Jane Eyre (Charlotte Brontë)

DI ELODIE VUILLERMIN

Si sarebbe forse reso conto che, per quanto potesse agire sull’esterno del recipiente, l’interno sfuggiva alla sua autorità, più di quanto immaginasse.

Vi siete mai trovati nella condizione di dire “questo libro lo potrei riassumere con una sola frase?”. Ecco, per me Jane Eyre si riassume in questa.

UN’ORFANA DIVERSA

Colei che dà il nome al romanzo è una giovane fanciulla con una situazione non proprio rosea. Non ha soldi né famiglia, dipende totalmente da una signora ricca che l’ha accolta malvolentieri per volere del defunto marito. I figli di lei e la servitù insultano e puniscono regolarmente Jane, a volte la picchiano, la escludono dai momenti di festa e divertimento. La umiliano e le ricordano costantemente la sua posizione, addirittura più bassa di quella dei servi. Le è stato insegnato di non illudersi, che non avrà mai successo né un gran patrimonio nella vita e che dovrà rassegnarsi a non nutrire particolari ambizioni.

Evidente è il contrasto tra Jane e la maggior parte delle persone nobili che interagiscono con lei. Ciò che più la irrita è che i ricchi si comportano da delinquenti, ma comunque sono amati e gli si perdona tutto, mentre lei viene punita, maltrattata e vista come una falsa nonostante si sforzi di essere umile, gentile e portare rispetto per gli altri. Chiunque al suo posto sarebbe ugualmente frustrato, soprattutto se pensiamo che i soprusi sono cominciati quando aveva soli dieci anni. Talvolta in Jane sorge un timore: “Se rispondo così male, forse la cattiva sono davvero io?”. Ma lei è più che nel giusto. I veri malvagi sono quelli che non la trattano da essere umano e non si accorgono delle sue buone qualità, quelli che la giudicano colpevole a prescindere o solo per sentito dire, senza nemmeno prendersi la briga di conoscerla a fondo.

(L’autrice Charlotte Brontë)

Ma rispetto agli altri orfani di storie con un’impostazione simile (quali Oliver Twist o Candy Candy), Jane appare fin da subito in modo diverso. Non subisce passivamente, né perdona con il sorriso ogni malefatta; al contrario, superata la fase della vittima, diventa una figura più decisa e attiva, una vera e propria icona del femminismo.

THIS IS ME

La storia diventa perciò un riscatto, una dimostrazione che Jane vale effettivamente qualcosa. Un percorso difficile che passa per molte tappe: l’infanzia con Mrs Reed, la severa educazione a Lowood e soprattutto il difficile periodo a Thornfield Hall. Mille difficoltà la fanno dubitare, la piegano, ma non la spezzano mai. Forgiano il suo spirito, la trasformano in una giovane donna paziente, saggia e acuta.

Jane è il tipo di ragazza che fin da bambina non sopporta i soprusi o le umiliazioni. Combatte sempre per la verità e la giustizia. È il tipo di persona che prende in mano la sua vita e ne fa ciò che vuole, decide da sé la felicità anziché farsela imporre da altri. Ha una natura passionale e al tempo stesso una forte volontà. In questo senso è un personaggio femminile molto innovativo rispetto ai canoni dell’epoca. Sarà diversa, impulsiva, testarda e imperfetta, ma le sta bene così: è una delle prime donne a gridare al mondoquesta sono io e non me ne vergogno”, prima ancora che The Greatest Showman ci facesse sopra quella magnifica canzone, inno al coraggio per tutti i “diversi”.

Da bambina a donna il cambiamento di Jane è evidente: se prima era più impulsiva e testa calda, ora è più pacata e raffinata nei modi. Eppure la tenacia è rimasta la stessa, affiancata da una perspicacia e un’astuzia notevoli. E sono queste doti ad aiutarla nella sua impresa più grande, ossia fare breccia nel cuore di Edward Rochester: un uomo sicuro di sé e burbero che può diventare cortese e affascinante l’attimo dopo, e viceversa. Riesce a farsi strada tra i suoi sbalzi d’umore, sa destreggiarsi tra complimenti e provocazioni con l’eleganza di una signorina. Combatte tra il senso del dovere e l’attrazione verso il suo padrone, talvolta faticando perché tende ancora a sminuire sé stessa e a non reputarsi all’altezza di un uomo così bello e importante. Eppure riesce nella sua impresa.

C’È AMORE E AMORE

Edward è un uomo tormentato, che evita il suo dramma in ogni modo. Niente nella vita gli dà sollievo. Perciò chiude il suo cuore, si concede a molte amanti, si ritira in una villa isolata. Allevia il suo animo ferito con una vita sregolata di sesso carnale, senza sentimenti. Finché non incontra Jane. Lei è il riflesso delle buone qualità che lui aveva un tempo: provocatrice e capace di tenergli testa, franca come lui non è mai stato. Come l’ippocastano nel giardino della dimora che viene colpito da un fulmine, si ritroverà spaccato a metà: attraversa una prima fase, in cui è malinconico e tende a nascondere le sue colpe, e una seconda da uomo trasformato, sincero, profondamente innamorato di Jane.

(Charlotte Gainsbourg e William Hurt nei panni di Jane ed Edward nel film di Franco Zeffirelli “Jane Eyre” del 1996)

Altro personaggio maschile di rilievo è St. John. In lui la ragione ha prevalso sui sentimenti, non riesce a riconoscere l’amore né per sé stesso né per gli altri. Per questo appare come un uomo freddo. Quello che propone a Jane verso la fine del romanzo non è un vero matrimonio, ma piuttosto una necessità, un dovere morale: per lui è necessario avere una donna accanto per realizzare i suoi scopi, una donna che così facendo viene ridotta a semplice oggetto o strumento utile.

C’è poi un terzo tipo di amore: quello che Jane prova per sé stessa. È una tappa fondamentale del suo percorso. Se non riesce ad amarsi per quello che è, non saprà amare gli altri.

UN ROMANZO “VECCHIO STILE”

Jane racconta la storia in prima persona, come se stesse scrivendo la sua biografia, e in più occasioni si rivolge direttamente ai lettori. Come per Il buio oltre la siepe (edizione di Feltrinelli), il fatto che i capitoli siano in rapida successione, l’uno attaccato all’altro, appesantisce la lettura. Ma se siete abituati alle letture dei vecchi classici, con molte pagine e lunghe descrizioni dettagliate, non è affatto un peso.

La storia rimane interessante e si lascia seguire. Jane riesce a conquistarsi, con pacata determinazione, le sue vittorie. Si sfoga contro Mrs Reed che parla male di lei davanti al direttore dell’istituto Lowood, ottiene una cospicua eredità, progredisce come istitutrice. Ma nessuna vittoria è più grande di quella finale: amare e farsi amare per davvero da Edward, unirsi anima e corpo a un uomo perché è lei stessa a volerlo. Una vittoria resa possibile anche per merito (se così si può dire) dell’incendio di Thornfield Hall. Se prima Edward nascondeva i suoi segreti, ora che ha perso la casa, una mano e la vista (anche se la riacquista sul finale) lo vediamo per com’è davvero, scorgiamo la sua reale natura senza filtri. Non abbiamo più dubbi che saprà amare sul serio Jane.

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