. Uno dei più sublimi personaggi di tutta la Storia della Letteratura, Argo era il giovane cane da caccia dell’astuto e scaltro Ulisse/Odisseo, Re di Itaca, protagonista del poema omerico «Odissea». Ulisse, come è noto, partì per la Guerra di Troia, ove rimase per dieci lunghi anni bellicosi. Ci metterà altri dieci anni per poter far ritorno a casa, compiendo uno dei viaggi più perigliosi mai affrontati. Argo lo aspetterà. Lo aspetterà per venti lunghi anni. E alla fine il suo padrone tornerà. Argo è vecchio, tormentato dalle zecche, steso su un cumulo di letame di muli e buoi. È solo, abbandonato, triste. Ulisse, sotto le mentite spoglie di un mendicante, non verrà riconosciuto da nessuno dei suoi cari. Né dall’amico Eumeo né dal padre Laerte né dalla moglie Penelope né tantomeno dal figlio Telemaco. Nessuno. Solo uno lo riconoscerà immediatamente. Lui, il suo cane. Agiterà la sua coda, abbasserà le orecchie e poi, finalmente felice, morrà. Non riesce ad avvicinarglisi. Non ne ha la forza. Ma ha atteso fino all’ultimo con la sola speranza nel cuore di poterlo rivedere. Ulisse si asciugerà di nascosto una lacrima, la sola che verserà dopo il suo ritorno. 

Ed è a loro, ai nostri cani, quelli come Argo, che è dedicato questo pezzo, questa nostra classica classifica. Inauguriamo dunque la TOP FIVE dei migliori cani del cinema d’animazione!!! 

MENZIONE SPECIALE: NAPOLEONE E LA FAYETTE DE «GLI ARISTOGATTI»

La cosiddetta coppia che scoppia. Di coppie nella letteratura, nella narrativa e nel cinema, d’animazione e non, ne abbiamo viste tante. Dal Gatto e la Volpe ad Orazio e Gaspare, da Stanlio & Ollio fino ad arrivare a Tom e Jerry, per non citare i proverbiali Willy E. Coyote e Beep-Beep… tutti loro, che coppie straordinarie! Posto speciale lo meritano questi due cagnolini: uno è il leader parecchio ottuso, l’altro il suo tenero e adorabile secondo… nessuno dei due brilla troppo in fatto di intelligenza e sono due straordinari esempi di goffaggine! Resta il fatto che risultano determinanti nelle vicende del classico disneyano «Gli Aristogatti»: è il loro semplice volersi mettere in mezzo senza una ragione precisa se non il fare un po’ di cagnara a cambiare il Destino degli adorabili gattini protagonisti!

E ora procediamo con la… TOP FIVE!!!

NUMERO CINQUE: BOLT DI «BOLT» (2008)

Altro film Disney, anche se non un grande classico come quello citato. Trattasi però di una storia veramente commovente che racconta di come ci si approfitti, spesso e volentieri, del fatto che i cani siano esseri essenzialmente buoni e totalmente fedeli per poterli sfruttare per i propri scopi. Bolt è stato cresciuto nella convinzione di essere un super-cane dotato di incredibili super-poteri datigli per proteggere la sua padroncina Penny, costantemente in pericolo essendo figlia di uno scienziato la cui mente brillante è oggetto dei desideri di uno spietato criminale. Il problema è che è tutta solo finzione, lui è… senza saperlo… un attore protagonista di una serie tv di successo che porta il suo nome. Tuttavia Bolt, a poco a poco, man mano, si renderà conto della verità su se stesso e sul mondo che lo circonda. È un viaggio che non farà da solo, con lui ci saranno il tenero cricetino suo fan e amante dell’azione adrenalica Rhino e la gatta Mittens, la cui pessimistica e cupa visione del mondo dopo essere stata abbandonata va in assoluto contrasto con l’amore totale di Bolt per la sua padroncina. Alla fine si può dire che questo film ti insegni che l’essere umano è orribile e che fa cose orribili ad esseri che sono bontà pura come i nostri amici animali. Ma qualche umano gentile c’è, e sono quelli che una casa a quegli animali la danno. E dove per casa non si intendono quattro mura e un tetto, ma affetto e amore.


NUMERO QUATTRO: CHARLIE DI «CHARLIE – ANCHE I CANI VANNO IN PARADISO» (1989)

Tutti i cani vanno in Paradiso, ci insegna questo film. Ci vanno perché a differenza degli umani sono tutti buoni, leali e gentili. Ma questo sembra non valere per Charlie, protagonista di questa pellicola. Lui è egoista, egocentrico, narcisista e pensa solo a sé stesso e al suo proprio tornaconto personale. È un cane “mafioso”, gestisce infatti una bisca insieme al suo losco socio Carface. Altro cane che però è peggio di lui, dato che lo tradisce facendolo fuori. Charlie, ammazzato, finisce dunque in Paradiso. Ma può un cane come Charlie, dedito a svago e piaceri e gioie della vita terrena, accontentarsi di un’esistenza serena e spensierata ultraterrena che duri un’eternità? Imbroglia dunque per poter appropriarsi dell’orologio della sua vita, fermo, e poterlo ricaricare e così tornare indietro. Il che però gli preclude per sempre, in caso di ulteriore dipartita, la possibilità di far ritorno in Paradiso. Va dunque dal suo migliore amico Itchy, comicissimo bassotto, e insieme progettano di tornare sulla cresta dell’onda. Come? Attraverso le fortunate vittorie di numerose scommesse, vinte perché sfruttano una bimba umana capace di comunicare con tutti gli animali. Trattasi della piccola Anne-Marie. Esatto: qui è tutto ribaltato al contrario, in questo caso sono i cani a sfruttare l’umana. Ma, si sa, tutti i cani sono buoni, leali e gentili, a differenza degli umani. E anche Charlie e Itchy lo sono. Magari hanno avuto una vita randagia, difficile, senza nessuno che gli volesse bene. Quando questo succede ad un cane, quello si incattivisce e smette di fidarsi. Può succedere, e succede. È la crudeltà dell’uomo. Ma nessun cane smette di essere quello che è: una creatura della Luce e un essere meraviglioso.

NUMERO TRE: DUG DI «UP» (2009)

Il pelosino tutto giallo Dug non è il protagonista né il fulcro emotivo delle vicende narrate dal suo film, quel capolavoro assoluto che la pellicola Disney-Pixar «UP». La storia è quella di un vecchio solo che ha già avuto il suo “… e vissero per sempre felici e contenti”. Lo ha avuto con la donna della sua vita, Ellie, ed è stato bellissimo, meraviglioso, incantevole. Non è stato tutto rose e fiori, c’è stato molto dolore, ma quello che più importava è che loro due sono sempre stati insieme. Ma il “per sempre”, si sa, nella vita vera non dura mai “per sempre”. Eccezion fatta per alcune straordinarie eccezioni. Così il vecchio solo, Carl Fredricksen, persa la moglie, vive senza averne alcuna ragione. Fino a quando un giorno non lo trova, un motivo per continuare a vivere: andare dove lui e lei avevano sempre sognato e dove mai avevano potuto. Le Cascate Paradiso, nel Sud America. Ci andrà in aereo? No, non Carl, perché lui vuole portare anche Ellie con sé. Come può fare a portarsi Ellie? Beh, lei è la loro casa. La casa in cui hanno vissuto tutta la loro vita. Così Carl lega alla sua casa un’infinità di palloncini e prende letteralmente il volo. Ma fermiamoci qui. Perché non è di Carl che dobbiamo parlare, ma di Dug. Un cane parlante. O meglio: un cane normale con indosso un collare tecnologico che gli permette di parlare. O meglio ancora: non un cane normale, ma un cane ritenuto “il meno” di tutta la muta di pelosi quadrupedi di cui fa parte. Il meno intelligente, il meno sveglio, il meno bravo. Sì, il meno bravo. Eppure quando incontra Carl, Dug lo ama. E sì, non gli obbedirà per niente. E sì, combinerà un sacco di guai. Ma Dug sta sempre accanto a Carl, al quale ha promesso che vorrà bene per sempre. A questo punto che importa se non morde forte come gli altri o se quando vede uno scoiattolo si mette immediatamente a corrergli dietro come se non ci fosse un domani? Sarà scontato, ma quello che conta è l’amore. Per questo Dug è il migliore di tutti i suoi compagni. Per questo Dug dovrebbe essere il loro capo-branco. Per questo Dug è il miglior “bravo cane” che chiunque possa mai sperare di avere.


NUMERO DUE: OGNI SINGOLO CANE DI «LA CARICA DEI 101» (1961)

Sì, stiamo parlando del film d’animazione PER ECCELLENZA sui nostri amici cani. Questa pellicola ha fatto la Storia, dico sul serio. Difficile incontrare qualcuno che non lo conosca. Le sequenze immortali sono un’infinità, eterni sono i personaggi (cani e umani) che hanno segnato e scolpito l’immaginario collettivo storico-globale, le citazioni, il cinema canino (animato e non) che è venuto dopo s’è dovuto inevitabilmente confrontare con questo colosso che è stato un faro e un punto di riferimento nel corso dei decenni successivi. E lo è ancora oggi. Non riteniamo utile raccontare per l’ennesima volta la vicenda dei 101 dalmata, di cui 99 cuccioli, che ingannano la spietatissima Crudelia De Mon, che di loro vuole fare pellicce, e i suoi due scagnozzi Gaspare e Orazio, i quali rimangono la coppia di tirapiedi più straordinaria dell’intera storia della Settima Arte. Ciò che invece vogliamo andare a sottolineare è come questo film, e citiamo soprattutto una delle prime indimenticabili scene di questa pellicola, ci dica una cosa davvero molto preziosa, molto importante e molto bella sui cani e i loro padroni: s’assomigliano, e chi s’assomiglia si piglia. E se magari non si assomigliano in partenza, finiscono per assomigliarsi in ogni caso. All’inizio della vicenda, vediamo come Pongo, il dalmata del simpatico pianista squinternato Rudy, sia alla ricerca di due gentili donzelle per lui e il suo padrone. E lì vediamo una stupenda galleria di coppie cani-padroni simili l’uno all’altro sotto ogni aspetto. E del resto anche Pongo e Rudy sono simili. Ed è per questo che la scelta di Pongo ricadrà fortunatamente su Anita, padrona della graziosa dalmata Peggy. Da lì arriveranno cuccioli, tanti cuccioli. E il resto è leggenda. In sostanza: quando ti sembrerà di essere in disaccordo con tutto il resto del mondo e che nessuno ti comprenda, tu guarda il tuo cane. Magari ci troverai te!


NUMERO UNO: BALTO (1995)

«Non è cane. Non è lupo. Sa soltanto quello che non è. Se solo capisse quello che è». 

Concludiamo questa nostra classifica all’insegna del “BAU”, con un cane che un cane non è. Trattasi di Balto, figlio di un lupo e di un cane, ragione per la quale gli altri, umani e cani che siano, lo schifano, lo disprezzano e gli stanno alla larga. Il razzismo, evidentemente, può nascondersi in ogni dove. Eppure quando la bimba Rosy, padroncina della cagnolina Jenna che Balto ama, cadrà preda della malattia, e con lei tutti i bambini della cittadina immersa nella neve dell’Alaska, i cani “veri” non saranno in grado di salvare nessun bambino. Il tempo stringe, e l’unico modo per far sì che Rosy e tutti gli altri guariscano prima che sia troppo tardi è la medicina che la muta dei cani da slitta deve recuperare il prima possibile. Balto non lo vorranno, perché non è un cane. Ma, sperduti nel fitto della neve, persi su un cammino irto di pericoli, da soli non saranno in grado di farcela. Balto invece sì. E sarà lui a intervenire in loro soccorso. E questo perché: «Un cane non può fare questo viaggio da solo. Ma, forse… un lupo sì». Balto è un Eroe, come ne esistono pochi. E ancora oggi, lì a Central Park, troneggia la sua statua a imperitura memoria. Ed è sia lupo sia cane. È il meglio dei due mondi. È un lupo perché ha la Forza della Natura dalla sua parte. Ma è anche un cane, perché ama come solo un cane sa amare. E poi, andiamo, il suo migliore amico è quella pazza di un’oca mattacchiona dello Zio Boris! È il Sig. Boris Ocanov, pennuto vecchio e lamentoso quanto ironico e comico, quello che fa capire a Balto che deve accettare di essere sé stesso, sia lupo sia cane, con tutto ciò che questo comporta. Ed è sempre lo Zio Boris che, dopo aver detto che un viaggio del genere era una follia, lo segue comunque. E meno male che c’era lui! Lupo o cane che sia, se sei il migliore amico di un uomo straordinario come lo Zio Boris, beh, allora devi essere proprio una persona meravigliosa! 

Non credo vada detto altro, se non: incontrerete tanta gente lungo il percorso che non vi amerà. Ma per chi ha un cane, beh, qualcuno da amare e che vi ama lo avrete sempre. Dunque amate il vostro peloso, perché è tutto quello che chiede e che vuole: il vostro amore.

Bau bau!!!

Arf Arf!!! 

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