Storie in Rete – Cicatrici (Il Cuore di Vanora Volume 3)

DI MARCO FERRERI

L’estate quest’anno si è fatta un po’ attendere, ma è poi esplosa con tutta la sua dirompente, e talvolta asfissiante, energia. Tempo di ritmi ridotti e menti divaganti tra le pieghe dell’essere… accaldati. Ma l’estate è soprattutto tempo di nuove scoperte e di ardite esplorazioni, siano esse nel mondo fisico o in universi fantastici.

Che siate placidamente distesi sotto l’ombrellone, o rintanati in un alloggetto mantenuto parzialmente abitabile dall’azione indefessa di un ventilatore come il Pennivendolo Ubriacone, non c’è momento migliore per immergersi ne Il Cuore di Vanora, saga fantasy new adult pubblicata dall’autrice indipendente Giulia Visioli.

Accompagnato nella lettura dalla dolcezza e dalle note fruttate di un buon icewine, ecco dunque il resoconto sul terzo capitolo della serie, Cicatrici, freschissimo di pubblicazione nell’aprile del 2024!

(L’autrice Giulia Visioli)

Trattandosi del terzo episodio di una quadrilogia, è tuttavia necessario fare un po’ d’ordine in una trama, e soprattutto in un world building, piuttosto esteso e complesso. Il Cuore di Vanora è  ambientato nell’omonimo subcontinente, la cui area significativa ai fini della vicenda è la striscia di terra chiusa tra due mari che ospita, tra le altre, le città di Kustos, Solvonocas e Seyrano. Proprio quest’ultima, antica città, oltre a essere la patria della protagonista Destiny la Pentacolare, è il centro nevralgico degli eventi dei primi libri, nonché luogo essenziale per il destino dell’intera regione.

Seyrano è patria dei Portatori, individui sul cui corpo sono impressi alcuni Glifi, che corrispondono a EROS, AMORE, MAGIA, FORZA E SAPIENZA, e attribuiscono a loro particolari poteri magici. Questi ultimi vivono sotto tutela, ma sarebbe più corretto dire sotto controllo, del Senza Nome, leader dell’Ordine dell’Equilibrium, un’organizzazione che mira a riunire i cinque Glifi e a ripristinare l’antico ordine magico che dominava la regione, prima che una colossale catastrofe tramutasse l’influsso delle forze magiche sull’animo umano da armonioso a caotico.

I primi due volumi de Il Cuore di Vanora si concentrano sulle molteplici vicissitudini che Destiny e compagni, Portatori e non, devono affrontare per impedire che il dispotico Senza Nome, nonché padre della protagonista, realizzi il suo intento, scoprendo nel frattempo tracce dell’oscura verità sull’origine dei Glifi e sull’antica calamità che ha sconvolto il precedente ordine cosmico. La vicenda principale si sviluppa tracciando un ampio parallelismo tra il rapporto degli umani con la magia e quello, fortemente tossico, che intercorre tra il padre e la figlia. Per il Senza Nome, Destiny non è altro che un oggetto, una proprietà da asservire alla sete di potere che l’uomo intende soddisfare accedendo al dominio di inarrestabili e arcane forze superiori.

La vicenda di Destiny e dei Portatori, costellata di sacrifici, tradimenti e macchinazioni ordite ai loro danni, non rappresenta soltanto la ribellione dell’individuo di fronte alla secolarizzazione del potere, ma anche e soprattutto una battaglia per il riconoscimento della loro dignità di esseri umani, al di là delle differenze e al di fuori di ogni forma di controllo autoritario. A questa lotta si intreccia quella per la liberazione dell’intera regione di Vanora, poiché soltanto l’espressione spontanea della magia, ovvero dell’energia interiore, allo stato puro può influenzare l’ambiente senza degenerare in influsso distruttivo.

Il Cuore di Vanora, metaforicamente, narra dunque di un lungo, immenso sforzo di autoaffermazione per sfuggire al burattinaio e prendere pienamente in mano la propria esistenza. Visioli, nel narrato, inquadra la magia come una forza riferita prettamente alle capacità inespresse o represse dell’essere umano, evitando di declinare il suo influsso in termini biologici – per esempio con bestiari alternativi – o atmosferico-geologici. Ne consegue una connotazione emotiva, e per certi versi anche sociale, dell’elemento magico, che si origina e si esaurisce nell’esperienza umana. Esso non rappresenta il divino in senso lato, bensì l’immensità dell’inconscio, prettamente soggettivo nelle sue singole manifestazioni, ma fortemente ancorato su basi esperienziali collettive per quanto concerne la sua essenza e la sua origine.

Ed è un ritorno alle origini, una chiusura del cerchio, la nuova e dirompente esplosione magica che causa il reset delle condizioni di partenza, privando o depotenziando i poteri magici di protagonisti e antagonisti, a introdurre il terzo volume Cicatrici.

Sia Destiny, caduta in un sonno magico della durata di cinque anni e rapita dalle grinfie del padre dell’affascinante quanto spietato pirata Morgan Blackscar, sia i suoi compagni, che trascorrono il lustro in una dimensione spazio-temporale alternativa, sia lo stesso Senza Nome, rimasto senza poteri magici e senza la custodia di Destiny, si presentano dunque lacerati e in condizioni, interiori e pratiche, di perdita e di bisogno.

Tuttavia, l’antagonista ripara nella città di Kustos, dove riesce in breve tempo, grazie al potere d’influenza psicologica dei membri del suo Ordine e alla sua abilità politica, a tornare a regnare e a costruire così nuovamente una base per riconquistare il potere perduto e, soprattutto, per rintracciare la sua proprietà più preziosa, ovvero Destiny. Anche i compagni della protagonista, i quali inizialmente riparano proprio a Seyrano, non si perdono d’animo e confermano lo spirito di gruppo e l’intraprendenza che, al netto dei lutti, delle fatiche e delle ferite interiori ed esteriori patite nel corso dell’avventura, ne confermano l’attaccamento alla vita e alla prosperità di Vanora.

In ogni caso, le cicatrici più dolorose e brucianti sono proprio quelle di Destiny, la quale si risveglia nei territori dominati dal pirata Blackscar, che si pone nei suoi confronti con un atteggiamento ambivalente. Da una parte si dichiara apertamente interessato a conoscere le sue origini per poter quantificare il valore della ragazza in caso la volesse utilizzare come merce di scambio, dall’altro si dimostra sinceramente interessato, e in breve decisamente attratto, dal mistero attorno alla figura e dal carattere risoluto di Destiny, nonostante quest’ultima mostri tramite i suoi atteggiamenti i segni di ferite ben più profonde rispetto alla naturale alienazione provocata dal lungo pseudo coma.

A partire da questa situazione di partenza, le vicissitudini dei personaggi si vanno nuovamente a intrecciare nel corso di un terzo capitolo certamente interlocutorio, ma dove non mancano azione e archi narrativi secondari che mantengono alta l’attenzione dell’autore. Questo avviene anche e soprattutto grazie all’entrata in scena di nuovi personaggi, che si aggiungono a quelli sopravvissuti agli eventi dei precedenti capitoli nel riunire nuovamente i fili della trama grazie a nuove rivelazioni sull’origine dei Glifi e sullo stesso cuore pulsante di Vanora, in attesa della resa dei conti finale.

Da un punto di vista dell’ambientazione, sia in ambito geografico che in quello relazionale, si rimane ammirati dall’impegno nella diversificazione e nell’approfondimento che Visioli ha posto in questo world building. Ogni città-Stato ha caratteristiche uniche, tanto nella struttura politico sociale quanto negli aspetti culturali che differenziano i suoi abitanti, i quali emergono visibilmente durante l’interazione reciproca. Nel complesso, anche il dialogo più insignificante risulta estremamente plausibile e verosimile in termini di interazione tra registri linguistici, ruolo sociale e caratteristiche soggettive o culturali del personaggio, comprese le comparse. Vanora presenta un setting con evidenti richiami tardo imperiali e orientaleggianti, dove satrapi debosciati e assoluti si ricoprono di più o meno giustificate aure divine e comandano masse di sudditi immersi nel lusso più sfrenato. Seppur con sfumature diverse dovute alla natura dei loro regnanti e abitanti, la società di Vanora presenta una struttura sostanzialmente piramidale, gerarchizzata e patriarcale, al contempo padrone dell’Essere e schiava del Fato, dove il punto di vista femminile è fortemente voluto dall’autrice come segno di rottura nei confronti della violenza e della bieca sete di dominio sul prossimo.

La battaglia di Destiny, con tutte le sue, a tratti terribili, vicissitudini umane e narrative, rappresenta dunque quella del genere femminile nei confronti dell’oppressione, e in senso ancora più lato quella di chiunque crede in una società equa, paritaria e attenta a non imprimere a fuoco dolorose cicatrici nell’animo degli individui.

Nel complesso, Cicatrici è un ottimo terzo capitolo per Il Cuore di Vanora, una saga che si caratterizza per uno stile di scrittura preciso e scorrevole, per un’ambientazione coinvolgente e per una trama solida e matura, in grado di portare avanti tematiche profonde, complesse e tremendamente attuali, presentandole nel corso della narrazione con tutta la loro forza e, in alcuni casi, crudezza. Come accennavo all’inizio, Giulia Visioli è un’autrice indipendente che pubblica autonomamente i propri libri e si prodiga in prima persona per la loro promozione e diffusione, anche e soprattutto grazie agli eventi letterari e culturali a cui partecipa o che organizza direttamente il Collettivo Scrittori Uniti, che ringrazio per il fantastico consiglio di lettura!

A presto gente, vado a mettere il ventilatore sul “3” che altrimenti muoio di caldo.

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