Killing Commendatore (Haruki Murakami)

DI GIOSUE’ TEDESCHI

A questo punto penso di conoscere abbastanza bene lo schema narrativo di Murakami. La situazione è già vista e rivista per me: un uomo viene lasciato dalla moglie, lei sta con un altro ma non è quello l’unico motivo per cui lo lascia. Del vero motivo, naturalmente, non si sa nulla. Lui lascia la casa dove viveva con lei e, dopo un lungo vagabondare che passa in fretta, va a stare in una casa in montagna offertagli da un amico.

Se già so come andrà avanti, perché andare avanti? Be’, è il viaggio, mio caro amico. È per il viaggio che si viaggia. È per il semplice gusto di un libro ben scritto, che è sempre qualcosa più di questo, che si va avanti. 

Però anche perché mi viene da fare un ragionamento su di lui, Murakami, come persona proprio. Dopo che hai scritto tutti questi libri su un uomo che viene tradito dalla moglie e poi costretto, in un modo o nell’altro, a divorziare, penso che sia qualcosa più dell’idea per un racconto. Anche detto: perché questa passione smodata per i divorzi?

A volte ho l’impressione che Murakami sia soltanto un uomo bloccato in un posto molto buio. Non c’è nessun suono intorno, e se anche qualcuno potesse osservarlo lì dov’è non vedrebbe nulla di strano. Così cerca di comunicare come può, scrivendo qualche storia qua e là, ripetendo sempre la stessa strana richiesta d’aiuto. Eppure ci vorrebbe un genio per capirla dopo uno solo dei suoi romanzi. Penso che con lui più che con altri autori sia indispensabile ripassare negli stessi luoghi più e più volte prima di intenderne il significato.

Ho l’impressione che lui abbia sempre raccontato solo una storia, una paura comune a molti scrittori, ma abbia — più o meno intenzionalmente — sparso in vari libri le chiavi per capirla. Così che finché non hai aperto tutte le porte è difficile dire di cosa si tratti. È come osservare un quadro grande, mettiamo “Il Paradiso” di Tintoretto per rimanere in Italia (Palazzo Ducale vicino alla Cattedrale di San Marco a Venezia), con i suoi 25 metri di lunghezza, ma coperto da un telo nero. Questo telo nero è in realtà ritagliato in moltissimi quadratini, e tu puoi andare e sollevare queste tendine per vedere il quadro sotto. Naturalmente puoi aprirne massimo due alla volta, poiché hai due mani. Di questa grandissima tela puoi vedere solo un decimetro quadrato alla volta. Di questo grandissimo autore che è Murakami puoi leggere solo un libro alla volta. Sta a te poi mettere insieme un’immagine mentale dell’opera completa. 

(“Il Paradiso” di Tintoretto)

Forse ad alcuni di voi dispiacerà se non parlo del Commendatore del libro, o dell’uomo della Subaru, o della ragazza dell’hotel. Magari volevate che approfondissi di più il personaggio della bambina, forse figlia di Menshiki. Però credo davvero che non siano loro il fuoco del libro. Loro sono strumentali ed essenziali per raccontare la storia, certo. Però la prima storia è troppo immediata perché abbia un senso parlarne, letteralmente è riassunta in: un uomo viene lasciato dalla moglie e dopo un po’ di tempo da solo ci ritorna. La seconda storia, poi, è invece troppo profonda perché ne possa parlare con chi non ha letto il libro. Come potrei mai mettermi a parlare di metafore che prendono vita e di doppie metafore che ti si avvinghiano alle caviglie e ti trascinano via? Intendo dire che non sarei mai in grado di fornire un contesto sufficiente per farmi capire. 

Quello che conta è che in questo libro Murakami insegna a leggere i suoi personaggi. Per farlo ci spiega il suo metodo per tracciarli, per conoscerli. Che metodo è, dunque? È il metodo di un pittore, un ritrattista per la precisione. Un ritrattista un po’ fuori dal comune: non necessita che il soggetto posi per lui ma gli serve parlarci. Gli serve di capire, mentre ci parla, che tipo di persona è. Dov’è lui davvero. E dopo, soltanto dopo, può ritrarre il soggetto. Murakami ha fatto questo con il suo protagonista che, perdonatemi, è lo stesso in ogni libro. E fa questo con ognuna delle ombre di passaggio che incontra. Fortunatamente per noi in questo libro il solito protagonista fa il pittore, e abbiamo l’occasione di vedere spiegato tutto il processo di conoscenza dei personaggi. Che sia un caso? Che a Murakami sia scappato di inserire in modo così esplicito una parte così importante del processo di scrittura in uno dei suoi libri? La vedo difficile. 

La cosa veramente folle è che anche conoscere il processo di Murakami per i personaggi non è abbastanza, da solo, per capire tutto. Può essere abbastanza per capire la storia, se siamo fortunati. Ma senza le altre chiavi il tutto rimane illeggibile. Non posso fare altro, perdonatemi di nuovo, che lasciarvi andar via da questo articolo a mani vuote. Perché io ancora non ho capito niente. Spero solo di essere riuscito a condividere, almeno un po’, l’ammirazione che non posso fare a meno di provare per questo romanziere.

Se vuoi essere introdotto a Murakami e al suo mondo, immergiti in questa lettura!!!

Se desideri una classifica tutta murakamiana, clicca qua!!!

Se vuoi saperne di più su Murakami, pigia qui!!!

Mercuzio and Friends è un collettivo indipendente con sede a Torino.

Un gruppo di studiosi e appassionati di cinema, teatro, discipline artistiche e letterarie, intenzionati a creare uno spazio libero e stimolante per tutti i curiosi.

Scopri di più →

Carrello Close (×)

Il tuo carrello è vuoto
Sfoglia negozio
GO TO TOP